1540 ricaldone


1540 ricaldone

1540 / Ricaldone Pietro BS / 1935-11-30 /


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1.1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani

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grandi esercitazioni...1


Miyazaki, 30 novembre 1935

Amatissimo e M.R. Sig. Don Ricaldone,

Non pensi, leggendo il titolo, che alle specifiche conquiste in cui si vanno esercitando i suoi figli. Il bravo Don Escursell, entrando a Mikawajima (Tokyo) in sostituzione dell’indimenticabile Don Piacenza, seguendo le sue orme, si è slanciato al lavoro. Già i suoi poveri, per la carità dei buoni, sono stati aiutati con vendite di beneficenza, con bazar – già un palcoscenico dà modo di attrarre allegramente ancor più la gioventù – già va stringendo in rete il più gran numero di anime buone che aiutino con cooperazione costante e efficacemente l’opera – già all’entrata della missione si erge alta l’asta da cui nelle grandi feste garrisce la grande bandiera nazionale, simbolo di pace e amore. Fu una magnifica riuscita festa giovanile cui diedero lustro autorità civili e religiose.

Il lavoro non manca certo nella popolosa zona, 450.000 ab., affidata ai figli di Don Bosco, cui presto si uniranno le ottime Figlie di M. Ausiliatrice, che nei pressi della Parrocchia hanno già acquistato un bel pezzo di terreno, ove la gioventù femminile potrà esser raccolta ed accudita secondo le direttive di Don Bosco.

Quanti altri progetti, veri piani di guerra contro il demonio, si stanno elaborando per dilatare il nome di Gesù fra questi buoni e cari giapponesi.

Il Signore e la carità dei buoni ci aiutino ad effettuarli.

In questo mese la tranquillità della nostra Prefettura Apostolica fu messa in orgasmo da avvenimenti di prim’ordine, attesi con lunga preparazione e con ardente desiderio di tutti. Le grandi manovre annuali e la Visita di S. M. l’Imperatore. È la prima volta dopo secoli che questo si effettuava a Miyazaki e può quindi capire e immaginare… L’anno in precedenza alla data passò in intensa preparazione. Ampliamenti di strade, riadattamenti di ogni genere, rassodamento o rifacimento di ponti, impianti elettrici, rifornimenti di ogni genere, sorvegliati con cura minuziosa da incaricati speciali… Può pensare davvero al “Parate viam” di S. Giovanni nel senso letterale della parola. Il tema delle adunanze, i discorsi ordinari, gli annunzi sui giornali, che, anche con speciali pubblicazioni tengono desta l’attenzione, sono manifestazioni del grande avvenimento.

È difficile circoscrivere in brevi parole l’impressione che si prova quando si partecipa a manifestazioni, unica nel genere, come è questa. Bisogna mettersi nello stato d’animo e dal punto di vista giapponese.

Per le vie colpisce la sobria ed elegante decorazione coi colori nazionali bianco e rosso – coloro che assistono al passaggio riuniti in gruppi ben ordinati nei posti assegnati, che secondo lo spirito giapponese ha assai più valore la manifestazione di omaggio della collettività che della persona singola – e davanti a questi, come gaio festone di innocenza e semplicità avvincente, gli allievi delle scuole – le famiglie fanno l’atto di omaggio sulla soglia di casa – che per qualsiasi motivo non può riunirsi ad un gruppo, al passaggio sta sulla porta di casa, del negozio, dell’ufficio – e al passaggio, si può essere certi, è là tutto il popolo, tutto il cuore del popolo, che colle autorità risponde all’unisono al cuore della nazione – ed è là proveniente dai lontani e remoti villaggi di pianura e di monte – ed è là pulitissimo indossante i suoi migliori vestiti – ed è là pazientemente nella lunga attesa, e quanto più si avvicina il momento solenne viene raccogliendosi in un silenzio assoluto, maestoso, immenso… È vero nel senso letterale della parola “non si sente una mosca volare”. È questo che impressiona, che avvince, che ci fa domandare: “Ma dove siamo ora?” – tanto più che non si tratta di silenzio passivo, ma attivissimo di mente e di cuore: “Passa il nostro Sovrano!”, ed in questo pensiero, ed in questo affetto sentitissimo il raccoglimento profondo, l’inchino devoto che precede l’avvicinarsi dell’auto imperiale, preceduto, circondato e seguito dalla nobile scorta di principi e dignitari ed al passaggio il riguardare con rispetto il corteo, ed effondersi in quella intima effusione di sentimenti, che solo un silenzio assoluto può dar modo di gustare. Il Sovrano è passato. La folla ordinatamente ritorna e la calma subentra come al solito.

Due manifestazioni un po’ più clamorose succedono e sono il corteo delle bandiere e a sera inoltrata quello dei palloncini, festa più che altro scolastica. Per le vie prestabilite, cantando l’inno d’occasione, sfilano gli studenti e i desiderosi di partecipare all’omaggio, e si recano davanti alla residenza imperiale o dei principi, concludendo con un potente triplice “Evviva” (banzai) la gioconda manifestazione, che riesce sempre impressionante e per il numero (a Miyakonojo erano diecimila i partecipanti) e per la fantasticheria dei colori, e più per lo spirito animatore.

Anche la Missione partecipò in massa e colle sue opere alle grandi feste, anzi fu fatta segno di attenzioni tali, che ci riempirono della più pura gioia e ci allargarono il cuore alle più belle speranze. Ebbe il suo posto come gruppo in splendide posizioni il nostro Don Cavoli, come Direttore dell’Ospizio, fu tra gli invitati speciali al pranzo d’onore, dato alle notabilità da S. M. – il nostro Don Carò, come Direttore del Seminario, presenziò al ricevimento speciale dato ai capi istituto – i nostri seminaristi giapponesi e i nostri chierici salesiani fatti segno di dimostrazioni speciali al riguardo.

Anche questo è esempio chiaro dell’importanza somma che S. M. annette al grande problema dell’educazione del popolo.

Furono pure fatti segno di sovrana compiacenza i vecchi della regione al di sopra degli ottant’anni, che ricevettero un donativo speciale, e agli allievi delle scuole elementari che per la circostanza presentarono a S. M. i saggi scolastici di scrittura, composizione e disegno.

Ed ora tutto è rientrato nel ritmo ordinario di vita e di lavoro. In conclusione, bilancio consuntivo buono. Il Signore si serve di tutto per la sua gloria e per venire in aiuto ai suoi poveri missionari. Quanti utili avvicinamenti alle autorità, quante relazioni preziose strette con ragguardevoli persone, quante nuove conoscenze, a quante persone o a voce o per mezzo del giornale, che dava i minimi resoconti degli avvenimenti venne a conoscenza della missione e delle sue opere, quanti graduati militari ebbero alloggio nei locali della missione o presso famiglie cristiane…

Davvero “diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum”.

E noi, Dio vogliamo amarlo, e farlo amare. Ci benedica, amatissimo Sig. Don Ricaldone, e ci aiuti colle sue preghiere e con quelle di tanti amici affinché tutte le manovre dell’apostolato riescano a gloria di Dio ed a vantaggio delle anime.

Tutto suo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.




1 Manoscritto R. M. 723 inedito.