Cimatti|Rinaldi Filippo / 1926-7-11

177 /Rinaldi Filippo / 1926-7-11 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Rinaldi,


Ieri è partito S. E. Mons. Giardini, Delegato Apost. del Giappone che con paterna bontà ha passato fra noi un giorno e mezzo. Credo mio dovere ed utile farle subito il riassunto di quanto egli ha suggerito a vantaggio nostro e della Missione.

Giunse alle 10 di sera di giovedì. Con noi alla stazione vi erano – si può dire – tutti i cristiani, che senza bisogno di ordini speciali, si schierarono in folto gruppo e all’arrivo del Delegato lo accolsero cogli inchini d’uso. Condotto in automobile alla Missione, dopo modesta refezione, andò a riposo. Al mattino alle sei, Messa solenne fra canti e suoni e con molte Comunioni. Dopo colazione si recò a far visita alle Autorità; al Prefetto e al Sindaco, al Capo della Polizia. Il Prefetto mise a disposizione di S. E. l’automobile: si andò al tempio di Jimmu, al museo d’antichità ed alla sera ad Aoshima, l’isola dalla flora tropicale. Tornato a casa S. E. tenne alla Comunità una splendida conferenza, incoraggiando tutti all’attività per l’“adveniat regnum tuum” in mezzo al popolo che ci è affidato, facendo un quadro delle reali difficoltà dell’apostolato missionario in Giappone in genere e nella nostra Missione in specie; carattere giapponese, tradizioni secolari, superbia, prosperità materiale, pochi missionari, sotto l’apparente bella vernice della gentilezza trionfo dell’immoralità – risultati finora ottenuti nelle regioni a noi affidate, aride, lingua, ecc. Incitandoci alla fiducia piena nella Provvidenza, che non mancherà di essere il nostro vero aiuto. A sera funzione solenne in cui S. E. rivolse in francese un saluto ai cristiani, tradotto dal Padre missionario. Regalò pure a tutti, una medaglia. Il giorno dopo il Prefetto volle S. E. a pranzo e col P. Bonnecaze mi vi recai pure, finché verso le 14 il Delegato proseguì il suo viaggio lasciando ottima impressione in tutti i cristiani che ammirarono la deferenza del Prefetto e grande incitamento in ognuno di noi ad un più proficuo lavoro per prepararci meglio alla nostra missione.

Il giornale locale parlò della venuta di S. E. e gli attribuì perfino l’atto di adorazione al tempio di Jimmu, suscitando un po’ di apprensione in qualche cristiano, che il Padre rettificò in chiesa. Il vero della cosa è che il Prefetto manifestò il desiderio che S. E. andasse al tempio e offrisse il verde ramo. Alle esplicite dichiarazioni del prefetto che in questo atto non c’entrava neppure lontanamente l’idea di un atto di culto, e d’altra parte a Tokyo avendo già Monsignore offerto dei fiori al tempio di Meiji, giunto a Jimmu, mentre ci preparavamo per entrare nel recinto sacro, avendo il Delegato che si avanzava affiancato dal prete shintoista e potendosi pensare… stabilì di levarsi solo il cappello. È una delle questioni più dibattute. Il governo per esplicita sua dichiarazione vede nei templi shintoisti solo dei monumenti eretti alla memoria degli imperatori ed eroi della Patria, nei preti che li custodiscono solo degli impiegati governativi, negli atti che si compiono manifestazioni civili. Il popolo invece e la maggior parte del clero (Vescovi e specialmente il clero giapponese) vi vedono invece veri atti di culto, adorazione, da cui sentono il dovere di dissuadere i fedeli.

L’esempio ultimo l’abbiamo nella Commissione per la discussione della legge sulle religioni in Giappone, che appena radunatasi domanda ai ministri, perché mai in una legge sulla religione non sia indicato nulla sul dovere dell’adorazione ai templi.

Il ministro competente risponde nel modo sopra indicato. Si accende una discussione che dura tre giorni, per eludere la quale il ministro finisce per dire, essere questa una questione importantissima, che doveva essere studiata a fondo, e perciò una commissione speciale la svilupperebbe a tempo opportuno: per ora studiassero quanto era loro affidato.

Certo se avesse la prevalenza il concetto che si tratta di veri atti di culto – siccome il governo obbliga tutti i cittadini a compierli – dovendosi i cristiani astenere – si verrebbe alla persecuzione.

II governo dice che bisogna formare le coscienze (e certo le nuove generazioni finiscono col non credere a niente): ha simpatia verso la religione cattolica perché insegna come dovere il rispetto all’autorità. Fino ad ordini contrari noi insegneremo (se interrogati) nel senso del nostro Vescovo e del Padre missionario, doversi in queste manifestazioni dare puro significato civile. Ed ora quale è il sommario delle lunghe conversazioni con S. E. il Delegato. Procurerò di essere chiaro e fedele:


  1. Missionari e quanti nel ceto cattolico conoscono l’opera salesiana godono della venuta in Giappone dei Figli di Don Bosco, che avrebbero subito voluto vedere a Tokyo. Prepararsi anzi al più presto per andarvi. Il Kyushu potrà essere per ora esperienza e preparazione del personale, vivaio del futuro.

  2. Il momento opportuno, perché nessuno in Giappone si occupa della gioventù operaia e povera; nessuno della formazione professionale.

  3. Mi invierà tutto quanto nel campo legislativo professionale scolastico c’è in Giappone, per vedere, studiare, adattare.

Egli per ora suggerisce la tipografia e come bisogno più urgente ed apprezzato in Giappone la meccanica. Dissuade per la falegnameria, perché i giapponesi vi sono maestri (si potrebbe qualche sezione speciale; ebanisti, ma i giapponesi hanno così poco mobilio!). Per sartoria e calzoleria dice che c’è ancora poco lavoro, perché i giapponesi sono ancora troppo legati al loro abito tradizionale. Ad ogni modo, egli dice, sezioni speciali si potranno iniziare in seguito. Sarà necessario certo pensare ad un pensionato e qui saremo alle prime difficoltà per il mondo pagano.

  1. Quanto mi invierà determinerà se occorrono titoli per le maestranze. Certo per i primi anni bisognerà servirsi di elementi giapponesi: anche egli adocchierà qualche buon elemento cristiano. I Padri di Seoul che aprirono in Corea una scuola professionale che ora ha cessato ed è stata trasportata non so dove, avevano i loro fratelli diplomati in Germania. Credo che analoghi diplomi dovrebbero esserci per i nostri: farebbe ottima impressione. A chi ha titoli non un semplice inchino, ma molteplici e grandi esclamazioni, che esternamente (perché chissà come la pensano internamente questi tipi) denotano ammirazione e stima.

  2. I Salesiani seguano mordicus la loro regola e direttive. Approva incondizionatamente quanto servirà per l’educazione della gioventù e del popolo: quindi oratori festivi e quotidiani, dopo-scuola, scuole professionali, circoli e organizzazioni giovanili (il giovane giapponese è portato alla organizzazione – hanno bisogno i pochi cattolici di conoscersi, di contarsi, di far colpo), organizzazione di propaganda colla stampa, coi cooperatori, collo sport, ecc.

  3. È necessario pensare al più presto alle suore, che movendosi in campo parallelo completeranno l’azione per la gioventù femminile e potranno sotto certi aspetti, fare assai più dei salesiani; specie cogli asili (inizio), oratori festivi, e scuole di lavoro femminile per cui le ragazze sono pazze e in cui riescono assai bene. Occorre anche pensare per noi – qui non si trova chi aggiusti biancheria (mi formerò al più presto un comitato di signore, ma quando? idem per il bucato…, e intanto la roba si guasta!).

  4. Per le vocazioni. Il carattere giapponese è incostante. Il nostro Vescovo (è davvero malandato in salute, né si sa quanto potrà durarla, ma si prevede assai poco) assicura che tutte le ordinazioni da lui fatte hanno avuto annualmente almeno una defezione. Il giapponese è di costituzione relativamente debole; non sopporta studi affrettati: ciò che i nostri fanno in due anni, egli deve farlo in tre, quattro e bisogna per l’alimentazione europeizzarlo, se si vuol fortificare.

  5. Per le future compere, non fidarsi troppo, neppure dei cristiani che alle volte hanno fatto pagare al missionario due volte tanto. Mi invierà schemi di società fra missionari con a capo il Vescovo, riconosciute dal governo. Pare che la nuova legge sulle religioni (che non porterà nessun danno al cattolicismo) favorirà i religiosi nel senso dell’esenzione dei loro beni da ogni tassa, anche municipale. Se questo si avvererà sarà certo un gran bene perché le imposte sono forti assai.

  6. Ha approvato quanto ho fatto finora nei rapporti colle autorità locali; continuare, estendere, tenersi in bonis anche coi missionari vicini. Non sarà inutile che appena potrò possa anche girare per conoscere de visu istituti, opere, ecc. ecc. come pure quando si sarà concretizzato tutto bene, mi procurerà abboccamento colle autorità centrali di Tokyo.

  7. Quanto alla nostra posizione, avendogli dichiarato che i confratelli non si sentono ancora pronti per assumersi la totale responsabilità del ministero (confessioni), mettevo come termine massimo il dicembre prossimo, possibilmente l’otto dicembre. Lei comprende il perché… Non sa nulla se tra le due congregazioni siano intervenute pratiche. Mi domandava se mi consti che domandino compensi: gli dissi della somma favolosa di cui mi parlò l’Ispettore. Mi disse: “Di diritto non possono domandare nulla: questo è il preciso pensiero di Roma. I beni comunque si presentino sono beni ecclesiastici, né Roma vuole precedenti di nessun genere. Può essere che domandino qualche cosa per far fronte a fondazioni di posti, ecc. ecc. ma tutto quello che si dà è regalo, che non deve per nulla entrare nella questione di principio. Certo Roma impiegherà molti anni per la erezione della nuova Missione”. Gli dissi che per me non avevo fretta; occorreva però con relativa e decorosa prestezza stabilire una data e le modalità del trapasso, per le necessarie cure degli edifici, da vari anni in abbandono (e le case giapponesi in legno se ogni anno non si curano…) e anche per avvisare in tempo il fittavolo della missione di Nakatsu (almeno due mesi prima) che provveda per il suo ritiro da quella casa. A proposito di questo, domenica passata morì l’avvocato che affittava. Era un ottimo cristiano su cui avevo fatto progetti, perché dalla fondazione della missione era là residente.

Un avviso di più del Signore, che si vede chiaramente vuole guidarci per altre vie, che farà conoscere a suo tempo.

Quindi Egli scriverà al Vescovo proponendo quella data per il ritiro dei missionari, con preghiera che permetta ad tempus, per occasioni speciali, l’aiuto dei vecchi missionari. Pur personalmente (è forse superbia?) essendo del parere che finché non saremo in acqua non nuoteremo, ho creduto bene procrastinare così:


  1. sia perché è anche il parere dei miei commilitoni Don Tanguy e Don Piacenza, più esperimentati e più santi di me;

  2. sia perché di fronte alle altre congregazioni avremo avuto l’aria di agire un po’ affrettatamente in cosa di tanta importanza non ammettendo essi come possibile una preparazione appena sufficiente in meno di un anno (per il sicuro maneggio della lingua due o tre);

  3. sia perché avremo campo a studiare meglio la situazione, a coordinare meglio il futuro lavoro, e intanto (come spero) finendosi la discussione sulla legge religiosa, usufruire subito dei vantaggi o studiare (se ce ne fosse bisogno) i mezzi per difendersi dalle difficoltà. Quanto alla modalità del trapasso, di erezioni di missioni, ecc. Videant consules! Per me l’importante – e mi raccomando con tutta l’anima – è che i superiori ricordino che Don Cimatti vuol essere sempre e solo salesiano: mi comprende!


  1. Fa suo il desiderio di Don Cimatti o meglio la proposta già fatta che annualmente i Superiori si mettano nelle condizioni di inviare qualche nuova recluta: facendo questo con costanza, con poco sforzo si provvede bene a tutto. È di parere che colle debite cautele si invii sul posto personale giovane per l’acquisto della difficile lingua e per l’acclimatamento, da richiamarsi poi per la più soda formazione al Centro. Così fanno i Gesuiti e i Francescani.


Mi pare di aver detto tutto: da Lei, amato Padre e dai Superiori approvazioni, consigli. Ecco il mio povero piano:


  1. Continuazione intensa dello studio della lingua, non dimenticando che siamo salesiani – presto distribuirò ai preti un formulario per la confessione che ho fatto tradurre e dal Primo Luglio per turno, ognuno deve fare l’istruzione domenicale, e un po’ più tardi manderò a Oita e a Nakatsu qualcuno dei prescelti, d’accordo col missionario, almeno per la domenica.

  2. Iniziare, appena saremo liberi di noi, coll’oratorio che può essere quotidiano, perché alle tre gli allievi sono liberi, essendoci l’orario unico nelle scuole, in forme… come si potrà, e intanto, Deus providebit per il resto.

  3. Rendersi conto della reale situazione dei cristiani a noi affidati, consolidando, organizzando (c’è tutto da fare, specie per i giovani), conservando quello che c’è, e per avere strumenti di bene, perché se subito all’inizio venisse un numero esorbitante di pagani…

  4. Propaganda colla conoscenza di Don Bosco e dell’Opera Sua e colla diffusione della devozione a Maria A., lavoro sulle vocazioni.

Poi Don Bosco e Maria A. inizieranno il vero lavoro: lo vedo così chiaro, come è vero che ora le scrivo.


Notizie di cronaca:


1 Luglio. Visito l’osservatorio meteorologico di Miyazaki, fornito di quanto di più moderno vi è nel campo della misurazione del vento, temperatura, umidità, ecc. e specialmente nel campo sismografico. La massima consolazione per noi fu il sapere che la media dei terremoti registrati di Miyazaki sono una quindicina mensilmente. Ne abbiamo già sentiti quattro, ma di quelli che in Italia avrebbero prodotto danni rilevanti. Nessuna impressione qui; la casa di legno elasticissima sopporta tutto. Monito per le costruzioni future. Nei terremoti di Tokyo e Yokohama le case in muratura soffrirono terribilmente e con danni enormi di materiale e di persone.

3 Luglio. Assistiamo al primo saggio di canto corale nelle scuole elementari di Miyazaki (popolazione scolastica 4000 fanciulli e ragazze di cui oltre 2000 presenti nel gran salone). Quello che in altra missione può essere meraviglioso (ciò che si riesce a fare nel campo del teatro e delle accademie) qui roba superata, dal loro punto di vista: buona esecuzione di musica, danze meravigliose (hanno un’abilità fenomenale), da noi non approvabili per la leziosità e alle volte scompostezza di modi (da un punto di vista nostro), spigliatezza nella declamazione.

4 Luglio. Indisposizione di Don Tanguy.

Per gli altri tutti bene. Ed ora, mio buon Papà, preghi per me, che davvero Gesù mi faccia suo nel raccoglimento della preghiera, nell’umiltà, nella castità e nell’amare intensamente le anime. Oh, quanto ne abbisogno! Dai giornali abbiamo appreso i trionfi del Congresso, dell’Esposizione, di Maria Ausiliatrice. Deo gratias! Oh, quando potremo anche noi far brillare al sole di levante la nostra Mamma? Ci benedica tutti tutti tutti, e chi prostrato con affetto filiale è più bisognoso di tutti:


Suo povero

don Vincenzo Cimatti