Cimatti|Ricaldone Pietro|1940-2-29

2352 / Ricaldone Pietro / 1940-2-29 /




Massaggi, punture, bruciature e… apostolato!1


29 febbraio 1940


Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,

Non rida… Qualche accenno ad alcune pratiche mediche scientifico-empiriche, che recentemente hanno dato modo al missionario di attrarre al Signore qualche anima. Località: Prefettura Apostolica di Miyazaki.

Persone: missionari, che lavorano con zelo, e tentano tutte le forme per farsi tutto a tutti e tutti far salvi.

Nell’Estremo Oriente, e specialmente in Giappone, la medicina è in grande onore.

Sono note fra noi le forme più moderne di cura per ogni genere di malattia, e in ogni branca della scienza medica il Giappone eccelle per tanti aspetti: notissimi nel campo scientifico mondiale gli studi microbiologici dei dotti giapponesi e la cura di malattie caratteristiche locali.

Accanto a queste forme note e in uso in tutto il mondo vi sono poi pratiche locali che, pur basate su principi scientifici, si estrinsecano in forme caratteristiche, che per i profani possono anche sembrare forme di medicina empirica, ma che in realtà, attuate bene, producono degli ottimi risultati, raggiungibili colle forme ordinarie di cura.

Non mi è possibile discendere a particolari, ma ad esempio per le cure reumatiche e per le malattie congeneri o di origine reumatica sono in uso pratiche mediche dai risultati efficacissimi; fra le più comuni i massaggi praticati in forme svariatissime secondo che interessano la circolazione generale o il sistema nervoso e di cui non saprei dire i nomi corrispondenti in italiano, ma soprattutto le cure con aghi (agopuntura) e fuoco. Gli esercitanti tali cure sono sparsi in tutto il Giappone: studiano a fondo la teoria anatomica del corpo umano – fanno la pratica presso una clinica medica – danno un esame e poi alla condizione di non distribuire medicine, possono esercitare.

La cura è attuata con aghi finissimi capillari, che fatti penetrare dall’abile mano del dottore a seconda della malattia nella pelle ai punti stabiliti (se ne contano ben 650) hanno come risultato di attivare e dilatare la circolazione, compiere – sto per dire – un utile drenaggio, da cui un benessere generale e locale pel paziente.

Identicamente la cura delle punture, che avrebbe per scopo di aumentare i globuli bianchi del sangue e neutralizzare gli eccessi di sali e acidi nell’organismo, si compiono col porre nei punti prescritti un pizzico di foglie di artemisia e darvi fuoco. Mi dirà: “E che c’entra tutto questo coll’apostolato missionario?”. Ed eccomi al punto.

Un bravo giovanotto che lavorava nelle fabbriche di Nobeoka cade ammalato e per le cure del caso viene a stabilirsi nella nostra Prefettura, dove dimora la sua famiglia. Il personale dell’Oratorio presta dei libri pel tramite della sorella che frequenta l’Oratorio. Si tenta di fargli qualche visita, ma i parenti non permettono assolutamente – più gli si danno libri, più ne legge e ne desidera.

E finalmente guarisce. In persona si reca allora alla missione e domanda una prima volta libri da leggere, libri, sempre libri.

“Ma che ne vuoi fare?”. “Voglio studiare la religione”.

“Che ne pensi tu in fatto di religione?”. “Che la religione ci vuole; è chiaro, è necessaria per l’uomo”.

“Quale religione?”. “La cattolica!”.

“Chi te l’ha detto?”. “L’ho imparata dai libri che gentilmente mi avete dato”.

“Ad ogni modo questo non basta; bisogna parlare, spiegare… Vuoi?”.

E si fa catecumeno, fervente catecumeno, costante catecumeno, e si avvicina sempre più il momento desiderato da lui e dal missionario per l’amministrazione del battesimo. Ma come vincere il categorico diniego della famiglia?

Le insistenze del figlio a nulla valgono: “No voglio!”, gli aveva detto recisamente il padre – “la fede basta averla nel cuore”. Si inscenò dal giovane e dai missionari una santa congiura a base di punture e di fuoco. Il giovane in un colloquio serotino a bruciapelo aveva detto al missionario: “Padre, come sta di salute?”.

“Discretamente bene”, e andava pensando fra sé: “Dove va a parare l’amico?”. “Ma non ha di tanto in tanto qualche indisposizione?”. “Sì, qualche forma reumatica… vagolante… secondo i tempi, dalle braccia alle gambe…”. “Mio padre è proprio medico per queste forme… L’agopuntura, le bruciature… le farebbero bene… Venga a casa dal babbo!...”. “Eh! Giovinotto mio, al momento non ne ho davvero bisogno… Può essere che più tardi…”. “Vedrà che colla cura di mio padre anche queste indisposizioni passeranno…”.

Bisogna accontentare il giovane. “Oh, se avvicinando in tal modo il padre possiamo ottenere l’assenso!…”, soggiunse un altro missionario. “Ma è fastidioso andare là… Con questi freddi spogliarsi per la cura… I reumi aumenteranno certo”.

“Oh, se è per questo solo, non tema: mio padre ha un occhio clinico e intuito speciale… Basta uno sguardo in faccia e sa subito identificare il malanno e applicare la cura a dovere”. “Dunque se è così, andiamo”. Lampi di gioia sul volto del giovane – strizzatine d’occhio col missionario connivente – rassegnazione per chi fa la parte dell’infermo. La comitiva giunge alla casa: convenevoli d’uso, vicendevoli presentazioni. Si parla di tutto un po’, e dopo lunga attesa si entra nell’argomento della malattia, sulla necessità della visita accurata per determinare i punti deboli. Scena magnifica: il medico alle prese coll’ammalato, che non desidera né la visita in quelle forme e tanto meno la cura di aghi da introdursi nella schiena o delle bruciature sul petto o sui polpacci – e che con occhiate espressive dice ai due: “Ma che mi avete dato da intendere?”. Gli altri due, che in un angolo della camera, se la ridono saporitamente ad ogni occhiata o parola di chi è sotto i ferri, attendendo il momento buono per l’assalto al padre.

Il padre, che non sa di che si tratta e non sa darsi la spiegazione del come ad ogni bruciatura o puntura, alla sua interrogazione: “Sente male?” al “Eh! Eh! Così! Così!” del paziente corrispondono scoppi di risatine dei due.

Il brav’uomo confessava: “Ma è la prima volta che entra in mia clinica gente allegra come voi… Mai trovato un ammalato così calmo come questo!”.

Si avanza finalmente il missionario seguito dal giovane e col linguaggio proprio orientale, esclama rivolto al padre: “Oh, tu sei veramente grande e ammirabile! Valente nell’arte tua, come ne hai anche dato ora un saggio magnifico su questo mio compagno. Ti ringrazio anche a nome suo, e delle tue cure e più per aver dato il permesso a tuo figlio di ricevere il battesimo”. Ed agli sforzi del padre che avrebbe voluto interloquire con dei “Ma…” dei “Se…” di non acconsentimento continuava imperterrito: “Mai trovato un uomo come te…”. Alle lodi facevano eco le domande e i desideri del figlio e la conclusione del padre: “Fate quel che volete! Ma che mio figlio diventi bravo e buono”.

L’intento è ottenuto: punture e bruciature indesiderate per parte del missionario, ma accettate per fare del bene a un’anima – gioia del giovane che col nome di Luca riceve il S. Battesimo – fortuna spirituale di una famiglia avviata così alla religione.

Il Signore si serve davvero di tutto e di tutti come strumenti nell’esecuzione della sua volontà – anche di circostanze amene pel conseguimento dei suoi fini.

Preghi per noi.

Suo aff. mo

Don V. Cimatti



1 R. M. 988: manos. Inedito.