Cimatti|Ricaldone Pietro / 1935-6-6

1436 / Ricaldone Pietro / 1935-6-6 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



Tokyo, 6 giugno 1935

Amatissimo Sig. Don Ricaldone,

Avrà ricevuto la notizia della morte del nostro Santo Don Piacenza: non ritiro la parola. La lettera mortuaria che mi sono sforzato di fare come meglio sapevo, solleverà molti veli ammirabili di quest’anima.

Ho perduto il miglior amico, per me certo insostituibile. Pensino i Superiori a venirci in aiuto al più presto, se no, non so come fare.

Per me ho pianto di consolazione nel vedere le vie mirabili della grazia di quest’anima – ci amavamo quanto dir si possa – e ho ringraziato il Signore di essere salesiano, anche perché la Congregazione è madre di tanti santi confratelli. Conosco poco dei precedenti di Don Piacenza la vita di Valsalice – dopo l’ho seguito, e mi pare di averlo compreso. Le cause del decesso?

Come sa fu operato due volte d’appendicite – alla seconda operazione per un forte starnuto gli uscì doppia ernia. Il mercoledì precedente l’Ascensione fu operato con ottimo esito – già mangiava – poi accusò debolezza generale e al sabato andava assopendosi e perdendo la parola, non la cognizione. Ogni mattina S. E. l’Arciv. che dice la Messa all’Ospedale, gli portava la Comunione. Al lunedì al solito la portò – ma non dando segno di capire, già se ne ritornava, quando all’aprirsi della porta, aprì gli occhi e accennando il desiderio fu comunicato.

Poi non diede più segno di comprensione e al martedì alle ore 5 antimeridiane spirava. Rileverà dalla lettera quanto rimpianto, quanta larga simpatia abbia suscitato la sua dipartita e il suo lavoro.

Il medico spiega la cosa come una complicazione cerebrale. Non saprei dirle altro nella premura che ho di informarla della cosa. Scrivo anche al fratello Don Amabile.

Come le dicevo, pensi come rimaniamo e vedano davvero i Superiori di venirmi in aiuto sollecito in quelle forme che credono opportune, anche sotto forma di prestito di personale – qualcuno che dica anche solo la Messa può al momento servire. Al momento ho pregato Don Tanguy che lo assistette usque in finem e che doveva aprire il Noviziato ormai finito a sostituirlo, ma non potrà starci a lungo. Quid faciam? Ormai tutte le case (salvo Miyazaki) hanno un confratello prete solo, a Tano nessuno – alla domenica cerco sdoppiarmi e turare buchi.

Prego i Superiori a venirmi in sollecito aiuto: faccia, amatissimo Sig. Don Ricaldone, questo massimo sforzo, ma non attenda per carità la partenza dei missionari, se no, perimus omnes et nobiscum animae pereunt!

Colgo l’occasione per augurare ottimo onomastico a nome di tutti con l’assicurazione di molte preghiere.

Preghi per me affranto, ma sempre fiducioso e abbandonato nelle mani di Dio, di Maria e di Don Bosco.

Aff.mo figlio

Don Vincenzo Cimatti, sales.



P.S. - E il Visitatore? E il nuovo Ispettore? A quando?