Cimatti|Ricaldone Pietro / 1931-3-9

719 /Ricaldone Pietro / 1931-3-9 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Missione di Miyazaki

9 Marzo 1931

Amat.mo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone,

Come vede metto questa mia sotto la protezione del nostro caro Savio Domenico. Spero che sarà pienamente ristabilito e con rinnovato vigore avrà potuto riprendere il consueto lavoro. Oh, come le darei volentieri parte della salute che il Signore nella sua bontà mi dona.

È certo però che tutti i suoi figli giapponesi pregano per Lei e nella bella ricorrenza delle feste Pasquali a mezzo mio vogliono esserLe vicini per dirLe tutto l’affetto riconoscente che nutrono per Lei che tanto ha fatto e fa per la nostra Missione.

Grazie a Dio la salute generale è discreta. Non tutti stanno bene (molti stanchi), un po’ nevrastenici, nervosetti, ma via! a letto nessuno. Si lavora da tutti con buona voglia in generale, e Don Cimatti deve frenare. Mi pare che l’elemento più debole e scadente (salvo Merlino) sono i nostri buoni coadiutori, poco formati, un po’ chiodini, privi di quel senso di saper trattare coi giovani, senso di carità, di pazienza, di spirito di lavoro, che forse più che altrove è così necessario in Giappone. Speriamo che il biennio di formazione dei nostri cari coadiutori porti veramente dei buoni frutti. I nuovi venuti mi pare facciano bene. Il ch. Bechis un po’ bambino. Gli altri bene.

Il mio povero pensiero, benché forse prematuramente corre già al prossimo anno in cui spero che i Superiori vorranno fare un nuovo sforzo per venirci in aiuto. L’impulso dato da Don Torquinst al lavoro è tale che per seguirlo e per non rimaner oppressi bisogna che i superiori ci aiutino. Eccole in breve ciò che bolle in pentola.

A Miyazaki spero poter aprire l’asilo e le opere femminili, affidandole alle suore e così cominciare a togliere tra i piedi l’elemento femminile almeno nei giorni feriali, e realizzare il lavoro per le suore. Non fui aiutato in questo da nessuno, salvo che dai Superiori, perché per Miyazaki Don Torquinst (non so perché) non ha creduto opportuno fare che poco o nulla. Io non potevo in coscienza e davanti alla S. Sede, e davanti alla Congregazione far il bel gesto di lavorare a Oita, Nakatsu e lasciar il centro della Missione come una povera cenerentola abbandonata.

Non so come me la caverò, ma il Signore deve provvedere, perché la ritengo un’opera più necessaria che mai.

Lo studentato che fu pure il più abbandonato da Don Torquinst, ma che spero aiuterà in seguito, localmente è a posto. Ma la prego di pensare che per il prossimo anno incominciano il triennio su 11 chierici, dieci, e rimane quindi allo studentato un chierico solo. Bisognerà quindi che all’invio del personale per il prossimo anno abbia la bontà di tener conto di questo stato di cose per non aver per un chierico ipotecato il personale insegnante.

Se ci fosse tra quelli che invierà qualcuno che sapesse un poco di inglese, bene assai (per quello che starò per dire). Come pure uno che sapesse un po’ di disegno.

Si prospetta pure la questione del Noviziato. Avrei per ora qualche elemento che chiede di essere coadiutore che fa regolarmente il suo aspirantato, che naturalmente non può durare eternamente. Farli venire in ltalia? Come sarà meglio? O prendendo buon personale da Ivrea o da altrove iniziare qui pure il noviziato? Avrei bisogno di sapere per tempo il pensiero dei superiori, perché la casa (per ora di affitto) non si improvvisa.

Gli studi mi pare che procedano regolari con tutti gli annessi e connessi come a Foglizzo, e (paragonando gli orari), molto di più.

Il moltiplicato lavoro apostolico e l’inizio del tirocinio dei chierici porterà necessariamente un rimaneggio del personale e bisogno aumentato del medesimo. A Oita spero sarà per la festa di Don Bosco un fatto compiuto la piccola tipografia. Anche qui non so come farò per pagare tutto, ma se non trovo aiuti impegnerò me stesso… e così anche questo povero inciampo sarà fuori dei piedi.

A Beppu, al più presto, le suore apriranno la casa loro di formazione, e si renderà necessaria l’apertura stabile della Missione in quella città. Andato a monte, per la malizia degli uomini, il magnifico progetto del nostro Don Torquinst (perché alla vigilia del contratto, anzi lo stesso giorno, il Municipio non volle più vendere un posto che ci avrebbe dato subito locale e abitazione), si è dovuto ricorrere a rimaneggiamenti che ci faranno spendere molto di più, ma che bisogna pure realizzare se si vuol dare un aiuto efficace alle suore, quindi al più presto anche là bisogna pensare ad una sede fissa.

A Nakatsu sono ormai ultimati i lavori di ampliamento del nostro piccolo seminario o aspirantato. Così faremo posto per quest’anno ai nuovi che il Signore ci regalerà (sembrano una diecina) e per il prossimo anno chi vivrà vedrà! (Oh, a proposito, guardi che sono al sesto anno di superiorato…).

Come vede, il Signore ci benedice e spero che col suo aiuto, con quello dei Superiori e con quello di Don Torquinst potrò fare fronte agli impegni, che non sono pochi. Riserve non ne ho, perché tutte quelle che la carità di Don Torquinst ci aveva dato è già scomparso. Conto sull’aiuto dei Superiori (ho domandato al Sig. Don Rinaldi), su quello di Propaganda e sui benefattori… il Signore mi aiuti!

Potessi trovare un 300 mila lire sarei a posto. Dopo tutto non sono una gran cosa per chi le ha… e sono un affanno per chi non le ha.

Per la stamperia con Lire 50 mila si compra tutto: macchinario e caratteri. Spererei che in breve potrebbe mantenersi da sé e in seguito dare aiuto alla missione. Capo e vice-capi li ho già trovati a Tokyo; gli insegnanti di materie secondarie trovati a Oita, e quindi la scuola col programma nostro, colle modificazioni adatte all’ambiente si può cominciare. L’ammiraglio Yamamoto dice che il Ministro dell’Educaz. sarà ben contento. I Superiori non possono aiutarmi? Ho di nuovo fatto domanda di sussidio speciale a Mons. Salotti per il Seminario e per la stamperia. Dagli elenchi delle erogazioni orientali la nostra missione ha il minimo sussidio da Propaganda. Siamo gli ultimi. Ma se non ci aiutano come si fa a crescere? La partenza di Mons. Giardini (sostituito da Mons. Mooney che era Deleg. A. in India) ci toglie certo un gran benefattore. Ma il Signore sa…

Mons. Giardini mi scrive che avrà sotto la sua giurisdizione parrocchia e casa salesiana… Firenze forse?

Amatissimo Sig. Don Ricaldone, mi voglia aiutare per la santificazione di questi cari confratelli, affinché possa compiere il mio dovere, riuscire a salvare pure l’anima mia, che volere o no, sento avvicinarmi ogni giorno più al grande rendiconto.

Preghi per me e per noi tutti che desideriamo una cosa sola: “Fare un po’ di bene e salvare le anime nostre”.

Il caro Savio Domenico le mandi modo di venirci in aiuto. Con vero ossequio, rinnovandole a nome di tutti gli auguri più sinceri.

Dev.mo

Don Vincenzo Cimatti, salesiano