Cimatti|Ricaldone Pietro|1940-4-6

2382 / Ricaldone Pietro / 1940-4-6 /




Miyazaki, 6 aprile 1940

Rev.mo Sig. Don Ricaldone,


È l’anniversario del transito del nostro amat.mo Sig. Don Rua: al solito un po’ di rendiconto.

Salute: buona, disturbi, forse prodotti dagli anni (pur essendo più giovane di Lei…), specialmente quando vado a riposo e non riesco ad addormentarmi subito. Mah! Mi metto nelle mani di Dio e avanti.

Lavoro: pensi pure che ce n’è – e quando non ce ne fosse ne cercherei; ma non pensi che ne sia sopraffatto. Il solito mio pensiero: la lontananza da Tokyo e le occupazioni della missione non mi permettono di assolvere bene né l’una né l’altra mansione. Vedano i Superiori ed anche in questo… avanti finché a Dio piace.

Per lo studio, nel rileggere il manuale del Direttore ho preso qualche proposito in relazione agli studi sacri.

Pratiche di pietà e regole e Ss. Voti: nulla di speciale.

Carità e relazione coi confratelli: per parte mia nulla. Debbo frenarmi a tutto potere nelle manifestazioni esterne e coi confratelli e giovani – verso tutti mi sento più portato che respinto. Che farci se il Signore mi ha dato questo povero cuore fatto così?

Per i confratelli: ho una decina di seminaristi soldati – e tre cari confratelli. Ch. Nishimura (spero presto congedato – ferito di guerra) e Ch. Maki (è agli inizi) e coad. Tateishi (di cui da troppo tempo non abbiamo notizie).

Una benedizione e preghiera speciale per loro. Può capire! Si cerca di eseguire quanto i Superiori raccomandano, tanto più che i nostri cari non possono avere neppur lontanamente l’ombra dei conforti spirituali e materiali, che si possano pensare da noi.

Temo che il ch. Dalkmann si avvii a malattia polmonare. Ora è in riposo. Davvero un santo confratello.

Gli altri benino tutti. Spiritualmente dissesti non ci sono. Ho qualcuno che ha bisogno di puntelli, e se non riuscirà a sostenersi bene, non c’è che la cura di Via Cottolengo, 32. Ah, se i Superiori fossero lì dietro l’isola Kyushu o a Tokyo!… Quante malattie si potrebbero curare con una visita anche ordinaria.

La mia apprensione è di non aver trovato una soluzione da proporre ai Superiori per i nostri orfanelli, uscenti dall’Ospizio di Miyazaki e dalle Figlie di Maria A. di Beppu. Sono di condizioni così disparate: normali e meno – riuscenti o no negli studi – non mancano disgraziati di costituzione. Fino a bocce ferme si cerca di smistare come meglio si può, un po’ qua un po’ là. Feci la proposta ai Superiori dell’istituzione di qualche cosa a Miyazaki da affidare alla Congregazione, ma mancano ancora gli elementi chiari a noi per l’avvenire, che illuminino i Superiori per una decisione concreta.

Intanto sta il fatto che bisogna pure che qualcuno si occupi di loro – questi confratelli che lavorano per questi poveri figliuoli hanno pure diritto di essere nelle condizioni degli altri, come casa, ecc. – naturalmente i Superiori dicono: “Ma che razza di casa è?”, perché dai dati non risulta la regolarità, ecc., ed il povero Don Cimatti è tra l’incudine e il martello, tanto più che questo stato di cose essendo un logico corollario dell’Ospizio (che non ha trovato nel mondo salesiano giapponese che troppo scarse simpatie fin dagli inizi) viene a trovarsi in difficoltà anche maggiori.

La casa è una più che modestissima casa giapponese (che ora si sta un po’ allargando) con una ancor più modesta stalla, con vacche, ecc. Vi abitano Don Cavoli, coad. Bealessio, Rosso e gestiscono e lavorano campi il cui provento serve a mantenere in parte la famiglia dei miei poveri vecchi e fanciulli. Fosse possibile aggiungere qualcuno è l’embrione di una piccola modesta colonia agricola, che permetterebbe una vita più regolare e fruttuosa spiritualmente. Non bisogna dimenticare però che siamo in missione. Le modalità sostanziali della vita di comunità e per le pratiche di pietà (si fanno nella chiesa dell’Ospizio) ci sono – potessero farle in sede propria sarebbe meglio certo – se al posto di Don Cavoli, che ha già tanto lavoro, potessi trovare uno che fosse davvero disposto al sacrificio (al momento non lo trovo) e se avessi i mezzi per trasportare altrove tutto questo (che al momento è necessariamente legato all’Ospizio – e lo sarà finché la nuova Congregazione non potrà prendersi la gestione di tutto) forse ci si potrebbe vedere anche più chiaro per l’avvenire, dato, ripeto, le condizioni di questi poveri ragazzi:


      1. Di vari non posso pensare (anche se sembrasse avessero vocazione) ad avviarli alla vita sacerdotale o religiosa, perché irregolari.

      2. Altri non posso avviarli ad arti o mestieri (uso scuola) che non riuscirebbero negli studi.

      3. Altri sono difettosi organicamente.

      4. Non sempre si possono fare adottare da famiglie.


Ecco al momento il mio cruccio più grande per queste povere anime che, come missionario devo pur accudire – che, come salesiano, non trovo modo di presentare come opera che dia affidamento di riuscita, data la natura dei giovani (che di tanto in tanto anche scappano) – coi quali ci vuole l’applicazione assoluta del sistema preventivo, e per disgrazia in Giappone si diventa nervosi che è un piacere (Don Cavoli e il coad. Bealessio… e dovrei continuare una lunga lista… ne sanno qualche cosa …).

Non so se sarò riuscito ad esprimere la mia pena e far capire la mia necessità.

Lo smistamento lo faccio in Seminario (che a tutt’oggi è anche aspirantato) o alla scuola di Don Margiaria o a Nakatsu o (difficilmente) presso famiglie – ma per chi non può partecipare a questa categoria non rimane che la terra – d’altra parte (come dico) alcuni non possono frequentare scuole e occorrerebbe lavoro spiccio di cucito, scarpe et similia.

Ho cercato di aprire l’animo mio per consiglio e conforto. Si tratta d’inizi – si tratta di missione – e c’è bisogno di gran carità, pazienza, verso questo povero uomo… È quella che invoco… deplorando l’ultima mia lettera al Sig. Don Berruti in cui qualche frase un po’ forte ha bisogno di essere spiegata alla luce di quanto le ho detto. Quanto all’Ospizio, alle suore indigene della Carità e al Seminario non ho cercato che di applicare gli insegnamenti di Benedetto XV e Pio XI sulle missioni come opere della Missione e così Nakatsu, Beppu (ammalati) e Asilo di Oita.

Deploro altamente che le Figlie di Maria Ausiliatrice si siano allontanate da Miyazaki, perché abbiamo perduto una bella opera di bene, e sono tutte storie le paure di non aver vocazioni o far ombra ecc. Francamente penso così.

Ecco il problema poi che bisogna collegare colla permanenza di Opere salesiane nell’attuale Prefettura, e che fa (penso) trattenere i Superiori da una soluzione decisiva – e far trattenere pure Don Cimatti. Fra non molti anni, se tutto procede bene regolarmente – una diecina, se non prima – si potrà cedere la missione al clero indigeno. Assumerà pure tutte queste opere? Per alcune, è chiaro, non c’è difficoltà: asilo, Seminario, Ospizio (suore della Carità) – ma per gli orfanelli uscenti? Ecco il mio dubbio e la necessità di pensare ad una buona soluzione locale o dove?

Mi scusi, amatissimo Sig. Don Ricaldone, se le ho fatto perdere tanto tempo, ma che vuole, da una boccia come me, più che disturbi…

Preghi affinché riesca a fare una buona vita ed una santa morte. Mi benedica coi miei.

Suo

Don V. Cimatti