1549 ricaldone


1549 ricaldone

1549 / Ricaldone Pietro / 1935-12-8 /


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1.1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani

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Miyakonojo, 8 dicembre 1935

M.R. ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,

Come vede è la festa della Mamma. Fra poco a Tokyo S. E. l’Arcivescovo benedirà la nostra nuova opera (nostra = intendo salesiana), il nostro studentato filosofico e teologico. Posso cantare il “nunc dimittis” che missione e Società hanno le loro basi, ma sempre sia fatta la divina volontà, pur essendo oggi in vena di cantarlo.

Voglio passare proprio oggi alcuni istanti con Lei. Deo gratias a Gesù che mi [ha] fatto salesiano e con Lui a Maria Immacolata e a Don Bosco, ed anche Lei preghi per me.

Da Tano sono disceso a Miyakonojo – finita la funzione, torno a Tano ove chiudiamo con un po’ di accademia a Maria e dove un povero giovane ammalato attende che gli porti Gesù. Ora le scrivo di una nuova prova a cui pare il Signore voglia sottomettere la missione.

Un telegramma dall’Italia mi annuncia la gravissima malattia del fratello di Don Lucioni – che purtroppo oltre che la malattia (cancro facciale) perdette la fede. Comunicai la cosa al fratello Don Lucioni, che mi supplica per un veloce ritorno temporaneo (e se ottiene passerebbe per la Transiberiana) perché è in lui riposta dopo Dio l’unica speranza di ritorno alla fede del povero fratello. Lei poi da tempo conosce lo stato spirituale di Don Lucioni (davvero compassionevole per la sua vocazione – ed è difficile capire che voglia) che ritiene provvidenziale questa sua venuta per aggiustare tutto. Si tratta di valori troppo importanti perché possa dir di no – o consigliare a dilazionare (i medici danno absolute due mesi al massimo di vita) e consultatomi e pregato, valendomi al riguardo del Regolamento, concedo la cosa e affido questo caro confratello alla sua carità. Come per nessun altro confratello non domando né ritorno né permanenza.

Don Lucioni ha fatto gran bene colla propaganda stampa, ma secondo me, dobbiamo pensare a non perdere l’anima nostra – ed egli è – secondo me – in una sovraeccitazione somma per la sua vocazione, ed è difficile trovare chi possa stare e resistere con lui. Lo raccomando per viscera misericordiae Dei nostri, e se ritorna, ritorni guarito in tutti i sensi.

Un’attività di meno. Mi è forza chiamare in missione non fosse altro per dire Messa, il buon Don Rodriguez, che avevo domandato di lasciar a Tokyo. E Lei buon Padre, preghi per me. Desidererei immolarmi a Gesù… Non mancano le occasioni… Ci aiuti colle preghiere e mandandoci qualcuno in aiuto – o almeno mi dia l’autorizzazione di dar Messa ai nostri cari coadiutori… ad es. a Maccario che è qui presente e che desidera con me baciarle la mano e raccomandarsi alle sue preghiere. Nuovamente a nome di tutti buone feste e capodanno.

Suo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.