Cimatti|Ziggiotti Renato/1953-10-11

4232 / Ziggiotti Renato / 1953-10-11 /


a Don Renato Ziggiotti, Rettor Maggiore dei salesiani



Tokyo, 11 ottobre 1953

Reverendissimo e carissimo D. Renato,


Ho ricevuto la risposta relativa alla domanda del Coad. Baggio. Gli ho letto la lettera, che ho poi – per visione – trasmessa al Sig. Ispettore, che era in visita alla Missione.1

Naturalmente il confratello sperava diversamente. Ma “shikata ga nai” (diciamo in giapponese = non c’è rimedio), parlerà col Sig. Ispettore, ecc. ecc. Era meglio certo avessi risposto direttamente al Sig. Ispettore, come ti avevo accennato; ad ogni modo la questione è finita, ed il Signore terrà conto anche di questo risultato che il confratello certo [accetterà] per il bene dell’anima sua.

Mi dici di pregare per te: ma è troppo naturale e doveroso ed è quotidiana la mia povera preghiera fin dagli inizi della giornata, e nominatim nel memento della Messa.

Non capisco come nella mia Posizione attuale possa guardare le cose dall’alto e comprendere sempre meglio quanto sia necessario aiutare i poveri superiori nel disimpegno delle loro mansioni, così mi scrivi. Nel mio piccolo buco di Chofu tento di fare il mio dovere. L’orizzonte è di non molti metri di larghezza e in altezza. I Superiori (non lo so perché – e non desidero neppure saperlo) hanno voluto che partecipassi al Consiglio Ispettoriale: l’orizzonte non diventa molto più vasto, e d’altra parte mi è notissimo dal 1926 (anzi con la perdita della zona missionaria di Miyazaki l’orizzonte è assai più ristretto), quindi più facilmente esplorabile.

Mi hanno sussurrato all’orecchio che ci fu qualche bel tipo (ed il Signore gli perdoni) che disse ai Superiori che D. Cimatti non fu trattato bene nella sostituzione, ecc. Poveretti! e non vorrei davvero che i Superiori avessero fatto queste nomine, spinti da questi reclami che non so qualificare che come stupidi.2 II fatto è chiaro e tu lo conosci e lo capisci. Il Signore ha esaudito le mie povere preghiere, e non solo per l’Ispettoria, ma ex abundantia charitatis suae, anche da tanti altri grattacapi che tanti prevedevano in mio favore: basta pensare agli altri due Capitoli precedenti… a quanto si pensava… a quanto è avvenuto.3 La visita terremoto ultima…4 la dichiarazione dei Superiori della mia vecchiaia, l’esito dell’ultimo capitolo… mi avevano messo nella condizione a tutti nota per il non plus ultra della felicità.5 E tutto questo, vedi caro D. Renato, è disposizione così evidente della volontà di Dio, che per me è chiara più del sole, e la credo come verità di fede. Ed aggiungo con fede anche questo: il Signore ha disposto così per dare una staffilata sanguinosa – anche sia pure – alla mia ultrasuperbia, insipienza ed ignoranza. Oh, sì, sì, castigavit me Dominus – certo ad salutem! sed morti non tradidit me.

E sai perché? Affinchè in spiritu humilitatis et in animo contrito cerchi di riparare in qualche modo e prepararmi all’esame finale. E spero che anche tu mi aiuterai colle tue preghiere.

Ti penso sempre… come ti vedevo… in sacristia… e alla Messa… e tra i banchi.

Accetta e saluti e preghiere della famigliuola di Chofu.


Tuo Don Vincenzo Cimatti, sales.

1 Dallo stato laicale desiderava entrare allo stato ecclesiastico e si era rivolto a D. Cimatti affinchè intercedesse lui presso i Superiori Maggiori, cui spettava la decisione.

2 Fa meraviglia una parola simile in bocca a D. Cimatti: non è diretta a persone determinate, ma a modi di pensare…

3 È risaputo che poco mancasse che al Capitolo del 1947 poco mancò che D. Cimatti riuscisse eletto alla terza carica della Congregazione. Le allusioni fanno pensare che anche al Capitolo precedente a cui non partecipò ci sia stato qualcuno che abbia fatto il suo nome nelle elezioni.

4 Quella del Visitatore straordinario D. M. Bellido nel 1949.

5 Al Capitolo Gener. del 1952 certamente ci fu chi pensò di nominare D. Cimatti alla carica di Rettor Maggiore. Sarà conveniente, per giudicare i moti primo-primi suoi davanti a questi fatti a lui noti con l’atteggiamento che prese in quelle circostanze e che non può attribuirsi ad una posa.