Cimatti|Marella Paolo|1942-2-21

2864 / Marella Paolo / 1942-2-21 /


a S.E. Mons. Paolo Marella, Delegato Apostolico



Tokyo, 21 febbraio 1942

Eccellenza Reverendissima,


Ero tentato di chiedere udienza, e poi ho pensato che forse è più utile sia per informazione [sia] per avere consiglio buttare giù qualche pensiero.

Se V. E. pensa che si possa far di meglio non manca la possibilità o a voce o per lettera di concludere qualche cosa.

Ho letto sul giornale le decisioni degli Ordinari e più ho ricevuto lettera dal nostro (forse temeva di parlare a voce, come d’intesa) con determinazioni ancor più precise, che penso siano solo consigli per far fronte alla situazione, e che quindi non urge seguire. Intanto si cercano tutte le vie, e se non si riesce a concludere ce ne andremo all’altro mondo sponte o spinti. Secondo le informazioni avute:


  1. Chiusa la via di lavoro in diocesi prive di personale.

  2. Chiusa la via a possibili prestiti, che, pur avendone la possibilità, non intendono fare prestiti. (Non ne ho ancora parlato a Mons. Doi, ma penso che con questa determinazione andrà a farsi benedire anche lo sperato modo di aiutare e il Gran Seminario e noi).

  3. Chiudere le opere di Nakatsu e la casa di Vocazioni (Seminario) di Miyazaki.

  4. Dimezzare il personale della Missione (puro spostamento di questione, perché i missionari che si tolgono debbono ben vivere altrove).

  5. Delegazione e Mons. Doi dichiarano di non poter aiutare.


È un bilancio davvero consolante e che si fa in fretta a dire. Per fortuna che i Salesiani vivono continuamente in questa materia “miseria stabile” “ricchezza mobile” e non c’è da farsene meraviglia.

Che cosa farò? Non so ancora. Attendo l’esito di alcune pratiche, come dirò? “governative” che mi seccano di più; perché portano in campo chi dovrebbe essere alieno dal missionario, ma necessità non ha legge, e bisogna pur tentare tutte le vie. Dopo di che vedremo il da farsi.

Domanderò il permesso a Mons. Doi e alle autorità di autorizzarmi a far questua (lo fanno già le nostre Suore a Tokyo e a Beppu) cosa molto nota a noi salesiani, e così con questo e con quanto invierà la Provvidenza si tirerà avanti come si potrà; in attesa che il sereno mare permetta ritorni e venute.

E se anche le pratiche in corso segneranno zero, ci rivolgeremo al Governo giapponese. Come in tempi remoti e in momenti ben più dolorosi furono aiutati i missionari, penso che si riuscirà anche per noi.

Siccome quando si parla di questi argomenti in alte sfere si sente un ritornello (molto naturale a chi non comprende le cose, e che può rappresentare anche una scusa per non incaricarsene…) “Voi siete missionari… Rivolgetevi alle vostre autorità…”, mi veniva in mente di domandare a V. E. se non fosse il caso, che scrivendo a Roma, trovasse conveniente dire una parola alla S. Sede delle condizioni in cui si trovano attualmente i missionari stranieri, e come si concedono sussidi straordinari per fondazioni, incendi, terremoti et similia, perché non si potrebbe concedere fondi speciali per queste circostanze? Oppure che la S. Sede dica una parola ai nostri Superiori.

Come pure in altro ordine di idee, se in realtà o presto o tardi è finita per gli stranieri missionari in Giappone, non sarebbe il caso che la Propagazione di Propaganda Fide segnalasse ai rispettivi Ordini o Congregazioni religiose il vero stato di cose per i provvedimenti futuri?

Parlerò a Mons. Doi anche della mia posizione. Mi convinco ancor [di] più che ormai per me è inutile fissarmi a Miyazaki. Come Vicario è certo meglio che Monsignore scelga un giapponese. Ci fosse una soluzione di lavoro altrove (nei grandi centri) “tagliar tutti la corda” sarebbe l’evoluzione naturale e prettamente paolina e petrina, giacché gli altri ormai bastano e vogliono bastare a sé.

Ma temo di parlare a Monsignore perché temo debba soffrire nel dirmi che il vagheggiato progetto è andato a monte.

Così pure se mi mettessi dal medesimo punto di vista loro, e dicessi: “Non posso pagare la retta dei miei seminaristi salesiani al Gran Seminario e quindi non posso mandarli a scuola là (guadagnerebbero tempo e scarpe e studierebbero di più) che ne potrebbe venire? Che sia il caso di pensarci? O proporre?

Sono pure nell’imbroglio perché mi piove una nota dal Gran Seminario che doveva essere pagata con quanto annualmente l’Opera di S. Pietro offriva per i seminaristi di ogni circoscrizione al Gran Seminario. Non è poi giunta l’attesa specificata nota? Sarebbe davvero utile assai per il “saldo”.

Vostra Eccellenza non ha certo bisogno di queste mie miserie, avendo già un mondo di altre preoccupazioni di ben altro calibro, ma per informazione, per consiglio o altro accetti la presente.

Sarà seguita da altra appena avrò altre informazioni. Salesianamente siamo nel mese di San Giuseppe che siamo soliti dire Protettore dei disperati… Penso di essere nel numero, non per me, ma per quelli che da me dipendono… Voglia anche V. E. unirsi alle nostre povere preghiere e ci benedica tutti. Voglia scusare la lungaggine e il disordine delle facciate. Assicuro preghiere quotidiane per V. E. da tutta la famiglia salesiana in Giappone.


Ossequientissimo

Don V. Cimatti, sales. di Don Bosco



P.S. Pensiero stranissimo. Spero riuscire ad iscrivere (auditor) qualcuno dei Salesiani stranieri all’Università di Tokyo. Chissà se tentando di iscrivere qualcuno altrove si riesca con questo a poter lavorare altrove?

Parlai con P. Shimura. Ha promesso di occuparsene delle nostre questioni per trovar lavoro e dentro e fuori, ha capito la nostra situazione e farà anche lui quanto potrà. In omnibus voluntas Dei – e la presente situazione ne è una manifestazione chiarissima. Mi benedica con tutti i miei.