Cimatti|Tirone Pietro / 1937-1-7

1789 / Tirone Pietro / 1937-1-7 /


a Don Pietro Tirone, Direttore Spirituale Generale



Miyazaki, 7 gennaio 1937

Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Tirone,

Grazie delle sue informazioni preziose sui coadiutori. Penso che la formazione del coadiutore, e specialmente quella del coadiutore in missione e specie ancora per il Giappone, sia un problema che bisogna che i nostri cari Superiori affrontino in pieno: direi, meglio ancora, il problema del personale della missione.

Conosco pochissimo il mondo missionario ed in genere il mondo salesiano non italiano – ed essendo stato quasi per trent’anni coll’elemento chiericale, la cerchia della mia esperienza (poca e povera davvero!) è assai limitata: da ciò la massima parte delle mie difficoltà. Non sono navigato per questo lavoro, né i più che dieci anni di Giappone mi danno orizzonti fuori del piccolo nido dell’Estremo Oriente. Sono ben semplice quindi nel voler dare consigli ai Superiori, mah…1

Grazie dell’annunziata visita del Visitatore che tutti attendiamo assai presto (era assicurato per il 1935), ora si dice in Luglio – fiat voluntas Dei e che aiuterà in tutte le cose che occorrono, ad eccezione fatta di denaro… proprio in cauda venenum. E pensare che [è] il problema formidabile delle missioni. Come vuol fare guerra senza armi? Mah! Per fortuna che l’esperienza ha fatto vedere chiaramente che Don Cimatti non ha la dote “disbrigo affari”… ed è bene che non m’insedi a legiferare in materia. Deus non adjuvet. La preoccupazione materiale non può certo conferire al lavoro di apostolato e più al lavoro di formazione del personale.

Don Tanguy ne sa qualche cosa, e l’origine di molte delle sue ansietà è questa… E Lei mi scrive che il Visitatore… Beh! Fiat voluntas Dei, e che da questa visita risulti gran bene.

Ho tre coadiutori che non sono a posto: Ferrari, Paulin e Masiero: né so se li tireremo su. Il povero Don Lucioni idem: sono obbligato a farlo ritornare. È ammalato materialmente e spiritualmente. Chissà che i Superiori riescano… Mah! dubito per l’anima sua – manca la base “umiltà e carità” per me lo copro col mandato dell’irresponsabilità per malattia.

E preghi per me. Penso vicina (e la desidero ex corde) la fine – possa salvarmi, pur non essendo riuscito a salvare nessuno… Il Signore non ha permesso questa consolazione esterna e lo ringrazio di cuore.

In dieci e più anni di missione ho fatto il questuante e dei debiti. Bel costrutto! Ad ogni modo “bonum mihi quia humiliasti me… Filios enutrivi et exaltavi…”. Spero non dover cantare il seguito. Mi perdoni lo sfogo.

Preghi preghi preghi per me. Sa il Signore solo quanto Don Cimatti soffre nel dovere fare quanto non sa e che in coscienza ripugna.

Preghi per me affinché si compia in me perfecte la volontà di Dio, appunto perché non la capisco.

Tutto suo

Don V. Cimatti, sales.

1 È qui manifestato uno degli atteggiamenti caratteristici di Don Cimatti. Don Tirone avrà visitato le Missioni: ma non ci lavorò mai. Tuttavia – da quanto si deduce – dovette aver dato a Don Cimatti delle direttive tali che differivano dalle sue. Davanti a questo stato di cose, mosso dal rispetto che ha verso i Superiori, confessa la sua ignoranza. Tuttavia non è con questa che possa cambiare completamente il suo modo di vedere. Di qui il tormento.