Cimatti|Ricaldone Pietro / 1932-2-27

903 /Ricaldone Pietro BS / 1932-2-27 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 27 Febbraio 1932


Le difficoltà si accentuano1


Rev.mo Sig. Don Ricaldone,

Le relazioni mensili che so essere attese tanto dal suo cuore, come dai nostri cari lettori del Bollettino Salesiano, le portano le notizie salienti del lavoro dei suoi figli, che al fronte, agli avamposti in ogni parte del mondo, combattono la buona battaglia. Se per tutti i lettori possono rappresentare una fonte di gioia, di ammirazione, di compassione a seconda delle circostanze, per noi missionari sono una sorgente di consolazione ineffabile, perché versare la piena del cuore nel cuore del padre, nel cuore di anime generose ed amiche, che convivono del nostro stesso ideale di azione e preghiera, fa sempre del bene. Tanto più quando si è amareggiati, affranti spiritualmente (alla carcassa chi ci bada?), perché si desidererebbe fare quanto si ritiene necessario per le anime e non si può; si desidererebbe riuscire, e non si riesce; si vorrebbero abbattere gli ostacoli, le barriere del nemico delle anime, che si moltiplicano, accumulano, intralciano in mille forme nuove, inattese, insostituibili, il lavoro dell’apostolato, e non si trovano i mezzi.


Difficoltà materiali


Non le parlo delle difficoltà materiali. È ormai un ritornello “la crisi mondiale” e con questa persuasione si finisce pur soffrendo, per adattarsi a questo quid che paralizza tutto, a far di necessità virtù, confidando solo nelle eleganti risorse della Provvidenza, che non dimentica i suoi poveri figliuoli. Noi che viviamo fra queste popolazioni che hanno mirabile lo spirito di adattamento agli eventi e lo spirito di sottomissione fatalistica ai medesimi, possiamo imparare molto vivificando colla fede a quanto per carattere e per credenza si assoggettano queste popolazioni. Ma non sono queste le difficoltà che ci spaventano. La parola d’ordine che il cuore dei figli le trasmette, la volontà dei suoi missionari in Giappone, come già le dissi, è: “Soffriamo qualsiasi prova, anche la mancanza del necessario, ma non vogliamo dare indietro, né diminuire il lavoro dell’apostolato intorno alle anime e alle opere iniziate” e finora, grazie a Dio, la parola è mantenuta. Si soffre materialmente, ma il Signore ci dona consolazioni spirituali ineffabili – battesimi, aumento di catecumeni, aumento di simpatia e di avvicinamento alla missione e all’opera nostra, necessità di iniziare nuove opere di carità (orfanotrofio, ricovero per vecchi), necessità per ampliare le iniziate (seminario, scuola tipografica Don Bosco) – a petto delle quali passano in ultima linea le preoccupazioni materiali che però premono, pungono, urgono da tutte le parti e a lenire le quali si alza sempre supplicante il grido del missionario. Oh, lo ascoltino tutte le anime buone!


Alcune difficoltà caratteristiche


Ma ciò che addolora il cuore del missionario, e specialmente del missionario che risiede nei piccoli centri, e specialmente del missionario salesiano, è la difficoltà dell’apostolato in mezzo ai fanciulli e ai giovani, per varie condizioni di fatto più sentite nei piccoli centri e più in questa missione, una delle più abbandonate anche dal punto di vista civile, perché lontana dai grandi centri dell’attività giapponese, e, si sa… alla periferia il sangue circola meno intensamente che alle parti centrali.

Noi, arrivando in un nuovo centro d’apostolato, secondo il nostro sistema apriamo l’oratorio. Ai primi giorni (è anche naturale!) affluenza in pieno. Si sa! La curiosità, gli stranieri, i giuochi… Poi piano piano si stabilizza il gruppo dei frequentatori, finché un bel giorno lei vede l’oratorio deserto. Quali le cause? Molteplici, svariate, secondo i luoghi.

  1. Alle volte gli insegnanti delle scuole pubblicamente o privatamente sconsigliano la frequenza alla missione… E i giovani ubbidiscono – in Giappone la scuola è legata fortemente ancora alla famiglia, dato il sistema completo di organizzazione scolastica col concorso di tutte le forze educative, salvo le religiose.

  2. Non è infrequente, specie nelle scuole medie, che l’insegnante parli anche contro la religione cattolica (pur essendo proibito di trattare in scuola i problemi religiosi) – le solite viete obiezioni di altri tempi non scomparse neppure in Italia.

  3. Coloro che frequentano la missione sono in molti casi messi pubblicamente in discredito dai compagni, e alle volte spaventati dai bonzi o dai genitori stessi che raccontano ai fanciulli le più sballate panzane sul conto dei missionari cattolici (sono stranieri venuti per soggiogare la nazione; tagliano la testa ai fanciulli; strappano ai morenti il fegato per loro medicine che vendono a caro prezzo in Europa, motivo per cui sono ricchi, ecc.).


Sui cristiani poi o sui convertiti, specie nei piccoli centri, incombono altre difficoltà.

  1. Pochi di numero, non sempre di condizione sociale che sappia farsi valere, sono segnati a dito, e la franca manifestazione della fede viene ad urtare contro molte difficoltà, cui non tutti sanno far fronte con forza.

  2. Uno dei problemi più assillanti poi è la partecipazione alle feste pagane, cui si vorrebbero obbligati anche i cristiani. Tutti gli abitanti del piccolo centro vi devono concorrere con contribuzioni fissate, specialmente in occasione delle feste degli dei tutelari del paese. I cristiani che naturalmente si rifiutano, vengono perciò considerati come nemici dell’impero, e i nemici nostri hanno buon gioco di soffiare nel fuoco presentando la religione cattolica come antinazionale. E non c’è cosa che più faccia presa sull’animo dei giapponesi che quanto è pensato, veduto contrario alla sua nazione.


Il carattere poi sentimentale suscettibile al sommo, volubile, utilitarista di questo popolo, adorno d’altra parte di ottime qualità che lo hanno elevato all’altezza in cui si trova, rendono più sensibili le difficoltà sopraccennate. E sono appunto le accennate qualità, starei per dire insite nella razza, che rendono quanto mai delicato e difficile il problema molto più importante delle vocazioni, che pure è urgente risolvere, nonostante le difficoltà.

Amato padre, non le ho detto delle novità. D’altra parte il problema delle difficoltà dell’apostolato è comune a tutte le missioni, caratteristico per ognuna di esse.

Il nostro grande maestro Gesù ne ha tracciato il luminoso esempio. Ma che vuole?

Si sente purtroppo da tutti il peso dell’umanità; e quando il missionario alle volte nella solitudine forzata in cui si trova, accasciato dalle difficoltà, vuol fare un po’ di bilancio del suo lavoro e rendersi conto degli ostacoli che gli si parano innanzi per vincerli, se li scopre, desidera comunicarli ad altri.

Fa tanto del bene al cuore, perché si è certi dell’aiuto di tante anime buone che ci vogliono bene e che porgono a noi l’esca ossia i mezzi umani per fare il bene, che ci accompagnano colla preghiera, a cui noi aggiungiamo il nostro lavoro e il sacrificio, e il buon Dio la grazia che fa poi nascere l’anima alla fede.

Preghi per i suoi più lontani e più provati figliuoli, e fra tutti per il

Suo aff.mo

Don Vincenzo Cimatti, sales.




1Manoscritto R. M. 252 riportato in buona parte sul B. S. Numero di Luglio 1932, insieme a R.M. 26l.