1183 ricaldone


1183 ricaldone

183 / Ricaldone Pietro / 1933-12-4 /


1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani

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4 dicembre 1933

Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,

Come al solito il mio rendiconto mensile e qualche notizia intima nostra.

Per non essere lungo le dirò che novità speciali e per il mio corpo e per la anima: non vi sono. Mi sono fatto tagliare nel tallone un’infezione interna ed ora posso sgambettare come prima.

In questo tempo di trambusto per traslochi, sono andato un po’ giù nella regolarità delle piccole preghiere; ma spero di mettermi in questo mese in carreggiata in tutto. Di tanto in tanto lo “stimulus carnis” mi schiaffeggia, ma sufficientia mea ex Deo.

Per me null’altro che la solita spina che Lei conosce – cioè la mia attuale posizione. Il Signore mi aiuti a non farle troppo grosse.

Aderendo alle ripetute insistenze e consigli dei Superiori, ho raggruppato come meglio potevo il personale nelle case e con vero sacrificio ho in pratica ridotto a poco Takanabe, Tano e Miyakonojo che considero come luoghi di missione; che si visitano più regolarmente che si può, ma senza troppo affannarsi, ma come le scrissi, bisogna che i Superiori ci aiutino e con buoni preti – e con preti istruiti. Era la domanda che faceva S. Francesco a S. Ignazio, ed è la preghiera che ripete fin d’ora Don Cimatti al suo Superiore.

Si assicurino che il Giappone non è come le altre missioni dal lato dell’istruzione. Mi aiutino quindi il più efficacemente che sia possibile. Non si metta a ridere se le propongo di inviare al più presto un visitatore straordinario. Vi sono tante cose da chiarire specie per il futuro dell’Opera nostra – vi è tanto bisogno di dare direttive chiare a questo individuo – i Superiori lo sopprimano; e ne verrà un bene immenso, ma dico al Signore: “Non mea voluntas, sed Tua fiat!”.

Inoltre a rassodare meglio l’esercizio di buona morte, lo facciamo all’ultimo martedì (Oita) e mercoledì (Miyazaki) del mese, insieme. Siamo pochi e abbiamo bisogno di sostenerci ed affiatarci. I confratelli sono contenti e spero lo saranno anche i Superiori e più il Signore.

Quanto al lavoro procede regolare dappertutto; ho dovuto come le dissi, far man bassa un po’ su tutto. Può essere che abbia trovata la mia ultima neretta neretta ed accorata più del solito. E non mi disdico.

Ho molti confratelli ammalati di nervi ed altro e mi preme che l’anima loro sia a posto, e l’umor nero non si riversi sui confratelli.

Le apro come sempre l’animo mio perché mi fa del bene. I Superiori penseranno ad esagerazioni. Oh, fosse così!

A Nakatsu sto tranquillo per Don Dumeez, ma è un posto difficile per il ch. De Kruiff. Il Signore me lo conservi.

A Beppu: idem, il ch. Lucchesi… Ha certo buona volontà, ma siamo in pieno paganesimo dappertutto… e fra continui incentivi.

A Oita Don Marega non aspetta che Don Margiaria. È stanco e ha lavorato e lavora assai, ma il nervoso di tanto in tanto si spande. Ora ha l’idea (la chiamo così) che per le vie lo chiamano bonzo e che questo getti il discredito su lui, sulla missione; ed entra in un periodo di vere ansie – più per calmarlo (se no mi entra in campanelle) gli ho permesso in poche circostanze di mettere il vestito clergyman (come quando era in Austria), può essere che passato il quarto d’ora… Pensi anche questa che non so come dire…

Ho finito per calmare Don Lucioni di farlo risiedere (quando è in giro d’apostolato) da Takanabe a Miyazaki, così starà in pace lui e più gli altri.

Mi sono preso alla domenica l’impegno della Messa in zona di Miyakonojo e al fondo dell’isola ad Aburatsu, così aiuto Don Tanguy, e durante il giorno aiuto il seminario e alla sera Don Liviabella che anche lui ne ha fin sopra l’osso del collo.

Il ch. Bechis pare vada sostenendosi e tirandosi su. Il coad. Fogliani da tempo insiste per ripigliare gli studi, in cui fu fermato, causa la salute, penso a Torino. Anche per occuparlo di più gli ho concesso la prova, dicendo che avrei riferito.

Quid faciam? È per me un caso nuovo – pare che non gli manchi la testa. Carattere? Ma! Ho avuto tali giudizi opposti da chi lo conosceva in Italia che non oso pronunciarmi. Sì, debole di salute; si lascia abbattere da un nonnulla.

Il coad. Maccario al solito. Don Tanguy deve usare tutta la tattica per non urtare e farlo scattare.

Di tutti costoro specialmente è in pena continua l’anima mia. Vi aggiunga il nostro Don Cecchetti, che non so quando potrà fare qualche cosa per la missione.

Ecco le mie miserie e le nostre. Carità, pazienza… Ci si mette tutta, ma è per queste povere anime che parlo.

A quanto pare le mie lettere non sono che recriminazioni. Ma che vuole?

Il figlio riversando il cuore suo nel padre prova conforto sommo. Preghi e faccia pregare per me. A nome di tutti buone e sante feste natalizie e di Capodanno con preghiera di estenderle a tutti i superiori.


Suo aff.mo figlio

Don V. Cimatti, sales.



P.S. - Nell’atto di spedire mi giunge la sua consolantissima del 13/11/33, come era giunto da Macao l’annuncio consolantissimo dell’esito favorevole della canonizzazione. Deo gratias! Ho già detto a Don Bosco che come grazia mi ottenga la santità per me e per i miei.

Grazie dell’autorizzazione per diplomi cooperatori. Chissà che per il 29 Gennaio non si possa tenere a Tokyo la prima conferenza! Speriamo nel prossimo anno di raddoppiarli e triplicarli.

Godo di Don Cecchetti. L’ho messo al Seminario: così assiste i chierici quando non ci sono e tiene compagnia a Don Carò.

A Tokyo ho subito comunicato a Don Piacenza che sta cercando. Era incaricato il buon P. Faber che il Signore chiamò in Paradiso: sarà così per il meglio. Unisco foto che se fosse possibile stampare sul Bollettino Sales. (inviai una relazione purtroppo breve). Abbiamo perduto un ottimo benefattore ed ex-allievo.

Grazie amat.mo Sig. Don Ricaldone; di tutto e di tutti. Auguri auguri auguri a tutti di buon Natale e buon Capodanno. Mi aiuti e preghi per me e per tutti noi.