Cimatti|Ricaldone Pietro / 1932-2-29

904 /Ricaldone Pietro / 1932-2-29 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Takanabe, 29 febbraio 1932

Amatissimo Sig. Don Ricaldone,

Fedele alla regola impostami, eccole il mio rendiconto e dei miei.

Salute: ottima in tutti i sensi.

Studio e lavoro: c’è a sufficienza da essere occupato. Vorrei lavorare di più per l’apostolato – la ricerca dei mezzi assorbe la più parte dell’attività.

Adempimento dei doveri: sento, ma i Superiori conoscono le mie difficoltà, e le mie facoltà impari alla bisogna tanto salesiana che ecclesiastica.

Pratiche di pietà: comodità. Mi sembra di sforzarmi settimana per settimana. Lavoro quest’anno sulla Messa. Regolare la frequenza ai Sacramenti.

Costituzioni: nessuna difficoltà. Da un po’ di tempo “stimuli carnis me colaphizant”. E non trovo le cause.

Carità: optime con tutti; devo anzi frenare le manifestazioni esterne.

Disordini: per ora non ne vedo né conosco, quelli che certo ci sono, sono colpa del sottoscritto.

Quanto ai confratelli: fisicamente ora tutti bene…

Spiritualmente: al momento tutti bene. Qualche giornata nostalgica pel coad. F.; caratteri un po’ eccitati i… In genere i coad. tutti un po’ nervosi ed aspretti coi giapponesi…

Le suore… non si è ancora trovato la via per un lavoro proficuo.

Certo il contatto più diretto essendo a Miyazaki con Don Antonio (un po’ forte), desiderando essere forse ciò che nessuna missione (penso) può dare – avendo studiato poco e studiando poco il giapponese… hanno creato uno stato di cose che, in qualche caso mi sono augurato che sarebbe stato meglio fossero rimaste in Italia. Ad ogni modo Deus scit et fiat voluntas Dei, e mi conceda presto il modo di poterle aiutare materialmente e spiritualmente di più. Ma accontentarle… credo sarà difficile. Ad ogni modo hanno la buona volontà, e le formerà la vita di sacrificio che si deve menare un po’ da tutti.

Le nostre cose sono al solito, in attesa delle cifre favolose che di straforo si sa che devono arrivare… Mi pare (per ora) di poter scrivere come il nostro Don Bosco nel 1876: “Mi si promettono mari e monti. Vedremo se lasciando loro la proprietà del mare e dei monti, mi si darà qualche cosa…”.

Siamo nelle mani di Dio, che può darci quelle ed altre. L’importante è che ci conservi nella grazia. Certo che si vive alla giornata…

Ho messo tutto in mano a S. Giuseppe, come già le scrissi.

Ho fatto il giretto mensile, trovo tutti bene, animati e con lavoro ben iniziato ed avviato dappertutto.

In questo mese la spina più dolorosa è un giapponese che deve incominciare la filosofia, come chierico, e si è ammalato. Non hunc elegit Dominus temo di poter dire… Vedremo se guarisce bene. Ed uno che da due anni da noi come aspirante coadiutore, che se ne va “perché – confessa – di non aver mai avuto intenzione di farsi religioso, e che venne per fini materiali e per provare”.

Don Bosco e Maria A. ci hanno davvero aiutato.

Ah, caro Don Ricaldone, l’incostanza dei giapponesi… terribile, terribile… Ci aiuti il Signore.

Non scendo ad altri particolari per questa volta. Buona e santa Pasqua a tutti e ci benedica il Signore, e Lei voglia implorare da Maria A. e da Don Bosco per noi tutti e specie per me speciali benedizioni.

Suo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.