Cimatti|Ricaldone Pietro / 1939-4-11

2256 / Ricaldone Pietro / 1939-4-11 /



a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani


11 aprile 1939


Amatis.mo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone,

Con sollecitudine davvero paterna Lei risponde alle mie povere lettere anche se vi sono cose d’urgenza. Il Signore rimeriti e conceda ogni bene.

Non potendo fare diverso, date ormai le condizioni di cose, lascio partire Don Escursell che s’imbarca da Shanghai il 21 Aprile. Motivi ed altre notizie:


l. La crisi acuta di altri tempi di cui i Superiori sono pienamente informati. È rimasto qualche residuo? Non credo. Ad ogni modo, da questo lato il ritorno servirà a versare nel cuore paterno del Superiore le difficoltà del confratello, create in momenti di nervoso fortissimo ed esasperazione, per incomprensioni.

2. Penso che il confratello sia a posto. Ha (e bisogna dargliene somma lode) forte spirito di pietà – buona osservanza della regola: un po’ largo (spagnolo) nelle manifestazioni, nei progetti, nei risultati (anche se non ci sono).

3. A detta dei confratelli e non confratelli, più proclive (sfido: è più facile e dà maggiori soddisfazioni) all’elemento femminile che maschile. Ci furono accuse anonime e non; ma è difficile scoprire il lato vero, dati gli elementi che riferivano. Riferii ai Visitatori e non seppi altro, pur avendo fatto i sondaggi opportuni.

4. Il lavoro fatto a Mikawajima è più un lavoro parrocchiale che altro – ad ogni modo, se entrano le Figlie di Maria A., poco a poco si ridurrà a vero Oratorio e a manifestazioni propriamente salesiane. Ad ogni modo, un lavoro che mise in vista presso le Autorità le opere benefiche, varie delle quali furono riconosciute e possono ottenere sussidi o fissi o periodici.

5. Don Pedro per riuscire in questo unì in lega le autorità delle Ambasciate e consolati. È un bene? È un male? Continuerà? Sono incognite di cui non saprei che dire e come regolarmi. Comunque dalla relazione del confratello, sarà in grado di valutare.

6. Da Don Cimatti (anche perché sentiva le campane e dell’arcivescovo e della Delegazione) ebbe sempre tirate forte le briglie – tentai mettere acqua sul fuoco, ma non sempre riuscii.

7. Come scrissi al Sig. Don Berruti: ora siamo nella fase della propaganda. Come siamo soliti, partendo dal Giappone, si dice al Governo: “Se ci aiuti, andando all’estero faremo conoscere il vostro Paese”– e allora danno materiale ottimo e delle volte offerte che facilitano acquisti, ecc. Don Pedro ha fatto lo stesso: solo che, alla spagnola, ha allargato le cose – e desidererebbe essere quasi un mandato ufficiale non solo in Spagna, ma nell’America, ecc.

8. Le accludo lettera di Don Margiaria che mi accenna ad idee udite da S. E. il Delegato – ed anche lettera di D. Pedro. Il pensiero di Don Cimatti è:


    1. Facciano i Superiori, perché essi soli possono valutare la convenienza o la possibilità o no di tale propaganda o in grande stile (come la vorrebbe Don Pedro) o meno;

    2. Egli non ha nessun mandato ufficiale, che io sappia; può essere (come dice lui) [che] abbia doni da portare in Spagna, ma inviati da amici giapponesi ad amici qua tali;

    3. Se dalla propaganda (e non è necessario sia in grande stile – Don Cimatti nel tempo che è stato in Italia non ne ha fatto per un mese, ed anch’io ho avuto il materiale dal Ministero esteri, ecc.) potrà venirne un vantaggio materiale alla nostra Missione e a quelle opere (chiesa di Maria A., oppure missioni, ecc.) che crederanno i Superiori, niente di male.

Certo il bravo Don Pedro si fa molte illusioni, che di fronte alla realtà si ridurranno alle vere proporzioni.

9. Ed ultima questione, il ritorno. È meglio non ipotecare l’avvenire: ad ogni modo anche questo è un problema che è di spettanza dei Superiori.


Per me non ho difficoltà alcuna che Don Pedro ritorni presto o tardi:1 certo non lo metterò più a Mikawajima.

Come vede Don Cimatti è nato apposta per imbrogliare le cose: preghi assai per me.

Suo

Don V. Cimatti

1 Di fatto non tornò più in Giappone, ma continuò ad aiutare la missione dalla Spagna.