Cimatti|Berruti Pietro|1948-6-21

3577 / Berruti Pietro / 1948-6-21 /


a Don Pietro Berruti, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



21 giugno 1948

Rev.mo Sig. D. Berruti,1


Un ultimo saluto prima di salpare il Pacifico, oggi, festa di S. Luigi. Scrivo a Lei per non disturbare il nostro Venerato Rettor Maggiore, ma vorrei che fosse una lettera per tutti.

Dal Giappone, se ci arrivo, scriverò a tutti, interessandoli delle singole mansioni.

I compagni di viaggio, grazie a Dio, bene. Il chierico svenne durante la traversata in treno; non si riesce a sapere la causa: ad ogni modo ora sta bene.

Accoglienze oneste e liete, più o meno accentuate, a seconda dei luoghi e dei tipi.

I confratelli (alcuni) di D. Tozzi lamentano l’età, le dimenticanze, le indecisioni del loro Ispettore.

I miei del Giappone pensano e dicono del sottoscritto assai più in peggio; su questi punti e su altro. Lei è convinto del contrario, ed ebbe perfino il fegato (per convincermi) di dirmi che avrebbero fatto rivoluzione, se non ritornavo…

Eh!, grazie a Dio, conosco i miei buoni confratelli, e non disdico nulla di quanto a voce e per iscritto, fino alla noia certo, ho manifestato nella certezza che i Superiori mi avrebbero ascoltato, perché non si trattava né si tratta di D. Cim., ma del bene delle anime e della Congregazione.

Siccome il programma è adeguamento, ricostruzione in tutti i sensi, non riesco a convincermi come si debba continuare col tram-tram di prima.

È da anni che mi offro cotidie vittima per le varie intenzioni (che mi permette certo di non manifestare… perché non è necessario). Si vede che il Signore vuol provarmi così.

Stamane mi sono confessato (non ne avrò la possibilità per un paio di settimane) come consiglio – non intonato alla mia accusa – mi fu suggerito di abbracciare la Croce e di amarla.

È certo la voce di Gesù, e, francamente, pur non capendo niente di quanto succede intorno a me, cerco di dire il FIAT meglio che posso.

Lei comprende che per me è una mazzata, che incominciai a sentire nell’ultimo colloquio col Rettor Maggiore quando (pur facendomi capire il ritorno) mi disse: “Oh, se avessi parlato prima!…”. E sono 20 anni che non faccio che ripetere le stesse cose! (Desidero che Lei non ne parli absolute).

Per me prego il Signore, che in qualsiasi posizione, mi lascino tranquillo in Giappone. Almeno mi si conceda questa grazia, giacché il Signore, per mezzo dei Superiori, crede opportuno provarmi ancora così.

Prego per tutti. Preghi anche Lei per questo povero essere.

Suo nel Signore

D. V. Cimatti, sales.



1 D. Berruti rispondendo ai precedenti scritti, tra l’altro scrive: “…Non le so nascondere la pena che provo al vedere qualche mio confratello che soffre: quando poi questo confratello è D. Cimatti, la pena è più sensibile… Abbiamo con noi Mons. Piani che ci edifica proprio come ci ha edificati Lei; questo sì è un martire; ma ho almeno il sollievo di non esserne io il carnefice!…”. [4 luglio 1948].