Ricaldone,D


Ricaldone,D

1787 / Ricaldone Pietro / 1937-1-2 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 2 gennaio 1937

Amat.mo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone,

Grazie della sua ultima (6/12/36), in cui mi dà la consolante notizia del prestito del Sig. Duranti. La Madonna mi ha esaudito e avevo promesso Lire 1000 per il nostro caro Santuario e volentieri sottraiamo al pane per ringraziare la Mamma – e le unisco parte della somma –: sono dunque 100 mattoni, che sono certo diventeranno pane spirituale per noi. Deo gratias! Da tempo domandavo il prestito, non per opere nuove, ma per sostenere le presenti, e per il pane: non tema, è per il pane. E bisognerà che i Superiori vengano in aiuto, aumentando il sussidio, se no non si va avanti.


  1. Il Signore non manca di consolarci:


  1. A Beppu ho imposto l’abito a 5 novizie giapponesi delle Figlie di Maria A.

  2. A Tokyo a tre nuovi chierici giapponesi, e iniziato con nove il nuovo noviziato.

  3. Il giorno di Natale una quarantina di battesimi. A Mikawajima (2700 orator. – alla scuola 300 – a Miyazaki 700 – a Miyakonojo oltre 1000 – Beppu, Oita, Nakatsu, Takanabe rispettivamente 300). Quando c’è da ricevere corrono molto di più, ma sono anime pagane che almeno avvicinano Gesù… Ah, vorrei fare a Tokyo come a Torino, nei rioni poveri e guasti, oratori, oratori… Ma come si fa a Miyazaki?… Ma tanto presto vado in Paradiso, e buona notte!

  4. Il 29 dicembre (vero decennio della nostra prima partenza) le prime 7 professioni salesiane – di cui 2 chierici giapponesi – seguite fra poco da altre di due coadiutori giapponesi, adunque 9. Dolorosamente un coadiutore cessò e andò in altra associazione, e un chierico si ammalò e dovrà rifare il noviziato, ma penso riuscirà. Deo gratias!


  1. Nello stesso tempo non manca di provarci:


  1. Povertà assoluta… Evviva la Provvidenza! Ma passo dei momenti, non per me, ma per i confratelli: ma vorrei fosse la ricchezza di noi tutti – temo non sia perfetta.

  2. Forner (stampatore) ha messo la mano tra i cilindri della macchina. Grazie a Dio frattura semplice di tre dita, ormai guarite.

  3. Ma più di tutto la condizione del mio povero e caro Don Lucioni – non riesco a calmarlo, e mi sento nella necessità di riinviarlo. È ammalato, è ammalato di corpo e spirito. Qui non conclude per l’anima sua – mi lascia un vuoto che non so come e quando potrò colmare, ma prima salvi l’anima sua. Fosse un sano, definirei tutto così: “Superbia e chiodo, mancanza di carità”. Ma è ammalato, è ammalato: così pure mi ha confermato il buon Padre Matteo. Creda caro Sig. Don Ricaldone, le sofferenze provate in 10 e più anni di missione sono dolci in paragone di quanto si soffre nel vedere questi cari confratelli che vanno alla perdizione, sia pure che si debbano scusare per malattia. Vedrà che Don Edmondo (Lucioni) non concluderà, tanto più che oltre al già detto è attaccatissimo alla famiglia e alla patria. Prego per lui – ma non so come fare a trattenerlo e quanto prima lo lascerò partire preavvisando naturalmente… Fiat voluntas Dei.

  4. Non sono a posto pure i coadiutori Masiero, Ferrari e Paulin… Ma sono cose vecchie che solo ora vengono a conoscersi. Spero che il Visitatore (non si sa né chi sia, né quando arrivi, né se siano cose speciali da fare per l’occasione… Quando venne Lei, il Sig. Don Rinaldi e Lei preavvisarono e diedero norme… Ma verranno certo al tempo stabilito) aggiusterà tutto, ma sono povere anime che non sono a posto.


Ed ora breve mio rendiconto:

Mi pare tutto regolare: sanità, lavoro e pietà ed osservanza regole… Non viene meno la volontà di santificazione.

Lei conosce le mie difficoltà, che anziché diminuire crescono, per l’assoluta mia incapacità di comando. Ma spero che il Signore mi esaudirà, ed un giorno o l’altro bisogna pur finire.

Responsabilità a chi tocca – per me non posso che insistere in coscienza. I fatti, mi pare, parlano chiaro: finanze a terra – anime che si sono perdute o si perdono – lavoro sui trampoli.

Amatissimo Sig. Don Ricaldone, ci vuole una mano forte organizzatrice… Don Cimatti non ha la forza di concludere. Fiat voluntas Dei.

Pare tramontata la questione della nuova missione ai Salesiani in Giappone, essendo annunciato ufficialmente la presa di possesso da parte dei Francescani che emigrarono da Kagoshima, affidata al clero indigeno.

Presto ci sarà anche la nomina del Vescovo o Arcivescovo indigeno di Tokyo.

E per oggi basta. Buon anno. Se il Signore mi dà la vita quest’anno infuocheremo i nostri di amore a Gesù Eucaristico secondo la bella strenna.

Goda… I suoi figli sono all’avanguardia per il numero delle Comunioni dei loro… Speriamo fatte come vuole Gesù.

Ed ora mi benedica speciatim e con me tutti i suoi figli, specialmente i due chierici Nishimura Giovanni e Akimoto Martino e prossimamente i coad. Yamamoto Giovanni e più tardi l’altro.

Tutto suo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.




1788 / Berruti Pietro / 1937-1-7 /


a Don Pietro Berruti, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 7 gennaio 1937

M.R. ed amat.mo Sig. Don Berruti,

Finalmente mi si annuncia il suo caro ritorno, e anche Don Cimatti ritorna a darle lavoro.


  1. Dalla Crocetta mi si invia il conto di Zanarini che fu già in Giappone. Da Roma il ch. Floran scrive aver avuto dal Sig. Don Berruti assicurazione che agli effetti economici ecc. è dipendente dal sottoscritto. Essendo per me un fatto nuovo – né avendo comunicazione della cosa dai Superiori – né sapendo quali siano le mie attribuzioni o doveri al riguardo prego farmi illuminare. È un bene? È un male il ritorno di questi figliuoli, sia pure siano sacerdoti? Non so valutarlo, e prego i Superiori con tutta libertà di decidere. La mia testa e le forze ormai non sono in grado di valutare. Quindi attendo spiegazioni di ordini per sapermi regolare.

  2. Il fatto più doloroso è che sono obbligato a far ritornare il confr. Lucioni che non riesco a trattenere. Si fa forte di un urto con Don Cavoli che gli ha detto parole forti – allontanandolo dalla casa di Miyazaki. Don Cavoli scrisse le scuse – lo invitò, anche me presente, varie volte al ritorno – ma è intestardito, vuol soddisfazione di diritto – sa il Signore quanto Don Cimatti ha fatto – ma la superbia e il non fondo di carità anche solo cristiana gli fa un velo tale che non ammette luce. Vuol ricorrere a Roma. Inoltre si lamenta che fu lasciato in abbandono non dandogli gli aiuti spirituali, ecc. Carattere difficile, per la malattia, è difficile trovare chi resista a stare insieme – e preferì la situazione sua come missionario ambulante che i superiori conoscono, ad altri inevitabili urti. Per me è ammalato in tutti i sensi, e non lo incolpo di nulla, né di quanto soffre lui povero uomo, né di quanto (sono persuaso senza lui volerlo) fa soffrire gli altri. Ma non posso lasciare la sua anima né anime così – è meglio il ritorno. Se sbaglio nella determinazione, il Signore e i Superiori mi perdonino, ma è il bene di quell’anima e il bene generale l’unico determinante. Per me, ripeto, è un ammalato materialmente e spiritualmente – superbia (egocentrico) e non carità – attaccatissimo alla famiglia e patria.

  3. Il nuovo elemento si viene studiando, e vedremo.

  4. Scrissi al Sig. Don Ricaldone in relazione al Ch. Filippa che in pratica domanda il ritorno per le mutate condizioni della famiglia, dopo la morte del fratello. Per me è indifferente la cosa, ma desidererei chiaro il pensiero dei Superiori, che sul posto possono decidere, anche se a Torino dicono ai genitori: “che dipende da Don Cimatti il decidere o il concedere il permesso”. Parlo ora col chierico. Egli, data la debolezza della fede dei parenti, teme un distacco più forte. La sua presenza a Torino (ove potrebbe alla Crocetta terminare con calma i suoi studi teologici) darebbe speranza buona per quelle anime. Sotto questo punto di vista ne guadagnerebbe assai anche la formazione del chierico. Supplico i Superiori di una risposta chiara. Il chierico non ha dubbi sulla sua vocazione missionaria, ma non vuol prendersi la responsabilità di una débâcle nella fede dei suoi: egli non vede altra soluzione. Prego venirmi in aiuto anche in questo.

  5. In Luglio il Visitatore? E pensare che è dal 1935 che lo si attende.

  6. Avendo occasione di parlare col coad. Merlino veda di saggiare il confratello sull’opportunità del ritorno. Ha difficoltà interne da manifestare – ebbe poi urti forti con Don Marega suo direttore, che non riusciva a piegarlo a fargli fare i lavori di casa (pulizia, ecc.) ed otteneva risposte dure o non risposte – senza cordiale avvicinamento, ecc. Certo Don Marega è nervoso – ma ha fatto di tutto per aiutarlo spiritualmente – ed anche per tentare l’affiatamento. Veda di aiutare quest’anima in tutti i sensi.

  7. Imploro aiuto dai Superiori. Non ho forza morale sui confratelli – non me la sento più (non perché non voglia) – non esce più niente – e sono a terra materialmente finanziariamente. Ma perché, caro Signore, perpetuare questo stato di cose? Fiat voluntas Dei!


Scusi, caro Sig. Don Berruti, dei dispiaceri che do ai Superiori – ma quando non se ne può più, non se ne può più.

Così come sono, sono un osso spostato: se ne persuadano i Superiori, pur essendo la mia continua preghiera “Fiat voluntas Dei”.

E preghi per questo povero:

Don V. Cimatti, sales.

1789 / Tirone Pietro / 1937-1-7 /


a Don Pietro Tirone, Direttore Spirituale Generale



Miyazaki, 7 gennaio 1937

Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Tirone,

Grazie delle sue informazioni preziose sui coadiutori. Penso che la formazione del coadiutore, e specialmente quella del coadiutore in missione e specie ancora per il Giappone, sia un problema che bisogna che i nostri cari Superiori affrontino in pieno: direi, meglio ancora, il problema del personale della missione.

Conosco pochissimo il mondo missionario ed in genere il mondo salesiano non italiano – ed essendo stato quasi per trent’anni coll’elemento chiericale, la cerchia della mia esperienza (poca e povera davvero!) è assai limitata: da ciò la massima parte delle mie difficoltà. Non sono navigato per questo lavoro, né i più che dieci anni di Giappone mi danno orizzonti fuori del piccolo nido dell’Estremo Oriente. Sono ben semplice quindi nel voler dare consigli ai Superiori, mah…1

Grazie dell’annunziata visita del Visitatore che tutti attendiamo assai presto (era assicurato per il 1935), ora si dice in Luglio – fiat voluntas Dei e che aiuterà in tutte le cose che occorrono, ad eccezione fatta di denaro… proprio in cauda venenum. E pensare che [è] il problema formidabile delle missioni. Come vuol fare guerra senza armi? Mah! Per fortuna che l’esperienza ha fatto vedere chiaramente che Don Cimatti non ha la dote “disbrigo affari”… ed è bene che non m’insedi a legiferare in materia. Deus non adjuvet. La preoccupazione materiale non può certo conferire al lavoro di apostolato e più al lavoro di formazione del personale.

Don Tanguy ne sa qualche cosa, e l’origine di molte delle sue ansietà è questa… E Lei mi scrive che il Visitatore… Beh! Fiat voluntas Dei, e che da questa visita risulti gran bene.

Ho tre coadiutori che non sono a posto: Ferrari, Paulin e Masiero: né so se li tireremo su. Il povero Don Lucioni idem: sono obbligato a farlo ritornare. È ammalato materialmente e spiritualmente. Chissà che i Superiori riescano… Mah! dubito per l’anima sua – manca la base “umiltà e carità” per me lo copro col mandato dell’irresponsabilità per malattia.

E preghi per me. Penso vicina (e la desidero ex corde) la fine – possa salvarmi, pur non essendo riuscito a salvare nessuno… Il Signore non ha permesso questa consolazione esterna e lo ringrazio di cuore.

In dieci e più anni di missione ho fatto il questuante e dei debiti. Bel costrutto! Ad ogni modo “bonum mihi quia humiliasti me… Filios enutrivi et exaltavi…”. Spero non dover cantare il seguito. Mi perdoni lo sfogo.

Preghi preghi preghi per me. Sa il Signore solo quanto Don Cimatti soffre nel dovere fare quanto non sa e che in coscienza ripugna.

Preghi per me affinché si compia in me perfecte la volontà di Dio, appunto perché non la capisco.

Tutto suo

Don V. Cimatti, sales.

1790 / Barbaro Federico / 1937-1-8 /


al chierico Federico Barbaro, tirocinante



8 gennaio 1937

Caro Barbaro,

L’eco ha portato i tuoi sbuffi filosofici fin nella piana tranquilla di Miyazaki. Bravo! Sfogati pure.

Quando ero bambino (no, fanciullo) in collegio cantavo come un… Poi venne il cambio di voce e mi dissero di non cantar più. E mi adontai… e per un po’ non cantai… e ho avuto anche il pensiero: “Ora la musica perisce…”. Applica un sillogismo in barbaro… Dal momento che si desiderava lasciarti libero per la teologia si pensò dapprima a farti continuare fino ad aprile – poi di farti fermare subito, perché non c’era altro da fare… Dovevi fare altro, e anche perché c’era chi poteva sostituire. È naturale che provi quello – come lo provò chi scrive, quando laureato (diamoci tono!) in scienze a Valsalice un estraneo occupava la cattedra.

È naturale, come è naturale che non toglie questo né il sapere, né il merito (perché tu non solo saresti pronto, ma desidereresti – come Don Cimatti desidererebbe far scienze agrarie – specie concime, cessino et similia – e specialmente musica… Filosofia?… Non ci capisco… Pedagogia, ecc. ecc.).

Brutta cosa dover insegnare ciò che non si sa… Oh, è gran parte della vita salesiana e della vita umana e specie della vita religiosa… E quel che è peggio non solo limitato all’insegnamento, ma alle cariche, alle spese, ecc. Chi scrive ne sa qualcosa. Guai se tu filosoficamente applichi il tuo periodo scritto in… riga alla realtà della vita! Ad ogni modo per noi salesiani:


  1. Artic. 46 di Regole: rendiconto.

  2. Se sbaglia il Superiore a comandare, non sbaglio io ad ubbidire. E avanti.


Il Signore ha bisogno di formarti altro che a queste cose: ti vuol pian piano piallare, sbucciare, frantumare affinché esca l’uomo nuovo, e comincia ora a dare di mano allo scalpello e martello… e scheggia… E tu gridi?… E perché?

Perché temi si dica che non sai italiano e latino? Perché ti pesa la preparazione? Perché? Perché?… E non continuo. È il nostro piccolo io che vogliamo per noi, e che invece LUI vorrebbe per sé: e così chiaro… e tu lo capisci bene al fine della lettera. L’egocentrismo, non c’è bisogno di erigerlo a sistema filosofico: è in noi, tutti sai, tutti, tutti.

È in questa lotta e in questa vittoria l’acquisto di Gesù, assai meglio della filosofia, scienze, musica… pur cose belle perché emanate da LUI. Un baso, Federico.

Tuo

Don V. Cimatti, sales.




1791 / Circolare Salesiani / 1937-1-11 /


ai Confratelli della Prefettura Apostolica e Visitatoria salesiana S. F. Saverio



Miyazaki, 11 gennaio 1937

Carissimi,

Vi prego di prendere in benevola considerazione le seguenti raccomandazioni e di fare tutto il possibile per metterle in pratica.


    1. Si è trovata la via per far pervenire in Giappone le eventuali offerte che si devolvono per noi in Italia. Il problema adunque è di raccogliere offerte quanto più è possibile. Prego adunque i singoli confratelli ad investirsi della gravissima necessità in cui ci troviamo per far fronte al problema della vita ed al sostentamento delle opere, e secondo le direttive dei rispettivi direttori fare opera di forte propaganda nelle forme che si ritengono più opportune e fare indirizzare le offerte a Don Liviabella che si impegnerà per il sollecito invio. Preghiamo, facciamo economia e diamoci attorno per suscitare numerose fonti di beneficenza. Pare che la visita sarà nel prossimo Luglio e che per quell’epoca Don Liviabella sarà di ritorno: occorre dunque per tempo scrivergli per eventuali necessità di cui egli possa incaricarsi.

    2. Si avvicina la festa del nostro Patrono e del nostro Fondatore. Là dove è possibile o conveniente si faccia l’adunanza dei giornalisti, si faccia possibilmente una familiare riunione dei Cooperatori (si potrebbe in quell’occasione distribuire i diplomi), si prenda l’occasione per diffondere il culto di Maria A., ecc.

    3. Dal 3 al 7 Febbraio in occasione del Congresso di Manila si accentui la pietà eucaristica in tutti i fedeli, invitandoli a fare la S. Comunione e preghiere speciali affinché Gesù sia conosciuto specialmente in Estremo Oriente (è l’espresso desiderio del S. Padre) e si diffonda in tutto il mondo il culto eucaristico. Pur lasciando ad ogni missionario e capo di casa il determinare secondo l’ambiente o la possibilità le modalità delle manifestazioni per unirsi in spirito al Congresso e cooperare al felice risultato del medesimo, propongo:


  1. L’ora di adorazione la sera del 4 Febbraio;

  2. Funzione più solenne del primo Venerdì del mese;

  3. Speciali funzioni il giorno 7, discorso ad hoc, benedizione solenne.


Le comunità religiose possono studiare altra forma per onorare ancor più solennemente Gesù. Nello studentato e noviziato e in Seminario potrebbe anche essere utile una devota accademia. Se in quel giorno si potesse ottenere una comunione generale, sarebbe certo graditissimo omaggio a Gesù. Ricordiamo anche a nostro incitamento la bella strenna del nostro Rettor Maggiore.

    1. È giunta da Roma l’approvazione della nuova edizione del Catechismo. Si veda pian piano di diffonderlo in mezzo ai cristiani e nuovi catecumeni; a facilitarne la conoscenza specialmente a vantaggio dei cristiani sparsi, a venire in aiuto ai missionari anche nella coordinazione del lavoro; per trasmettere ordini che interessano la cristianità, come sapete, si è iniziata la pubblicazione settimanale dell’“Angelo delle famiglie” che è da considerarsi da tutti come emanazione del centro per gli scopi suddetti. Mi raccomando che sia trasmesso con puntualità, che tutti si concorra con notizie anche brevissime del movimento delle rispettive cristianità, che si manifestino eventuali osservazioni sul miglioramento della pubblicazione. Voi tutti sapete quanto dobbiamo intensificare l’istruzione religiosa e la vita cristiana dei nostri cari cristiani. Nessuno si rifiuti per concorrere in questa opera santa.

    2. Padre Gemeinder nella prima metà del prossimo marzo viene in Kyushu. Non ha difficoltà a lavorare per i nostri cristiani; vi prego sapermi dire al più presto i vostri desideri al riguardo e per le opportune concordanze. La lettura delle regole e tutti questi mezzi ci facciano santi salesiani.


Vostro

Don V. Cimatti, sales.



1792 / Grigoletto Giuseppe / 1937-1-11 /


a Don Giuseppe Grigoletto, ex-allievo di Valsalice



11 gennaio 1937

Grigolo carissimo,

Grazie e delle lettere e dei giornali. Bene: ho capito.

Quanto ai tuoi merlotti invierò secondo i loro desideri ed ora rispondo al solito e frugherò se ho altro negli scartafacci… Intanto prendi quel che ho tra mano e se vuoi argomenti speciali, me lo dirai.

Se il Signore ti vuole grasso prenderai anche quello per amor suo.

E per ora nulla di nuovo: prega e fa’ pregare per me… Se il Signore prova chi ama, mi deve voler bene. Deo gratias!

Pare venga il Sig. Don Candela come visitatore: ufficialmente so niente. Se siamo vivi può essere che ci vediamo il ’38.

Per ora prega per me che desidero tanto di unirmi definitive a Lui. Ma fiat voluntas Dei in omnibus.

Ti abbraccio e benedico.

Tuo

Don V. Cimatti, sales.



1793 / Begliatti Letizia F.M.A. / 1937-1-14 /


a Suor Letizia Begliatti, Superiora delle F.M.A. in Giappone



l4 gennaio 1937

Rev.ma Madre,

  1. Deo gratias! per il permesso… La novena ha anche lo scopo di aiutare Lei… e ne faremo subito una seconda se non siamo esauditi. Ah, se riesco ad andare in Paradiso! Pensare che là Gesù ha di tutto e gli costerebbe così poco… Mah! Siamo noi che non abbiamo fede sufficiente…

Se anche quella brava suora ne avesse avuta di più… Le dica di recitare un’Ave Maria e un bell’atto di fede, e poi si butti nelle mani di Dio al lavoro.

  1. Ho inviato subito l’articolo a Torino con preghiera di pubblicazione così com’è. Mi piacque tanto.

  2. Unisco pagelline. Ne trovi molti molti molti… e saluti tutte tutte tutte.


E preghiamo ad invicem.

Suo nel Signore

Don V. Cimatti, sales.



1794 / Circolare Salesiani / 1937-1-20 /


ai Confratelli della Visitatoria salesiana S. F. Saverio



Miyazaki, 20 gennaio 1937

Carissimi confratelli,

Ricevo dai Superiori le accluse comunicazioni che vi prego di estendere a tutti i confratelli.

Come già vi comunicai in altra precedente, procuriamo di prepararci alla Visita spiritualmente colla preghiera e col più esatto adempimento dei nostri doveri, e materialmente ordinando tutte le cose nostre (case, archivio, opere, ecc.) in modo da poter dare esatta visione di tutto.

Qualche lavoro ci tornerà gravoso, ma facciamolo volentieri specialmente in questa occasione della festa di S. Francesco di Sales…1

In attesa cominciamo ad eseguire quanto ci consigliano i nostri Superiori. Pregate assai, assai per il

Vostro aff.mo

Don V. Cimatti, sales.



1795 / Barbaro Federico / 1937-1-20 /


al chierico Federico Barbaro, tirocinante



[20 gennaio 1937]

Mio caro Barbaro,

Grazie della tua. Niente ti turbi e… avanti, dicevano quei due ubriaconi.

Spedisco la pratica a Torino per la tua teologia. Prega il buon Don Tanguy che mi sappia dire (ed anche il bravo Tassan… cui dirai ho già una valigia piena di libri giapponesi) quali dei libri che ti occorrono sono disponibili allo studentato… e il rimanente verrà…

Non conturbarti per un messalino… Si vede proprio che dal prendertela, come dici tu, da mille cose e in modi, hai un carattere assai risonante all’ambiente, tanto da cogliere mille cose e in mille modi. È un bene e un male (divento un po’ della scuola di Eraclito… “idem potest esse e non esse”… Mah!) ad ogni modo devi pur formarti ad un forte senso di reazione… “Non dominus domui, sed domus domino”.

Lascia il razionalismo filosofico… Ne facciamo già tanto noi religiosi, pur avendo fatto promessa di tendere anche a rendere cadavere testa e cuore!

Non lasciarti scomporre dalle storie, che sono proprio tutte storie di chi vuol fare dei buchi nel futuro o che ha tempo da perdere o che brancola nel buio, con o senza sua colpa…

Per i basi cardinalizi mettiti pure il cuore in pace… Bacia o meglio mangia con fede Gesù e vedrai. Mangialo con amore anche come omaggio al Congresso Eucaristico e prega per me.

Tuo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.


1796 / Circolare alle Suore F.M.A. / 1937-1-21 /


alle Suore Figlie di Maria Ausiliatrice, missionarie in Giappone



Visitatoria S. Francesco Saverio


Miyazaki, 21 gennaio 1937

Rev. Figlie di Maria Aus.,

Ha riempito e riempie di gioia il cuore dei salesiani l’annuncio che come Visitatore del Giappone sono designati i Rev.mi Don Berruti e Don Candela. Non si sa con precisione la data della visita, ma è desiderio dei Superiori che anche le Figlie di Maria A. inizino preghiere speciali per il buon esito della medesima.

Ed è per corrispondere a questo desiderio che oggi, festa di S. Agnese, così cara specialmente al cuore di ogni buona Figlia di Maria A. che comunico il desiderio dei Superiori.

Animo adunque, fin d’ora facciamo violenza al Cuore di Gesù per ottenere abbondanti frutti di grazie e di bene per noi e per le nostre opere.

S. Agnese conceda ad ogni Figlia di Maria A. la possibilità di diventare modello di purezza e di sacrificio.

Preghino per il sottoscritto,

nel Signore

Don V. Cimatti, sales.



1797 / Cecchetti Albano / 1937-1-22 /


a Don Albano Cecchetti, missionario salesiano in Giappone



[22 Gennaio 1937]

Carissimo Don Cecchetti,

  1. Avvisato per il giornalino “Angelo delle famiglie”.

  2. Per Mario [Fogliani] ho risposto subito domandando se ha ricevuto le mie e se ha eseguito quanto gli dicevo. Mi pare di avergli inviato un attestato con cui presentarsi a quelli cui diceva presentarsi per lavoro. Gli ho pur detto che si presenti a Don Livio [Liviabella].

Caro Don Cecchetti, il Signore sa quanta forza di raccomandazione ho messo presso i Superiori – consigliando anche l’ufficio che Lei propone ed altro. Ma il guaio è che non sappiamo il netto della questione e corriamo rischio di essere giocati:


  1. o dando in mano a lui documenti, ecc.

  2. o mettendo nell’imbroglio i Superiori.


Si è esso presentato? Come? Che è avvenuto? Non è possibile che i Superiori liquidino così un uomo. Conosciamo Mario, e basta.

È commedia? È realtà? Certo al tribunale di Dio preferisco passare per bonomo piuttosto che star lontano dalla carità, ma nella fattispecie prima bisogna, mi pare, prudentemente vedere (capire) come è la cosa essendoci di mezzo i Superiori.

  1. Per il povero Don Lucioni, quid dicam? Mi pare di aver fatto il possibile per salvarlo, ma è da otto anni che è in crisi… e forse da quanto prima… Deus scit. Per me, per il buon Padre Matteo è un ammalato materiale (di corpo) e spirituale. Gli ho dato in lettera il riassunto di quanto deve fare se vuol salvarsi – ma difficilmente ascolterà. Prego il Signore che a Manila incontri i Superiori – ma ha già tutto un piano in testa, di cui penso nessuno sa… Prego il Signore che non faccia passi falsi né prendere decisioni senza consultare i Superiori.

  2. Quanto al bravo Don C. – aiutarlo e pregare. Ha ragione: “Convertirci bisogna noi per i primi”. È la tesi di P. Matteo, e… cominciamo noi due. Bisogna che S. Francesco e Don Bosco nelle rispettive loro feste facciano un miracolo… e lo faranno. Preghi anche secondo questa intenzione. Per quanto dipende da me domando a tutti a tutti a tutti preghiere.

  3. È morto il buon Don Amabile, fratello di Don Piacenza, tanto amico della missione, un memento nella S. Messa.

  4. Al buon Arri abbia sempre buon tempo come nell’ultima sua. Grazie di quanto fa.

  5. Unisco notizie di Matsuo.

  6. Le accluse sono Lire 50 che invia Don Colombara per due Battesimi a nome Pietro e Cristina. Pensi Lei…


Preghiamo ad invicem.

Suo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.



1798 / Zerbino Pietro / 1937-1-23 /


a Don Pietro Zerbino, segretario di Don Pietro Berruti Vicario Generale



23 gennaio 1937

Carissimo Don Pietro,

Grazie di cuore di tutto. Eccoti al solito un po’ di lavoro. Vedi di strapparmi dalla Madonna e da Don Bosco grazie importanti che imploro.

Saluta omnes. Deo gratias per la visita che attendevamo dal 1935. Deo gratias!

Tuo sempre riconoscente

Don V. Cimatti, sales.



1799 / Bernardi Angelo / 1937-1-26 /


a Don Angelo Bernardi, missionario salesiano in Giappone



26 gennaio 1937

Carissimo,2

Grazie della foto. Spero domani sera (mercoledì e giovedì) venire a combinare definitive per la festa.

Se mi domandavi per Aburatsu era meglio – non sapendo tu le abitudini per alloggio, ecc. ecc. e quali famiglie sono da visitare. Avrei voluto accompagnarti, ecc. ecc. Lasciati guidare anche in questo e andrà meglio per te, per i cristiani e nelle relazioni colle autorità.

Il Signore ti benedica. Al venerdì a sera non potrò trovarmi, quindi prepara tu un discorsetto (Vita di S. Francesco – potresti tradurre le lezioni del Breviario). Per Suezo di Tano, tieni d’occhio. Se lo desidera e per non arrivare tardi, dagli pure l’estrema unzione.

Per gli inviti mi pare che lo Shakaika-cho (capo delle opere sociali) e direttore generale scuole andrebbe bene. Si potrebbe prima sentire il Prof. Yanase, se convenga, che tipo è.

Arrivederci e prega.

Tuo aff.mo

Don V. Cimatti




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1800 / Ricaldone Pietro / 1937-1-27 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



27 gennaio 1937

Rev.mo Sig. Don Ricaldone Padre mio amatissimo,

Come da lettera precedente, col cuore addoloratissimo, le comunico la partenza definitiva del nostro Don Lucioni. Mi pare di aver fatto il possibile per persuaderlo – tentarono anche Don Tanguy e Don Escursell – ma non sono riuscito. È partito il 24 c. m.; passa a Manila (chissà che là non incontri qualche superiore) ove gli avevo permesso per vari motivi di andare, e se tutto va bene il 13 Marzo giunge in Italia.

Lei, amatissimo Padre, è a parte delle intime lotte di quest’anima ammalata; sono ormai otto anni di altalenamento, e mi pare che bisognava pur deciderla pel bene suo e per il bene generale – non trovai altra soluzione – ed anche in questo caso davanti a Dio mi prendo la responsabilità della decisione. Affido al suo cuore paterno questa povera anima, come fosse la mia: bisognosa di conforto, di aiuto e di sostegno forte, che purtroppo non trovò in Don Cimatti.

Le ragioni del ritorno Lei in parte le conosce e dalle precedenti conversazioni e lettere di Don Lucioni e dalla mia corrispondenza precedente ed anche recente. Quid dicam? A Don Lucioni in lettera confidenziale di congedo gli ho indicato come causa di tutto il suo egocentrismo che lo fa passare sopra tutto. Cause determinanti prossime (come già scrissi):


  1. Urto con Don Cavoli che gli proibì l’entrata in casa. Don Cavoli scrisse scuse e molte volte invitò, me presente, presente la comunità, al ritorno fraterno. Si intesta e vuol soddisfazione sul principio – dice che né Don Cimatti, né i Superiori gli hanno risposto alla questione di diritto: “Se un Direttore possa proibire l’ingresso ecc.”, e vuol ricorrere a Roma.

  2. La missione è governata non dal Superiore, ma da altri.

  3. Egli fu lasciato solo, senza aiuti, ecc.


Avendogli fatto presente tutte le osservazioni che erano del caso – Don Cavoli fece quanto doveva fare – la missione tentò di governarla come avrebbe fatto Don Bosco (non posso fare diverso), gli ho dato tutti gli aiuti materiali fino al centesimo: non potevo dargli personale salesiano:


  1. Perché non ne avevo;

  2. Perché è difficile trovare chi possa aver forza di resistere con lui;

  3. Egli aveva i suoi punti di appoggio, che mi pareva usasse. Non riuscii a calmarlo, e decisi di dargli il via, non sentendomi assolutamente di attendere i Visitatori.


E unito a questo egocentrismo un amore acutissimo alla famiglia e patria, che non mi pare regolare, ed anche questo ha influito certo ad acutizzare il presente suo stato.

Certo il confratello è venuto in Giappone con questo carattere, e può essere che il lavoro missionario speciale che gli fu affidato ha aumentato.

Non gli mancarono i mezzi di santificazione né confratelli che, conosciuto il suo carattere, con Don Cimatti, cercarono di aiutarlo in tutte le forme spirituali – tutti tutti gli volevano e gli vogliono bene.

Ha compiuto i suoi doveri, mi pare di poter dire con zelo e sacrificio, specie quanto era nel suo ordine di idee, relative alla forma di apostolato, ma non sa adattarsi a tante cose, come pure si lascia abbattere ad ogni pié sospinto da ombre.

Ad ogni modo è un ammalato di corpo e di spirito (ohé!, non in senso cattivo = fede e costumi sono integri) che dopo otto anni devo dire: “Non è possibile curare. Ulteriore longanimità non conclude che ad aggravare la situazione per lui e per gli altri”. Domanda naturalmente se potesse (in qual modo?) utilizzare il giapponese che conosce benino. Pensandoci, in America del Nord o in Brasile vi sarebbe possibilità di sfruttare questa attività. Egli desidererebbe lavorare tra gli italiani, sogna l’Africa Orientale – le missioni, perché, dice, la vocazione missionaria fu per lui anteriore a quella salesiana.

Teme un brusco incontro coi Superiori, che riuscirebbe solo forse a fargli prendere delle determinazioni dannose in ogni senso.

È munito del “celebret” e autorizzazione alle confessioni, e di una mia lettera di raccomandazione per Lei. Spedisco a parte i suoi documenti.

Ecco quanto posso dirle e mi sento in dovere di dire. Mi strazia il cuore vedere in questo stato questa povera anima.

Temo prossimamente doverle parlare di altro argomento non piacevole, e mi aiuti il Signore. Ah, venga presto la sospirata visita, di cui ho ricevuto il primo annuncio. Grazie, Sig. Don Ricaldone, del prezioso dono e dei preziosissimi suoi ambasciatori. Tutti attendiamo e preghiamo per il felice esito, ed anche Lei si unisca a noi. Penso che la nostra sia quella parte della Congregazione che più ne abbisogna, specialmente lo scrivente. La missione viene a perdere un aiuto prezioso, ma preferisco far l’ultimo tentativo per vedere di salvare quest’anima.

Quanto al ritorno di Don Liviabella, so da lui che fu consigliato al ritorno per la data della visita . Se per l’utilità della propaganda i Superiori credono opportuno prorogare il ritorno, non solo non ho difficoltà, ma per quel che dipende da me, domando la proroga, oppure (sempre che Lei creda) anche per dar modo a Don Lucioni di sanare le ferite economiche della missione per il suo ritorno, domando che Don Lucioni sia autorizzato alla propaganda – egli farà volentieri. Don Lucioni come propagandista della stampa ha buoni numeri: bisogna trovare chi lo domina e guida. Mi perdoni i continui dispiaceri e preghi per me.

Suo nel Signore tutto e sempre

Don V. Cimatti, sales.

1801 / Ricaldone Pietro / 1937-1-31 /


a don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



[31 gennaio 1937]

Amat.mo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone,

Fine del mese, che si chiude colla festa del nostro Don Bosco celebrata ovunque con gioia e frutto. Inizio del nuovo, che si apre col grande Congresso di Manila e coll’annuncio della visita. Deo gratias! Ah, come avrei bisogno fossero già qui i Visitatori… Il Signore rimeriti Lei, benedica i Visitatori e ci ottenga dei veri frutti. Un po’ di rendiconto.


  1. Invecchio: non è novità. Penso che anche Lei… Invecchio e quindi le conseguenze. Sono nelle mani di Dio e faccia Lui…

  2. Lavoro: ce n’è. Non posso certo accudire tutti, specie la parte di Tokyo. Il bravo Don Tanguy mi aiuta e si va avanti nella speranza che dopo la visita andrà meglio.

  3. Pietà: regolare – voti idem, idem per la carità, ma ho bisogno di non perdere la calma, e qualche volta non mancano le occasioni.

  4. Confratelli discretamente bene per la salute. Sono per il momento fuori tiro per salute un novizio e uno studente filosof. giapponesi. Il ch. Manhard un po’ di pleurite. Il Ch. Arri migliora assai (riceverà a giorni il suddiaconato).


Come già scrissi ho dovuto rinviare il caro Don Lucioni, di cui invio a parte i documenti. Mi augurerei ci fosse a Manila qualcuno dei Superiori, ma pur piangendo il cuore nel vedere lo stato materiale e spirituale di questo confratello, pur rimanendo scoperta l’importante zona a lui affidata, è meglio il ritorno. Fiat voluntas Dei! Lo accolga con bontà (perché teme l’incontro), lo aiuti e veda che cosa si potrà concludere per il suo bene. Ho qualche altro confratello che non è a posto – alcuni coadiutori e anche Don C.: non ho molte cose in mano, ma non è a posto. Preghi, preghi per noi. Ma specialmente sono a terra per la solita questione materiale e supplico l’aiuto dei Superiori. Ho domandato un aumento di sussidio (da 25 a 50 mila lire): non so che abbiano stabilito i Superiori, ma non so come fare a mantenere i novizi e studenti filosofi e teologi. Fra missione e Tokyo ho 135 individui sulle spalle (fra confratelli, novizi, seminaristi e aspiranti). Il bilancio nominale delle entrate certe (Propaganda, Clero indigeno, S. Infanzia e Superiori) sono Lire 139 mila circa. Pensi alle ritenute, al ribasso lira, ecc. e può farsi un’idea della mia pietosa situazione, dovendo anche sostenere, non solo le spese di mantenimento persone, ma anche opere. Coll’autorizzazione dei Superiori ho trovato il prestito del buon Avv. Duranti – cerco di sollecitare la carità in tutte le forme e con me lavorano anche i confratelli, ma ho troppe ferite precedenti da sanare… e non riesco che a cadere più in giù. Non potrebbero i Superiori anticiparmi almeno Lire 25.000 del sussidio? Chi potrebbe aiutarmi con un prestito sarebbe Don Fontana di Shanghai, ma giustamente vuole permesso da Torino.

Quid faciendum? Anche Don Rossi dall’America e Don Tozzi da Londra, ma avendo il fermo dei Superiori, hanno bisogno di autorizzazione. Che ne pensa? Certo che in queste condizioni mi è impossibile proseguire, e non so come fare, non so come fare, non so come fare. Ecco perché ho spedito il telegramma “necessità”. Creda, amatis.mo Sig. Don Ricaldone, che se insisto è davvero perché non so quid facere. E col cuore (che può pensarlo) ferito e lacerato dal dolore per le anime, dal pensiero che gran parte di queste cose dipende da me (è per me convinzione di coscienza) e che non sono capace di eliminare, del pensiero che i Superiori che da anni vedono queste deficienze mie, e non vi mettono (a mio modo di vedere) riparo, che scrivo a Lei, mio Superiore e Padre, e che riverso nel suo cuore, come in quello di Gesù, tutto il mio profondo dolore, invocando aiuto.

Supplico i Superiori a prendere quei provvedimenti che da tempo attendo. Si assicurino che la causa di tutto in radice è il povero sottoscritto… È mia convinzione di coscienza. Ripeto.

Stiamo leggendo il magnifico commento. Non sta a me il dirle: “Bravo!”. Glielo dice il Signore. È un bene immenso, e vengano pur presto le altre parti desideratissime. Ho letto pure con compiacimento quanto scrive sulla superiorità – dell’accettazione – dei rifiuti – delle dimissioni – degli esoneri. Ma mi pare di dover dire in coscienza: “Mi pare di aver detto ai Superiori le mie miserie al riguardo – vedo che tutto crolla vicino a me – anime ed opere – ed ho la convinzione di coscienza che gran parte proviene da ciò: ché non posso dare ciò che non ho e non potrò mai avere” (la superiorità).

Accetto la volontà di Dio che paternamente mi umilia e prego che questa stessa santa volontà disponga l’animo di chi può, a volere quanto da tempo chiedo, cioè: lavoro, lavoro, come semplice gregario ed in qualsiasi posto. Non temano i Superiori, non temano.

Nell’inviare la relazione alla S. Sede farò presente in lettera particolare le mie difficoltà per l’esonero. Creda, amat.mo Sig. Don Ricaldone, ne verrà un bene incalcolabile alle anime e specie a quella del

Suo aff.mo come figlio

Don V. Cimatti, sales.

1802 / Ricaldone Pietro BS / 1937-1-31 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



1 Notizie agli inizi del Nuovo Anno3

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2 Della E.V. Rev.ma, umilissimo servitore

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3 Don V. Cimatti

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4 M., 18 dicembre 1937

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5 Miyazaki, 28 dicembre 1937

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6 Miyazaki, 29 dicembre 1937

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7 Don V. Cimatti, salesiano

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