Cimatti|Rinaldi Filippo / 1928-4-21

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a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Amatissimo Babbo,


A giorni parto per i concerti all’isola grande e non avrò comodità di scrivere per le occupazioni di allora e perciò con calma… Fine mese, perciò rendiconto.

  1. Salute: grazie a Dio sempre ottima.

  2. Studio e lavoro: procedo come Dio vuole. Né l’uno, né l’altro mancano e più si va avanti più cresce – e più si procede più si palesano le vere difficoltà intrinseche al carattere di questo popolo, dico povero perché più lo studio e più lo trovo spiritualmente degno di compassione… e bado che parlo dei cristiani… Ah, i pagani! Certo le difficoltà della lingua impediscono un intimo contatto di cuori – è difficile sondare… ma tutto il mondo è paese… e mi raffermo nel concetto espresso tante volte “vernice, bella vernice, ma sola vernice” e Lei pensi a tutte le conseguenze… e sotto questa non sempre legno sano o pietra soda… anzi… In Giappone è difficile naturalmente trovare delle pietre dure. La pietra che adoperano Lei riesce a tagliarla con un coltello o con un bastoncino e a solcarla in ogni senso… lo sanno molte pietre della missione, guastate così dai nostri oratoriani – vandali in Giappone come dappertutto.

Dunque occupo il tempo come meglio so, non perdendo di vista la lingua. Avrei bisogno di attendere anche più seriamente allo studio sacro – mi sono un po’ arenato… e ripiglierò.

  1. Pratiche di pietà regolari, con le solite difficoltà, specie quando non posso farle in comune e nel tempo stabilito. Anche in questo ho bisogno di maggior energia per non raffreddarmi. Guai se non avessi il sostegno di queste e dell’unione con Dio!

  2. Frequenza ai Sacramenti regolare. Certo ho da lottare con me (ora più più che con la superbia) per il cuore… l’ambiente, le persone, ecc. sono continuo richiamo e pascolo agli occhi e forse più all’immaginazione fantastica. Ho bisogno di avere sempre presente e consigliare anche agli altri l’esempio di Don Bosco.

  3. Per i santi voti grazie a Dio nulla di speciale salvo queste difficoltà e poi a quella che Lei conosce della mia inettitudine a fare il superiore.

  4. Carità o inconvenienti speciali… mi pare per ora nulla. Più procedo negli anni e più mi trovo vuoto e povero; desideri ardenti di essere perfetto e fiacca. Mi aiuti colla preghiera, col consiglio a salvarmi l’anima se no…

Per i confratelli… Don Margiaria mi pare va migliorando – ha bisogno di rassodare (fu formato troppo in fretta e per vie poco regolari e quindi…). Non va certo troppo d’accordo con Don Tanguy che forse (anche per non sapere bene la lingua italiana) appare un po’ duretto nel dire e nel modo di fare.

Di N.N. unisco la lettera del Delegato. Dopo l’ultimo colloquio l’ho trovato abbastanza tranquillo. Dice di sentire come una cappa di piombo sulla testa, che gli impedisce la calma… Che fare? Per ora ho pregato quella che fa da catechista a Oita di far la cucina (e dobbiamo così tornare alle donne… cosa assai dolorosa) e intanto, per distrarlo, lo mandai a Nakatsu e Oita e Miyazaki e farà piccoli lavoretti… ma così non può durare né per lui, né per noi. Si vive in continua apprensione… Però migliora. Ho parlato a destra e a sinistra, ma luoghi di cura non ci sono… I dottori giapponesi… non me ne parli… E allora? Certo N.N. supplica di essere tolto dalla cucina. Disgraziatamente anche per la lingua (anche questa per lui è una delle preoccupazioni) a terra terra… e anche se ci fosse un qualche posto, dove mandarlo? con chi parla?… Dunque, buon Padre nostro, mi consigli e mi aiuti per il bene di quest’anima. E in un probabile ritorno, come fare? Il Signore ci benedica e l’Aus., specie nel mese suo… ci assista. Ma insomma che cosa si deve fare? Come vede questo non va e quasi quasi pregherei Don Tirone di ammonire riverentemente il Rettor Maggiore affinchè questi avvisasse il suo Vicario, ecc. ecc.

Ora poi le cose si complicano colla erezione della missione e quindi occorre che mi consiglino, se no, non so come fare.

Ai confratelli ho detto: “Fino a notizie chiare e ufficiali, tutto come prima e come diocesi e come salesiani (alle disposizioni quindi delle rispettive autorità diocesane e Ispettoriale)”. Quindi anche per Merlino inoltrerò la pratica all’Ispettore, così come: invio notizie mensili di tutto… e… strepitino tutti finché vogliono…

Noti poi che non so per nulla quali siano i doveri e i diritti del Visitatore (dico anche diritti, perché anche in questi fa appello sempre l’ispettore quando gli domando dei consigli… questo per dirLe che ci capisco un bel niente, quindi abbia la bontà di aiutarmi). Ed ora preghi preghi preghi per me e mi benedica. Buon mese di Maria A.

Tutto suo aff.mo

don Vincenzo Cimatti


P.S. - Per Merlino ricordi che in Settembre gli scadono i voti e non vorrei che per il modo di fare di scarica-barile di Torino, di Macao e di Miyazaki ne andasse di mezzo il confratello. Mi spiego. Premetto che capisco poco o niente in queste questioni – ed è per questo che insisto a costo di essere noioso o importuno – non mi pare che il modo di fare di Torino e dell’Ispettore vada. L’Ispettore non vuol sapere di essere nostro Ispettore. Don Ricaldone scrisse olim:

“L’Ispettore ha voglia di tenervi allegri e finché non ci saranno ordini nihil innovetur”. Nel catalogo (che non ritengo sia un atto ufficiale) hanno stampato tanto di Visitatoria. Di Don Ricaldone (quel perfido!)1 nulla. Lei nell’ultima sua lettera nulla.


1 È evidente: la parola “quel perfido” è detta per ridere e dimostra la confidenza che Don Cimatti aveva non solo con Don Rinaldi, ma con lo stesso Don Ricaldone.