Cimatti|Mooney Edward / 1932-7-21

974 /Mooney Edward / 1932-7-21 /


a S.E. Mons. Edward Mooney, Delegato Apostolico



Miyazaki, 21 luglio 1932


Il sottoscritto nella sua qualità di Superiore della Missione Indipendente di Miyazaki e di Superiore della Congregazione Salesiana di Don Bosco in Giappone, sentito anche il parere del Consiglio della Missione e della Società Salesiana, ritiene suo dovere sottoporre all’E. V. i recenti fatti avvenuti contro la residenza di Beppu, sia per salvaguardare l’onore delle persone e specialmente del sacerdote incaricato della residenza, contro cui si appuntano le falsità dei giornali, sia specialmente per la difesa dei principi della nostra S. Religione misconosciuti.

Le informazioni sono desunte:

  1. Personalmente sul luogo, interrogando il personale addetto alla residenza.

  2. Dalla relazione del Missionario Don Margiaria, che, incaricato della residenza in anni precedenti, conosce persone le cose. Egli parlò col Prefetto di Oita, informandolo degli avvenimenti oralmente e chiarendo la situazione. Parlò colla POLIZIA di Beppu e col Vice-Sindaco di Beppu e col rappresentante delle scuole, coi giornalisti, sentendo apprezzamenti e chiarendo bene le cose, tanto a Oita che a Beppu.

  3. Dalle relazioni scritte dal personale della residenza e da quelle orali dei cristiani.

  4. Dalla relazione del Dott. Sato, attualmente catechista di Takanabe che parlò e coi cristiani e colla Polizia e colle Autorità cittadine e giornalisti.


ANTEFATTI. La residenza in forma stabile fu aperta l’anno scorso per la festa dell’Immacolata (8 Dicembre) e come è consuetudine tra noi salesiani si cerca di lavorare subito per la gioventù, favorendo le riunioni giovanili tra cristiani e pagani, con lasciar libera entrata alla missione, con giochi, con discorsetti adatti a loro, e, alla domenica specialmente, con rappresentazioni di proiezioni, ecc.

Per tre mesi i ragazzi furono docili e sottomessi tanto da far concepire le più belle speranze. Ma alcuni fra i più grandicelli (scuole elementari superiori e medie) cominciarono a volerla fare da padroni, a molestare i piccoli, finché nel giorno di Pasqua si permisero di sporcare l’interno e l’esterno del recinto della residenza con figuracce e scritture contro la missione.

Il missionario, per mezzo del catechista, fece richiamare i caporioni che già erano stati ripetutamente avvisati, dichiarando che se non intendevano cambiare condotta, era meglio non intervenissero. Costoro non presero in buona parte l’avviso, fecero dispetti e impedivano ai compagni di venire alla Missione. Furono avvisate le famiglie dei caporioni, che si sarebbe informata la Polizia, e allora cessarono le ostilità, anzi alcuni, promettendo di essere più buoni rientrarono all’Oratorio.

Gli altri non si fecero più vedere, però continuarono a lavorare contro la Missione.

Nella settimana dopo Pasqua cominciarono a sorgere dicerie che alla Missione si insegnava a obbedire al Papa e non all’Imperatore… E che l’Imperatore è un cinese, ecc. ecc. Tali cose si propalavano nelle scuole per cui qualche maestro si credette autorizzato di proibire ai ragazzi di venire alla Missione.

Per chiarire meglio il pensiero cattolico al riguardo si pensò di stampare un fogliettino volante e lo si distribuì ai maestri e capi degli uffici pubblici.

Fattasi la calma per qualche settimana, risorsero le calunniose dicerie, e allora il capo del rione si credette in dovere di avvisare la Polizia.

Il missionario e il catechista andarono alla Polizia, che consigliò calma e prudenza. Parve finita la questione, pur sentendosi di tanto in tanto voci qua e là…

In occasione del natalizio dell’Imperatore si celebrò una pubblica manifestazione, secondo gli accordi presi nell’ultima riunione dei Vescovi a Tokyo, con funzione religiosa e accademia, anche per dimostrare praticamente la falsità delle dicerie.

Il 3 Luglio p. p. in occasione della festa dei Santi Apostoli (festa del Papa) si celebrò anche dalla famiglia cristiana la festa onomastica del Missionario.

Al mattino dopo Messa, commemorazione del Papa, presenti i cristiani Catecumeni e oratoriani con premiazione a questi.

Nel pomeriggio varie gare sportive e a sera proiezioni e cinema di propaganda.

Fra gli ornamenti spiccavano all’entrata della Missione (come d’uso) la bandiera nazionale e quella del Papa, essendo la sua festa.

Il 15 luglio alla scuola elementare risorgono le dicerie precedenti, in più che alla Missione si proibisce di cantare l’inno nazionale, che non si rispetta la bandiera nazionale, che si finirà per bruciarla, ecc.

I maestri avvisano il direttore, che dubitando della verità delle cose, interroga in pubblico qualche allievo, che afferma la diceria. Il direttore proibisce ai ragazzi di venire alla Missione, salvo che l’abbiano a permettere i parenti.

Qualche giorno dopo in altra scuola pure si propalano tali dicerie. Il catechista è inviato per vedere di che si tratta, ma non conclude né riesce a capire nulla.

Il 10 c. m. in occasione di un’adunanza al municipio di Direttori e Maestri si parlò pure di questa questione colla decisione di prendere i nomi dei frequentatori alle nostre riunioni e consegnarli alla Polizia, motivando la decisione per le solite dicerie.

Non pare che le note siano state consegnate. Certo i maestri presero i nomi e proibirono di venire. Fecero inoltre pubbliche interrogazioni sull’insegnamento che si impartiva alla Missione, notando le risposte contrarie alla Missione e non quelle in favore della medesima.

Il giorno 13 compare sull’“Osaka Mainichi” (Ed. Oita), sull’“Oita Nichi-Nichi” articoli basati sulle dicerie false di cui sopra e interpretando in mala parte la premiazione fatta in occasione della festa del 3 Luglio.

Il catechista fu invitato a rettificare presso i giornalisti quanto era stato pubblicato ed il missionario andò dal Capo delle Scuole in municipio, il quale affermato che non sapeva nulla, assicurò che avrebbe interrogato i subalterni.

Bisogna notare però che la domenica prima in adunanza coi capi e maestri già avevano discusso il problema.

Intanto i giornali esprimevano i loro pareri chi pro, chi contro… Ma tutti in base di forse, di se, di si dice. La Polizia in una relazione del suo Capo diceva: “È impossibile che i cattolici predichino secondo le dicerie, andrebbero direttamente contro lo stesso insegnamento cattolico”.

Finalmente il giornale di Beppu “Maiyu” attribuì il tutto personalmente all’attuale missionario Don Pedro Escursell, trattandolo come sovietico e rivoluzionario, anche perché di nazionalità spagnola.

La Polizia in questa questione non mosse piede, perché non aveva in mano nessun appiglio certo, nessuna prova reale.

Noi credemmo opportuno invitare la Polizia con tutta libertà a visitare la Missione e a fare tutti gli interrogatori che credessero opportuno. Vennero di fatto due guardie che perquisirono, visitarono locali, libri, album… Desiderando aver nomi dei cristiani (si diede loro lo status animarum) e dei catecumeni.

Condussero con sé il catechista ed il giovane e dopo un breve interrogatorio, tenutili per varie [ore] in Polizia, li rilasciarono in libertà.

I giornali del 13 portarono già la notizia dell’inefficace perquisizione, e vari pubblicarono riversando l’accusa non sul missionario, ma sugli addetti della Missione, sul licenziamento dei medesimi, sullo scopo delle nostre adunanze, sul motivo dell’incrinata premiazione, ecc.


OSSERVAZIONI VARIE. Momentaneamente il silenzio è fatto… Ma nell’animo di coloro che sono venuti a conoscenza delle dicerie ci sarà rimasto certo del dubbio. Sarà possibile fare qualche cosa per toglierlo? Per attenuarlo?

I direttori delle scuole dicono che è assodato che la Missione insegna queste cose (è dichiarazione del vice-sindaco e capo delle scuole di Beppu):


  1. L’amor filiale non è cosa a cui bisogna troppo badare.

  2. La bandiera nazionale non è cosa importante; non è da cantarsi l’inno nazionale.

  3. Il rispetto all’Imperatore non è cosa essenziale.


Come fu da loro assodato tutto questo complesso di accuse e di dicerie?

Essi dicono: “In Beppu vi sono cinque scuole. Noi abbiamo interrogato pubblicamente gli allievi ed è risultato che pur non trovandosi fra essi chi asserisca aver udito dalla missione tutte queste cose, chi ricorda la prima e non le altre, chi la seconda, ecc. ecc. e dal complesso risulta l’insegnamento incriminato…”.

Salta subito all’occhio la povertà del sistema usato: interrogatorio pubblico, non tenendo conto delle risposte anche a favore della missione che alcuni coraggiosi emisero; sono ragazzi che parlano e riferiscono dietro domande, sono interrogati dai propri maestri, intorno a problemi delicatissimi in pubblica scuola, argomenti toccanti la religione che per legge scolastica non deve essere trattata in scuola.

Ho detto povertà di sistema, ma avrei dovuto dire ignoranza assoluta di criterio educativo. Può avere valore tutto questo, carpito in questo modo? Per poco che si conosca la psicologia dei ragazzi si sa quale valore possono avere simili ricerche e risposte.

Inoltre non è supponibile che o proprio tutti gli allievi delle scuole di Beppu o proprio alcuni di tutte le scuole abbiano, sia pure sporadicamente, frequentato le nostre adunanze.

La media frequenza dei ragazzi è di 40 maschi e di 30 femmine, sono noti e affezionati alla missione.

Insisto su questi dettagli perché le dicerie dei giornali si riferiscono all’Oratorio e quindi è qui dove si vuol colpire in modo speciale, e il risultato è di impedire che i fanciulli vengano da noi.

Consta che una volta il giovane incaricato della sorveglianza dei ragazzi, sentendo un allievo che cantava sguaiatamente e in pose ineducate l’inno nazionale lo invitò a desistere, perché non si doveva trattare così ciò che per il cittadino deve avere un alto significato.

Dispiace anche che il Vice-Sindaco e compagni abbiano dato a vedere nelle conversazioni che si tenevano con loro, che facevano degli appunti ai missionari perché insegnavano la religione cattolica, dando a vedere di ignorare che vi è una legge che concede la piena libertà religiosa in Giappone.

Lo si è rispettosamente fatto osservare, come pure che è disdoro grave della città di Beppu, che accoglie tanti forestieri anche stranieri cattolici, e proprio in questi giorni ve ne sono in buon numero, il vedere così bistrattata la religione cattolica e proprio dai rappresentanti del potere cittadino.

Che per parte del catechista e del giovane che fa i discorsetti quotidiani ai giovani, ci possa essere stata qualche parola che mal interpretata e peggio riferita o carpita da giovani possa aver dato appiglio, può anche darsi, ma alla Missione, che vigila nella persona del missionario, questi discorsi (come quelli pubblici) non risulta assolutamente nulla.

Se ci fossero simili errori o intemperanze nel dire, saremmo noi i primi a stigmatizzare i medesimi e vi sarebbe un mezzo semplicissimo, il licenziamento. Ma ciò non risulta in nessun modo, perché tutte le dicerie dei giornali son basate non su fatti concreti, ma su dubbi, dubbi affibbiati non solo all’insegnamento della religione cattolica come tale, ma personalmente al sacerdote, e al sacerdote come straniero, e sostenuti senza prove dalle autorità cittadine e scolastiche.


CONCLUDENDO: Considerando


  1. Che quanto fu scritto sui giornali e specialmente sul giornale “Beppu Maiyu” (l’articolo è di un protestante, che può essere abbia un po’ di fiele col nostro catechista, che non ha certo peli sulla lingua quando parla del protestantesimo) non fu convalidato da prove, presentate regolarmente all’autorità.

  2. Che l’autorità cittadina e scolastica esorbitò certo dal suo ufficio, basandosi – per coonestare le sue disposizioni (proibire ai ragazzi di frequentare la Missione, perché luogo pericoloso dal punto di vista morale nazionale) su una denuncia orale, non scritta né firmata, di non si sa chi – come pure esorbitò nel modo di fare le inchieste e trattando in pubblica scuola problemi religiosi esclusi dalla legge.

  3. E che finalmente la missione ed il missionario furono dipinti e presentati come l’associazione Rossa e che l’insegnamento religioso cattolico in quanto tale è da sfuggirsi.


Si domanda che la Delegazione Apost. nelle forme che crederà più opportune intervenga presso i Ministeri competenti per ottenere una giusta riparazione per il bene della nostra religione cattolica, della Missione di Miyazaki in genere (che risente purtroppo le conseguenze, perché le notizie fecero il giro in tutta l’isola) e della residenza di Beppu in specie, e più del missionario incriminato e come sacerdote e come spagnolo.

Don Vincenzo Cimatti, sales.

Superiore Missione