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1 / Bianchi Eugenio / 1896-1899 /


a Don Eugenio Bianchi, suo maestro di noviziato1



[Torino, 1896-1899]

W il Sacro Cuore di Gesù. Dio solo.


Sempre amatissimo Sig. Don Bianchi,


Sarebbe davvero tempo che le scrivessi qualche cosa. Lei mi conosce! Tramando di giorno in giorno e poi non faccio. La ringrazio dell’affettuoso saluto che ha voluto mandarmi. Ed ora si domanderà: “Come ti trovi?”. Con l’aiuto di Dio sempre bene: il diavolo di tanto in tanto, spesso anzi, s’infuria… ma corro subito o a Don Bosco, o a far capolino dal Sig. Direttore, od anche da Mamma o dall’amato S. Cuore e tutto si accomoda prontamente. Deo gratias!

Ed ora le domanderei un favore. Veda! Il povero Onesti da qualche tempo è fuori posto… dubbi di non aver pensato abbastanza ai Voti, tentazioni di andarsene, lettere da casa…

Mi diceva: “Se Don Bianchi mi dicesse qualche parola, credo mi rimetterei…”. E questo rimedio ci vorrebbe e presto.

Spero poi non lascerà il suo povero Cimatti con la bocca asciutta… due paroline anche solo.

Amato Don Bianchi, sì, voglio amare sempre di più il S. Cuore e la Mamma cara… sempre, sempre… Non quiescam… mai, mai. Glielo dica anche Lei a Gesù.

Mi viene talora questo pensiero: Gesù è sì poco amato, poco amato ed io l’amo sì poco… Oh! quella superbia! Eppure sa, sono diventato testardo, su questo punto e slanciandomi fra le braccia di Gesù e Maria voglio riuscirci.

Mio buon papà, non so davvero quel che mi dica, ma lei capisce tutto quello che vorrei dirle…

E la musica? Ora suono a gran foga… Anche questa benedetta musica! Persino quando faccio i lavori di algebra mi vengono i motivi… veramente dicono sia una scienza arida… la innaffio un poco.

In un dramma faccio la parte di missionario della Cina. Vi sono certi giorni che sento un bollore, Che direbbe di fare?

E Cesari? Lo saluti tanto quel buon figliolo. A Faenza hanno inaugurato l’organo, andò il nostro Dogliani … non ne so l’esito.

Amatissimo Sig. Don Bianchi, voglia proprio raccomandarmi al Sacro Cuore a quel fuoco di amore perché…

Mi preme poi molto per Onesti e per me se potesse scrivere qualche cosa.

La saluto caramente da parte di quei dell’Immacolata.

Ci vorrebbe uno svegliarino.

Mi benedica, amato padre, e mi creda tutto

suo aff.mo figlio nascosto nel S. C. di G.

Ch. Vincenzo Cimatti

2 / Bianchi Eugenio / 1898-12-19 /


a Don Eugenio Bianchi, suo maestro di noviziato



Valsalice, 19 dicembre 1898

Rev. Paternità e mio dolce Padre,


Il nostro caro Giacomino se ne è andato in Paradiso!2 Beato lui che amava la Madonna e certo la Mamma l’ha preso con sé. Ma è curioso il fatto che è morto al sei e noi a Valsalice abbiamo avuto l’annuncio al 18. Si disse il Rosario da requiem e fecero tutti gli altri la Comunione per Lui. Deo gratias, in Domino!

W M. Immacolata. Qui abbiamo fatto una festona, ma coi fiocchi. Quest’anno la Compagnia nostra cara va benino. Si vede che la Madonna ci vuol bene e fece mandare via nelle case quelli che ci potevano incagliare la nostra azione ed io ho seguito passo passo tutto ciò che è avvenuto nel collocamento del personale ed ho toccato con mano che la Madonna proprio fu che mandò via quelli che potevano disturbarci. Di terza è rimasto Minciotti (capo), Brigollis e Sassani; come vede tutte buone paste e si lavora e si dice e si fa tutto ciò che si può, per onorare la Madonna, nostra dolce Mamma.

Ci raduniamo quasi ogni settimana e il Direttore ci aiuta molto, venendo a parlarci, consigliandoci. Si fanno i circoli regolamentari: in uno parliamo di cose spirituali, conferenze… Nell’altro si commentano praticamente le regole e pare siano tutti ben animati. Durante la novena si fece da ognuno il tesoretto spirituale… siamo alla festa e soffia, soffia, soffia… Chissà che non si sia acceso il fuoco… La Mamma fu onorata, amata… Deo gratias! Anche la musica andò benino e furono contenti, in Domino! Venne a suonare un professore di Torino col viol. accompagnato da un suo scolaro ed accrebbero così la bellezza della musica.

W Maria. Ho scritto a Don Tozzi e mi sono sfogato! Mi piace tanto parlare di Maria e vorrei che tutti… bruciassero di fuoco per Lei, cara Mamma.

Siamo a Natale e anch’io le faccio i miei poveri, ma sinceri auguri, che il Signore le ottenga tutte le grazie convenienti per l’anima sua, lo faccia sempre più buono se non lo è ancora e l’aiuti a far tanto, tanto bene e insomma faccia Lui quel che vuole…

Ed anche Lei preghi qualche volta per me che ne ho tanto bisogno.

Che vuol mai! sono sempre lo stesso; e posso dire che è storia di tutti i giorni e di più volte al giorno che dico: “nunc coepi!” anche con forza e poi faccio ciflis e giù.

Mi aiuti adunque. Quest’anno poi, oltre la grazia di farmi più buono ho bisogno che Gesù mi aiuti per gli esami e poi per la leva militare. Viva i tempi del Papa! Non avrei quella seccatura, quell’umiliazione… Ma dico fra me: anche Gesù ne sofferse tante e sia fatta la sua santa volontà!

Ma intanto ho bisogno estremo di preghiere e desidererei proprio che s’impegnasse anche Lei.

Mio buon Papà, mi aiuti ché voglio ad ogni costo farmi santo; gran santo, presto santo e Don Bosco mi aiuterà.

Come sarei contento se potessi avere anche solo una sua riga di scritto in cui anche solo mi lasciasse un pensiero per la cara Mamma da dire a quelli della Compagnia.

C’è ancora a Ivrea? Se sì faccio scrivere in comune e così staremo più uniti.

W Maria! Mi benedica e mi creda di cuore il


suo Ch. Vincenzo Cimatti… boia d’un…


3 / Bianchi Eugenio / 1899-5-… /


a Don Eugenio Bianchi, suo maestro di noviziato



[senza data, ma del Maggio 1899]

Dio solo.


Amatissimo Sig. Don Bianchi,


Colgo quest’occasione per scriverle almeno due righe. Mio buon Papà, preghi un po’ anche per me che tanto ne abbisogno.

Veda, quel che mi dispiace (ma d’altra parte mi tiene umile) si è che sono quasi sempre allo stesso punto… superbia, fantasia, musica, parenti ed ho un bel dire: “Nunc coepi!”, mi metto sempre e per lo più, scendo giù, giù… Eppure il Sacro Cuore e la buona Mamma e Don Bosco mi vogliono tanto bene.

Non può credere quanto mi consoli quando alla sera corro a Maria e mi sento dire: “Bravo! oggi hai fatto qualche cosa per me!”. Ma il più delle volte, specie da Don Bosco, quando gli parlo, se mi ricordo, come mi insegnò Lei, sono dolci rimproveri, talvolta aspri… lamenti e giudichi Lei! Veda quanto ho bisogno di farmi buono!

Ogni giorno più vado scoprendo qua entro tante magagne. Oh, sapessi davvero umiliarmi! Come piacerei a Gesù! Talvolta faccio delle Comunioni tanto fredde che non so che dirà Gesù e credo perché mi preparo troppo poco ed è proprio così! Mi pare che queste freddezze provengano per mia negligenza. Ma voglio farla finita una volta in questa miseria!

Gesù mi ha fatto con tanto amore tutto suo… sarà perché sono ancora troppo attaccato al fango… Veda che bestiolina: mi diede qualche cosetta da dire a quelli dell’Immacolata e non lo dissi a tutti e tutto per quella lentezza nell’operare.

Stiamo ora facendo la novena di Maria A. Cerchiamo tra noi dell’Immacolata d’infuocarci a vicenda.

Ci fosse una sua parola (e la dica davvero) come andrebbe bene! Mi raccomando, amatissimo prit [prete – dialetto romagnolo], altrimenti…

Preghi anche affinché possa fare bene e per l’onore della Congregazione la scuola di musica a quei che si preparano per la licenza normale. 3

Mio buon padre, mi benedica. Presso il cuore di Gesù

ch. Vincenzo Maria Cimatti – matto…4

4 / Guadagnini Secondo / 1900-10-21 /


a Secondo Guadagnini, suo maestro a Faenza5


Torino-Valsalice, 21 ottobre 1900

Mio sempre amatissimo Sig. Guadagnini,


Le mando quel pezzo corretto, mi pare che vada bene.6 Quanto ai metodi di cui mi parlò Montaguti sono tutti buonissimi e dei migliori.

Il Pill è buonissimo sia quanto la parte armonica sia quanto all’accompagnamento del Canto fermo. Per me non adotto però quel sistema prima di tutto perché non l’ho mai studiato e poi perché finora tutti i metodi visti non mi soddisfano perché mi paiono troppo pesanti e non ho trovato ancor uno che mi soddisfi. Sarà perché il canto fermo bisognerà eseguirlo senza accompagnamento.

Il Jodasson mi fu lodato anzi consigliato dal Prof. Galliera da cui prendevo lezioni d’armonia per la preparazione dei miei esami. A dir il vero però non l’ho mai avuto in mano ma ho sentito vari maestri che me ne parlarono sempre bene quindi è senza dubbio un buon metodo.

Quanto ai bassi del Richter sono belli ma un po’ salati o meglio difficilini se si vogliono far bene. Perché si sa che un basso posso armonizzarlo in moltissime maniere: li trovavo difficili per mettervi come canto una parte melodica che soddisfacesse all’orecchio. Certo però che sono di un’utilità immensa. Anche il metodo di armonia di quell’autore è un qualche cosa di chiaro e di bello proprio.

La nostra festa dell’Immacolata andò bene. Ecco il programma: Mottetti: Ad te levavi, del Clementi. Tota pulchra del Gounod. Missa pontificalis a 3 v. del Perosi. Parti variate in canto gregoriano. Offertorio: Graziosima Berceuse per viol. e Armonio.

A pranzo: Lorini: mazurka di concerto viol. e piano. Rossini: sinfonia di Guglielmo Tell: violino e piano. Accademia: Marcia finale e di introduzione: Wagner, L’Aquila. Gounod: Come allor, Walzer a 3 v. del Faust. Valdettaro: melodia romantica. Bartellini: la preghiera dei marinai in burrasca: entrambi per orchestra. Mascagni: Regina coeli nella Cavalleria a 3 v. Perosi: Introduzione nella prima p. Risurrezione di Cristo. Beriot: gran concerto per 2 viol., piano. Batta: meditaz. per 2 viol. piano e armon. Lorini: mazurka di concerto (suonata dall’Autore stesso). Cimatti: Ripetiz. di Ave, Notturno a 3 voci. L’orchestrina era composta di piano, armonium, 6 violini, viola, clarino (in un pezzo anche il trombone) 2 violoncelli, contrabbasso.

Tutto andò bene e così come si potè si onorò la nostra buona Mamma.

Dunque caro Sig. Guadagnini coraggio ed avanti sempre a lavorare e far gran bene… anche con la musica.

Le auguro ottime feste natalizie: faccia i miei ossequi al Maestro di Musica e a tutti quelli che conosco e mi creda sempre e tutto suo

aff.mo in Corde Jesu

Ch. V. Cimatti


5 / Rivara Giuseppe / 1900-11-2 /


a Giuseppe Rivara, già chierico salesiano, ex-allievo



Valsalice, 2 novembre 1900

Mio amatissimo Rivara,7


Sarai un po’ impaziente perché non ti scrissi subito, ma proprio non potei e anche scrivendoti ora faccio un grande sacrificio perché ho tanto bisogno di prepararmi per i miei esami che avrò al giorno 9 e 12: mi raccomando alle tue preghiere e a quelle di Don Rosso e Don Purità. Quanto al metodo per piano mi pare che il migliore sia per i principianti: “Il maestro di pianoforte” dello Czerny (ed. Ricordi). È molto buono anche il Carpentier e forse più dilettevole, specie per i giovani: consta di tre parti, se non erro. Quanto poi agli esercizi, conosci anche tu i 100 che hai studiato (specie qualcuno) abbastanza bene. Sono molto buoni e adatti per il nostro spirito italiano, quelli del Bertini.

Mi rallegro del tuo organo, spero che il nostro di Valsalice, quando ci sarà, (chissà che questa benedetta Chiesa non finisca il mezzodì dopo il giudizio universale) sarà un po’ migliore.

Quando partisti ti diedi due copie di quel punto sulla forma musicale affinché passando a Colle8, ne lasciassi una copia a Gambola. Forse non vi sei passato… Per favore mandagliene una che non ne ho più. Vero, mi farai questo piacere!…

Ti saluto di cuore. Sii un bravo salesiano.


Tutto tuo aff.mo compagno

Ch. Cimatti

6 / Bianchi Eugenio / 1900-12-20 /


a Don Eugenio Bianchi, suo maestro di noviziato



Valsalice, 20 dicembre 1900

Mio amatis.mo Don Bianchi e prit romagnolo amatissimo,


Ho piacere di farmi vivo in occasione di queste care feste natalizie. Anch’io le faccio i miei più cari ed affettuosi auguri e specialmente nella s. notte di Natale pregherò tanto tanto Gesù per Lei affinché voglia concederle tutte le grazie che il suo cuore desidera a bene dell’anima sua e della nostra cara Congregazione.

Come sarà bello nella notte del 31 dicembre fare la consacrazione intera al S. Cuore di Gesù! Che questo cuore dolcissimo ci faccia proprio tutti suoi.

Ne sento proprio un bisogno grande perché… sono sempre lo stesso e forse faccio ora disperare di più i nostri amati superiori.

Sento un grande bisogno che questo povero cuore, questa testa, questa fantasia benedetta siano percorsi da quel fuoco divino che li purifichi e li renda tutti e solo per quel cuore amatissimo.

Lei mi conosce e sa quanto ne abbisogna. Preghi anche che questo povero figlio possa proprio fare un po’ di bene, salvare la mia anima e salvarne tante altre. Presto si avvicina il suo giorno Onomastico e quindi intendo di presentarle i miei poveri, ma cordiali auguri anche per questa occasione. Già che sarei felicissimo di potermi trovare in quel giorno vicino a Lei, ma se il Signore disporrà diversamente sarò con l’amico Pietro Corradini vicino al Tabernacolo, vicino a Gesù. Avrei tante cose da dirle, ma sa, sono le solite mie storie e chiacchiere. Verrei anche volentieri a Ivrea per vedere di addestrarmi un po’ più nell’agronomia. Basta: se è volontà del Signore che venga, verrò. Intanto voglia accettare questi poveri auguri ed una novena speciale di comunioni che le presento per questa occasione.

Si ricordi sempre di me: sulla tomba di Don Bosco9 non mi dimentico mai di Lei e della casa. Vi sono ancora due incaricati appositamente da Don Barberis di pregare per la casa di Ivrea.

Mi benedica, o buon Padre, e mi creda sempre e sempre suo

Aff.mo figlio in G.C.

ch. Vincenzo Cimatti


7 / Bianchi Eugenio / 1901-…-… /


a Don Eugenio Bianchi, suo maestro di noviziato



[senza data, ma circa la fine del 1901]

M.R. Sig. Lei e carissimo Papà,


Le mando la visuale (N.B. Una fotografia con l’iscrizione: “Ci conosce”?) di Don Pietro, di mio fratello e mia affinché si ricordi di questa bestiolina. Vorrei venire su per la sua festa, ma (fatalità!) ho scuola al mattino della festa e siccome non posso privare i miei scolari delle mie dotte lezioni di Agraria, così… Il male è (direbbe Don Piscetta) che perdo un buon pranzo e più non posso vedere il mio caro pretaccio. Ma pazienza! D’altra parte è vero che ci sarà un vuoto senza di me; lo riempirò un’altra volta. Ed ora: secondo il solito, gli auguri. Si figuri, gliene faccio quanti ne vuole! Un posticino nella notte di Natale ci fu anche per Lei e finché vivo ci sarà sempre ogni giorno.

Ho il cuore duro, e se continuo così non solo sarò ebreo, turco, musulmano, selvaggio, ma diventerò bestia. Ma sfido io… si bazzica sempre con certe cose e animali e piante…10 che il Signore mi tenga proprio non solo una, ma tutte due le sue mani sante sulla testa; se no!…

Quanto ad esteriorità sento di aver cambiato dal giorno alla notte da quando ero a Foglizzo; quanto all’interno sono – mi pare – sempre quello: ma se non sto attento e se proprio la Mamma non mi tiene su, mio caro babbo, cado giù giù. E messer Lucifero le assicuro che specialmente in certi periodi, non dorme: buon segno, dirà Lei e lo dico anch’io, ma intanto stimulus carnis (Lei capisce) agisce e creda pure fortiter. Don Bosco, spero – sono certo – mi aiuterà e Lei non mi voglia dimenticare nelle sue preghiere.

Preghi anche per mio fratello, missionario nel Messico: è giunto finalmente in America.

Sono andato a trovare Don Rinaldi, sta bene: a Faenza (dalle notizie di testimoni oculari) le cose vanno come possono e in alcuni punti maluccio. Preghiamo per quella povera casa!

Dunque caro babbo, stia sempre bene e si conservi sempre sano e benedica il suo bestiolinamento


ch. Vincenzo Cimatti

romagnolo



P.S. Montanari è qui: quando viene a Torino venga a trovarci: sapesse quanto bene ci farà!

8 / Bianchi Eugenio / 1903-3-22 /


a Don Eugenio Bianchi, suo maestro di noviziato



Valsalice, 22 marzo 190311

Mio sempre dolcissimo ed amabilissimo Don Bianchi,


A nome anche del caro Don Nassò, a nome della scuola normale maschile pareggiata Valsalice, a nome mio, le domandiamo un favore che Lei non ci deve negare e che sono certo, che se può non ci negherà certamente.

Ecco di che si tratta. Si desidererebbe mettere a Valsalice un po’ di api, ma ci mancano le api e l’alveare. Non potrebbe lei, nella sua generosa carità darci un po’ di api, magari imprestarmele, dentro un alveare che poi si rimanderebbe indietro, quando ne abbia fatto uno simile?

Non è vero che potrà e vorrà contentarmi? Anche Don Piscetta sarebbe proprio contento, perché ha bisogno di miele per la sua salute e poi anche per farsi un po’ più dolce… e ne ha davvero bisogno! Quando qualcuno di loro viene a Torino… Dunque spero e aspetto, anzi aspettiamo…

Ed ora che dovrò dire di bello? Che la saluto di amore e che sulla tomba di Don Bosco prego anche per Lei, mio dolcissimo padre. È mio dovere di riconoscenza per il tanto bene che mi ha fatto e non lo dimenticherò mai.

Le mie cose vanno avanti come possono: sono sempre lo stesso disperato di prima, ma ringraziando il Signore la voglia c’è e posso dire cresce ogni giorno più.

Più invecchio, più sento il bisogno di fare, di operare, di farmi buono di riparare al tanto male, agli scandali che ho dato colle mie miserie ai tanti compagni di collegio… Mi aiuti colle sue preghiere affinché possa lavorare con ardore, con zelo indefesso a propagare un po’ di fuoco in mezzo a questi chierici, ed ora specialmente in primavera; stagione più critica per me e per gli altri.

Caro Don Bianchi, sapesse quante lotte, quante tentazioni specialmente per la S. purità: è certo che Gesù me le manda per tenermi umile e Deo gratias: ma ho bisogno di forza e di slancio…

A Torino fervet opus per le feste della nostra Mamma12 e pel congresso. E come diceva Don Marchisio: è incredibile lo slancio con cui questi Signori del comitato lavorano affinché tutto riesca bene. Coraggio, avanti. La Madonna poi comincia a farne delle grosse.

Si desiderava mettere sulla corona d’oro di Maria delle pietre preziose: già inteso coll’orefice che non essendovene le avrebbe messe false. Proprio la mattina dopo una persona che tiene l’incognito, manda a dire che purché le mettano nel centro della corona, darebbe un diamante contornato di gemme dal valore di Lire diecimila. Evviva Maria SS.ma! Si trattava di illuminare la facciata della Chiesa tutta a luce elettrica. Una brava persona che da tre mesi era a letto dice a Don Marchisio: “Se mi promette la grazia da Maria A. faccio e preparo tutto io a mie spese”. Don Marchisio promette e la Domenica dopo l’ammalato va a ringraziare Maria A.

Don Marchisio gli aveva promesso che sarebbe guarito nel mese di Maggio. Basta! Maria vuole che le facciamo una bella festa. Avanti e fuoco a gran carica.

Saranno cose che Lei forse già sapeva, ma che vuole! quando le racconto e quando mi sfogo un po’ mi pare di star meglio e quindi…

Allora mi ricordi proprio a Gesù nella S. Messa, ma proprio di cuore. Ne ho bisogno. Dunque le raccomando le api, le mandi proprio, in compenso farò pregare e pregherò per Lei, per la sua casa, per la sua colonia, per le sue pietre, galline e tutto, insomma.

Le domando la benedizione di Maria e baciandole la mano mi dico sempre e tutto suo


aff.mo figlio

ch. Vincenzo Cimatti

9 / Piazza Romualdo / 1904-…-… /


a Don Romualdo Piazza, Canonico di Faenza


[Piova, 1904]13

M. R. Sig. Don Romualdo14,


Due righe sole perché non può credere quanto sia occupatissimo nel vero senso della parola.

La mia salute è ottima, spero altrettanto della sua. E la mamma come sta? Proprio bene?

Quando scrive, mi dica proprio schiettamente come vanno le cose, anche perché possa sempre dare le dovute informazioni ai Superiori.

Qui nulla di nuovo. In mezzo a questi monti la musica sacra può andarla a cercare che non la troverà mai mai.

Qui affinché siano contenti hanno bisogno di aver le orecchie rintronate. Sono proprio molto indietro.

La saluto proprio ex toto corde e raccomandandomi alle sue preghiere, specie nella S. Messa, mi dico tutto e sempre suo aff.mo in C. J. et M.

Vincenzo Cimatti

10 / Piscetta Luigi / 1904-6-29 /


a Don Luigi Piscetta, suo direttore di Valsalice



Torino-Valsalice, 29 giugno 1904

Molto Rev. Sig. Direttore,


Essendo soggetto al servizio militare non potei finora farle una domanda consolantissima al mio cuore; ma ora, per grazia specialissima della nostra buona Mamma, Maria Aus., ne fui esonerato,15 oso chiederle quest’altra grazia segnalatissima.

Le domando di essere promosso al Suddiaconato. Conosco le mie deboli forze, le mie miserie, ma sono mosso a ciò domandarLe, nella ferma fiducia che l’amabilissimo Cuore di Gesù, e la nostra cara Madre Maria e il buon Papà Don Bosco non mi vorranno far mancare il loro potentissimo aiuto, e faranno sì che possa riuscire di aiuto alla nostra cara Pia Società.

È questo un ardentissimo desiderio del mio cuore, ma mi rimetto in tutto e per tutto al volere dei miei Superiori: essi di me dispongano come meglio loro piace e come crederanno più opportuno pel bene dell’anima mia.

È vero che mancano ancora alcuni trattati di teologia a completare il numero di quelli richiesti,16 ma spero prima dell’epoca delle ordinazioni di essere a posto anche in questo.

Amatissimo Direttore, voglia pregare il buon Gesù che piuttosto mi faccia morire che diventare ed essere un suo indegno ministro.

Mi benedica e mi creda

suo aff.mo figlio:

Ch. Vincenzo Cimatti

11 / Piscetta Luigi / 1904-11-14 /


a Don Luigi Piscetta, suo Direttore di Valsalice



Valsalice, 14 novembre 1904

Rev.mo Sig. Direttore,


Benché conscio della mia indegnità, confidando di tutto cuore nell’aiuto del buon Gesù e di Maria SS.ma oso domandarLe l’ammissione al S. Diaconato pel tempo che Lei ed i Superiori crederanno più opportuno pel bene dell’anima mia.

Raccomandandomi alle sue preghiere, per ottenere più facilmente da Dio che mi possa preparare bene a sì grande consacrazione, mi dico:


suo aff.mo figlio

Sudd. Vincenzo Cimatti

12 / Piscetta Luigi / 1905-2-16 /


a Don Luigi Piscetta, suo Direttore di Valsalice



Valsalice, 16 febbraio 1905

Mio amatissimo Direttore e Padre,


Confidando in tutto e per tutto nell’immensa bontà del S. Cuore e della nostra buona Mamma Maria, oso domandarLe la grazia di essere ammesso al S. Presbiterato.17

La grazia del Signore mi aiuti e mi renda un suo degno ministro e Lei nella sua bontà unisca a tal fine le ardenti sue preghiere a quelle del suo


aff.mo figlio

Diacono Vincenzo Cimatti

13 / Bandiera Alfredo / 1912-...-.../


al chierico Alfredo Bandiera, ex-allievo di Valsalice in tirocinio



[1912ca]



Mantieni costante l’allegria frutto della buona coscienza e del lavoro assiduo.

Fa amare la nostra tenerissima Madre in tutti i modi.

Non dimenticare i tuoi compagni che con te lavorano al bene dell’anima loro e degli altri, né dimenticare il tuo


aff.mo

don Vincenzo Cimatti


14 / Cimatti Maria Raffaella / 1913-4-6 /


a Suor Maria Raffaella Cimatti, sorella18


6 aprile 191319


Vedi bene che sono vivo! Ma pare impossibile che non capisca che se muoio o io o altri te ne daranno notizie?

Grazie di tutto e specialmente delle preghiere. I foglietti per un disguido, dimenticanza di chi doveva darmeli non giunsero: riparerò!

È vera la notizia dell’andata da mamma (17 Aprile). Prega per me.


Un bacio

d. Vincenzo



Per Natale scrissi… tutto era ottimo… La vita di Don Bosco non è uscita.


Alla Rev. Suora Maria Raffaella Cimatti, Ospedale Umberto 1° - Frosinone.




15 / Bortolucci Annibale / 1914-6-2 /


a Don Annibale Bortolucci, ex-allievo, tirocinante a Radna, Carniola, Austria



Torino S. Giov. Evan., 2 giugno 1914

Carissimo,


Ho ancora da rispondere ai tuoi auguri onomastici: non mi fu possibile prima.

Quanto a te ho parlato col tuo Ispettore a Torino: bravo, lavora e consola così la nostra cara Congregazione.

Quanto al povero Milwcic l’aiuti il buon Dio a salvarsi l’anima e noi preghiamo per lui.20

Animo… ora studia e procura di renderti atto a fare quanto i Superiori vogliono da te: lavora, tenendo presente che sei figlio di Don Bosco; non spaventarti delle difficoltà e avanti… Già biondeggiano le messi… ficus protulit grossos suos… imber abiit… surge!

Prega per il tuo aff.mo

don Vincenzo Cimatti



16 / Cerruti Francesco / 1915-10-18 /


a Don Francesco Cerruti, Consigliere Gen. per le Scuole



Torino, 18 ottobre 1915

M. R. Sig. Don Cerruti,


Compio il dovere che finora non potei adempiere, di rispondere cioè al suo gentil biglietto in cui mi pregava di affrettare il lavoro sul nostro Don Bosco.21

Già da tempo avevo raccolto un po’ di materiale, ma le occupazioni non mi permisero né di ordinarlo, né di usufruire del certo copioso materiale degli archivi dell’Oratorio.

Dire per quando potrò averlo pronto è un po’ difficile il prevederlo, dipendendo questo dal tempo disponibile, e anche dalla forma che si intende dare al lavoro (se cioè un lavoro… alla buona o con rigoroso procedimento critico) – cosa questa rimasta insoluta nell’adunanza.

Ad ogni modo la buona volontà non manca e nei ritagli di tempo procurerò di affrettare il lavoro. Mi ricordi al Signore e mi creda:

Dev.mo

don Vincenzo Cimatti Consigliere Scolastico Generale






17 / Fiore Giuseppe / 1915-11-30 /


a Giuseppe Fiore, allievo dell’Oratorio S. Luigi



Torino, 30 novembre 1915

Fiore carissimo,22


Approfitto dell’ospitalità di Maggiorino.

Ti ricordiamo sempre di gran cuore e ti ricorderemo particolarmente nella festa dell’Immacolata e in quelle di Natale.

Prega per noi tutti. Gli altri compagni di guerra stanno tutti bene. Buone feste e allegro sempre.

Mario e Luigi stanno bene: le nuove occupazioni di Luigi lo distolgono un po’ dalla vita dell’Oratorio, ma… siamo in guerra. Un abbraccio dal tuo


aff.mo

don Vincenzo Cimatti



18 / Genitori dei soldati / 1916-3-1 /


Lettera circolare ai genitori dei soldati in guerra



Torino, 1 Marzo 1916

Ill.mo Signore,


La S.V. è caldamente invitata a partecipare ad una solenne funzione religiosa che per i nostri cari soldati si terrà nella Cappella dell’Oratorio S. Luigi (Via Ormea 4 bis) Domenica 5 Marzo, ore 9 precise, promossa dai soci del Circolo “Michele Rua”.

Le preghiere, che i giovani dell’Oratorio innalzeranno al buon Dio e a Maria SS.ma in questa occasione, verranno ad impetrare sul suo caro figlio e sulla sua famiglia le più elette benedizioni.

Con stima

Dev.mo

don Vincenzo Cimatti

Direttore

19 / Circolare Benefattori / 1916-6-16 /


Lettera circolare per beneficenza ai soldati in guerra23



Torino, 16 giugno 1916

Ill. ma Signora,


Ricorrendo la domenica 2 Luglio la festa di S. Luigi, Patrono di questo Oratorio, tanto caro al Ven. Don Bosco, si è voluto anche pensare ai numerosi soldati Soci del Circolo “Michele Rua”, dell’Ages, e allievi di questo Oratorio, organizzando un modesto Banco di Beneficenza a loro favore.

Mi rivolgo alla S. V. Ill.ma che so tanto buona e amante dell’Opera nostra, affinché mi voglia venire in aiuto in quest’opera di cristiana carità.

Qualsiasi oggetto od offerta sarà a noi gradita e noi pregheremo su di Lei e sull’ottima sua famiglia le celesti benedizioni.

Ringraziandola di quanto vorrà fare per questi bravi soldati godo di dirmi:

devot.mo

don Vincenzo Cimatti

direttore


Oratorio S. Luigi Via Ormea 4 bis, Torino.

20 / Amadei Angelo / 1917-3-13 /


a Don Angelo Amadei, salesiano, autore X vol. Memorie Biografiche


13 marzo 1917

M.R. Sig. Don Amadei,


Ecco il pochissimo che ho potuto ricordare di caratteristico e che lasciò in me una certa impronta in relazione all’argomento indicato.

Sarà forse utile che Lei invii uno dei moduli a Suor Anna Villeneuve, Religiosa del S. Cuore di Villa S. Tommaso, Avigliana, che è la figlia del Marchese Villeneuve, tanto in relazione col Ven. Don Bosco e Don Rua. Così pure D. Don Rinaldi dovrebbe ricordare molte cose.

Per ora non ricordo altro né altri. Se la memoria si ridesterà sarò ben lieto di contribuire in qualche modo. Ho passato il memoriale a Don Tonelli. Con ossequio.

Dev.mo

don Vincenzo Cimatti


P.S. Scusi per la carta che ho usato.


Nel Venerando Don Rua mi colpirono in modo caratteristico i seguenti fatti:


  1. Carità verso i Salesiani e parenti. Quando il sottoscritto era ancora allievo a Faenza ogni volta che mi vedeva voleva sapere notizie particolareggiate del fratello salesiano e della mamma. Fatto salesiano, appena mi vedeva domandava premurose notizie della mamma e insisteva per sapere se avesse avuto qualche bisogno.

  2. Verso i benefattori. Non tralasciava di inculcare sempre vivissima riconoscenza verso di loro. Essendo il sottoscritto beneficato dal Marchese de Villeneuve Trans, si può dire che un paio di volte all’anno mi scriveva ricordandomi di scrivere al marchese, e quando il Marchese veniva a Torino o veniva a Valsalice col Sig. Don Rua, o il Sig. Don Rua stesso mi invitava ad andarlo a trovare, sempre inculcandomi la riconoscenza affettuosa. E proprio alla vigilia della morte (5 Aprile 1910) mi raccomandò ancora lo stesso concetto, affidandomi un legato di Messe.

  3. Mal d’occhi. Ho ammirato sempre la pazienza con cui lo sopportava; quando era in conversazione con noi cercavamo di mandargli via le mosche che accorrevano sulle sue palpebre, cosa che egli non avrebbe mai fatto. A chi lo sosteneva salendo le scale, diceva: “Sei il bastone della mia vecchiaia”.

  4. Forza di carattere e spirito di fede. Lo riscontrai quando gli giunse il telegramma – recatogli a Foglizzo dal Sig. Don Lazzero. Pallido in volto, ce lo lesse con voce che tradiva il forte dolore interno e concluse: “Sia fatta la volontà di Dio”.24


[dal manoscritto manca una pagina. I punti 12 e 13 ripetono quanto detto sopra].


  1. Ogni volta che mi vedeva, dopo un cordiale saluto mi domandava notizie del fratello (salesiano) e specialmente della mamma ed ogni volta che andava a Faenza voleva portarle i miei saluti.

  2. Essendo il Marchese de Villeneuve mio benefattore, frequentemente, anche per iscritto, mi esortava a pregare per lui, a scrivergli frequentemente; quando mi vedeva mi domandava notizie di lui ed egli stesso me ne riferiva e proprio pochi giorni prima di morire, essendo andato a trovarlo, mi esortava a compiere tutti i doveri assunti verso di lui, a pregare assai per quel caro benefattore.


[…Manca…]


  1. Insisteva molto per le esecuzioni gregoriane e si commoveva fino alle lacrime all’udire nella musica il nome di Dio e di Maria SS.ma.

  2. Ammirai la forza d’animo e la viva fiducia in Dio all’annuncio della catastrofe di Mons. Lasagna: pallido in volto, ebbe la forza di esortarci a pregare e concluse, mentre si allontanava da Foglizzo a Torino: “Fiat voluntas Dei!”.

  3. Non mi allontanai mai da lui senza ricevere dalla sua parola persuasiva e dal suo esempio un nuovo impulso al bene, alla confidenza in Dio, all’amore al lavoro per la salute delle anime.


M. R. Don Amadei,25



Il Sig. Ispettore mi prega di inviarle l’accluso: mi domanda inoltre se ho qualche cosa da dire al riguardo. Nulla di notevole, ad ogni modo accludo poche righe.

don Vincenzo Cimatti


21 / Albera Paolo / 1918-10-28 /


a Don Paolo Albera, secondo Rettor Maggiore dei salesiani



Torino, 28 ottobre 1918

Rev.mo Sig. Don Albera e Rev.mi Superiori,


In relazione alla dolorosa comunicazione fattami sulla destinazione che vorrebbero affidarmi i Superiori, dopo aver riflettuto e pregato, mi sento in stretto dovere di comunicare loro quanto segue.

Non voglio ora fare confessioni, che io sento vivissimamente vere sulla mia incapacità a tale peso, sulla mancanza di soda istruzione religiosa, sulla totale mancanza di forza disciplinare, per cui sono assolutamente inabile all’osservanza dell’ordine mio personale e degli altri: non sarei creduto, quindi è inutile insistere su questi punti, anche sui quali è basata d’altra parte – secondo me – la riuscita dell’opera che mi si vuole affidare.

Faccio rispettosamente osservare che i miei doveri attuali, come insegnante, sono: pedagogia ore 9; tirocinio ore 7; morale ore 3; agraria ore 4. L’anno scorso avevo pure 4 ore di scienze in ginnasio, quest’anno mi si disse che avrebbe fatto il titolare.

Sono circa sei anni che io non tocco più un libro, affannandomi, quasi solo, per questo povero oratorio di S. Luigi, in cui potrà sembrare che io abbia fatto qualche cosa, ma è fumo e non arrosto, data la mia impreparazione e il dovere di attendere alla scuola.

Fu d’altra parte solo per accidens che mi occupai anche di questa mansione che disgraziatamente dovette per necessità di guerra, prolungarsi. Non feci rimostranze di sorta perché comprendevo le difficoltà dell’ora presente, disposto a rassegnare tutto alla fine della guerra per ritornare al nido e aggiustare un po’ l’animo mio in perpetua tempesta e rafforzare la mia testa vuota presso il nostro Ven. Don Bosco e Don Rua.

La responsabilità mi ammazza, perché sento la mia debolezza fisica (non sono più giovane), la mia povertà mentale (non avendo finora potuto aver un po’ di calma alla mia testa e come insegnante e più come sacerdote) e ancora di più la mia povertà morale.

Ohi quali lotte interne terribili, che cerco di rintuzzare con lavoro che può parere in qualche caso bestiale! Oh, se i Superiori potessero vedere l’animo mio, come tante volte ho cercato di mostrarlo!

Ma disgraziatamente fra noi si fanno ancora troppi complimenti, troppe lodi; non mi si vuole credere e allora io rimango come ora nella contraddizione implacabile, in un urto terribile tra la realtà schietta della mia coscienza e tra la volontà dei Superiori.

Ho esposto (non so se mi sarò fatto capire, perché la pratica esperienza mi fa conoscere anche questo lato debole in me) quanto in coscienza dovevo dire. Ai Superiori il decidere.

Non posso trasandare i doveri di Valsalice (ed ebbi già rimostranze dai superiori in proposito): non mi sento di aggiungermi, date le considerazioni precedenti, ad un onere superiore alle mie forze, tanto più che qui si tratta ex-novo di edificare.

Quindi prego vivamente i Superiori a voler pigliare in benevola considerazione le mie povere parole, decidere e provvedere.

Voglia il buon Dio e Maria Ausiliatrice esaudire le mie preghiere ed Essi vogliano vedere nelle disposizioni dell’animo mio, non la mia volontà che si vuole imporre, ma uno stato di cose e di fatti evidenti, di fronte a cui sono stato obbligato a scrivere quanto sopra?

Raccomandandomi alle loro preghiere, mi dico:

Dev.mo figlio

don Vincenzo Cimatti, salesiano

22 / Cattaneo Francesco / 1919-7-22 /


a Francesco Cattaneo, ex-allievo di Valsalice


Torino, 22 luglio 1919

Carissimo,


Se è rincresciuto a te il non vedermi, figurati il dolore mio: eppure ero a Torino e proprio a San Giovanni o a S. Luigi! Pazienza! Quanto al tuo desiderio di trovare un posticino in qualche collegio, secondo me, è che scriva al M. R. Prof. F. Luchelli, Ispettore Case Salesiane, Via Cottolengo 32, per vedere se ti può accogliere come istitutore in qualche nostro collegio, oppure scrivere direttamente ai direttori delle case salesiane nostre (Novara, Alessandria, Fossano, Borgo S. Martino, Borgomanero, Biella – sono le più quotate) esibendo le tue condizioni e le tue domande.

Di’ pure che ti ho consigliato io a scrivere. In altri collegi estranei alle nostre case, non saprei consigliarti.

Disgraziatamente non occupandomi più da due anni degli affari scolastici delle nostre case non posso dirti una parola decisiva né farti offerte. Quindi a te il scegliere l’una o l’altra delle due vie. Nelle nostre case di Torino è un po’ difficile che abbiano bisogno: potresti domandare al Martinetto.

L’elenco delle materie che si svolgono all’istituto – sezione ragioneria, sono: Italiano, Francese e Inglese (scritto e orale), Diritto Commerciale – Scienze delle finanze – Statistica – Calligrafia – Ragioneria – Fisica – Chimica – Storia naturale, ecc.

Non mi consta che ci siano tesi, la più semplice è che ti compri programmi governativi (Paravia li ha). Per i libri occorre che ti fissi dove vorrai dare l’esame preparandoti sui libri o sulle dispense dei professori. Se vorrai darlo a Torino ti potrà dare degli schiarimenti il Prof. Don Francesco Zublena, Via Madama Cristina 3, Torino, che tu conosci e che è insegnante all’Istituto.

Colla licenza normale sei dispensato dal solo disegno ornamentale. Ecco quello che posso dirti in risposta alla tua carissima.

Forse per te sarebbe utile rivolgerti a Novara: ivi è l’Istituto, saresti più nel tuo campo e potresti facilmente prepararti. Coraggio sempre e procura di mantenerti buono come lo eri nei bei tempi passati – allegro e fiducioso sempre in Dio.

Sono sempre a disposizione per quello di cui sono capace e tu qualche volta ricordami al Signore.

Tuo sempre

Aff.mo

don Vincenzo Cimatti

23 / Braga Carlo / 1919-8-10 /


a Don Carlo Braga, suo aiutante Orat. S. Luigi26



10 agosto 191927

Carissimo Don Carlo,


A voce potrò dirti poche cose: forse per iscritto concluderò di più.

Parti per le missioni! Il Signore ti ha dato un segno di grande predilezione e tu allarga il cuore tuo generosamente e Iddio non sarà avaro con te. Sei missionario! Ricorda! non solo per gli altri, ma anche per te. “Agonizzare pro anima tua!”, o meglio, mediante gli altri anche per te. Ti raccomando la preghiera sotto tutte le forme, l’attività sotto tutte le forme, l’allegria: sono le medicine per il tuo cuore ardente e pieno di sentimenti.

Nelle difficoltà ricorda il nostro Don Bosco, la Madonna e più Gesù che ti fu consegnato come guida perpetua.

Grazie di quanto hai fatto per l’Oratorio di S. Luigi che ti accompagnerà sempre col memore pensiero di affetto. Grazie della benevolenza che hai sempre usato a questo povero diavolo, che sempre ti ricorderà presso le tombe amate. Prega per me ed il buon Dio mi faccia partecipe dei meriti vostri pel desiderio ardentissimo che avrei di imitarvi tutti. Perdona se in qualche momento ti diedi mal esempio: mi convinco ogni giorno più della mia inettitudine assoluta ed ho intimamente accolto con gioia il ripristino delle mie occupazioni antiche a Valsalice, benché mi costi sacrificio che Dio solo sa valutare, il ritornarvi.

Dio ti benedica pel bene voluto e fatto ai suoi piccoli amici, alle anime dei nostri giovani, dei nostri anziani, all’anima mia e ti centuplichi a merito ogni azione.

Coraggio! Don Carlo… imita il tuo santo patrono nel bene, nella fede ardente di sacrificio, nello spirito di preghiera, nell’operosità, nell’energia di esecuzione.

Un apostolato grande, laborioso, sacrificato ti attende: Maria Aus. e Don Bosco ti guidano.

Coraggio, coraggio! Allori e trionfi in Cielo in cui ci troveremo riuniti. Un abbraccio e un bacio di cuore.


Tuo aff.mo

don Vincenzo Cimatti




24 / Sabatino Vincenzo / 1919-12-30 /


a Vincenzo Sabatino, padre di un oratoriano di S. Luigi



Torino, 30 dicembre 1919

Ill.mo Signore,28


Contraccambio di cuore gli auguri ed assicuro speciali preghiere per Lei e per la famiglia.

Memore del bene che fece al nostro caro Oratorio, serbo imperitura riconoscenza.

L’amato Don Bosco la rimeriti di tutto.

Con ossequio,

Dev.mo

don Vincenzo Cimatti


25 / Frigo Carlo / 1920-3-20 /


a Don Carlo Frigo, ex-allievo di Valsalice, missionario in Cina


Torino, 20 marzo 1920

Don Frigo carissimo,


Un bel giorno mi vedo arrivare un plico. L’apro e vi trovo un idolo e un calendario di cui non capisco che l’immagine di Maria A. “Non può essere che Don Frigo” ed eccoti la tua firma al fondo. Grazie! Quale richiamo per me. Caro il mio Carlone, ma quando è che mi ottieni dalla Madonna la grazia di essere missionario? Allora sta’ sicuro che vengo a trovarti, m’insegnerai un po’ di cinese e ti assicuro che starò buono buono e non disturberò come facevi tu in scuola. Dunque al rivedere quei segni ho compreso tutto: il tuo amore a Maria, il tuo zelo apostolico, il tuo desiderio di avere notizie, l’assicurazione di essere ricordato a Valsalice… Sì, sì, Carlo carissimo!

Figurati se non ti ricordo io che crepo dalla voglia da oltre vent’anni di essere nelle vostre condizioni! Pazienza! Certo non ne sono degno, ma, corpo d’un mondo, prima di morire la Madonna deve ottenermi la grazia, e se è volontà di Dio e bene dell’anima mia, certamente l’otterrà. Mi raccomando quindi: non troppo zelo, lasciami qualche cosa da fare, o meglio lavora a più non posso per condurre anime a Dio; in ogni caso un piccolo buco per l’operaio dell’ultima ora ci sarà. Sei allegro? Lavori? Veh, non diventare un grasso borghese!

Sii Salesiano, sempre, e specialmente ora procura di voler bene alla Madonna! D’altro, dopo il volume di Don Bronesi, non so che cosa scriverti. Sai anche tu che a me piace ascoltare molto e imparare da voi, dai vostri sacrifici; dal vostro lavoro c’è tutto da imparare da noi specialmente fossilizzati a Valsalice! Il Signore vuole così e così sia. Ci sarà il suo perché.

Animo adunque, la nostalgia non ti pigli e possa imitare le gesta del grande S. Francesco Saverio.

Prega per me che ti ricordo sempre di cuore, unitamente a tutti i Superiori che a mezzo mio ti salutano e ti augurano ogni bene.

Con vero affetto,

tuo aff.mo

don Vincenzo Cimatti

26 / Bertotti Rocco / 1920-3-27 /


a Rocco Bertotti, ex-allievo di Valsalice 29292922



Torino-Valsalice, 27 marzo 1920


II diario continua ad essere tenuto in modo assai lodevole: procura di accudire un po’ la parte estetica, che ha pure il suo valore.

L’attitudine didattica è buona e diventerà migliore con l’applicazione, con l’osservazione, con la buona volontà.

Hai però da lavorare ancora molto a diventare padrone di te, dei tuoi nervi e dei tuoi quarti di luna, perché, infelice te e più i tuoi allievi, se ti lascerai dominare da queste deficienze.

Calma, coraggio e… in alto il cuore e la mente.

Vincenzo Cimatti


26-2 / Bertotti Rocco / 1920-6-24 /


Torino-Valsalice, 24 giugno 1920

Diario e attitudine didattica lodevoli.

Come vedi devi essere soddisfatto dei buoni risultati ottenuti e per il miglioramento della tua espositiva e per la molteplice istruzione avuta e, voglio crederlo, per la buona formazione morale. Certo che molto di più potevi e dovevi fare: non ti riesce ancora a dominare il tuo io, specialmente in scuola; ti lasci ancora troppo avvincere dalla malinconia; non sei ancora padrone dei tuoi nervi. Animo dunque e lavora: non puoi dare agli altri quello che non hai. Procura in queste vacanze di fare del bene sotto tutte le forme possibili, colla parola e coll’esempio e forte di energie fisiche e padrone delle tue attività psicologiche ritornerai ad un proficuo lavoro.

Vincenzo Cimatti



26-3 / Bertotti Rocco / 1920-12-22 /

Torino-Valsalice, 22 dicembre 1920


II diario è tenuto in modo lodevole. Collo studio, col raccoglimento, coll’amore generoso e sacrificato, procura di compiere senza scoraggiamenti la tua preparazione al magistero.


Vincenzo Cimatti



26-4 / Bertotti Rocco / 1921-1-29 /

Torino-Valsalice, 29 gennaio 1921

Ma è certo che qualcuno ti aiuterà!

Lavora, studia, cerca di formarti un carattere equanime, di saper dominare i tuoi nervi che, purtroppo!, frequentemente ti disturbano; di saper dominare anche (e perché no?) il tuo cuore… credo ne abbia bisogno.

Il resto verrà come naturale conseguenza della tua preparazione e sarà proporzionale alla medesima.

Se credi, parliamone insieme!

Vincenzo Cimatti



26-5 / Bertotti Rocco / 1921-3-17 /


Torino-Valsalice, 17 marzo 1921


Diario tenuto in modo lodevole. Le tue esercitazioni, che denotano in te una buona attitudine, vanno migliorando, (anche se tu provi il contrario) e mi fanno fede le osservazioni dei maestri ed il correggerti di quanto volta per volta vai facendo.

Tu (per il resto) pretendi che la Provvidenza faccia come vuoi tu, mentre devi capire che essa fa quello che per te è bene tuo.

L’eccessiva preoccupazione in questa questione, il vedere scuro dove c’è luce chiarissima, non fa che renderti nervoso, eccitando il lavorio pazzo della fantasia e dell’immaginazione: da ciò il malessere; lo sconforto, la fiacchezza anche fisica, che si ripercuote naturalmente anche nel tuo spirito.

Ti occorre cuor largo, vuoto di te o di altre miserie e pieno di Dio: ti occorre non preoccuparti dell’avvenire (che non sai come sarà); ma badare al presente, trafficarlo con forza, diligenza, amore.

A questa unica condizione ristabilirai l’equilibrio un po’ rotto nel momento attuale.

Se credi, a voce si possono chiarire le idee.

Vincenzo Cimatti




26-6 / Bertotti Rocco / 1921-6-24 /


Torino-Valsalice, 24 giugno 1921


La fonte delle tue museruole è sempre il tuo carattere, che non sempre fu docile alle voci di chi voleva il tuo bene: è innegabile però che grande profitto su te hai fatto.

Voglio credere che lo continuerai e perfezionerai. Occorre che riesca a dominarti totalmente e potrai realizzare (ed io ne sono più che sicurissimo) quanto l’anima tua desidera.

Ama, sacrificati, prega, lavora.

Vincenzo Cimatti




27 / Gusmano Calogero / 1920-7-28 /


a Don Calogero Gusmano, segretario del Cap. Superiore


28 luglio 1920

M. R. Sig. Don Gusmano,


Non può credere quanto mi abbia fatto bene il suo biglietto: lo ritengo come una grazia segnalata di Maria Aus., che mi assicura che sarò esaudito presto.

Spero poter ringraziare a voce il Sig. Don Albera e Lei procuri di far bene la sua parte, non lasciando la domanda nel cassetto per troppo tempo.

Dal Sig. Don Rua sono autorizzato a vivere fino a 50, e poi?

Badi che ne ho già 41 suonati: quindi lei sia un docile strumento nelle mani della Madonna e preghi per me. Con vero ossequio.


Dev.mo

don Vincenzo Cimatti




28 / Lucchelli Alessandro / 1920-10-… /


a Don Alessandro Lucchelli, Ispettore salesiano 30


[Inizio Ottobre 1920]

M. R. Sig. Ispettore,


Le accludo la presente. Abbia la bontà di leggere e decidere. L’indisposizione della mamma non è recente, ma è un male che ha sempre avuto.

È forse più questione di consolazione morale nella povertà e solitudine in cui si trova.

Il mio Direttore non si oppone. Avrei liberi dal giorno 14 al 17: fare una corsa, se non capitano altri imbrogli per le scuole.

Decida Lei, come pure sulla convenienza di un piccolo soprassussidio per cui, se andassi, potrei provvederle qualche cosettina necessaria per la sua vecchiaia e povertà.

Preghi per me che ne ho bisogno. Si assicuri che non la dimentico a Don Bosco ogni giorno.

Con ossequio.

Dev.mo

don Vincenzo Cimatti

29 / Lucchelli Alessandro / 1920-10-6 /


a Don Alessandro Lucchelli, Ispettore salesiano



6 ottobre 1920

Molto Rev. Sig. Don Lucchelli,


In ossequio alla mia proposta, e anche perché debbo trovarmi presente agli esami di riparazione, andrò a Faenza quando a Dio piacerà. E così sia.

Non credo che la mamma abbia bisogno di niente: cioè, povera donna, ha bisogno di tutto, perché è nella più stretta povertà, ma agli altri difficilmente dice le cose, non le può scrivere perché non sa… ma finché non faccia di persona una gita è inutile spedire altro.

Spero che Don Besnate invigilerà e mi avvertirà in casi urgenti.

Trovi modo di mandarmi nelle missioni;31 il buon Dio l’ispiri, e le conceda ogni bene per l’inizio del nuovo anno: salute, valute e aiuti per guidare i subalpini salesiani al bene. Le assicuro che ogni giorno l’ho presente a Don Bosco.

Con riconoscente ossequio:

Dev.mo

don Vincenzo Cimatti

30 / Zortea Celso / 1920-11-22 /


a Don Celso Zortea, segretario ispettoriale


Faenza, 22 novembre 1920

Carissimo Don Zortea,


Mi trovo a Faenza presso la mamma piuttosto grave. Se come pare, la malattia tende a risolversi bene, debbo pensare alla convalescenza e siccome non posso fermarmi qua a lungo, non potresti mandarmi (anticipando) il sussidio mensile alquanto rinforzato (parlane al Sig. Ispettore) data la circostanza speciale?

Così sul posto potrei de visu et de manu disporre per la mia vecchietta di 86 anni, per cui ti prego calorosamente pregare presso Maria A. Scrivo a te perché non so se il Sig. Ispettore sia a Torino, data l’urgenza delle cose.

Ossequi speciali dal tuo

aff.mo

don Vincenzo Cimatti


31 / Lucchelli Alessandro / 1920-11-28 /


a Don Alessandro Lucchelli, Ispettore salesiano



28 novembre 1920

M. R. Sig. Ispettore,


Sono tornato venerdì a notte da Faenza dove mi ero recato d’urgenza lunedì a sera chiamatovi per l’infermità gravissima della mamma operata d’ernia strozzata nella sua fresca età di 86 anni.

Pare vada migliorando e sono tornato al lavoro. Quello che Lei nella sua bontà volle evitarmi (per timore di strapazzo) la Provvidenza ha disposto avvenisse proprio: meno male.

La prego però per altre occasioni o per occasioni di lavoro che nella sua bontà volesse favorirmi, di non tirarmi più fuori quella parola “strapazzi”. Prego caldamente i miei superiori di non usarmi riguardi, se no io sono perduto, come sono sulla strada della perdizione anche ora e Lei conosce il perché.

Lo scopo di questa mia è per farle presente le necessità della mia vecchietta.


  1. La mamma non ha di suo se non un po’ di biancheria e quella miseria di mobilio che ha nella camera, che affitta in compagnia di un’altra; null’altro.

  2. Il Collegio dà ogni giorno un po’ di minestra e un po’ di companatico, di tanto in tanto un po’ di vino: essa va o manda a prenderlo.

  3. Rimangono a suo carico il fitto, il riscaldamento, l’illuminazione, pane e cibi sussidiari a Lei necessari (caffé, latte, zucchero, un po’ di verdura, frutta e sostituzione di quelli del collegio quando non fossero adatti al suo stomaco, che pure è assai forte).

  4. I parenti, venendo in città le portano qualche dono (uova, formaggio) su cui può contare o no.

  5. Ha una gallina con cui si occupa nella giornata e da cui riceve uova, quando le fa.

  6. Riceve dai Superiori in ragione di 1 al giorno, sempre in ritardo (ad es. non ha ricevuto ancora il sussidio del mese di Novembre).


Eccole le condizioni: se qualche entrata può sperare è dovuta alla carità privata, a qualche lavoro che a 86 anni compie come può (filatura).

Insomma francamente… ogni giorno pensando alla miseria di mamma, quando mi seggo a tavola e mi trovo circondato davvero più del necessario per me, cresciuto nell’indigenza, creda che il pianto mi sale alla strozza, come in questo momento, e vorrei esserle vicino: ogni giorno più ammiro la santità di quella donna, che poi per carattere non osa dire nulla e forse soffre.

Io non so se faccia bene a scrivere queste cose, perché sinceramente non ho mai capito quali sono i doveri di un religioso al riguardo; secondo me è un gran pasticcio. Deferisco la cosa.

Il fratello è in America, la sorella è suora della carità a Frosinone ed è più povera di noi che siamo poveri; io non posso disporre di nulla.

La mamma in conclusione ha bisogno che il sussidio sia aumentato, se no, fa dei debiti (e qualcuno ho dovuto pagarglielo nella mia andata, interpretando il permesso dei superiori, ne parlerò al mio Direttore) e quello che è più deve soffrire disagi per il necessario: s’informi della miseria della mamma e vedrà che non esagero. Io che non vorrei trattare di queste cose (forse per la mia superbia) sono obbligato a farlo: avevo l’intima persuasione che il sussidio fosse un po’ più di una lira e me ne stavo tranquillo. Ora che ho verificato il bisogno domando a Lei aiuto: faccia in Domino quanto crede bene e le sarò riconoscente per quanto vorrà fare per gli ultimi anni di vita di mamma.

Se sorgessero difficoltà non ho alcun timore di rivolgermi ai Superiori maggiori; me lo dica con tutta libertà. Che vuole? In questo genere di cose ci capisco poco.

Voglia pregare per la mia povera mamma, che a mezzo mio ringrazia di cuore quanto i Superiori vorranno fare per aiutarla. Preghi poi per me, come io cerco di fare per Lei, affinché il buon Dio disponga anche in relazione a mamma; ogni evento pel bene dell’anima sua e dell’anima mia. Sono rassegnato a tutto.

Lei conosce poi i bisogni del mio spirito in relazione al Direttorato della scuola e si assicuri pure che ogni giorno più va accrescendosi in me il senso della mia assoluta inettitudine (anche se altri dica[no] il contrario… Caro Lei, l’interesse fa dire tante cose…) e più della continua contraddizione di spirito per la vita di bugie, di falsità, di sotterfugi cui sono posto.

A ciò si ribella l’animo mio internamente e, non glielo nascondo, ho l’intima fiducia in Dio che presto disporrà le cose per il mio esonero.

Non ne fo colpa a nessuno, ma anche Lei fu in questa faccenda un manutengolo e ricordi che è responsabile Lei pure di tutto questo.

Se l’aggiusti con Dio, perché ogni atto disforme dall’intima mia persuasione, io lo caccio sulla coscienza dei Superiori.

In questa questione mi pare che la vita religiosa non c’entri, non essendo questa mia carica salesiana, e quindi posso parlare così.32

Preghi per me dunque che, come vede sotto troppi rispetti ne ho bisogno.

Con affetto:

Don Vincenzo Cimatti

32 / Albera Paolo / 1920-12-3 /


a Don Paolo Albera, Rettor Maggiore dei salesiani



3 dicembre 1920

M. R. Sig. Don Albera,


È la festa del S. Patrono dei missionari e voglio cogliere l’occasione, unitamente a quella della nostra Pentecoste, della nascita cioè della nostra Congregazione nelle braccia della nostra buona Mamma, per protestare a Lei i sensi della mia vita salesiana, a Lei che è il nostro duce e il nostro padre.

Se ogni giorno prego per Lei, è in modo speciale in questi santi giorni che la ricordo; voglia gradire il povero omaggio, e la bianca Mamma lo avvalori colle sue benedizioni.

Ed un altro argomento di gioia, gioconda l’animo mio: sono entrato nel 25.mo della mia professione e intendo in tutto quest’anno, mentre nella quiete del mio cuore ringrazio il buon Dio, rinnovare a mille doppi il fervore, correggere le molte deficienze, rinascere ad una vita più salesiana. Oh, come confido nelle sue preghiere, nelle sue esortazioni: mi aiuti, mi aiuti.

È a Lei per il primo che do l’annuncio e desidero che Lei solo lo sappia. Chissà che il Signore non mi conceda proprio in quest’anno la grazia desiderata delle missioni.

Creda, amatissimo Sig. Don Albera, che ormai il mio pensiero è là, ormai non mi sa di attraente se non l’attività apostolica. Oh, quanti castelli, quante immaginazioni, quante preghiere. Vivo specialmente nell’esercizio del sacro ministero, in mezzo ai miei poveri selvaggi abbandonati… Quando il Signore ascolterà il mio povero: “Ecce ego, mitte me”?

E sono talmente sicuro di riuscire a carpire al Signore la grazia che per me è un pensiero evidente, naturale.

Certo ho ancora da lavorare assai a santificarmi, ma quella vita purificherà certo molte delle mie miserie.

Che vuole! Non le nascondo, mi nausea ognor più la vita convenzionale, non sempre sincera, in cui debbo vivere, specialmente in relazione alle autorità scolastiche governative.

Aria, aria pura di altre terre, lavoro faticoso assiduo, se no vegeto e imputridisco; in mezzo alle miserie materiali e morali… e mi pare che sarò felice quanto più saranno tediose, miserabili, infelici… Ecco quello che forma da venticinque anni il mio desiderio: ecco quello che imploro da Dio per mezzo dei miei Superiori. 33

Oh, preghi, preghi per l’anima mia e disponga il buon Dio per il bene mio quanto crede: sono pronto e rassegnato a tutto.

Accolga questi poveri sensi, anche come auguri per le prossime feste natalizie, che anche a nome dei colleghi del corso normale e di tutti gli allievi maestri, Le presento.

Affido la presente al Santo dei Missionari, alla nostra Mamma Immacolata e al S. Cuore di Gesù in questo giorno a Lui sacro. Mi benedica e preghi per me.

Dev.mo

Don Vincenzo Cimatti, salesiano

33 / Lucchelli Alessandro / 1920-12-3 /


a Don Alessandro Lucchelli, Ispettore salesiano



3 dicembre 1920

M. R. Sig. Ispettore,


Sono vivamente commosso della sua bontà, che certo permetterà un po’ di calma alla mamma.

La Provvidenza che mai mancò di aiutarla in momenti anche dolorosi, ecco per mezzo suo, si manifesta in nuova forma. Grazie dall’intimo del cuore, anche a nome della mamma, che se sapesse farlo e potesse non mancherebbe certo di fare il suo dovere. Grazie pure del sussidio straordinario di cui (non essendo più necessaria la mia presenza e quindi essendo partito) mi ero accordato col Signor Prefetto, che è il tramite di distribuzione dei sussidi alla mamma. Colgo l’occasione dell’avvicinarsi della cara festa dell’Immacolata per riconfermarle i sensi di vita salesiana completa che desidero nutrire in me e che Lei mi aiuterà a realizzare con le sue preghiere, come di gran cuore le assicuro che faccio per Lei.

Il Sig. Direttore mi ha parlato del suo desiderio che nel prossimo anno il sottoscritto faccia parte del Capitolo della casa.

Se mi può esonerare, mi fa una grande carità e Lei conosce i motivi. D’altra parte a Valsalice ho sempre sostenuta l’idea che tutti i Superiori dovrebbero parteciparvi: nel caso mio specifico insistetti sempre per l’esonero, alfine di potervi fare entrare qualcun altro. Ciò mi sembrerebbe più opportuno.

Tuttavia, se proprio dal mio non accettare ne venissero inconvenienti, come la caduta di Valsalice e della nostra Società, via! non voglio essere causa di tanti mali e quindi accetto!

Che commedie! Perciò faccia Lei in Domino, tanto, Lei sa come la penso. Preghi per me e mi faciliti l’andata nelle Missioni.

Sono pronto subito.

Dev.mo

don Vincenzo Cimatti

34 / Lucchelli Alessandro / 1921-4-… /


a Don Alessandro Lucchelli, Ispettore salesiano



[Aprile 1921]

M. R. Sig. Ispettore,


Le feci a voce la commissione che mi stava a cuore per la mamma.

Spero avrà provveduto. Per norma le invio (poi distrugga pure) quanto mi scrivono da Faenza quelli che sono vicini alla Mamma. Le assicuro che mamma non ha un centesimo di suo, salvo quello che le passano i Superiori nella loro bontà, e data l’età, non è in grado di guadagnarsi nulla.

Quindi se non deve vivere d’aria, bisogna che i Superiori mi aiutino con una certa regolarità, se no, povera donna…

Le ripeto: non ha nulla di suo, su cui fare assegnamento anche solo per un giorno.

Preghi per me, ed il Signore la rimeriti per quanto fa per la mia povera e santa madre.

Con ossequio,

Dev.mo

Don Vincenzo Cimatti

35 / Albera Paolo / 1921-9-25 /


a Don Paolo Albera, Rettor Maggiore dei salesiani


25 settembre 1921

Amatissimo Padre,

Inizio oggi una fervorosa novena a Don Bosco, nell’intimità dell’anima mia (e desidero vivamente che nessuno lo sappia) per prepararmi a ringraziare il prossimo 4 ottobre il buon Dio, la Mamma Ausiliatrice e Don Bosco per il primo venticinquesimo di professione. 34

Voglio che a questa festa gioiosa dell’anima mia partecipi spiritualmente Lei pure e mi aiuti presso il Signore nella miseria in cui mi trovo, colla preghiera, con il consiglio, con quelle forme che Lei riterrà opportune.

Ho cercato in questi mesi di permanenza a Piova, di ravvivare l’antico fervore e slancio, e coll’aiuto di Dio mi pare di essere riuscito a rimettermi nel primitivo, semplice, intenso fervore dell’anno di Foglizzo; con le buone e semplici disposizioni d’allora per un più energico adempimento dei miei doveri; per una sitibonda unione col mio Dio; per una propagazione più attiva della devozione alla Mamma celeste; per un più intenso lavoro, per una passione più forte per la salvezza delle anime e per consacrarmi a Dio nelle Missioni. Voglio sperare che a tempo opportuno la grazia verrà: nella mia presunzione speravo proprio in questa circostanza, ma ogni giorno più il Signore mi fa comprendere che occorre ancora molta preparazione di scienza sacra e specialmente un buon corredo di virtù. Preparerò il corredo, e quando a Dio piacerà, dirò con umiltà allegra e confidente l’“Ecce ego, mitte me!”.

Le chiedo in questa occasione, che per eccitarmi ad una vita più schiettamente salesiana, ho voluto nell’intimità serena e silenziosa dell’anima commemorare[?]:


  1. Un consiglio o ricordo che valga ad aiutarmi al bene e se è possibile scritto di suo pugno;

  2. Una benedizione specialissima su me, sulla mia vecchietta di 87 anni, sul fratello Luigi, salesiano e sulla sorella suora negli ospedali, gli unici miei affetti terreni, che come vede sono tutte anime consacrate a Dio.

  3. Una sua preghiera speciale coll’intenzione che io possa perseverare, corrispondere alle grandi grazie che Dio mi ha fatto, ringraziare vivamente e meno indegnamente il buon Dio, riuscire a salvare l’anima mia e numerose, numerosissime, il numero maggiore possibile di anime.


Vorrà scusare la noia, il disturbo che le reco, ma voglia anche in questa circostanza fare del bene all’anima mia.

Ogni giorno la ricordo a Gesù e a Don Bosco e Lei ricordi chi baciandole la mano si professa:


Aff.mo figlio

don Vincenzo Cimatti, salesiano

36 / Lucchelli Alessandro / 1922-1-22 /


a Don Alessandro Lucchelli, Ispettore salesiano



22 gennaio 1922

Molto Rev.do Sig. Ispettore,


Non potendo venire a parlare, scrivo. Le unisco a parte qualche pensiero sul Capitolo o generale o Ispettoriale. Lei, a quanto pare, desidera informazioni o non è informata della questione sulla esecuzione di quella povera rappresentazione che ho musicato. 35


  1. Non ricevetti nessun ordine: un semplice invito da parte dei Superiori che avrebbero gradito… fidandosi di me, del mio buon senso, ecc.

  2. Esposi le difficoltà, libretto, musica, esecutori, ambiente, ecc. e sempre insistetti su questo concetto: “Se si fa, bisogna che i Superiori che lo desiderano, ci facciano la più bella figura del mondo”. Ma intanto come eliminare le difficoltà? Con elemento estraneo? Difficile combinare per le prove, che – noti – esigevano che la massa di Valsalice (oltre una 70) discendesse a Valdocco. Quando?

  3. Scrissi al Sig. Don Rinaldi (due lettere senza risposta) esprimendo le difficoltà incontrate e non potute risolvere, e riassumendo la questione così:


    1. I Superiori vedano il libretto (fu trovato una meschinità).

    2. Don Cimatti ha bisogno degli elementi oratoriani di Valsalice (convittori, chierici e anche superiori di cui alcuni preti). I Superiori dissero di fare il possibile di non usare i preti: e siccome io voglio contentare i Superiori che forse all’Oratorio si troverebbero imbrogliati col bell’ambiente che c’è, a… sono necessitato a cercarmi fuori altri e siamo daccapo colle difficoltà.


  1. Otto giorni fa, mi si disse di fare il possibile (finalmente Don Rinaldi mi comunica oralmente le sue idee): dica Lei, come si può fare? Però mi disse: “Badi bene che se lo fai, fai un piacere – ad ogni modo, se non si può, pazienza!”. Io non ho impegni con nessuno.

  2. All’Oratorio poi (conosce l’ambiente), creda, sarebbe stata una freddura perché non tutto l’ambiente avrebbe palpitato all’unisono. No, no! Dopo l’ultima gaffe fattami fare, non mi ci pigliano.


Conclusione: io esposi la cosa al mio Superiore, e sentito i pareri dei colleghi, si concluse dicendo: le condizioni igieniche attuali ci impediscono di fare quanto si desiderava.

Ha capito qualche cosa di questo guazzabuglio? Io vi vedo chiaro e ringrazio il Signore che così abbia disposto. Preghi per me che sempre la ricordo. Con affetto:

Dev.mo

don Vincenzo Cimatti

37 / Lucchelli Alessandro / 1922-2-10 /


a Don Alessandro Lucchelli, Ispettore salesiano



[Circa 10 febbraio 1922]

Mio buon Ispettore,


Dimenticanza? Perdita del vaglia? Insomma Lei vede che la mamma aspetta la Provvidenza, che si serve di Lei come intermediario.

Abbia la carità di aiutare la mia vecchietta che pregherà tanto per Lei e per i bisogni immensi della sua Ispettoria.

La ricordo sempre al Signore. Lei ricordi pure il suo:

Don Vincenzo Cimatti



38 / Lucchelli Alessandro / 1922-3-5 /


a Don Alessandro Lucchelli, Ispettore salesiano36



Faenza, 5 marzo 1922

Molto Rev.do Sig. Ispettore,


Ieri alle 14 volava in Paradiso la mia povera mamma colpita da influenza, che – data la grave età – non poté superare.

Voglia suffragarne l’anima e se crederà comunicare il fatto ai Ven.mi Superiori Maggiori, anche per vedere se si può comunicare al fratello che si trova a Piura in America, con una certa qual sollecitudine la notizia.

Ad ogni modo domani dopo i funerali io gli scriverò.

Mentre di gran cuore la ringrazio dell’interessamento, che sempre ebbe per la mia vecchietta, voglia pregare per Lei e per me. Ormai non ho legami materiali: con rinnovato ardore lavorerò finché Dio mi dà vita per la santificazione mia e per la nostra Pia Società.

Dev.mo

don Vincenzo Cimatti





39 / Cassigoli Antonio / 1922-3-19 /


ad Antonio Cassigoli, maestro, compagno di Faenza


19 marzo 1922

Mio buon Tonino,


Grazie degli ultimi tuoi sporadici saluti. Torno da Faenza dove ho chiuso gli occhi alla mia buona e santa vecchietta. Prega per Lei e più per me. Sta’ buono e allegro, lavora attivamente per fare un po’ di bene.

Ti ricordo sempre e con me tutti gli amici e Superiori e specialmente il Sig. Direttore


Tuo sempre

D. V. Cimatti


40 / Besnate Daniele / 1922-6-1 /


al chierico Daniele Besnate, ex-allievo di Valsalice



1 giugno 1922

Carissimo Don Besnate,37


Grazie della relazione delle belle feste faentine e dell’invito alle altre ancora più grandiose culminanti coll’incoronazione della nostra cara Madonna.

Tanto Don Tonelli che il sottoscritto siamo presenti in spirito: tu sai le nostre condizioni. Ma desideriamo vivamente di essere ricordati agli antichi compagni e superiori.

Fa’ tu le nostre parti o delega Mazzotti o Placci o chi credi opportuno a ricordarci. Presso Don Bosco pregheremo assai per tutti.

Al buon Dottino (se credi) da’ questa mia invocazione a Maria che a Torino si eseguisce con grande effetto: s’impara in cinque minuti.

Al buon Desirello il brindisi che da tempo mi richiese e che non potei finora scrivergli. Digli però che non è mio: l’ho scritto quando ero a S. Luigi, mentre i miei vecchioni me lo cantavano. Fa parte dell’Operetta “Dall’ago al milione” dell’Argenti (se non erro): sostituite note e parole, che va sempre bene. Anche questo è di molto effetto: attenti che è un Valzer.

Buone e sante feste ricche di frutti spirituali. Prega per me e saluta tutti da parte di tutti. Con affetto riconoscente,

Dev.mo

don Vincenzo Cimatti

41 / Perotti Antonio / 1922-6-... /


a Antonio Perotti, ex-allievo di Valsalice, ragionere


Giugno 1922


Don Bosco ti vuole bene e vuole che nello spirito di attività e di amore sacrificato ti formi buon cattolico, onesto cittadino, consolazione dei buoni tuoi genitori e operatore di bene.

Non ti mancheranno lotte e disillusioni, ma potrai tutto in Colui che sarà sempre tuo conforto.

Calmo, sereno, lavora per te e per gli altri: ma renditi umile, forte e robusto.

La Mamma Ausiliatrice sarà anche per te (come per Don Bosco) guida e Maestra.

Prega per il tuo

Aff.mo

don Vincenzo Cimatti

42 / Morandi Pietro / 1922-8-… /


a Pietro Morandi, ex-allievo di Valsalice



[Inizio Agosto 1922]

Mio sempre carissimo Pietro,


Grazie della tua cartolina. Dirò la S. Messa alla tomba proprio secondo la tua intenzione e siccome ti conosco un poco, a Gesù e a Don Bosco dirò tante cose per te.

Meno male che quelle parole cominciano a servirti: ne vedrai l’utilità e il bisogno specialmente in seguito.

Tutti ti hanno presente nel loro pensiero e nelle loro preghiere. Ti benedica il Signore, mio buon Pietro: è il miglior modo quello che hai usato.

Oh, l’efficacia della S. Messa! Coraggio sempre, allegro e sappiti abbandonare da buono e tenero figlio nelle mani della Provvidenza. Ti ricordo, sarà sempre un regalo che fai scrivendo al tuo


Aff.mo

don Cimatti



Si avvicina la festa della Madonna: amala e falla amare.



43 / Stefanutto Giuseppe / 1922-8-23 /


al chierico Giuseppe Stefanutto, ex-allievo, assistente ad Este38



Este, 23 agosto 1922


  1. Ti stia presente alla mente e alla volontà che l’unione con Dio, favorita coi frequenti richiami a Lui (giaculatorie, aspirazioni, desideri, visite), è una delle basi di azione e di perfezionamento.

  2. Prega per le persone (confratelli e giovani) verso cui ti senti inclinato o da affetto o da qualche odio o divergenza. All’atto affettivo o di odio sregolato succeda subito o al più presto la preghiera, come penitenza. Ricorda a Gesù nella S. Comunione o visita il nome dei più bisognosi.

  3. La correzione affabile, costante, individuale, previa nozione chiara e ripetuta del regolamento, sarà il mezzo per avvincerti i cuori ed ottenere (col concorso dei mezzi precedenti) buoni risultati.

  4. Nel tuo perfezionamento ti siano di guida i seguenti pensieri di S. Francesco di Sales:


    1. Far molto; credere di non aver fatto nulla che abbia valore; non perdersi di coraggio e sempre ricominciare, ecco il segno dello spirito di Dio vero.

    2. Tienti con allegria umile davanti a Dio, ma sii ugualmente allegro davanti agli uomini. Sta’ contento se gli uomini non si curano di te. Se ti stimano ridine di cuore del loro giudizio e della tua miseria che ne è l’oggetto; se non ti stimano, consolati allegramente, che almeno in questo gli uomini dicono la verità.

    3. Non bisogna mai rompere le corde che scordano o abbandonare lo strumento guasto. Bisogna ascoltare bene dov’è guasto, e dolcemente tendere la corda o rilasciarla secondo i casi e l’arte; la pessima tentazione è quella dello scoraggiamento.


  1. L’esame quotidiano ben fatto, portato specialmente e successivamente sulle azioni più importanti e meno riuscite, sarà il termometro segnalatore della tua vigilanza e della tua attività nel bene.

Memento ad invicem!

don Vincenzo Cimatti


44 / Savaré Bernardo / 1922-10-5 /


a Don Bernardo Savaré, Direttore Oratorio S. Fr. di Sales



[Valsalice] 5 ottobre 1922

Molto Rev.do Sig. Don Savaré,


Ho scritto al Maestro Dogliani, che, per ordine superiore, devo portare al pomeriggio le ore (N. 4) di canto prescritte pel corso normale di Valsalice: il che importa che il Sig. Maestro abbia due pomeriggi a sua disposizione.

La prego di tener conto di questa esigenza nella distribuzione dei suoi orari in modo che il Signor Maestro possa trovarsi colla consueta puntualità a fare queste ore di scuola. Certo tutto questo porterà a un aggravio nuovo pel Sig. Maestro (che però viene a guadagnare le ore del mattino), ma non saprei come decidere la questione diversamente e d’altra parte devo assolutamente cambiare l’orario.

Preghi per me e mi aiuti a facilitare anche questo increscioso dovere. Con ossequio.

Dev.mo

don Vincenzo Cimatti


45 / Ex-allievi Valsalice / 1922-11-… /


Lettera circolare agli ex-allievi di Valsalice39



Torino, [Novembre 1922]

Illustrissimo Signore,


Il giorno 8 dicembre si compiono 50 anni dacché i figli di Don Bosco presero la Direzione del Collegio Convitto di Valsalice. Ci pare doveroso ricordare ai numerosi e distinti ex-allievi di questo fiorente Istituto una data così importante, affinché si uniscano a noi per solennizzarla nel miglior modo possibile.

Fra tutti i salesiani che dedicarono le loro attività al convitto di Valsalice, l’unico che vi dimorò ininterrottamente per tutto questo lungo spazio di tempo, e che tuttora vi dimora è il Venerando Don Michele Vota, al quale desideriamo tributare un piccolo omaggio che gli attesti il nostro affetto e la nostra incondizionata riconoscenza. Sarà quindi molto gradita la sua adesione, che unita a quella di tutti gli altri ex-convittori di Valsalice offriremo al Sig. Don Vota in un degno Album con artistica pergamena.

Il giorno otto, ai piedi di Gesù Sacramentato, commemorerà la faustissima ricorrenza l’ex-allievo Rev.mo Padre Righini, S. J. ed il giorno nove si celebrerà una solenne funzione funebre in suffragio di tutti i confratelli Salesiani ed ex-allievi che in questo cinquantenario ci hanno preceduti nella beata eternità.

Assicurandola che sulle tombe dei nostri Fondatori e Padri Don Bosco, Don Rua, Don Albera, si innalzeranno da tutti i Salesiani e convittori fervorose preghiere secondo le sue particolari intenzioni, godo potermi dire:


Della S.V. Ill.ma

Dev.mo Sac.

dott. Vincenzo Cimatti

Direttore





Istituto Valsalice

Via Valsalice, 39

Torino

46 / Vergnano Vittorio / 1922-12-12 /


a Vittorio Vergnano, Dottore


12 dicembre 1922

Mio buon Vergnano,


La tua mi giunse graditissima. Che debbo dirti?

A nome di Dio mi pare di poterti assicurare che sei sulla buona strada. Don Bosco diceva: “Niente ti turbi! Il passato è passato, acqua passata non macina più. L’avvenire non sai come sarà: è nelle mani di Dio. Hai a tua disposizione il presente; trafficalo per il bene dell’anima tua e per quella degli altri”. Mi pare che il tuo sia ora questo programma e va bene. 40

Prega per me affinché possa fare un po’ di bene e salvarmi. Saluta tutti gli amici, specialmente D. V.

Tuo sempre

don Vincenzo Cimatti


47 / Dalmasso Umberto / 1923-2-15 /


a Don Umberto Dalmasso, ex-allievo di Valsalice, missionario in Cina41



Torino 15 febbraio 1923

Carissimo Umberto,


L’amatissimo Monsignor Versiglia e Don Garelli ci hanno tanto parlato di te. Te felice che puoi fare tanto del bene.

Il Signore nella sua bontà ti ha voluto provare assai dolorosamente. Saputa la notizia abbiamo inviato condoglianze a Mario e sapendo che ti sarà di non lieve conforto l’assicurazione che tutti di Valsalice abbiamo pregato per l’anima eletta di tua mamma, vogliamo dirtelo con questa nostra.

Sia fatta la volontà di Dio. Come ti sono stato vicino nei giorni giocondi della tua vita valsalicese, ti sono più che mai vicino col cuore e colla preghiera ora e con me tutti i chierici e confratelli di Valsalice. Coraggio, Umberto. La mamma dal cielo benedirà il tuo grande sacrificio e pel tuo grande dolore impetrerà grazie speciali sulla tua missione. Ti abbraccio di cuore.

Aff.mo

don Vincenzo Cimatti




48 / Cencetti Giuseppe / 1923-6-9 /

a Giuseppe Cencetti, ex-allievo di Valsalice


Torino, 9 giugno 1923

Mio buon Giuseppe42,


Si vede proprio che non ricordi il mio modo di fare.

L’affetto forse troppo forte che sento per l’anima tua desidererebbe frequenti tue notizie e digiuno come era delle tue da molto tempo ha scritto quello che tu non hai capito.

La prima domanda che faceva Don Bosco ai suoi allievi era sempre quella che si riferiva all’anima ed io poveramente ho tentato di imitarlo.

Ero più che persuasissimo che mi avresti risposto così e sono ben felice e ne ringrazio Dio.

Quanti tuoi compagni non si sentirebbero di rispondere così.

Qua, mio Giuseppe, che ti stampi un bel bacione in fronte, e voi, o mio Dio e tu, o mamma Ausiliatrice, beneditelo abbondantemente.

La determinazione scelta della vita familiare è la migliore: è quella fatta pel tuo carattere: non te l’ho sempre detto?

Coltivala, accrescila, fortificala, e specialmente (è il vero fondamento) continua colla S. Comunione a dominarti.

Ringrazia la Madonna per quanto ha voluto fare per te proprio nel giorno a Lei consacrato. Renditi degno dei nuovi obblighi, con una vita laboriosa e buona. Se hai scritto al Nassò naturalmente ti avranno risposto o ti risponderanno quando ti invieremo l’Eco descrivente la festa ben riuscita dello scoprimento della lapide: pochissimi i convenuti fra quelli dell’anno scorso (Ballauri) e il giorno dopo Gallo e Maggi soldati.

Notizia che ti tornerà dolorosa: la morte del buon Bertolini avvenuta il 18 u. s. per diabete. Pretiosa in conspectu Domini mors sanctorum eius!

Ringrazia babbo della bella postilla alla tua lettera. Ti assicuro che ricordo lui e la sua famiglia speciali modo.

Permettimi di abbracciarti e a nome di tutti dirmi

Tuo

don Vincenzo Cimatti



Credo farti un regalone per manifestarti la mia gioia nel vedere come Gesù ti benedice, di inviarti un autografo (autentico) di Don Bosco le cui parole faccio mie… Saluti cari a babbo e mamma.

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