Cimatti|Rinaldi Filippo/ 1926-4-…

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a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


Mio amatissimo Padre,


I nostri cari benefattori desiderano certo notizie del Giappone; ma nel lavoro di assestamento in cui mi trovo non posso scrivere che affrettati appunti di cronaca.

Per una serie ininterrotta di disposizioni speciali della Provvidenza, che ci facilitarono in ogni senso il lungo viaggio, siamo giunti nel Giappone. Dopo aver passato una settimana a Nagasaki, ospiti di S. Ecc. Mons. Combaz delle Missioni estere (cui dobbiamo le più sentite grazie per la paterna bontà di cui ci ha ricolmati), eccoci alla sede centrale, a Miyazaki. Qui contiamo fermarci vari mesi per iniziare regolarmente lo studio della difficile lingua.

Impressioni del viaggio? Il Giappone (e pensi che siamo ancora in inverno) è un paese d’incanti. Mare placido che va internandosi in numerosi golfi, bracci di mare che facilitano l’approdo, isole grandi, piccole scogliere, un vago frastagliamento di terra, rivestita di boschi fittissimi, di piante d’ogni genere, ridotta a magnifiche coltivazioni nelle pianure e là dove non attecchisce altro.

E per ogni dove un susseguirsi di ripiani, vallette, tra cui s’annidano case, villaggi, paesi e nelle vaste pianure popolosissime città. Verde, fiori d’ogni genere e d’ogni colore e tra questa fantasmagoria avvivata dal bel sole, la casetta giapponese. È un’elegante scatola, comoda, linda, di legno, circondata quasi sempre da piante. In mezzo al verde, nella parte più elevata dell’abitato o nella tranquillità del bosco, il tempio.

Gli abitanti cortesi, gentili e tutti premurosi per il forestiero, sono consci della grandezza della loro nazione, e questo soprattutto vogliono far rilevare, e tutti a questo tendono con tutte le forze. Sono vestiti all’europea, ma più ordinariamente nel loro tradizionale abito, che dà loro un’aria più imponente e più autorevole, a colori scuri per gli uomini, più chiari e variopinti per le donne, e splendido e ricco per i fanciulli. Avvolti nei loro kimono dai colori più smaglianti, sembrano proprio mazzi di fiori vaghissimi.

I bimbi ordinariamente sono portati a spalla dalla madre o dalle sorelle e dai fratelli: finché sono bambini sono davvero i re della famiglia cui non si nega nulla di ciò che è ragionevole e a cui si permette tutto ciò che può conferire al loro libero sviluppo.

L’etichetta giapponese porta con sé i numerosi inchini, le frasi gentili e cortesi ed un complesso di complimenti, di cui abbiamo scarsa idea in Italia. Ha al suo attivo una grande proprietà nei vestiti, negli ambienti, per le vie, dovunque e tutto questo, abbellito dallo splendore della natura, dà a tutto il paese un qualche cosa di caratteristico e che non credo si trovi in altre nazioni.

Qual è la nostra vita a Miyazaki?

Miyazaki è una cittadina di oltre 40.000 abitanti, posta sul fiume Oyodo, a poca distanza dal mare, in fertilissima pianura assai ben coltivata.

La casa della missione, in posizione tranquilla, fra il verde delle piante è dedicata a S. Giuseppe. Vi è un buon nucleo di cristiani che crebbero sotto la guida dell’ottimo P. Bonnecaze, delle Missioni Estere di Parigi, e danno le migliori speranze per l’avvenire.

Attualmente i salesiani si esercitano nella pietà e nello studio della lingua per essere atti nel più breve tempo possibile a cooperare con tanti altri missionari nella difficile opera della propagazione del Regno di Gesù in questa terra benedetta.

Di particolare splendore risultò la festa di S. Giuseppe, preceduta da devota novena, cui i cristiani accorsero numerosi. Si cantò messa solenne, e i fanciulli si riunirono per la prima volta al robusto coro dei missionari a lodare col canto il Patrono della Missione. Dato il numero dei sacerdoti si poterono pure fare con grande solennità le funzioni della settimana santa, seguite con ammirazione dai cristiani e anche da pagani, che vengono alla Missione attratti dalla curiosità o dal desiderio d’istruirsi.

Si prepararono così gli animi alla grande festa di Pasqua, trascorsa in chiesa tra canti eseguiti a due cori dagli uomini e dai fanciulli e dalle donne e dalle ragazze. Numerose le sante Comunioni e copioso il bene alle anime.

A sera dopo le funzioni una riuscita conferenza con proiezioni sulla vita di Gesù, alternata ed allietata con canti allegri dei fanciulli e delle ragazze, pose fine alla festa. Fra le proiezioni ne apparvero delle nostre: Maria Ausi1iatrice, Don Bosco, Savio Domenico… Sono i primi approcci, i primi avvicinamenti dei suoi figlioli a queste care anime desiderose di istruzione, di bene, e su cui Maria Ausiliatrice, la Mamma nostra, deve stendere il suo manto per conquistarle!

I cristiani erano esultanti, e alla fine del trattenimento, coronato dal canto severo dell’inno nazionale, vollero con triplice evviva manifestare la loro riconoscenza ai missionari. In occasione della visita ispettoriale, ho fatto una rapida corsa ad Oita e Nakatsu, le altre residenze che ci attendono.

O buon Padre, quanta messe, qual esteso campo in cui hanno seminato nei tempi antichi e i1 grande apostolo S. Francesco Saverio ed altri campioni della fede, ed in questi tempi i Padri delle Missioni Estere di Parigi compiendovi prodigi di bene! I poveri figli di Don Bosco vogliono presto iniziare il loro apostolato tra i fanciulli, tra i giovani, che sono numerosissimi, e che, desiderosi di istruzione in ogni senso, corrisponderanno, ne sono sicuro, alla chiamata di Don Bosco.

Don Bosco dai Giapponesi è poco conosciuto. Già abbiamo pubblicato il suo nome sul quotidiano locale, l’abbiamo ridetto alle autorità locali, che ci hanno accolto coi segni della più cordiale deferenza; il suo nome e il suo spirito sarà apprezzato dalle mentalità studiose che non mancano in Giappone, e che aspirano a conoscere e a valorizzare quanto è buono per l’educazione della gioventù; non parlo dei cristiani che già sono contenti nel vedere che presto avranno dei nuovi aiuti nella formazione dei loro figliuoli.

Amato padre, il primo saluto al nostro arrivo fu dato da una cinquantina di bimbi che gridarono a noi sorridenti: “Banzai! (= diecimila anni di salute! Evviva!)”. Augurio felice per noi e che di gran cuore accettiamo. Ed ora al lavoro.

Voglia Lei essere interprete nostro verso tutti i cari Cooperatori e Cooperatrici, che con tanto interesse appresero la notizia della nuova Missione: verso i nostri benefattori ai quali col grazie cordiale e coll’assicurazione delle nostre preghiere raccomandi questa missione, bisognosa di tutto: verso quanti nel viaggio ci accolsero e ci ospitarono: verso Mons. Combaz, Vescovo di Nagasaki, e a quanti tra i Padri delle Missioni Estere di Parigi ci furono e ci sono larghi di conforto e di preziosi consigli.

Ci raccomandi ai nostri fratelli sa1esiani, ai nostri allievi. Siamo i più lontani da Lei, dal centro della nostra amata Congregazione; siamo i più bisognosi di tutti, ma vogliamo essere sempre i suoi figli più cari. Ci benedica tutti, tutti e non dimentichi chi ne ha più bisogno di tutti.

Il suo devotissimo


don Vincenzo Cimatti, miss. sales.