Cimatti|Rinaldi Filippo/1926-9-2

189 /Rinaldi Filippo / 1926-9-2 /


a Don Filippo Rinaldi1, Rettor Maggiore dei salesiani


Mio amatissimo Papà Don Rinaldi,


In stile un po’ telegrafico le do le notizie mensili che valgano ad illuminare la situazione nostra e a confortarci coi suoi consigli e suggerimenti.

Grazie della sua carissima ultima lettera che mi servì di tema di utile conferenza.


Vita mensile – Salvo leggere indisposizioni, salute generale buona. Studio assiduo della lingua: cominciamo a capire (se parlano adagio) e a balbettare senza carta in mano, salvo per le prediche. Non siamo ancora in grado di prestarci per le confessioni. Colla paglia e col tempo maturerà anche questa che per ora è la nespola più acerba. In compenso però già leggicchiamo e con questo fondamento si può fare strada anche da sé. Come certo sa, la lingua giapponese è ricchissima di vocaboli, di costruzione di pensiero è sui generis (il giapponese mentre parla, costruisce tutta l’azione nei minimi particolari – con vocaboli propri, ecc), ha poi tre forme principali di scrittura: KATAKANA, HIRAGANA, e i CARATTERI, presi in gran parte dalla Cina. I loro libri sono scritti in massima parte in caratteri (i nostri confratelli di Cina valenti nei caratteri capirebbero il senso generale, pur non sapendo leggerli alla giapponese) coi quali ora stiamo cimentandoci.

Era necessario anche questo studio perché sono pochissimi i libri giapponesi tradotti in ROMAJI (carattere romano) e quindi per noi sarebbe stato tutto il materiale di studio lettera morta.

Per capire un po’ qualche cosa occorrono un minimo di 2500 caratteri.


1 Agosto. Funzione espiatoria pel Messico.

2. Festa del nostro Merlino: in queste occasioni mi sono preso la libertà di rappresentare sempre Lei e i Superiori per gli auguri ai confratelli; insieme a preghiere speciali. Mi pare sia gradito assai ed atto a cementare la carità.

Muore una cristiana (una brava madre di quattro figli ed il marito – unica cristiana in famiglia). I funerali pagani se non erro già glieli ho descritti in altra. Ad ogni modo anche quelli cristiani si svolgono su per giù con lo stesso cerimoniale. Non vi è levata del cadavere alla casa. La famiglia conduce il cadavere alla chiesa. Funzioni solite, finite le quali si forma il corteo al cimitero. Precedono stendardi su lunghe aste di bambù (nei funerali pagani vi sono anche due grossi lampioni); seguendo, un gruppo portante vasi con fiori; e poi un altro portante corone (il numero e qualità dei fiori e corone indica la qualità della famiglia); poi seguono in carrozzella i ministri (bonzi, ecc.) e in fine, circondata da parenti la cassa. Vestono in bianco o almeno hanno un cappuccio bianco e sono aderenti alla cassa tenendo lunghe strisce di panno bianco. Chiude il corteo il codazzo dei parenti, amici e curiosi. La grande maggioranza degli accompagnatori parla, ride, ecc. Non usano pregare.

5. Il P. Bonnecaze chiamato dal Vescovo ci lascia soli per andare a Kuroshima. Scrivo a S. E. e al Procuratore di Nagasaki esponendo la nostra situazione. Ma (come vedrà) non ebbi risposta.

6. Secondo una leggenda cinese i giapponesi ricordano l’incontro di due stelle ai fianchi della via Lattea, col mettere davanti alle case rami di bambù da cui pendono carte con poesie scritte sopra, segnale di buona fortuna.

7-10. In questo tempo non piovendo e venendo le risaie a soffrire, i pagani e i contadini specialmente, organizzano pellegrinaggi ai loro templi per implorare la pioggia. A piccoli gruppi o in squadre abbastanza numerose, suonando ritmicamente una grossa grancassa e battendo con un martello di legno su piccoli tamburi di metallo attraversano le vie della città.

11. Preceduta da notizie allarmanti sulla salute, giunge la dolorosa notizia della morte di S. E. Mons. Combaz, Vescovo di Nagasaki. Pregammo per quest’anima benedetta, che ci aveva accolti più che paternamente, ci aveva iniziato al lavoro missionario nella sua diocesi e ci aiutava quanto poteva col consiglio e colla preghiera. Ho creduto mio dovere recarmi ai funerali con Don Piacenza (Don Tanguy proprio nella notte precedente la partenza fu indisposto) e potemmo ammirare di quanta stima ed affetto fosse circondato quel santo uomo. Erano presenti i Vescovi di Tokyo, Osaka, Seoul e Taiko (Corea), tutti i missionari, i Marianisti col loro Superiore e il Superiore dei Trappisti e del Verbo Divino. Ho così anche potuto fare preziose conoscenze ed ammirare ancora una volta il grande apostolato dei Missionari delle Missioni e degli ottimi preti giapponesi. Deo gratias! Con tutte le riserve si vocifera che a Tokyo al posto del rinunciatario Vescovo, si eleggerà un giapponese. Così pure che la diocesi di Nagasaki verrà smembrata forse con due Vescovi, uno giapponese (Nagasaki), un altro delle Missioni Estere (Fukuoka).

A Vicario per la diocesi è stato nominato P. Thiry che era il Procuratore delle Missioni a Nagasaki e segretario di Monsignore.

Qual è la nostra situazione ora per la morte del Vescovo? Certo che ora qui siamo:

    1. senza il padre missionario – noi non potendo ancora decorosamente sobbarcarci al ministero delle confessioni (mi aggiusto invitando qualche padre vicino – Vedesse che fede in questi cristiani e che desiderio di approfittare della presenza del Padre per purificare l’anima loro e vari di essi poter fare la Comunione quotidiana! Anche uomini stanno delle ore aspettando il loro turno o rubando qualche ora alle loro occupazioni o al sonno!);

    2. non so quando tornerà. Almeno dicessero chiaramente se viene o non viene. Se viene, secondo i desideri di Monsignore noi non facciamo nulla, avendo il missionario la direzione della missione: ma se non viene, bisogna pure incominciare a costo di qualsiasi sacrificio;

    3. non so quando dovremo traslocarci. Anche per questo ho sempre detto e scritto a Nagasaki e al Delegato che ci facessero sapere una data. Ultimamente avevo proposto l’Immacolata: ma finora nessuna risposta. Segno che il Signore vorrà così; d’altra parte noi non ne perdiamo perché saremo meglio fondati nella lingua.


Se i Superiori hanno qualche notizia… Ho ricevuto i decreti dell’erezione delle case. Che sappia io non esiste il permesso scritto (solo orale a Don Canazei) del Vescovo per l’apertura delle nostre case. Credo sarà equivalente l’averci chiamato il Vescovo e dato personalmente e individualmente tutte le facoltà che aveva al nostro arrivo in Giappone.

15. Dimenticavo ormai una notizia che pur non rivestendo nessun merito di lavoro per i suoi figliuoli, ha riempito tutti di consolazione e me in modo speciale. Mietendo nel campo lavorato dal Missionario, nel giorno dell’Assunta, ho offerto a Gesù per le mani di Maria un bel manipolo di maturo frumento, la prima famiglia battezzata dai figli di Don Bosco in Giappone. Erano due anni che studiavano e che esemplarmente frequentavano la Chiesa ed il Padre Bonnecaze (che dovette fare il sacrificio di assentarsi) volle che facesse il sottoscritto tutte le funzioni. Non le dico l’impressione… mi pareva di sognare… La domenica precedente ricevetti l’abiura prima della Messa (padre e madre erano protestanti – hanno un grosso negozio di chincaglieria – e alla sera il battesimo sotto condizione). Alla festa dell’Assunta battezzai solennemente i cinque figliuoli (4 figli e 1 figliuola) a cui i genitori vollero imposti i nomi, alla figlia di Teresa (del Bambino di Gesù) e ai figli come ricordo del centenario francescano, dell’apostolato missionario e per onorare Don Bosco, rispettivamente i nomi di Francesco d’Assisi, Giovanni Bosco, Francesco Saverio e Francesco di Sales. Pensi alle date, ai nomi, alle circostanze. È il giorno dell’Assunta, è la data anniversaria della nascita di Don Bosco; è un suo figlio che fa da strumento alla grazia di Dio; è una famiglia che pur non conoscendo l’opera nostra, sente qualche cosa di Don Bosco e vuole che uno dei suoi figli riceva il nome del nostro Padre… anche nella speranza che un giorno possa essere un altro Don Bosco pel Giappone.

Per me vedo in tutto questo la mano di Dio. Offrii alla famiglia un bel quadro di Maria Aus. e di Don Bosco. Nello stesso giorno padre e madre e i due figli maggiori fecero pure la loro prima Comunione. Deo gratias, Deo gratias!

È usanza in questo giorno pure fare un po’ di premiazione ai giovani che hanno frequentato il catechismo. È caratteristica la forma. Premi sono dolci (di cui i giapponesi sono avidi) e oggetti scolastici. I soldi per comprare tutto questo sono raccolti con colletta fra le famiglie. Mi dissero che la povertà delle famiglie quest’anno non aveva raggiunto la somma opportuna per comprare i dolci: credetti opportuno di offrirli noi e ne furono contentissimi. Ogni ragazzo ha a disposizione i punti di frequenza in tanti biglietti. Gli oggetti sono disposti bene in vista. Uno dei padri di famiglia piglia in mano successivamente gli oggetti (cartelle, quaderni, matite, carta, ecc.) e dice a voce alta: “Questo vale tanti punti corrispondenti”. Se sono due o più che ambiscono lo stesso oggetto succede come una specie d’incanto in cui naturalmente è vincitore chi ha maggior numero di punti.

22-24. È per i pagani la festa dei morti di famiglia. Si festeggia con luminarie davanti alle case e con canti e danze giapponesi (coreografiche) pubbliche e private, e con l’offerta al cimitero sulle tombe di cibi, dolci, ecc., che non venendo mangiati dai morti, rallegrano i vivi.


Eccole le notizie mensili. Per il resto tutto regolare come se si fosse in noviziato e studentato.

Amato Papà, ci abbia presenti unitamente a tutti i Superiori. Per me sono qua totaliter nelle mani di Dio. Appena inizieremo il lavoro vorrei proporle questo programma:


    1. Conservare e consolidare quanto c’è,

    2. Iniziare le opere nostre (oratorio, propagazione della devozione a Maria A. e Comunione frequente: nei fanciulli c’è poco – assai più nelle donne e più negli uomini), formarci i primi Cooperatori, compagnie e associazioni giovanili, biblioteca (non c’è nulla), ecc.

    3. Ricerca dei cristiani per mezzo di notizie dei cristiani, dei padri missionari e di girate apostoliche – mi consta che qua e là abbandonati ve ne sono – saranno piccoli nuclei pel futuro.

    4. Lavoro per le vocazioni – ricerca e formazione di catechisti: sono indispensabili.

    5. Opere a favore del popolo e degli operai,

    6. Cura assidua del personale. e specialmente dei coadiutori che sono più in pericolo degli altri. Anche ultimamente il Superiore dei Francescani mi confidava che essi hanno avuto molte perdite nei loro coadiutori, privi – mi diceva – del conforto dell’apostolato, o potendolo avere ridottissimo, a contatto col paganesimo per le provviste e lavori materiali, facilmente sono preda dei pagani e miseramente si perdono. Essi hanno trovato buon mezzo il tenerli uniti nella casa centrale (ritiene che alla testa di un laboratorio avranno modo di essere ben occupati, ecc.; gli ho accennato alla nostra organizzazione, ma insiste sull’oculatezza), servendosi nelle residenze di elementi giapponesi, che nella residenza della missione sono indispensabili, per attirare gli altri. Se il missionario si isola anche in questa forma, i cristiani non lavoreranno per i pagani.


È tutta esperienza che viene accumulandosi e che dimostra anche il bene che ci vogliono questi missionari, che tanto lavorano nelle loro fiorenti missioni. Noi ultimi arrivati, ammiriamo e trasformando nel nostro sistema, lo applicheremo come meglio sapremo.

Per ora mi pare di aver detto tutto, e certo le ho fatto impiegare un tempo prezioso ad ogni modo è un bene e una necessità per me – un bene perché mio dovere, una necessità per essere guidato – per Lei un merito nell’ascoltarmi perché deve esercitare gli occhi e più la pazienza – torno ora da una visita a Gesù dove mi sono intrattenuto con Lui, buon Padre a parlare delle nostre cose; oso pregarla che faccia una visitina breve, breve per noi e specialmente pel suo figliuolo.


don Vincenzo Cimatti, sales.

1 Manoscritto.Un po’ riassunta la lettera venne pubblicata sul Bollettino Salesiano dell’Aprile 1927. Don Rinaldi sulla prima testata scrisse di suo pugno: “Don Cassano faccia un estratto di ciò che convenga e si prega stampare nel Bollettino. Tenga sempre presente che bisogna essere molto delicati coi Giapponesi. Don F. Rinaldi”.