Cimatti|Marella Paolo /1944-5-27

3106 / Marella Paolo / 1944-5-27 /


a S.E. Mons. Paolo Marella, Delegato Apostolico



Seminario di Miyazaki


Tokyo, 27 maggio 19441


Il primo gruppo dei missionari salesiani di D. Bosco entrò in Giappone l’8 febbraio 1926. Fu loro affidata la cura spirituale delle due province civili di Miyazaki e Oita, alle dipendenze dell’Ordinario di Nagasaki.

Nel Luglio 1927 passarono alle dipendenze della nuova diocesi di Fukuoka, finché con breve apostolico del 29 marzo 1929 la circoscrizione delle due province diede luogo alla missione indipendente di Miyazaki.

Poi il 28 gennaio 1935 la missione fu eretta in Prefettura apostolica, affidata come precedentemente alla Società di S. Francesco di Sales (vulgo: Salesiani di D. Bosco).

Fin dal principio del loro lavoro apostolico i Salesiani iniziarono il lavoro intorno alle vocazioni indigene, sia perché lo ritenevano come massimo loro dovere di fronte alla Chiesa per l’avvenire della Missione, sia perché è prescritto dalle Regole e dallo spirito genuino del loro Istituto.

Inizialmente ci si appoggiò al Seminario di Nagasaki, potendo ottenere dall’Ordinario qualche allievo, mantenuto per conto della Missione indipendente di Miyazaki, finché si poterono adunare queste future speranze in sede propria a Nakatsu, essendo la residenza che al momento presentava meno lavoro ed aveva sufficiente spazio per accogliere un certo numero di allievi. Finalmente dopo laboriose trattative, durate vari anni, si ottenne dall’Opera di S. Pietro per il Clero indigeno un sussidio speciale, che unito a quello della Congregazione salesiana ed alle offerte dei Cooperatori salesiani, permise l’acquisto del terreno e la costruzione dell’edificio adibito a Casa di coltura delle vocazioni ecclesiastico-religiose, conosciuta comunemente col nome di “Seminario di Miyazaki” (24 aprile 1934).

L’opera fu destinata non solo all’educazione del clero indigeno per la futura diocesi di Miyazaki, ma a quanti erano desiderosi di provare la loro vocazione, a qualsiasi nazionalità o diocesi appartenessero – vocazioni di giovani e vocazioni tardive – vocazioni per il clero secolare o regolare.

E difatti il reclutamento delle vocazioni fu fatto in posto dai missionari salesiani nelle singole residenze oppure dalla propaganda salesiana in Giappone, Corea e Manchuria, ed anche dai missionari e religiosi di altre diocesi, che ci affidarono giovani, i quali, date le condizioni di famiglia, di studio e di età (vocazioni tardive), non potevano essere accettati in altri seminari.

Indipendentemente poi dal problema vocazionale, gli Ordinari del Kyushu in varie loro adunanze avevano stabilito di moltiplicare nelle loro circoscrizioni le istituzioni del genere e affini, per elevare il livello culturale delle vecchie cristianità loro affidate. Inoltre i Superiori salesiani, per esperimentare anche in Giappone quanto, con esito felice, si era ottenuto in altre nazioni per la formazione del personale in posto, inviarono ogni anno giovani chierici (e anche coadiutori laici), i quali, espletando in Giappone il Noviziato, lo studentato filosofico (3 anni), un triennio pratico nelle case della missione e nelle opere, ed infine il quadriennio teologico, si trovassero, dopo un buon decennio, preparati ed acclimatati in tutti i sensi al loro ministero. Anche per questi la casa di vocazioni di Miyazaki fu sede iniziale della loro formazione.

Il curriculum studiorum dell’istituzione fu messo integralmente sulla base dei programmi della scuola media giapponese, per dare modo poi agli allievi di presentarsi eventualmente agli esami pubblici. Tali programmi furono integrati collo studio della religione, del latino e di una lingua straniera, e di altre materie proprie della formazione ecclesiastica (liturgia, canto sacro, ecc.). Per gli allievi del quinto corso, che non erano forniti del diploma della scuola media e che si dimostrassero sufficientemente preparati, si tenne un sesto corso propedeutico allo studio della filosofia, e così potevano entrare subito nel corso filosofico del Seminario Maggiore.

Il Ministero dell’Educaz. nazionale, che visitò varie volte l’Istituto, approvò sempre con elogi l’indirizzo e i programmi d’insegnamento della scuola.

La Provincia di Miyazaki considerò la scuola come scuola speciale (Semmon): l’ebbe sempre in grande considerazione, equiparandola, nelle relazioni e manifestazioni ufficiali, alle scuole governative ed a quelle dipendenti dalla Provincia.

Il comando militare autorizzò legalmente l’insegnamento della pre-militare agli effetti di legge.

Il Centro Cattolico (Kyodan) poi considerò il diploma degli studi, ottenuto in questa scuola, come titolo equipollente per l’entrata nel Seminario maggiore.

Il numero degli allievi dal periodo iniziale (1928-1934) si può valutare annualmente ad una media di quindici, e, allo stabilirsi definitivo dell’Istituzione a Miyazaki (dal 1934-1944), si sale ad una media annuale di oltre 35.

Non calcolando amministrativamente quanto si spese dagli inizi fino all’epoca dei primi sussidi dell’Opera di S. Pietro allo stabilirsi definitivo dell’Opera a Miyazaki, nell’ultimo decennio per un contributo dell’Opera di S. Pietro pari a Yen 93.935,00 furono spesi Yen 199.856,69 dalla Congregazione salesiana, che non guardando né a spese né a personale, vi mantenne si può dire gratuitamente, una media annuale di oltre 35 allievi, tutto il personale a carico completo della Congregazione, più le nuove costruzioni, nuovi acquisti di terreno, riattamenti, mobilio e materiale scolastico, ecc., pure a suo carico.

Dal 1941 l’autorità ecclesiastica della Prefettura apostolica di Miyazaki passa nelle mani del Clero indigeno nella persona del Rev.mo Mons. Ideguchi, Prefetto Apostolico di Kagoshima, nominato Amminis. Apost. di Miyazaki.

I Salesiani continuarono con veri sacrifici l’opera iniziata, ma vedendo che non incontravano l’approvazione dell’Amm. Ap. che dichiarò di non aver bisogno di vocazioni formate da noi (pur riservandosene un numero men che esiguo per la Diocesi), e che avrebbe voluto la chiusura dell’Opera, fecero riconoscere la Casa (pur già canonicamente eretta) come casa religiosa salesiana agli effetti della nuova legge sulle religioni, e gestirono per conto della Congregazione l’Opera, valendosi anche del sussidio dell’Opera di S. Pietro, e tentarono così di condurre in porto le vocazioni che rimanevano o per la loro Congregazione o per altre diocesi ed istituti religiosi.

Intanto per le vicende della guerra, numerosi allievi, o per il servizio militare o per servizi assimilati, dovettero interrompere gli studi. Per lo stesso motivo e per le condizioni del momento in relazione agli stranieri, resosi sempre più difficile il reclutamento delle vocazioni, o non avendo sufficiente personale salesiano giapponese cui affidare l’Opera, alla fine del 1943 si decise di sospendere l’opera delle vocazioni di Miyazaki in attesa di tempi e condizioni migliori, quando specialmente il personale salesiano giapponese potrà assumere direttamente tutta la responsabilità.

I soggetti restanti si rimisero alle rispettive diocesi o agli istituti religiosi; e si affidarono alle residenze e all’Aspirantato salesiano di Tokyo, fondato recentemente, i desiderosi di rimanere con noi.

Rimasto così quasi vuoto, l’edificio, per le attuali disposizioni di legge, fu richiesto dalle autorità provinciali, e sono in corso le trattative, sia per venire incontro volonterosamente alla domanda delle autorità, come pure per assicurare la proprietà fondiaria per il momento e per l’avvenire.

Nello svolgersi del lavoro salesiano in favore delle vocazioni, in alto e basso loco ci furono fatte osservazioni di vario genere, quali ad es.: “I salesiani non fanno accurate selezioni – accettano chiunque si presenta – non curano il clero indigeno, ma inducono tutti a farsi salesiani – non danno valore agli studi – non hanno ottenuto alcun risultato, ecc. A schiarimento e risposta mi si permetta di dire che:


  1. Come missionari e come salesiani non possiamo non lavorare per le vocazioni indigene senza venir meno agli insegnamenti, alle direttive ed insistenze della Chiesa, e allo spirito ed osservanza religiosa nostra.

  2. È massima lasciataci da S. Giovanni Bosco: “omnes probate: quod bonum est tenete”. Il fatto dei molti aspiranti e dei pochi concludenti, rappresenta anche l’esecuzione pratica di questa massima.

  3. Altra norma selettiva nostra (adottata anche per quelli educati da noi) è che non possiamo ammettere nella nostra Società né come chierici, né come coadiutori laici, quegli aspiranti che avessero irregolarità di natali o altri impedimenti, anche se si potessero ottenere dalla S. Sede le dispense solite a concedersi in materia.

  4. Il curriculum studiorum sopra indicato e l’approvazione delle competenti autorità dimostra l’importanza che si è sempre dato e si dà agli studi.

Come d’altra parte lo dimostra il fatto che vari degli allievi si presentarono con felice successo agli esami di scuole medie legalmente approvate, ed altri, con pari esito felice, ad esami di scuole superiori od universitarie, o trovarono immediato impiego in importanti ditte e società.

Gli attuali allievi da noi dipendenti sono tutti in posizione scolastica tale da potersi presentare legalmente ad esami di scuole medie superiori od universitarie.

  1. Gli esigui risultati che si dicono ottenuti furono ancor più attenuati dalle circostanze del momento. Si possono valutare a 170 coloro che beneficiarono del lavoro dei salesiani. Pur deplorando:

  1. la perdita di vocazioni nel periodo degli studi filosofici o degli studi medi nel Gran Seminario a Fukuoka (N. 6) e di altre, cessate per morte, per malattia, per causa di guerra o naturale (N. 16), vocazioni ottime, alcune delle quali già prossime alla meta.

  2. contiamo oggi, educati nella casa delle vocazioni di Miyazaki:

        1. tre sacerdoti del clero secolare.

        2. N. 5 allievi nel Gran Semin. di Tokyo (di cui tre per la diocesi di Miyazaki).

        3. N. 2 nel Seminario di Fukuoka, pure per la diocesi di Miyazaki.

        4. N. 5 seminaristi che lavorano nelle fabbriche militari.

        5. N. 3 soldati, tutti per la diocesi di Miyazaki. Totale N° 18.


Sono passati in istituti religiosi N. 4 e ad altre diocesi N. 7; ed alla Congregazione salesiana un sacerdote, due del corso teologico, sei soldati e 4 nel tirocinio pratico nelle case ed opere, 5 studenti di filosofia e tre coadiutori. Tot. N° 16.

Nell’aspirantato di Tokyo N° 15.

Non parlo del numero consolante di sacerdoti stranieri formati in posto (N.22) e di altri (N.16) che stanno preparandosi, e già tutti nel corso teologico o già prossimi, e che iniziarono la loro preparazione missionaria nella casa di Miyazaki.

Né parlo delle numerose vocazioni avviate all’Istituto delle Figlie di M. A. (suore di D. Bosco) o ad altri istituti, né della fondazione fatta dai salesiani della fiorente Congregazione indigena di Suore della Carità di Miyazaki.

Mi pare che tutto questo possa servire a dimostrare la bontà dell’Opera intrapresa e la buona volontà di lavoro dei salesiani per le vocazioni in Giappone.

Dopo Dio dobbiamo ringraziare dal più profondo del cuore l’Opera di S. Pietro per il clero indigeno, e quanti all’estero e in Giappone con vero spirito cattolico concorsero alla formazione di queste vocazioni.

Ci auguriamo che la sosta sospensiva, creata dalla presente situazione, debba essere di breve durata, per essere ripresa con maggior efficacia a vantaggio delle anime e della Chiesa cattolica in Giappone.

In fede


Sac. Vincenzo Cimatti, sales.

Ispettore sales. in Giappone


1 La vera data apposta in calce del dattiloscritto è 24 maggio ‘44: si mette però la stessa data del foglio di presentazione evidentemente scritto più tardi. Da copia conservata presso l’ACG Roma.