Cimatti|Rinaldi Filippo/ 1931-10-15

822 /Rinaldi Filippo BS / 1931-10-15 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 15 Ottobre 1931


Il sangue dei martiri è seme di Cristiani1


Rev.mo ed Amat.mo Padre,

In questi giorni fa il giro nei cinematografi dei grandi centri dell’Impero il bellissimo nuovo film, che riproduce uno dei punti più interessanti della storia della Chiesa cattolica in Giappone, cioè il periodo delle persecuzioni, che culmina col martirio di Nagasaki. Il pubblico (se si deve giudicare dalle prime visioni) ne è assai bene impressionato, e si può prevedere il bene immenso che esso produrrà nel rettificare idee, nel rassodare la fede, e nel propagare la nostra s. religione. Visioni dell’epopea antica, così cara al cuore e allo spirito nazionale dei giapponesi; visioni della civiltà cristiana e dell’apostolato missionario, che tanto ha contribuito all’attuale grandezza dell’impero; visioni della nostra cara Italia vuoi nella glorificazione sancita dalla Chiesa ai martiri suoi in S. Pietro, vuoi nella valida cooperazione del governo nazionale alla piena e più perfetta riuscita del lavoro (artistico), affratellamento di popoli, di nazioni, di pensiero sul punto base dell’apostolato missionario, cioè dilatazione del regno di Cristo, della sua Chiesa agli estremi confini orientali per opera di missionari europei ed indigeni, che a testimonio della loro fede danno la loro vita. E non è poco per l’attuale e più per il futuro sviluppo della religione nostra in questo grande impero.


Pagine gloriose di storia della nostra missione


Ed è in questo pensiero, che credo condiviso da Lei, dai fratelli e cooperatori nostri, che mi propongo raccogliere le antiche memorie più gloriose della missione nostra. Le desumo da appunti datimi gentilmente da missionari, da ricerche personali e dei missionari e da libri, coll’augurio che presto si possa attuare il desiderio di tutta la compilazione della storia della Missione di Miyazaki.

Il campo di lavoro apostolico dissodato da S. Francesco Saverio (1549) e reso fertile in seguito dai suoi confratelli, era situato dove ora è la parte nord della nostra missione. Tale zona è (come allora) conosciuta anche ora col nome di Bungo ed occupa gran parte dell’attuale provincia di Oita. Tre secoli fa questa regione poteva per numero e fervore di vita cristiana rivaleggiare coi paesi cattolici più ferventi. Era governata dal principe OTOMO SORIN, protettore della religione, amicissimo del Saverio, e che dopo aver ricevuto il battesimo se ne fece propagatore zelante.

La storia e la tradizione parlano di magnifiche residenze missionarie a FUNAI (Oita) con chiese, scuole e ospedali; a USUKI la cui popolazione era quasi tutta cattolica; a TAKADA, a Shingai, a NOTSU (con 5.000 cristiani), a TSUKUMI – ove finì la sua vita il principe Otomo.

La lunga persecuzione distrusse il brillante avvenire che sembrava riservato a questa regione, ed ora non rimane che qualche vago ricordo tradizionale, ben poco d’altro (da quanto abbiamo finora potuto rintracciare). L’avvenire potrà darsi riservi delle consolanti scoperte, coordinando le relazioni dei vecchi missionari, completando, interrogando… Ma questo sarà possibile quando il lavoro di apostolato per queste care anime potrà dirsi effettuato su larga scala.


Alcune date storiche


Secondo diverse fonti storiche la scoperta del Giappone risale dal 1534 al 1541. Per ciò che interessa la nostra missione, nel 1541 “nell’estate del terzo anno di Koraku approdano al porto di Funai (attuale Oita) dal paese barbaro di mezzodì, 9 navi. I comandanti offrono al principe 2 fucili, della polvere da sparo, e gli insegnano il modo di fabbricarla e di usarla. Si dice che i soldati del principe divennero abilissimi in questa arte. Nel 1552 le stesse navi portarono due cannoni, che più tardi servirono al principe per battere dal suo castello di Usuki (1564) i Satsuma (1573-1591), e si dice sia questa la prima volta che i Giapponesi hanno fatto uso di armi provenienti dall’estero”. (Bungo-iji).

La predicazione di S. Francesco Saverio a Oita converte, tra gli altri, tre celebri bonzi, che a prova del loro fervore distruggono i loro templi.

Il principe stesso si fa credente, ma non vuol ricevere subito il battesimo. Anzi, andato a far visita allo SHOGUN (capo dei principi) ed essendo stato gravemente ripreso per la nuova fede che voleva abbracciare, si fece discepolo di un celebre bonzo e fece costruire un tempio buddista magnifico (Kaiyoji o Uesan). Un libro conservato presso i bonzi del tempio dice che questo Uesan era costruito sul posto di un’antica chiesa cristiana.


Centri d’irradiazione cattolica


Finalmente OTOMO ricredutosi e battezzato il 28 Agosto 1578 col nome di Francesco muore il 6 Giugno 1587 a Tsukumi. La tradizione locale e l’iscrizione della tomba (l’attuale però è più recente e differisce dalle buddiste per le sue maggiori dimensioni) confermano le notizie accennate. Di lui restano ancora a Tsukumi, presso i discendenti di suoi soldati, l’elmo, la lancia e l’arco. Dicono gli storici che nel castello di USUKI vi era una chiesa; una seconda dedicata all’Immacolata esisteva in città nel l604, ed una terza intitolata a S. Agostino nel l613.

A NOTSU, a un kilometro circa dalla borgata, si trova uno spiazzo di terreno (m. 40x20) con antiche tombe senza iscrizione, che differiscono per grandezza e forma completamente dalle tombe buddiste, ed attualmente essendo in terreno da tempo in abbandono, sono infossate e coperte di erbacce. La gente del paese dice che è un antico cimitero cristiano. Su questo tratto nessuno dei pagani viene a fare opere di superstizione… mentre su due altri cimiteri affiancati a questo, i pagani del luogo vanno di tanto in tanto a compiervi le loro funzioni. Ai piedi di una collina è indicato il luogo (ora coltivato a campo) di un’antica chiesa cattolica. Non vi sono però tracce di sorta di costruzioni. Una pietra eretta nel 1885 porta l’iscrizione “Issai muen-to” (monumento della totale separazione). Queste tre parole non vorranno dire che da questi luoghi si è rigettato quanto si era venerato dagli antenati? Che gli abitatori intendevano di rinunziare ad ogni partecipazione del culto dei loro padri? La gente del luogo è certo discendente di cristiani, ma hanno conservato qualche cosa della nostra santa religione?

Durante la persecuzione quelli che rigettarono la fede si chiamarono “KOROBI CRISHITAN” (i caduti) e furono graziati; quelli che rimasero costanti nella fede furono messi a morte.

I discendenti degli uni e degli altri furono chiamati “RUIZOKU” (discendenti) per distinguerli dai buddisti. Per viaggiare e rasarsi dovevano domandare il permesso al principe. Alla loro morte, impiegati speciali del principe (che credevano al potere magico dei cristiani), venivano alla loro casa, constatavano il decesso e davano il permesso della sepoltura. Il nome dei discendenti di cristiani (ruizoku) si trasmette fino alla quinta generazione, e nella zona di cui parliamo erano numerosi; poi a poco a poco anche il nome è scomparso.

Gli storici in genere non parlano di molte esecuzioni di martiri avvenute in queste terre affidate ora al nostro apostolato, e che in altri tempi erano fiorentissime di vita cristiana. Le nostre ricerche cominciano però ad arricchirsi di dati gloriosi ed interessanti anche al riguardo. Il Bungo era assai distante da Nagasaki, centro di manifestazione della persecuzione, e i religiosi o stranieri che ivi risiedevano e che raccoglievano le memorie di questi avvenimenti, non potevano certo sapere in particolare di ciò che succedeva nel Bungo. Ad ogni modo è noto che nel 1602 il capo del paese di Hiji (vicino a Oita) si convertì al cristianesimo e distrusse il tempio di Hachiman (dio della guerra). A SAEKI (l634) 11 cristiani sono bruciati ed uno decapitato. A KATSURAGI scopertosi il cristiano Kihei è deportato a Nagasaki.

Si conoscono invece con precisione le precauzioni prese dalle autorità locali per assicurarsi della fede degli abitanti. Tutti dovevano firmare una dichiarazione esplicita di non appartenere alla setta dei cristiani, che se avessero mentito incorrevano nella vendetta del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, della Vergine Maria, degli angeli e santi, e nel castigo dell’inferno. Con la medesima dichiarazione si impegnavano a denunciare i cristiani che potevano essere fra loro. Dovevano infine confessare la loro fede nelle grandi e piccole divinità del Giappone, e in modo particolare in quelle principali del paese e della regione. Se non avessero osservato questa promessa era comminata loro la privazione della gloria futura e il terribile castigo delle pene infernali.

Ottenuta la dichiarazione firmata, i capi del villaggio la controfirmavano col loro sigillo; denunziavano ai bonzi che nelle loro rispettive giurisdizioni non vi erano cristiani. Essi pure verificavano e dichiaravano ai capi che per il fatto religioso non c’era dubbio sui firmatari: se trovavano dei cristiani erano immediatamente denunciati.

Nel l677 fu portata da Nagasaki a USUKI una statua sacra, che si faceva calpestare dal popolo. Dopo due anni un ordine superiore comanda che la stessa cosa si faccia fare dai Samurai (soldati), dai membri di loro famiglia e dalla loro servitù.

Nel l68l è affissa dappertutto la proibizione della pratica della religione cristiana. Tutte le precauzioni delle autorità per sopprimere la religione cattolica sono certo la più bella prova della solida fede dei nostri vecchi cristiani e dello zelo ammirabile dei missionari che li hanno formati.

Ci ottenga il buon Dio la grazia di far rivivere in queste terre, bagnate dal sangue di tanti martiri, il buon seme; di ridonare alla Chiesa cattolica tutte queste terre, che da secoli vivono da lei lontane. E Lei, buon Padre, per la carità dei nostri cooperatori ci ottenga i mezzi necessari alla santa impresa.

Con affetto di figlio,

Dev.mo

Don Vincenzo Cimatti, sales.





1 Manoscritto R. M. 182 inedito.