Cimatti|Ricaldone Pietro/ 1939-10-15

2365 / Ricaldone Pietro BS / 1939-10-15 /




DON BOSCO GLORIFICATO A TOKYO1


Tokyo, 15 ottobre 1939


Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,

Notizie che in questo guazzabuglio mondiale la consolerà assai e con Lei i nostri cari cooperatori e cooperatrici!

Il giorno 15 Ottobre la benedizione di una nuova chiesa intitolata a Don Bosco in Tokyo. Già avevamo assistito con gioia anni fa al suo trionfo nella cattedrale della Capitale in occasione della sua elevazione agli altari – di Lui allora si predicò, si scrisse e si parlò in tornate accademiche – ed ora è concretata la sua glorificazione permanente; è facilitata e promossa coll’espansione del suo culto la sua intercessione; è la prima chiesa a lui intitolata nell’Isola grande dell’Impero. Deo gratias! prima di tutto, poi ai Superiori e benefattori che ci sono venuti incontro per la realizzazione di questo progetto: a tutti con la riconoscenza nostra, l’assicurazione delle preghiere e offerta di sacrifici quotidiani.

La nuova costruzione non è una basilica… È la cappella del Collegio nostro, aperta anche al pubblico – devota e decorosa, vi si prega bene e piace. Dall’icona centrale la statua del nostro Santo è in atto di preghiera intensa… Certo per i suoi figliuoli ed allievi della scuola professionale, per i più numerosi amici e cooperatori che ha in Giappone, per tutti i nostri benefattori e per la gioventù giapponese.

Vi sono annessi i locali per il collegio interno della scuola (che per legge devono essere separati dagli ambienti strettamente scolastici): anche questi comodamente disposti, tutti allo stesso piano, arieggiati, luminosi, comodi per lo svolgersi della vita interna dell’Istituto.

Il veder sorgere si può dire dal niente, pezzo per pezzo, i locali prescritti per la scuola e collegio, ci sembra davvero di sognare. Ci avviciniamo così sempre più al fatto del riconoscimento legale della Scuola per parte del Governo, riconoscimento che speriamo ci darà modo di allargare ancor più la sfera di bene in mezzo alla cara gioventù giapponese.

Non descrivo lo svolgimento delle manifestazioni religiose ed esterne tenute per l’occasione… Alla salesiana, è detto tutto. Vi parteciparono S. Ecc. Mons. Doi, Arcivescovo di Tokyo, che benedisse la chiesa e tenne solenne pontificale, servito in modo inappuntabile dagli allievi della scuola e dal personale del vicino studentato filosofico-teologico, che svolse in chiesa e anche alla tornata accademica con fine senso d’arte un magnifico programma musicale. Era presente il Sindaco della circoscrizione ed altre autorità locali, rappresentanze della R. Ambasciata d’Italia a Tokyo, dei Gesuiti, Marianisti, Paolini e stampa cattolica, un buon gruppo di cooperatori e cooperatrici salesiani, e per noi graditissima e significantissima, i capi famiglia (una trentina) del vicinato. I discorsi espressero ringraziamento, riconoscenza, augurio a che la scuola, intitolata al più grande educatore moderno, emanasse per la gioventù ivi educata ed irradiasse per molti e assai lontano luce e calore di bene, nei pacifici problemi del lavoro forgiasse anime che non si fermano alla materialità, ma che sanno elevarsi alla spiritualità della vita – a che infine la nuova chiesa, abitazione di Dio, tenesse lontano dalla scuola ogni male, e stendesse la sua benefica azione per mezzo del protettore Don Bosco anche sulle ampie circoscrizioni civili su cui è costruita la scuola. I bravi pagani presenti non potevano sintetizzare meglio di così lo scopo di un Istituto religioso-educativo intitolato a Don Bosco.

Il giorno seguente era destinato ad una festa familiare per onorare il munifico benefattore delle Opere salesiane in Giappone, S. E. Cav. Auriti, R. Ambasciatore d’Italia a Tokyo. Giunto alla scuola accompagnato dal Conte Macchi di Cellere, dopo il saluto degli allievi e dei superiori esprimenti riconoscenza e propositi di nuovo slancio nell’operosità, si degnava [di] assistere allo scoprimento di una lapide-ricordo della sua carità. Visitata poi la scuola, passava breve ora fra i figli di Don Bosco in intima familiarità, che cogli allievi vollero ridire, in una ben riuscita accademia musicale a S. E., la loro imperitura riconoscenza, le loro preghiere, e formulare i più lieti auguri per il prospero successo delle delicate mansioni affidate alla sua sagace laboriosità.

Si conclusero le feste con una Messa di suffragio per i soldati morti in guerra…

Ed ora il bravo Don Margiaria, cui si deve la massima parte dell’organizzazione della scuola Professionale, insieme ai suoi infaticabili confratelli può andare più serenamente incontro all’avvenire.

Oh, il protettore della nuova chiesa e della scuola, il nostro caro Don Bosco, ci aiuti davvero a lavorare col suo spirito a vantaggio della cara gioventù giapponese!

Mentre si svolgevano le feste a Tokyo un terribile tifone si scatenava su Miyazaki e dintorni. Le descrizioni lette già altre volte sul Bollettino di uno dei non pochi flagelli, che tormentano le regioni dell’estremo Oriente, mi dispensano dal ripetere quanto è noto: raffiche impetuose di vento, rovesci di pioggia, susseguenti deviazioni e straripamenti di fiumi a regime torrenziale, devastazione di quanto incontra sulla linea di percorso. Danni alle costruzioni, nei raccolti, nelle persone non mancano feriti e morti. Quadro terrificante! Fiat voluntas Dei! La benignità della Provvidenza risparmiò le nostre povere residenze e le persone: tegole e grondaie asportate, piante divelte, pioggia in casa… Ne uscì danneggiata più di tutte l’incipiente colonia agricola: la stalla scoperchiata, abbattute del tutto le tettoie-magazzino, dimezzati i raccolti… Dominus dedit, Dominus abstulit… Sit nomen Domini benedictum! Poteva essere peggio, e l’hanno sperimentato i nostri cari Seminaristi, che in squadra lavorarono per una giornata in un paese vicino a Miyazaki per aiutare la popolazione della zona più battuta dal tifone: distruzione di case, inondazione, campi ubertosi coperti proprio nell’epoca del raccolto del riso da sabbia, melma e pietre…

In mezzo agli effetti di queste convulsioni della natura che venivo dolorosamente contemplando pensavo ai tifoni ben più pericolosi, che investono in pieno e fanno affondare fra la melma e i sassi tante povere anime… E allora?

Ecco una delle necessità cui deve assoggettarsi il missionario, specie nelle regioni dell’Estremo Oriente, e, povero lui! se non sa capirla e adattarvisi… Da capo… ricostruire… ricominciare… e non una volta sola… campi biondeggianti di messe, costati anni di lavoro sacrificato… distruzione immediata… Seme, lanciato a piene mani… frutto atteso in patientia…

Così per i terremoti, per gli incendi, pei tifoni, per le malattie… Così nella parte dell’apostolato per gli ostacoli che s’incontrano.

I buoni Superiori, gli amici lontani, i nostri cari cooperatori preghino per noi, preghino molto per noi, preghino sempre per noi.

Ci benedica tutti, amato padre, e specialmente chi si professa come figlio:

Don V. Cimatti

1 R. M. 952 manosc. pubblicata in Bollettino sales., Gennaio. L’articolo è stato datato 15 ottobre dallo stesso Mons. Cimatti: dal contenuto è evidente che è stato scritto dopo.