1519 ricaldone


1519 ricaldone

1519 / Ricaldone Pietro / 1935-11-1 /


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1.1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani

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1 novembre 1935

Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,

Inizio del mese e quindi mio rendiconto.

  1. Salute: grazie a Dio bene. Si invecchia… ma non è novità, e Lei lo prova più di me. Che il Signore ci accolga nel momento buono.

  2. Studio e lavoro. La partenza di Don Pedro mi ha messo più a contatto col lavoro missionario. Quando i chierici saranno a Tokyo non avrò più la scuola (salvo in Seminario) e mi sembrerà di essere libero quanto mai. Chissà che coll’aiuto del Signore non possa riuscire a fare un po’ di bene a me e agli altri. Spero di avere un po’ di tempo per studiare un po’ di teologia e altro.

  3. Pietà: mi pare non ci sia nulla di speciale. Non posso sempre fare le pratiche prescritte colla Comunità. È lavorio di molti anni ed ho ancora molto da progredire per farle con perfezione. Ora lavoro sulla S. Messa e breviario e tento di mantenere costante la buona volontà.

  4. Ss. Voti e Regole. Nulla di speciale. Vorrei che queste formassero la mia meditazione ed esecuzione diurna e notturna.

  5. Carità: optime. Qualche scatto nervoso di parole specie quando si è occupati e c’è chi viene a far perdere tempo.

  6. Inconvenienti: il mio solito, di non sapere fare il Superiore. Questo per me.


Per gli altri. In Missione al momento nulla di speciale. È giunto il ch. Arri. Il medico gli proibì il viaggio di ritorno in Italia, al momento per lui troppo lungo, e lo obbligò al Giappone. Per ora a Beppu, ove è trattato con tutta la carità dai fratelli in attesa che possa trovarsi un posto di cura, ove o si rimetterà e lavorerà secondo le sue forze fra noi, o si fortificherà per sopportare il viaggio di ritorno. Chissà che il Signore non voglia in lui il nostro Don Beltrami!

A Tokyo: il noviziato attende i merlotti. Lo studentato spero sarà pronto per l’Immacolata. I confratelli benino. Il coad. Fogliani guarito di appendicite è tornato all’ospedale per i reni: è delicatissimo di salute e nervosissimo. Mah, fiat voluntas Dei. Certo che in Giappone non concluderà nulla né per l’anima, né per il corpo.

Ad Hong Kong calma. Le malattie ad Hong Kong aprono salassi ineffabili nelle finanze. Hong Kong (a causa del cambio) viene a costare il doppio del Giappone, e non stanno bene. Fiat voluntas Dei che così volle e vuole… E avanti.

Ricevo ora la sua del 8/10/35.


  1. S. E. l’Arcivescovo pare soddisfatto del primo incontro con Don Pedro – ne ammira lo zelo e spera che sotto la sua bacchetta magica Mikawajima si trasformi, e conclude: “Attendos”.

  2. Per i chierici venuti può essere che ci possano essere divergenze nelle lettere:


  1. Don Cimatti rispondeva generice (sempre per il tramite dei Superiori di Hong Kong – che non potevo né dovevo sostituirli),

  2. poi stia sicuro che fan vedere quel che conviene loro, non altro. Disgraziatamente furono ammaestrati bene. Domani, quod Deus avertat, facessero un dietro front, sanno già come fare, canonicamente, ecc. ecc.

  3. Non dimenticare che Don Bardelli era ammalato e… come,

  4. ho però coscienza di dire che non ho nascosto loro e fortissimamente (oh, se mostrassero tutta la corrispondenza!) la loro dolorosa condizione spirituale… Poveri figliuoli! – Ai miei Superiori ho inviato quanto avevo – e non potevo né dovevo comandare o guidare da Miyazaki e li ho inviati perché essi soli possono guarirli.

Sì, sì, desidero farmi santo, eseguendo sempre e allegramente (o almeno con rassegnazione e pazienza, dice S. Francesco di Sales) ciò che il Signore ci manifesta per mezzo dei Superiori. E mi dica un po’: “e quando i Superiori non lo manifestano?”. Creda, amatissimo Padre, il Giappone non lo si conosce, non lo si conosce… Vedranno il risultato dell’ultimo censimento… Siamo ormai cento milioni di abitanti e che popolo e che organizzazione… Le dicevo che ho bisogno di aprire casa (o residenza) a Nobeoka, e anzi, facendo un prestito ho già comperato un po’ di terreno – ha un movimento di accrescimento di un migliaio di abitanti al mese – città operaia che ormai supera Miyazaki – è a Nord della provincia di Miyazaki. Se non teniamo dietro a questo movimento, amat.mo Sig. Don Ricaldone, a costo di ogni sacrificio, in Giappone, si muore. Insisto, insisto, insisto a che si entri in questo spirito – orientarsi verso il Giappone più nettamente – mezzi di apostolato analoghi ai suoi mezzi di espansione. Per me è l’unica tattica che ci assicurerà risultati.

Ma mi dica, quanti missionari in Giappone? La nazione più povera di operai. Mah, ah caro Gesù, dà ai nostri Superiori la maniera di venirci in aiuto in tutti i sensi.

Preghi per me e mi benedica con una benedizione speciale.

Suo figlio

Don V. Cimatti, sales.



P.S. - Attendo risposta a varie questioni proposte ai Superiori, fra cui la più urgente l’approvazione dello studentato, se no, non posso concludere (oggi 4/11/35 mi giunge. Deo gratias!).

Ed ora altra questione delicata in cui vorrei il parere franco del Rettor Maggiore. Lei sa come sono le cose nostre.


  1. Don Cimatti tenta reggersi in due staffe: Prefettura, Opera salesiana.

  2. In missione 8 case (avrei bisogno di aprirne un’altra per l’Ospizio e Nobeoka – ed avere la possibilità di dare un cappellano alle suore di Beppu), con 8 sacerdoti… Povera vita di comunità! E povera cristianità! Avrei bisogno di poter avere il dono per i miei e per me dell’ubiquità, perché abbiamo molti cristiani sparsi: l’abbandonarli significa ritorno al paganesimo.

  3. A Tokyo tre case (Mikawajima, Scuola, Noviziato‑studentato = due case, o, meglio, due edifici) e tre sacerdoti. Il nuovo che viene penserei di metterlo a Tokyo in aiuto a Don Tanguy, specialmente per lo studentato, se no, poveri nostri chierici! e per le confessioni del Noviziato e studentato e Scuola. Ed anche per l’insegnamento.

  4. Tokyo dista 36 ore di treno espresso – e correndo – e facendo visite in furia, bisogna star fuori missione oltre una settimana, e dall’elenco in cui al “b” Lei comprende le conseguenze. Se Don Cimatti fosse solo Prefetto A. in missione, non è difficile pensare a scariolare fino a Tokyo, ma come missionario non posso lasciare oltre 200 cristiani alla domenica specialmente (non avendo nessuno, sono missionario a Tano e Miyakonojo). Dunque pensavo di proporre ai Superiori un mio Vice a Tokyo. Chi? Se i canoni non si oppongono: Don Tanguy, lo fu finora e potrebbe continuare. Ma è Maestro. Se no, Don Margiaria o Don Pedro. Qualcuno mi fa osservare che se i Superiori verranno alla scelta del Visitatore o Ispettore, forse sarebbe ben visto un Italiano… Vi è già una colluvie di altre nazionalità… Ad ogni modo videant.


Don Margiaria ha molta entratura presso le autorità, perché conosce bene la lingua, ecc. ecc. Francamente però (era il pensiero del compianto Don Piacenza) è… in amministrazione e per questo non gode molto la stima dei confratelli. Don Tanguy ha la nomea di essere molto girandolone, Don Pedro… è spagnolo in tutto. Insomma videant consules, ma Don Cimatti nelle attuali condizioni non può attendere coscienziosamente alle opere di Tokyo. È troppo chiaro. Venendo il Visitatore, decida davvero. Sorge poi il problema del Consiglio.

Per la missione mi scelgo alcuni, e fin qui nulla di difficile – pel Consiglio della nostra Società penserei metterne due residenti in missione e due residenti a Tokyo (invio proposte ai Superiori), ma non sarà possibile riunirci ogni mese – sono disastri di viaggi e di borsa – e in coscienza non si può.

Sarò riconoscente se potrò avere qualche lume al riguardo. Non vorrei che mettendo il prete nuovo a Tokyo, Propaganda Fide pensasse che i Superiori non provvedono alla Prefettura, ma certo che la formazione del personale è pure problema fondamentale necessario.

È certo che in missione siamo a terra, tanto che ho intenzione di domandare ai Superiori il permesso di anticipare di un anno l’ordinazione di uno che mi sembra lo merita… Ma mi ripugna perché non vorrei che fosse un prete a mezzo.

Mi consigli. È certo però che in missione il prete nuovo al massimo può dir Messa… e corre il rischio di non studiare.