1195 berruti


1195 berruti

1195 / Berruti /Pietro / 1934-1-6 /


1 a Don Pietro Berruti, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani

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Tokyo, 6 gennaio 1934

Molto Rev. Sig. Don Berruti,

Buon anno. Mi rivolgo per tempo per il personale per il Giappone nella speranza di essere aiutato. Ringrazio dei cinque inviati ed il Signore rimeriti. Certo aspettavo di più, ma se hanno mandato quello soltanto, è segno che non potevano mandare di più. Capisco sempre di più, che NON SAREMO MAI A POSTO, SPECIE IN GIAPPONE finché non faremo fuoco colla nostra legna, ma quando sarà possibile questo, lo sa il Signore: è certo che sarà proporzionalmente ritardato quanto meno saranno gli aiuti dall’estero. Deus scit.

Stato attuale delle singole case… [N. B. Don Cimatti oltre la responsabilità sulla Missione e Visitatoria ha anche la cura diretta dello studentato e di Tano-Miyakonojo].

Vi è qualche giovane qua e là per i lavori di casa. Come vede, falliti gli aiuti che speravo, in pratica ho dovuto sopprimere Takanabe-studentato, riunendolo al Seminario – soppresso Tano riunendolo a Miyakonojo – il sottoscritto si è assunto parte del lavoro che può fare Don Tanguy e alla domenica vado in giro per aiutare i missionari – negli altri giorni scuola regolare, facendo la spola tra Seminario e Missione, e così per quest’anno tireremo avanti come potremo…

Quid faciam? Dica Lei. Se poi si deve, come probabilmente e nel desiderio dei Superiori e nella volontà di noi tutti, aprire tipografia a Tokyo in casa diversa, Lei vede in che condizioni mi trovo – cioè in cui si trova il lavoro missionario.

In quest’anno mi par già di vederlo, avremo un forte passo indietro, e mi brucia assai. È l’anno santo, è l’anno di Don Bosco. Ridiscendiamo alle posizioni di otto anni fa con danno spirituale di tutti, dei confratelli che si disanimano e delle anime che rimangono abbandonate. Ma che fare? Deus scit.

Comprendo i miei molti enormi sbagli e di tattica e di amministrazione (e mi meraviglio che i Superiori mi abbiano rinnovato in carica), è da questo e dalle mie altre non poche deficienze, da cui provengono queste ed altre non poche nostre miserie, che flagellano questa nostra missione – ma andandone di mezzo la gloria di Dio e la salute delle anime, ne sono profondamente accorato, ma non so davvero dove dare di testa. Mi si aiuti dunque: penso di essere stato chiaro nella mia povera esposizione.

Certo la via regia è il personale indigeno – è da otto anni che vi lavoriamo – ma salvo miracoli, prima di quattro anni non avremo risultati effettivi (se tutto va bene).

A tutt’oggi una trentina, di cui uno comincerà la teologia il prossimo anno – uno fa filosofia (bisogna per i giapponesi pensare a tre anni), forse tre o quattro inizieranno la filosofia quest’anno – gli altri sono sparsi nelle varie classi – uno (voti privati) coadiutore e qualche aspirante coadiutore. Ecco la realtà, ma Lei sa a che generi e a quali prove sarà soggetta prima di arrivare alla fine – fra morti (in Paradiso) e feriti quante prove già avute. Deo gratias! Deo gratias!

Don Piacenza supplica per Tokyo un confratello che sappia ginnastica e musica. Veda di accontentarlo; è necessario per lo sviluppo dell’opera, che promette assai bene. Se per migliorare la nostra situazione fosse utile il noviziato, lo domando subito. Il posto ce l’ho bell’e fatto a Tano. Due difficoltà:

        1. Personale e finanza (specie quest’ultima).

        2. Locale, cioè venendo la divisione dei poteri probabilmente l’Ispettore non vedrà bene il noviziato in Missione, e quindi bisognerà trasportarlo.


Se i Superiori pensano che questo possa e sia bene effettuarsi, eccomi pronto: per una mezza dozzina sono pronto.

Per le cose nostre al momento tutti benino di salute – molti stanchi dal lavoro – tutti un po’ nervosi (è l’effetto del clima e di malattie precedenti di vari)....

Per molte cose ho supplicato il Sig. Don Ricaldone a che invii un Superiore a visitarci, tanto più che so che nel 1935 forse sarebbe fatta la visita; pel bene di noi tutti e delle nostre opere supplico sia anticipato. Ho aperto con fiducia il cuore nel giorno dell’Epifania.

Oh, Don Berruti, voglia bene a questi poveri (davvero in tutti i sensi!) confratelli e preghi specialmente per me, se no sono perso.

Tutto suo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.