Cimatti|Rinaldi Filippo|1929-12-25

522 /Rinaldi Filippo BS / 1929-12-25 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani1


Dal Coblenz, 25 dicembre 1929

M. R. ed amatissimo Sig. Don Rinaldi,


È Natale! Per quel senso così spontaneo di poesia familiare che viene a rivestire la festa dell’amore, i suoi figli dall’Oceano Indiano, si affidano in Lei, negli amati Superiori, confratelli, parenti ed amici, cooperatori ed allievi, e non possono non presentare i loro auguri, le loro preghiere. Un’unica cosa ci addolora: non potere nella povertà e nelle condizioni in cui ci troviamo celebrare con pompa esterna la bella festa.

Gesù vede il buon desiderio, la volontà ardente di tutti e accetterà – ne sono certo – quello che in gioconda povertà e semplicità di cuore gli abbiamo offerto. La novena predicata, canti, suoni, un minuscolo presepio in cabina, un’accademiola commemorativa in comune coi passeggeri di seconda classe, la messa solenne cantata (composta per l’occasione su temi pastorali e sulla canzone del beato nostro: “Ah, si canti in suon di giubilo”, la comparsa e scomparsa di qualche panettone e di un po’ di vino generoso, che mamme buone o benefattori gentili avevano regalato prima della partenza e che con gelosa cura erano stati conservati per l’occasione, alcune tombole a premio furono le cose più salienti di cronaca, ma quello che certo nessuna penna può descrivere (perché segreti di anime, intimità inesprimibili) e nessuna cronaca registrare la volontà buona di tutti di adorare e ringraziare Gesù dell’immenso dono di sé stesso all’umanità, un rinnovato desiderio di apostolato missionario, la povera ma generosa consacrazione di noi suoi servi a Lui.

O Betlemme beata, in ognuno di noi rinnovata in quel giorno! Mentre scrivo mi giunge, riprodotta magnificamente da un grammofono di un vicino di cabina, la toccante Ave Maria di Schubert, ed in una fantasiosa rievocazione vedevo nella grotta la Mamma nostra adorante il suo unico amore, e pensavo che non doveva essere malcontenta della buona volontà e della povertà dei suoi figli incamminati verso l’Estremo Oriente per portarvi appunto il vero “Oriente splendore della luce eterna e sole di giustizia che illumina coloro che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte”. E dallo strumento un nuovo mirabile canto del nostro Verdi penetrava l’anima. “A noi si schiude il ciel, a noi si schiude il ciel!”. Confortevole e certo presagio per chi crede e spera e ama il Redentore nostro Gesù. Oh, possano tutti i missionari cooperare efficacemente a far schiudere il cielo a tante anime.

Cronaca di bordo, la solita. Alternative di benessere e malessere, che si cura – dice il bravo Don Canazei – con la pazienza. Primi e piccoli sacrifici della vita missionaria a cui bisogna abituarsi.

Oggi ultimo d’anno, giornata di ritiro mensile per l’esercizio della buona morte.

I passeggeri si sbizzarriscono in un complesso di divertimenti in occasione della traversata dell’Oceano Indiano e per passare il tempo e per ricordare la fine e il principio d’anno e – forse – per attenuare e dimenticare la dolorosa impressione del buttarsi in mare di un giovane marinaio di 19 anni – dicono – stanco della vita. È mezzanotte dell’ultimo dell’anno. La sirena della nave ne ha dato l’annunzio, mentre sul ponte si spengono gli ultimi suoni e canti e le allegre risate e le mani si stringono augurandosi “buon anno”.

Buon anno a Lei pure, amato Padre, e con Lei ai Superiori tutti e a chi ci vuole bene.

La nave punta su Ceylon, la perla dell’Oceano Indiano. Mentre nella celletta tranquilla offrivo in quel momento i miei e me al Signore, consacrandogli il nuovo anno, pensavo ad altre gemme preziose, ad altri monili più graditi a Dio che non siano i bei paesaggi e le vistose ricchezze orientali – pensavo alla sua strenna gentile che avevo poco prima comunicato ai confratelli – pensavo alle anime e specialmente a quelle dei giovani – e cantavo “Da mihi animas! Perché possiamo amare la gioventù come l’avete amata voi, o beato Don Bosco, pregate per noi!”. Ecco le nostre ricchezze, ecco i nostri tesori. Ce li conceda abbondanti il Signore.

Con vero affetto a nome di tutti,

Dev.mo

Don Vincenzo Cimatti, Salesiano



1 Manoscritto non numerato tra gli articoli del Bollettino Salesiano, inedito.