Cimatti|Mooney Edward / 1932-4-6

921 /Mooney Edward / 1932-4-6 /


a S.E. Mons. Edward Mooney, Delegato Apostolico



Takanabe, 6 aprile 1932

Eccellenza Reverendissima,

Ritornato a Takanabe ebbi il felice annuncio del ricupero delle cose rubate e non poté quindi verificarsi l’augurio dell’E. V. del rinnovo delle cose mie. Potei anche ricuperare quei pochi soldi, ed in modo speciale la quarantina di yen che avevo riscosso per povere persone. Deo gratias!1

Tale notizia però non sia di impedimento alla carità di V. E. quando potrà venirci in aiuto.

Di altre cose più delicate avrei voluto parlarLe, se non me l’avesse impedito e lo stato d’animo in cui mi trovavo dopo la nottata, e la presenza di altre persone, e la fretta della partenza.

Mi consigliai anche con Mons. Ross che incontrai durante il ritorno in ottima salute, e che approvò accennassi a V. E. la cosa, pur constatando entrambi che l’E. V. non può avere veste ufficiale per la medesima.

Ricorda l’E.V. che Don Cimatti suscitò tra i colleghi la questione dei poveri tra i vari missionari, perché risultava a vari di noi che non sembrava che da tutti si fosse capito o si eseguisse quanto era stato stabilito dapprima.

Lei ha potuto constatare come per la parte di S. E. l’Arcivescovo di Tokyo si sollevassero delle difficoltà. Pare difatti (e P. Faber, credo, potrebbe fornire dettagli di fatto) che in Tokyo ci siano state al riguardo delle disposizioni per cui ad esempio i cristiani erano obbligati ad accostarsi ai Sacramenti nella propria parrocchia, e non si distribuiva la Comunione a quelli provenienti da altre Chiese… Non posso dire altri particolari; se si trattasse ad es. di Comunione pasquale o altro…

Non ho presente il testo delle autorizzazioni che verrà pubblicato nelle Chiese. Se ben ricordo il testo delimiterà l’uso delle raccolte nell’ambito della Chiesa, mentre alcuni troverebbero la convenienza di avere pure la facoltà ad es. trattandosi di ammalati che domandano alle volte il missionario di passaggio.

Non potei dire queste cose in pubblico perché le venni a sapere dopo la riunione, per lo stesso motivo non le potei dire a Lei in privato, né potei dirle quale mattina e si tratta d’altra parte di cose molto delicate, e specialmente fossero dette da noi della bassa si andrebbe forse più fortemente a sentire il distacco fra Nord ed il Sud, mentre è tanto necessario nel campo nostro l’unione delle forze.

Ad ogni modo ho creduto mio dovere accennare la cosa che se non servirà ora servirà per la prossima riunione.

Scusi l’E. V. se ho osato, minimo tra i missionari, accennare a questa cosa, ma mi sembra che per il bene si doveva dire; so pure la persona a cui la dico e che saprà usarne per il bene.

Ringrazio di cuore l’E. V. del magnifico invito serale e della benevolenza con cui tratta sempre i poveri figli di Don Bosco.

All’E. V. ed al suo segretario l’assicurazione delle nostre preghiere.

Dev.mo

Don Vincenzo Cimatti, sales.

1 Mentre era a Tokyo per l’adunanza dei Vescovi e Capi Missione, ospite del Vescovo di Tokyo, durante la notte fu derubato di tutto, anche dei calzoni. La cosa suscitò ilarità, e tutti lo aiutarono. Il malcapitato ladro fu preso perchè mangiando i cioccolatini che Don Cimatti aveva in tasca gettò lungo la via la carta in modo da segnare la via percorsa.