1402 ricaldone


1402 ricaldone

1402 / Ricaldone Pietro BS / 1935-4-1 /


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1.1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani

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Primavera Giapponese e fiori e frutti missionari1


1 Aprile 1935

Rev.mo ed amatissimo Signor Don Ricaldone,

La stagione dei fiori fra lo splendore delle azalee e ciliegi, è nel suo pieno sviluppo. Ferrovie, automobili ed ogni altro genere di locomozione si mette in suo, per andare ad osservare le magnifiche fioriture. Gli sportsmens in montagna, gli altri in collina o in pianura, nei luoghi più celebri o meno, a pochi chilometri dal natio villaggio o nel posto stesso di residenza, tutti, si fanno un dovere di fare la passeggiata tradizionale.

A sera i parchi si illuminano a giorno, e fra la penombra di lampade di tela o di carta si popolano di visitatori. Chi canta e suona, chi mangia e beve, chi col pennello in mano coglie la fugace impressione e scrive poemetti brevissimi, chi danza, chi assorto in silenziosa contemplazione si gusta l’impressione del cader dei petali, che vanno tappezzando come bioccoli di neve il terreno.

É difficile per noi valutare questo mondo di impressioni, di sentimenti, sgorganti dall’ammirazione della natura fiorita e di cui il buon giapponese tanto si compiace ed esalta: è certo spettacolo non indifferente e ci si rimane avvinti. Il linguaggio dei fiori quale manifestazione naturale che il floricultore giapponese riproduce in piccolo, dopo un lungo corso di studi (quattro anni) nella presentazione dei fiori in vasi decorativi, è davvero assi forte per questo popolo. E tanto vero è che essi hanno bisogno di vivere in pieno paesaggio; non si chiudono volentieri negli alveari umani, come facciamo noi nelle nostre città.

Su uno sfondo di verde costante, dato dai loro pini, cedri, bambù, ecc. vogliono vedere fiori, fiori, fiori… Il prugno, il ciliegio, l’azalea, il glicine, in primavera; il loto in estate; il crisantemo e l’acero rosso d’autunno... Senza contare la gamma di colori dei campi gialli dalla colza, bianchi dalle rape e grano saraceno, e rossi da una specie di trifoglio. E inquadrata in questa fioritura la casa… Non orizzonti larghi, ma scenette improvvise d’ambiente in natura, che essi riproducono studiosamente nei loro motivi di architettura d’arte pittorica e floreale e nell’ornamentazione dei loro vestiti. Fiori in casa, fiori presso le tombe, fiori nelle feste civili, scolastiche, fiori dipinti, e stoffe a fiorami sono le manifestazioni più sintomatiche del loro amore per la natura.

E da questa contemplazione o imitazione della natura balza fuori il simbolo – ed è quello a cui pensano, quando apparentemente inespressivi stanno in contemplazione silenziosa di fronte a queste cose belle. “La beltà passeggera dei fiori…, brevità della vita. Così sfioriremo noi pure… Così sia disposto a sfiorire il mio essere per la grandezza della mia Patria… L’anima mia è come il fiore del ciliegio montano che esala il suo profumo al sole del mattino”.

Ma la contemplazione e riflessione di queste cose belle mi fa perdere il filo delle notizie mensili che volevo comunicarle a conforto di Lei, Padre buono, e ad eccitamento di quanti amici e cooperatori e benefattori conta la nostra povera missione.

A Tokyo la SCUOLA TIPOGRAFICA Don Bosco va sempre meglio organizzandosi, e se non ci verrà meno l’aiuto di Dio e dei nostri benefattori, è destinata a far certo un bene immenso. Si viene già delineando un minuscolo laboratorio di sartoria… Don Bosco, quando a sera con Mamma Margherita rattoppava i vestiti dei suoi ricoverati, penso che non stava in un laboratorio migliore. Ma già si sogna la calzoleria e la scuola meccanica…

A Tokyo coll’Oratorio di Mikawajima viene pure organizzandosi il lavoro della Parrocchia a favore dei cristiani, che vengono sempre più moltiplicandosi. Giorni or sono, il nostro buon Mons. Chambon si degnò di venire in mezzo ai nostri cristiani per amministrare la S. Cresima a un buon numero di essi. Sempre gradite e di sommo conforto a tutti le visite del buon Pastore.

Ed in missione, il nuovo anno scolastico ci ha portato il Piccolo Seminario al completo: costruito per 50 allievi, siamo in pena per allogarli convenientemente. L’Ospizio pure che già conta oltre 80 ricoverati pensa ad attuare un ulteriore ampliamento.

Le riunioni giovanili quotidiane, e più specialmente le domenicali ovunque affollatissime, mentre il rude lavoro del dissodamento fatto dai missionari vagantes, va tenacemente continuandosi in ogni zona. Questi buoni pagani non amano Gesù, perché non lo conoscono – e molti non lo conoscono perché non c’è chi loro lo faccia conoscere, e mi sembra di udire specie in quest’anno della Redenzione, più insistente la voce di Gesù: “Padre, perdona, perché non sanno quello che fanno”. Lei, amato Padre, comprende dove vadano a parare le conclusioni. Abbiamo bisogno di personale e di mezzi: è il solito ritornello che tutti i missionari instancabilmente ripetono, è il leit-motiv di tutte le composizioni di stile apostolico… Ma Gesù nel “Pater noster” non ce ne dà l’esempio insegnandoci a domandare con fede insistente e umile i mezzi quotidiani?

A TAKANABE e MIYAKONOJO con sacrifici che sa solo il Signore quanto ci costano, si è potuto passare da casa di fitto in terreno e casa propria… Ma pur tentando di emulare la Cappella Pinardi… la prima sede definitiva di Don Bosco… dobbiamo dichiararci sconfitti… Altro che funzioni in mitra… Pensi. A Takanabe la stanza che serve da chiesa ha le enormi proporzioni di m. 4 x 2 e alta m. 1,80. Quella di Miyakonojo forse è più alta e per allargarla (evviva le case giapponesi!) in pochi minuti si tolgono le pareti… e si è più al largo. Le riunioni serali, se non piove, si fanno all’aperto. Ah, il bel salone creato dal Signore! Ebbene, amato Padre, anche in questa povertà e piccolezza, c’è Gesù, grande, immenso… E mi par di sentirlo, più vicino ai suoi figli.

Ci sono anime che lo amano – anime abbellite dalla sua grazia (eccole le ultime prime Comunioni di Miyazaki) e anime, non meno belle, i nostri cari giovani pagani che assiepano le adunanze nostre – molti dei quali pregano quotidianamente, studiano il catechismo cattolico. Eccole i campioni della gara catechistica di Miyakonojo. Lei fu già al corrente di quella riuscitissima avvenuta l’anno scorso all’Oratorio di Tokyo. Mi pare caratteristica e significativa questa entrata di Gesù nelle anime che ancor non lo conoscono ma che pregano e studiano i suoi insegnamenti – pur non potendo – per tanti motivi – essere totalmente ancora suoi!

E intanto si semina a piene mani, e ad ogni costo, e dappertutto, dove può giungere la sfera della nostra modesta azione… Ah, ognuno vorrebbe essere vero Briarei dalle cento braccia e Argo dai cento occhi… Parola, libro, giornale, foglietto, musica e quanto è possibile far entrare nelle famiglie, nella scuola, nelle menti, nei cuori… Oh, quanti ritorni attesi da tempo! Un missionario riceve l’altro giorno la visita di una povera anima che da trent’anni lottava colle dolci insistenze di Gesù… Mi scrive un altro missionario: “Per lungo tempo curai un povero giovane illuso dalle teorie comuniste: pareva che tutto il mio lavoro dovesse approdare a nulla, ma ecco che l’altro giorno mi si presenta e mi dice che alla sera nella calma prima di addormentarsi, gli sembra di vedere Gesù e di non poter allontanare dalla mente tale fantasia. Inoltre di non poter dimenticare parole mie che io non ricordo. “Qualunque cosa le capiti, si ricordi che Lei deve diventare cattolico, e che solo allora troverà la pace e poi la vita eterna”. Un bravo catecumeno venuto man mano raffreddandosi, incontrato il padre missionario: “Non viene più nella nostra città?”. “Ogni settimana…”. “Oh, ritorni a parlarmi di Gesù…!”. Il desiderio acuito da un primo incontro per i volenterosi è tenuto acceso dalla grazia, e quasi sempre si riesce a condurre in porto queste care anime.

A Oita, magnifica fioritura di anime innocenti col rinnovamento totale dell’Asilo della Missione, ampliato e ridotto ad essere il più bello e spazioso della città. A Nakatsu pure il nostro collegetto pieno, ma di queste e di altre belle notizie alla prossima. Allora sfioriti i ciliegi, per i campi biondeggeranno le messi. Spero che la Pasqua porti a Lei, amato Padre, ai nostri benefattori e fratelli le più elette benedizioni del Signore – e le più intense preghiere di quest’anno santo portino a noi, secondo il desiderio del S. Padre, un maggior incremento in tutte le nostre opere.

Oh, sì, preghi, amato Padre, e faccia pregare “ut perseverans atque assidua missionalium opera feliciora cotidie incrementa capiat”. Faxit Deus. Ci benedica tutti e specialmente chi si professa

Aff.mo figlio

Don Vincenzo Cimatti, sales.

1 Manoscritto R. M. 682, inedito.