Cimatti|Ziggiotti Renato|1951-6-12

3999 / Ziggiotti Renato / 1951-6-12 /


a Don Renato Ziggiotti, Vicario del Rettor Maggiore



Tokyo, 12 giugno 1951

Rev.mo e mio carissimo D. Renato,


Mi dispiace che ti sia disturbato per rispondere alle mie storie; ed anche il sottoscritto, presentandosi l’occasione, la coglie volentieri per passare alcuni momenti in unione spirituale con te.1

Per il nostro bravo D. Marega, arrepta occasione, farò come consigli, ma da quanto ho sempre scritto in passato nei rendiconti, i Superiori dovrebbero conoscere le vere condizioni del confratello.

Quanto alla cartaccia sporca che ti ho depositato o inviato, come già ti dissi, non ci tengo proprio a che sia roba da pubblicare. È materiale; e siccome nella mia nuova condizione, mi vengo distaccando da tutto, se potrà servire a qualche cosa bene, se no, è tanto semplice cestinarla. Se per ipotesi dovessi occuparmi di queste cose mi è più semplice rifare ex novo. Quindi non preoccuparti. Tutto ben fatto, quanto hai fatto.

Mi pare già in altra mia di averti scritto qualche cosa di me. Non scrivo ai Superiori carissimi perché ufficialmente non ne ho il dovere – ufficialmente che cosa avrei da dire?

Anticamente ho sempre fatto mensilmente il mio rendiconto al Rettor Maggiore. Adesso lo faccio al mio buon Direttore, e alla visita Ispettoriale all’Ispettore, e quindi cosa dovrei dire ai Superiori? Parlo con ognuno di voi col Signore, e penso che sia il meglio. Avvenuto il cambio di guardiani fu detto dal Rev.mo Visitatore che era desiderio dei Superiori che mi fermassi allo studentato. Ho domandato lavoro. Salvo le confessioni, sono tornato agli antichi lavori del chierichetto di Valsalice (che non sono certo tali da esaurire le possibilità lavorative che mi ha dato il Signore): ma ho domandato e domando… D’altra parte capisco benissimo che dopo quanto è successo del mio passato, i superiori e confratelli han ben diritto di dire: “… vorrebbe far chissà che cosa… e non è alla portata, ecc.” et similia, e quindi “bonum mihi, Domine, quia humiliasti me… et in spiritu humilitatis et in animo contrito aspetto il “me suscipiat” del Signore.

Ne ho scritto anche al tuo buon segretario D. Zerbino (cui spero permetterai che arrepta occasione aiuti il Giappone in piccole coserelle): so ufficiosamente che anche voi mi considerate vecchio – con le deduzioni evidenti che posso fare (ferri vecchi da museo – come dice il tuo segretario)… sapersi conservare per… come dicono qui “oh povero vecchio, si stanca”, ecc. ecc. – “è il nostro patriarca” et similia, che per me sono quelle deduzioni delle ultime righe di pagina precedente (bonum mihi…). È segno certo che presto ce ne andremo. Deo gratias! Figurati (e anche qui vedi come c’entri la superbia!) che mi è venuto in testa che morirò cogli anni di Don Bosco… e ci siamo vicini. Fiat voluntas Dei.

Allegro mio buon D. Ziggiotti. Il mio ritorno in Giappone ha segnato il dolore più forte che ho provato nella mia vita salesiana. Il Signore con quanto è successo mi ha fatto capire chiaramente la sua volontà, espressami directe dai Superiori: che cioè debbo in spiritu humilitatis et in animo contrito prepararmi ad andare presto ad Deum qui laetificat (non senectutem meam) juventutem meam (lo dico ogni giorno). E così sia. Avrei desiderato di fare tante altre cose: il Signore mi vuole nell’attuale condizione (ritorno alle antiche abitudini): dunque non quel che piace a me (come ci diceva quella santa anima di D. G. Barberis), ma quel che piace a Lui, anche se non capisco. Certo è per il mio bene. A me lo sfruttare vantaggiosamente la presente situazione. Ossequi ai singoli amati Superiori, per cui, non potendo far altro, prego.

Scusami il tempo che ti ho fatto perdere. Ricordami anche tu alla Mamma e a D. Bosco.


Tuo aff.mo

D. V. Cimatti, sales..

1 N.B. Nella risposta del 24 luglio ’51 D. Ziggiotti dice fra l’altro:

Mio venerato Monsignore e Maestro. I suoi scritti fitti fitti e pur sempre chiari come l’anima sua mi fanno del bene e sono lieto di provocarli anche per darle occasione di ricordarsi più spesso di me nelle sue preghiere. Per ora mi limito ad avvertirla che, siccome nel 1953 faremo un po’ di esposizione missionaria, penso che il più bel numero per prepararla e corredarla potrà essere proprio Lei. Chiederò quindi al Sig. Ispettore che, essendo certa la di Lei nomina a Delegato al Capitolo generale, voglia farle grazia di alcuni mesi inviandola tra noi tra un anno a lavorare, predicare, preparare, aiutare il lavoro nostro di propaganda…

Le sono con l’affetto dell’Antico discepolo: D. Renato Ziggiotti.