1092 caviglia


1092 caviglia

1092 / Caviglia Alberto / 1933-4-26 /


1 a Don Alberto Caviglia, studioso di Don Bosco

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+ 26 aprile 1933

Viva D. Bosco


Amatissimo D. Alberto,

Mi giunge la vostra carità proprio all’inizio del mese di Maria A. nostra, quindi tanto più cara, e quindi eccomi di nuovo debitore impenitente con Lei e con tanti altri cari amici. Il Signore rimeriti tutti come conviene nell’abbondanza della sua carità. Per me non posso che ringraziare e pregare. Caro Don Alberto, grazie a Dio, anche le cose materiali si vanno assestando, e non si vive più nell’ansia continua. Spero in quest’anno di chiudere molti buchi. Il pane e il necessario la Provvidenza a tempo opportuno l’ha sempre inviato, e si è potuto realizzare opere e bene. Spero a settembre sarà compiuto il Seminario indigeno, ed anche questa necessità sarà realizzata. Di questi giorni si inizia un piccolo asilo a Oita… Insomma si va meno male, e non si è nelle secche; e tutto questo grazie a Dio e a tanti amici, suoi ministri di bene fra noi. Scrivo ai generosi offerenti. A Lei, gran Motore, ogni bene con assicurazione che tutte le preghiere del mese di Maggio sono per Lei.

Grazie anche delle sue disposizioni testamentarie in favore della Missione. Quando si è così intesi coi Superiori non vi è nessuna trasgressione. Parla della nostra povertà… Paragonata a quella di tanta miseria che ne circonda è ricchezza. Nihil habentes et omnia possidentes! Amato D. Alberto! anche nella crisi più terribile ci può essere stato la preoccupazione assillante in D. Cimatti del quid manducabimus o meglio di ciò che dare ai confratelli… ma la parola di Gesù non venne mai meno, ed il quaerite primum… ebbe sempre la sua palmare applicazione. Oh, no, no… Gesù non ci ha lasciato mai orfani… Oh, avessimo la fede di cui parla Lui. Creda non si fanno miracoli, solo per questo. Come siamo lontani dalla fede. Per me mi sono bambinescamente buttato in Lui e Lui non è venuto mai meno, mai, mai. Quindi posso dirmi ricco. L’unico mio tormento sarebbe diventarlo nel senso umano. Oh, canti con me l’inno riconoscente alla Provvidenza… Come vorrei avere la parola e la penna di Don Alberto, per farlo meno indegnamente.

Mi perdoni, D. Alberto mio, la digressione, ma era dovere di riconoscenza a Dio ed a Lei che è parte attiva di amministrazione della Provvidenza. Ma la povertà religiosa è in paragone della miseria del povero delle soffitte di Torino e del luridume di certe case giapponesi, ricchezza regale.

Belle le notizie sul nostro Savio e del più nostro D. Bosco, che ieri nell’intimità familiare, abbiamo anche noi onorato. Oh, se si prega per l’arrivo…

Grazie pure delle altre belle notizie sull’anno santo. Quanto ai raggi ultravioletti di P. Vignon… quando non ce n’è, quare conturbas me? Solite fobie inutili… o come dicevamo olim la solita bassa invidia o il voler trovar qualche cosa a dire… tanto per dire… e posare…

Quanto a D. Bosco… ma il Giannetto del Parravicini a Valsalice ci dovrebbe essere, perché lo leggevo ai miei normalisti e l’ebbi tra mano nel compilare le povere lezioni di Pedagogia (trassi da quello quanto ho scritto ad es. a pag. 199 del Vol. III) – Se non fosse a Valsalice dovrebbe essere nella biblioteca dell’oratorio. È un’edizione un po’ vecchia – carta che puzza di muffa – formato dei manuali piccoli di scuola. Non so però dirle se fosse completo… Lei dice bene difficile a riconoscere, perché anche a me venne il dubbio se con quel po’ po’ di roba di cui parla la relazione che ho ricopiato in nota, il libro che avevo in mano fosse proprio il Giannetto o un estratto. – Ma vuole che in biblioteche in Toscana non si trovi? Non potrei affermarlo, ma mi pare di averlo usato in mia gioventù a Faenza. – Creda che nella biblioteca dell’Oratorio ho trovato molto materiale, non passando lo schedario, ma i libri, uno per uno. Vi ho trovato vecchie edizioni ad es. del Sistema metrico… [chissà che non ci sia quella che Lei ricerca… Per me (a quei tempi) pigliavo la scala, e finché non mi veniva la fotta, passavo uno per uno i libretti…].

Auguri perché si realizzi la facoltà teologica… Veda D. Alberto, Lei lo sa che i giovani studenti apprezzano qualsiasi cosa che loro si faccia amare… Anche i miei cari normalisti volevano bene all’agraria pur puzzolente… e noti che portavo in scuola fino il cessino… Lei (non intendo lodare vanamente) ha l’arte di far amare ed apprezzare… Potrei cantarglielo sull’aria del Puccini ( Aria Tosca, atto 1°: Oh come la sai bene l’arte di farti amare…).

Grazie di tutto, D. Alberto. Non tema, Lei non ruba tempo – Non ho mai capito che la povera frase “ho tanto da fare” (per me è la più insulsa… Chi ha da fare davvero non la dice)… possa togliere tempo alle manifestazioni di carità. Le lettere sono le nostre oasi… Poi creda pure che c’entra molta retorica nelle descrizioni della vita missionaria… alle volte troppa… e così si snatura la bellezza armonica della medesima. Può essere la vita più ordinata e laboriosa, come può divenire (purtroppo!) la più pacifica e inattiva, come pure la più strampalata, per gli energumeni e avventurieri. Perdoni! se bambino nella vita missionaria, oso dire così, ma è un pensiero per me chiarissimo, evidente. Il Signore mi aiuti ad eseguire alla lettera i ricordi di D. Bosco ai missionari… ecco l’equilibrio materiale e spirituale vero… e non è solo amor di figlio che mi fa dir così – è verità pratica. Non so che ne pensino i missionari liberi di sé – ma il missionario religioso nella regola trova l’ordine e non le aberrazioni nervose, nevrasteniche del falso apostolato. Basta basta… Ché questo non interessa proprio niente a Lei.

Grazie pure del consiglio per la Riv. Ill. Vaticana. Sono in relazione mensile con la Fides (è anche quello un piccolo cespite annuale). Pensavo che fosse essa che pensasse anche all’Ill. Vatic. che già pubblicò qualche cosa di noi.

Grazie degli auguri contraccambiati da tutte le categorie di amici, di poveri, di suore, di fratelli, a Lei, e per Lei a tutti gli amici di S. Giovanni e a quelli da Lei notati e a tutti gli altri, dall’amato Don Bettini al buon Carlo e Ferrero.

Su tutti le benedizioni di Dio, le preghiere riconoscenti, gli auguri affettuosi con un grosso bacio e abbraccio dal vostro

Aff. D. V. Cimatti, sales.