Cimatti|Ricaldone Pietro / 1940-9-28

2579 / Ricaldone Pietro / 1940-9-28 /




Miyazaki, 28 settembre 1940


Rev.mo ed amatissimo Sig. Don Ricaldone,

Nello stile telegrafico più breve, mie e nostre notizie.

Per il mio rendiconto mensile, anche in questo mese, nulla di nuovo né per la salute materiale né per quella spirituale: la buona voglia continua. Scopro in me deficienze a cui non davo troppo peso nella vita passata e che bisogna che corregga, se no, il Purgatorio minaccia di essere molto lungo.

Se ha ricevuto la mia precedente, può aver pensato non so come del G. e della nostra situazione. Voglio brevemente e più chiaramente possibile spiegare, al fine di aver consiglio e direttive nel caso ipotetico per ora peggiore.

In Giappone viene istituendosi il nuovo regime, le cui norme direttive sono note nelle linee generali – non chiare ancora bene quelle in relazione alla religione – ma il cattolicesimo che in certi principi non può ammettere attenuanti o compromessi, si sa già come può essere considerato. Come dissi: “tinta alemanna”, orientata naturalmente a questi paesi.

Principi (in fondo giusti e per realizzare i quali tutti devono lavorare secondo lo spirito della Chiesa) sono questi specialmente: si desidera che gli elementi direttivi e amministrazione delle opere di ogni genere, tenute ora dagli stranieri, siano affidate a personale giapponese – nelle società amministrative, che questo abbia la preponderanza – diminuiscano le circoscrizioni ecclesiastiche tenute da stranieri fondendole sotto la direzione di elemento giapponese.

Il denaro che viene dall’estero per sovvenire alle opere di beneficenza o assistenza sociale, crea un legame, sia pur spirituale, indecoroso per la nazione. Secondo le nuove leggi delle religioni (non si sa ancora se saranno approvate) il personale missionario ufficiale deve avere la cultura media, idem per gli stranieri…

Queste al momento le cose note. Si possono tirare le conseguenze (e Lei più competente in materia ne tirerà più delle mie). Eccone alcune: instabilità di permanenza dell’elemento straniero, per lo meno come elemento direttivo… Nos autem oportet minui… e fin qui nulla di male.

Ad es. in Missione si passa sotto un Vescovo o Prefetto Apostolico indigeno; noi salesiani ci adattiamo, mi pare, assai bene a tutto questo. Agli inizi siamo ben stati sotto la dipendenza di altri Ordinari, come missionari…

In caso di necessità e in un primo tempo, per la scuola di Tokyo, per il Seminario, per l’Ospizio, non è difficile trovare tra gli insegnanti giapponesi uno che faccia la parte del Direttore (uso direttore del liceo di Valsalice et similia) – l’Ospizio può passare l’Opera alle suore indigene – le Figlie di Maria A. hanno già qualche buon elemento – una parrocchia è già affidata all’unico prete giapponese che abbiamo… e se sarà indispensabile (come fece del resto negli inizi) in una forma o in un’altra penso che ci aggiusteremo.

Ma se la pressione fosse forte, quid per il personale in formazione, specie filosofi o nel tirocinio? I teologi, penso che siccome frequentano il Gran Seminario, che presto sarà tenuto dai preti giapponesi, per il momento non siano causa di allarme. Il bravo Don Braga, che ha trasportato tutto a Shanghai non ha difficoltà ad accettare i nostri: penso che i Superiori non abbiano difficoltà.

In caso di altri esodi, per il momento non sembrando opportuno o se non sembrasse opportuna la Corea o la Manciuria, pensano i Superiori che sarebbe carta sbagliata che qualche confratello andasse in Brasile o in altri punti dell’America del Sud, dove essendo numerosi i giapponesi, potrebbero mettere a profitto la lingua e costumanze apprese? Oppure in altre parti?

Tutto questo ha del catastrofico, e penso che non succederà tanto presto, specialmente dopo i patti recenti, ma in un’eventuale necessità, per non perdere la calma, se potessi avere anche solo direttive generali, sto più tranquillo.

Poi ho bisogno che i Superiori mi aiutino a che per la formazione del personale giapponese mi autorizzino (per fare prendere diplomi e regolarizzare gli studi) a passar sopra a disposizioni programmatiche, adattando i programmi al posto e agli esami che bisogna far prendere ai nostri confratelli giapponesi, e per alcuni di essi abbreviare il curriculum.

Quanto domando è necessitato dalla svolta forte, che vengono prendendo le cose in Estremo Oriente. La S. Chiesa è informata e stiamo alle direttive da essa emanate: ma io ho bisogno anche delle direttive dei Superiori.

Tutti desideriamo formare un buon personale missionario e salesiano indigeno, ma occorre accelerare il ritmo, piuttosto che perdere tutto.

Non so se sarò stato chiaro (non è il mio forte) ma Lei sa leggere e capire anche le mie oscurità.

Notizia dolorosa. Il nostro caro Don Baratto, che era già uscito dall’Ospedale è dovuto ritornarvi peggio di prima. Preghiamo.

Gli altri confratelli bene – naturalmente siamo, come dice il nostro S. Francesco di Sales, dei religiosi, siamo – dico – un po’ tutti ammalati; e non sempre tutti si lasciano curare bene dal medico…

Mah… Preghi assai per noi tutti e specialmente per me. Lei conosce le mie necessità.

Dulcis in fundo. Faccia pregare Maria Ausiliatrice e Don Bosco. Pare che un bravo benefattore voglia fare qualche cosa di grosso per aiutarci a stabilirci a Osaka (scuola agraria e meccanica)… e se vuole è uno che può farlo senza scomodarsi.

Mah!… Preghiamo. Mi benedica.

Suo aff.mo

Don V. Cimatti