Cimatti|Ricaldone Pietro /1946-3-…

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a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



IN PIENO RISORGIMENTO: LE BASI1


Marzo 1946

Rev.mo ed amat.mo Sig. D. Ricaldone,

Ricevo oggi assicurazione che le furono recapitate nostre notizie, da Lei e dai Superiori tanto attese. Come anche da qualche lettera a stampa dal Sig. D. Berruti (sia pure dell’anno scorso) abbiamo letto con vera avidità notizie salesiane, e specialmente quanto si è fatto e si fa per i ragazzi della strada. Anzi tentiamo, sia pure in piccolo, di emulare quanto si fa tra voi a vantaggio di questa povera gioventù bisognosa di tutto, non meno abbandonata in Giappone.

Oh, le scene strazianti di miseria, di fame, di morte vedute specie nei pressi delle grandi stazioni di Tokyo, di Osaka e di pressoché tutte le grandi città del Giappone.

Posso intanto con grande gioia annunziarle che il lavoro di riorganizzazione nostra e delle cose nostre, iniziatosi subito dopo la cessazione delle ostilità (15 Agosto 1945) comincia a dare i suoi frutti e va intensificandosi, e speriamo concretandosi definitivamente, nel prossimo mese, inizio dell’anno scolastico in Giappone.

Le nuove opere o le risorte, saranno tema di altrettante brevi relazioni, che faranno vedere, da un lato, le eleganti disposizioni della Provvidenza a nostro riguardo, la generosità dei benefattori e quanto desiderano fare in Giappone i poveri salesiani suoi figli.

Per la nostra missione, come già le comunicai in precedente relazione si inizia l’anno con un cambiamento di guardia. All’Amministratore Apostolico precedente viene sostituito dalla S. Sede uno nuovo nella persona di Mons. Domenico Fukahori, Vescovo di Fukuoka. Per disposizione della Provvidenza i Salesiani ritornano alle loro antiche sedi di Miyazaki e di Tano. Durante la guerra per quel doloroso cambio di valori spirituali, di cui si risentirono anche quelli che più avrebbero dovuto essere immuni, tutto fu condizionato allo scopo della difesa nazionale: il buon Dio, la sua Chiesa, i suoi ministri, specie gli stranieri, relegati o immobilizzati: gli indigeni asserviti alle forze superiori e strumenti (penso inconsci) di valorizzazione della religione.

Gli stessi cristiani di buona volontà, in pratica, impossibilitati a compiere regolarmente i loro doveri. Non parlo di quelli che, viventi cristianamente senza infamia e senza lode, afferravano l’occasione per contestare la loro miseria cristiana.

Dunque, come prima, lavoro del missionario, il forte richiamo delle sue pecorelle ad abbeverarsi abbondantemente alle pure fonti della grazia, visita alle famiglie – constatazione dello stato delle medesime – riparare il riparabile immediatamente – infine una buona muta di esercizi spirituali. Ci si conta, ci si rimette in via, ci si inquadra… e si cammina da capo.

Padre, è da anni che non possiamo compiere i nostri doveri religiosi; è da anni che non sentiamo la parola di Dio; è da anni che ne abbiamo sentito di tutti i colori contro la religione… Ci siamo ricostituiti in gruppo… Vogliamo ripassare da capo il catechismo… Vogliamo riimparare a servire all’altare… a cantare in Chiesa…”. È la voce consolante del nostro circolo giovanile D. Bosco di Miyazaki.

E ci si voleva far credere che i nostri cristiani non ci volevano, che ci odiavano… Oh, non avrebbero detto certo così o non avrebbero più saputo che dire allo spettacolo che vedevamo ogni sera della novena di S. Giuseppe nella chiesa di Miyazaki. Con tempo pessimo ogni sera la chiesa era piena ad ascoltare la calda parola del nostro D. Cavoli, e alla chiusura della missione: comunione generale, Messa degli angeli cantata dai giovanotti, che si trascinavano dietro la massa, mentre dall’orchestra rispondeva la corale dell’Ospizio. Erano le care anime, che vent’anni fa ci affidava il Signore e che con gioia, unite di nuovo ai loro antichi missionari, si proponevano una vita cristiana più perfetta – e nello stesso tempo volevano coi fatti attestare ai padri delle anime loro l’immutato affetto, la riconoscenza che, nonostante le dolorose vicende passate, non aveva subito scossa o diminuzione alcuna nell’animo loro. I buoni effetti di questa (la chiamerò) cura ricostituente spirituale l’abbiamo constatata ovunque fu possibile radunare gruppi consistenti di cristiani.

Per tutti gli altri sbandati o che non possono essere riuniti alla domenica la cura si va facendo nelle singole loro famiglie, colle visite mensili, colla spedizione del giornale nostro, delle letture cattoliche, con lettere personali.

Dove è possibile si sono ricominciate le adunanze serali nelle famiglie in cui sotto forma di conversazione, o di conferenze, con proiezioni al vicinato che si raduna si cerca di propagare il “verbum Dei”, la buona novella.

Altra base che si viene stabilizzando è il lavorio per la gioventù.

Siamo proprio nel periodo in preparazione alla Pasqua: dunque catechismo ai fanciulli, ai catecumeni – impulso ai nostri cari oratori, che incominciano a rifiorire ovunque.

Un’altra base è lo sviluppo e la propaganda della buona stampa, che già iniziatosi in Tokyo intendiamo di propagare a più non posso anche in missione.

E accenno per ultima (non già perché sia meno importante) un’altra base del nostro lavoro di ricostruzione, quella delle vocazioni. Si sta attivamente preparando a Miyazaki il nuovo nido per i nostri cari aspiranti, e speriamo che sia anche per loro, dopo non poche peregrinazioni, la cappella Pinardi.

Affrettiamo col desiderio e più coll’intensa preghiera il ritorno dei nostri cari soldati confratelli giapponesi. Ancora cinque di loro non rispondono all’appello. Che ne sarà di loro? Ed anche per essi bisognerà ricominciare da capo il “rosa, rosae…” e il ritmarsi regolare della loro vita religiosa.

Oh, amatissimo Padre, ci benedica tutti, affinché su queste solide basi possiamo costruire non solo edifici materiali (necessari anch’essi perché i precedenti furono distrutti), ma edifici viventi di anime che corrispondono alle grazie di Dio con una perfetta vita cristiana o religiosa.

Suo nel Signore

D. V. Cimatti, sales.



1 R. M. 2054: manosc.