Cimatti|Ziggiotti Renato / 1937-9-24

1918 / Ziggiotti Renato / 1937-9-24 /


a Don Renato Ziggiotti, Consigliere Generale delle Scuole salesiane



Visitatoria S. Francesco Saverio

Miyazaki, 24 settembre 1937

Carissimo Consigliere Generale per gli Studi,

È il 24 del mese. Devi capire che pongo il problema che per mezzo tuo presento anche ai Superiori, sotto la protezione della Madonna. Penso che sia il problema che fra tutti quelli che interessano ed hanno interessato l’Opera nostra in Giappone ed anche la missione merita la massima ponderazione. Se ne parlò coi Visitatori – feci loro presente e a voce e per scritto i nostri pensieri, condivisi da TUTTI, nessuno escluso fra noi.

So che se noi siamo di questo parere, non lo sono i Superiori, cui penso presentare per mezzo tuo i medesimi pensieri che scrissi al Sig. Don Berruti per illuminare per quanto dipende da noi la situazione. Non dunque opposizione di sorta, ma espressione di considerazioni, vedute da noi sul posto e che ci parve che i Superiori forse non conoscessero (lo arguisco dalle parole del Sig. Don Berruti dopo l’esposizione che feci, presenti i consiglieri di Tokyo), ed è per illuminare la situazione (se ce ne fosse bisogno) che oso parlarti di questo problema.

Fu per noi tutti un problema nuovo ed improvviso. Ai Superiori il decidere e noi obbediremo a qualunque costo, anche se persuasi del contrario; sarà anzi per noi il vero merito.

È il problema dello studentato teologico. I SUPERIORI PROPONGONO UNO STUDENTATO INTERISPETTORIALE AD HONG KONG1.


Antefatti


  1. Costituzione dal 1929 dello Studentato filosofico per il Giappone.

  2. All’inizio dello Studentato teologico (ossia quando i primi filosofi, finito il tirocinio dovettero iniziare la teologia) non essendovi in Giappone ancora il locale i Superiori permisero si usufruisse dello Studentato di Hong Kong. La prova disgraziatamente (per tanti motivi noti ai Superiori) non riuscì.

  3. Nel frattempo, coll’autorizzazione dei Superiori si eresse a Tokyo lo studentato filosofico e teologico, e non essendovi il sufficiente personale insegnante i Superiori autorizzarono l’andata al Gran Seminario di Tokyo, benignamente annuendo anche alle ragioni esposte in quell’occasione, ed ai vantaggi che sembrava ne dovessero derivare. Fu in regime di eccezione, che tuttora persiste (si completano le materie in casa), ma chiaramente e sempre mi scrissero i Superiori che era loro precisa intenzione che al più presto il Giappone avesse il suo Studentato proprio ed inviarono personale (Don Marega, Don Figura, Don Romani). Mi sono note le gravi ragioni per cui i Superiori stanno per prendere la decisione (mancanza di personale che garantisca il dovuto funzionamento di uno Studentato teologico, e questo per molti anni ancora), ma per quanto ho detto sopra scongiuro a prendere in benevole considerazioni le seguenti osservazioni, dettate dal grande amore che tutti nutriamo per la nostra cara Congregazione e per le opere nostre salesiane e missionarie in Giappone.



  1. I Superiori con sacrifici inauditi che il Signore solo conosce hanno tentato la formazione in posto del personale. Il progetto rischia di fare andare a monte tutto, ed in pratica anche il noviziato e lo Studentato (salvo che per i Giapponesi) non hanno più ragione di essere in Giappone.

  2. Tralascio la considerazione del problema finanziario che deve pur avere il suo peso – ma non vorrei far dipendere un problema di ordine spirituale dal grave problema finanziario, che sempre in modo speciale assilla le Missioni. Mi basta averlo considerato. È certo che in Giappone il mantenimento dei teologi è assai meno costoso.

  3. Hong Kong esaminato dal punto di vista climatico-sanitario:

Tenendo conto che:


    1. I chierici che incominciano la teologia sono in un’età di indebolimento fisico

    2. Lo studio della teologia richiede uno sforzo non comune

    3. Tali chierici a tale età raramente hanno da sé il senso della moderazione.


Quindi l’andata ad Hong Kong dal Giappone per tali studi, finisce col rendere ancor più deboli gli individui di fresco adattati al nuovo clima colla loro venuta in Giappone, e che si trovano a doversi adattare ad un nuovo clima. Gli estenuanti [scatti] nervosi provati da vari dei nostri, l’apatia nervosa et similia ed altre malattie ritengo siano in gran parte frutto del clima e del cibo e di tutto quel complesso di piccole cose che risente solo chi le ha provate. Il clima di Hong Kong caldo e umido, poco adatto agli studi e nocivo alla salute, specie per i nostri che acclimatatisi definitivamente in Giappone devono cambiare di nuovo clima, per poi ricambiarlo tornando in Giappone, e questo nel giro di pochi anni, nel periodo dello sviluppo, mi pare deve far pensare…

  1. Hong Kong esaminato dal punto di vista psicologico.

Il progetto non presenta nessuna difficoltà pratica per la Cina: è naturale. Poniamo lo studentato di Hong Kong come dovrebbe essere. Per i nostri chierici del Giappone persisteranno queste difficoltà:


    1. Impossibilità di continuare lo studio della lingua, pericolo di perdere quanto poco o molto si è acquistato (la difficoltà della lingua giapponese non è una fisima. Pochissimi fra i missionari la maneggiano in pieno… Per i nostri, senza voler far torto a nessuno, nessuno la parla e tanto meno la scrive come si deve…).

La fermata di quattro anni significa annullamento pressoché totale dello studio fatto. Ne abbiamo gli esempi lampanti sotto gli occhi.

    1. Tutto intorno a loro parlerà di Cina e di Cinese; è naturale e non può essere diverso. (Non si mandano in Italia o a Roma gli individui perché si salesianizzino e cattolicizzino?). Come pesci fuori d’acqua saranno naturalmente portati a far gruppo in cui possano parlare della loro missione che per loro è tutto e deve essere tutto. Dimenticheranno di essere Italiani, Francesi, ecc. ma non potranno non sentirsi giapponesi e non resisteranno alla necessità di dover dimenticare anche solo momentaneamente la loro missione. Questo sarebbe necessario per creare la solidarietà che ci deve essere nello studentato, ma è certo il più gran tormento che si possa imporre a questi poveri figliuoli, mentre nasconde il pericolo di far perdere loro il più bel tesoro del missionario: l’amore alla propria missione, al proprio ideale missionario, quando addirittura non si finisce col perdere la vocazione missionaria. Bada che questa non è una fissazione: ai teologi dello studentato interispettoriale si chiederà necessariamente questa dolorosa unione (la domandavano perfino a noi a Valsalice per gli elementi delle varie Ispettorie) anche se in teoria si creda e si pensi che non è necessaria: la si domanderà. E allora?… È chiaro che non regge l’obiezione che alla Crocetta e in altri Studentati sono pure riuniti più nazioni… Non è il caso delle Missioni… Penso che si può rinunciare al proprio paese natio… Se si vuole essere missionari (e specialmente in Giappone… in cui se non si diventa giapponesi fino al midollo non si conclude nulla, dico NULLA), non si può rinunciare alla propria Missione… Così solo si può capire quanto ho detto sopra.


  1. Hong Kong esaminato da parte dei Superiori dello Studentato: non scompaiono le difficoltà!


    1. Se essi sono inviati espressamente da Torino: potranno dare una buona formazione teologica e salesiana, ma non conoscendo i paesi d’Oriente non potranno dare un’adeguata formazione missionaria; anzi si troveranno a disagio, e proveranno un senso di inferiorità quando gli allievi nelle loro ordinarie conversazioni parleranno della loro missione, usi, costumi, casi, ecc.

    2. Se il personale è dell’Ispettoria cinese, potrà dare una formazione ai chierici missionari della Cina, ma di fronte a quelli del Giappone si troveranno nelle condizioni accennate sopra… pur avendo tutta la buona volontà di…

    3. E più complicata diviene la questione, se, come sembra, ognuna delle Ispettorie utenti debba fornire parte del personale… Naturalmente e necessariamente avverrebbe un gruppo per ogni missione… che farebbe centro nel proprio superiore. È evidente che rimane così frustrato lo scopo per cui si manda il personale giovane perché si formi in posto.


Le difficoltà poi aumentano (anzi le dico insormontabili) quando venissero a trovarsi a contatto chierici giapponesi autentici e Cinesi autentici, tenendo conto del carattere diversissimo e delle relazioni dei due paesi… Ed è meglio al momento non scrivere…

Penso che i Sigg. Visitatori si saranno fatti un’idea chiara delle difficoltà in cui si trova l’opera di evangelizzazione del Giappone, la diffusione del Cattolicismo, e in che conto è tenuto lo straniero. Per me molto dipende perché appunto l’acclimatamento materiale e spirituale è ancor lungi dall’essere una perfezione presso di noi tutti. Il progetto in questione lo attenua ancor più e proprio negli anni in cui dovrebbe essere ancor più conscio e nutrito.

Esprimo dunque il desiderio che i Superiori non arrivino al punto di doverci obbligare ad inviare i nostri chierici teologi ad Hong Kong. Se non si può in Giappone, preferiamo tutti l’Italia, dove potranno pensare e vivere da GIAPPONESI, senza eccessivo scapito della loro vocazione missionaria, e che potranno coltivare senza gran parte degli ostacoli che ho accennato sopra.

Presso i Superiori, sotto il manto dell’Ausiliatrice e Don Bosco staranno meglio in tutti i sensi, e forse sarà anche più facile il problema finanziario, per colui che dovrà pensare a mantenerli.

Perché non pensare fin d’ora allo studentato di Tokyo che in avvenire non lontano potrà diventare lo studentato centrale per il Giappone, Corea e Manciuria?

Comprendo… questo richiede dai Superiori sacrifici non indifferenti, ma è certo che la realizzazione di questo progetto, desiderato da tutti e da tanto tempo, costituirebbe il più grande regalo che i Superiori possano concedere ai loro figli del Giappone, il segno più tangibile del loro affetto. I chierici così vivrebbero intensamente tutta la loro vita nella loro missione, a contatto coi missionari che saranno loro maestri, aumentando di giorno in giorno il loro entusiasmo, la loro preparazione ed i propositi di un apostolato laborioso e fecondo. Né meno consolante sarà per i Superiori vedere crescere sotto i loro occhi rigogliosi ed entusiasti i giovani che dovranno aiutarli e poi sostituirli…

Già in occasione dell’approvazione dello studentato a Tokyo espressi una sequela di ragioni importantissime dal punto di vista locale, che fanno preferire Tokyo a qualsiasi altro luogo, anche per l’avvenire dell’opera nostra e per la Missione.

Per la formazione giapponese, confesso che prego il Signore di stare più a lungo che è possibile nel regime di eccezione, perché lo credo necessario: siamo ancora troppo in arretrato. Per me propugno la scuola teologica ex toto in Seminario, ma che se non è possibile – ma assicuro pure che non è possibile la formazione allo spirito giapponese se non si vive con loro il più a lungo possibile, se non si sa la lingua, e se non ci svestiamo completamente della nostra europeità.

Eccoti esposto quanto si pensa da noi. Non guardare alla forma: correggi dove credi bene. Scrivo all’amico e non in forma. Investiti dei nostri bisogni che spero siano condivisi dai nostri cari Visitatori. Voi però avete anche altre tante responsabilità e deciderete come crederete per il bene generale. E noi ubbidiremo senza fiatare, lasciando naturalmente la responsabilità a chi tocca.

Per ora è inteso coi Visitatori:


  1. Chi ha iniziato la teologia al Gran Seminario la continui fino ad estinzione.

  2. Per i nuovi aspettiamo gli ordini – se i Superiori approvano lo Studentato ad Hong Kong, ho già domandato ai Superiori di inviare i medesimi alla Crocetta. Mi si disse di mandarli pure fin da quest’anno. Vorresti essere tanto buono da farmi pervenire dal Direttore della Crocetta per tempo le norme al proposito?

  3. Se poi i Superiori ci concederanno la grazia siamo a posto. Mi dicono che sei tu l’incaricato dei missionari. Non so ancora nulla se e chi e quando vengano. In caso raccomando le carte e sapere il parere dei superiori per le eventuali destinazioni di alcuni fra loro.


Caro Don Gigione scusami… e prega per me. Mi avvicino a grandi passi alla morte… e che il Signore mi chiami in un buon momento. Ti ricordo ogni giorno.

Tuo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.


1 Don Alfonso Crevacore che fu direttore allo studentato dal 1962 al 1968, dopo tanti anni si trovò nelle medesime condizioni: i Superiori volevano lo Studentato teologico interregionale a Hong Kong. Tolto il piccolo particolare della Corea e Manciuria, afferma che avrebbe dovuto ripetere le medesime cose e confessa di essere stato altamente impressionato dalla chiaroveggenza di Don Cimatti.