532 rinaldi


532 rinaldi

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1.1 532 /Rinaldi Filippo BS / 1930-2-8 /

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a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani1


Miyazaki, 8 febbraio 1930

Amatissimo Don Rinaldi,

2 QUATTO ANNI FA

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Proprio quattro anni fa il primo gruppo dei missionari salesiani giungeva in Giappone. Permetta che proprio in questa data, così cara al nostro cuore, le dia notizie dell’assestamento provvisorio delle Figlie di Maria A. e dei nostri chierici e del lavoro iniziato nel corrente anno.

Ma prima di tutto un grazie riconoscente al Signore che ci ha scampato dai pericoli del lungo viaggio; ai Superiori e benefattori nostri che con veri sacrifici si sono prodigati per fornirci i primi mezzi di vita e di sviluppo; a tanti amici della missione giapponese che ci accompagnano quotidianamente colla preghiera, coll’affetto, che pensano a noi e che nelle forme possibili ci vengono in aiuto; a tante anime e a tanti corpi macerati dal dolore, che si sono offerti al buon Gesù, olocausto prezioso, ineffabile per la salvezza delle anime giapponesi.

Come potremo sdebitarci di tanta carità, o nostro Padre buono? I missionari potranno di fronte a questa falange di apostoli rimanere insensibili e non raddoppiare i loro sforzi, i loro sacrifici?


2.1 L’ARRIVO

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I poveri missionari del Giappone sbarcati a Shanghai e fatti segno delle più delicate caritatevoli cure da parte di quei poveri confratelli (oh, come si intendono fra loro quelli che versano in identica condizione!), ed alloggiati dai Padri Lazzaristi in attesa della partenza del piroscafo, giunsero finalmente dopo 43 giorni di viaggio a Nagasaki, accolti dal Rev. P. Heuzet, Procuratore delle Missioni Estere di Parigi, e specialmente dall’Ecc. Vescovo che ci volle con sé due giorni affinché potessimo gustare la gioia di trovarci nella terra dei martiri e rafforzare lo spirito di apostolato nella constatazione del lavoro finora compiuto. Quale mirabile scuola fu per i nostri chierici la visita di quei luoghi, delle fiorenti opere ivi erette, frutto di sudori, dei sacrifici, del sangue di tanti missionari! Che dirle poi delle accoglienze fraterne dei confratelli di Nakatsu e di Oita, cui con mirabile slancio si unirono cristiani e pagani, e che culminarono nel solenne ricevimento fatto a Miyazaki?

Commosso gioivo nel più profondo del cuore, perché era la chiara constatazione dell’assillante, ma effettivo lavoro che tutti tutti i cari confratelli delle singole residenze avevano compiuto. Era, mi lasci dire così – una magnifica rivista delle forze, delle simpatie, dei frutti palesi di questi primi anni di lavoro… ma quanto seme buono non ancora germogliato è nascosto nei solchi bagnati dalle lagrime, dalle disillusioni, dai sacrifici dei nostri confratelli… Oh, sacerdoti e coadiutori salesiani vi benedica il buon Dio con le benedizioni più efficaci per questi lavori così ben compiuti, per le molteplici croci che giocondamente portate, per quei fasci di rovi pungenti fra cui è giocoforza camminare… Grazie, o fratelli amatissimi.

E tra i canti, fra le luci, circondato dai giovani, procedeva trionfale la reliquia del nostro Beato Don Bosco esposta solennemente per la prima volta in Giappone.

Pensavo a Roma, a Torino… ma pensavo anche alle conquiste di cuori non meno amanti, non meno generosi che il padre nostro ha saputo in così breve tempo fare in Giappone… e non è miracolo indifferente.

Ed eccoci tutti al lavoro. Il lavoro è moltiplicato e per la presenza delle Suore di Maria A. e più per quella dei nostri chierici che iniziano lo studentato filosofico. È la prima volta nella storia della Chiesa giapponese, che giovani chierici iniziano il loro apostolato in queste condizioni. E il fatto è visto con compiacenza sentita dal clero giapponese; è visto con gioia dai vecchi missionari; con meraviglia e simpatia dai giapponesi che ne parlano sui giornali locali a viva voce, con viva approvazione dagli altri istituti religiosi.

Ed eccoci tutti trasformati di nuovo in insegnanti,2 e giocondamente alterniamo il lavoro di apostolato col lavoro scolastico, pur di dare ai nostri cari chierici quella soda formazione culturale e formativa che li renda al più presto santi sacerdoti. Ma quale povertà intorno a noi…

Una piccola casa d’affitto… Valsalice in paragone è per noi uno di quei fantastici ricchissimi castelli fatati delle fiabe dei fanciulli… Ma penso: “Opera di Dio che comincia, et qui coepit Ipse perficiet”. Avanti dunque con calma, con gioia, nell’attesa che tutto si appiani pel meglio e che la Provvidenza ci venga generosamente in aiuto per dare un’abitazione conveniente alle opere che si propongono di svolgere le Figlie di Maria A. e i Salesiani.

La casa di studentato è sotto la protezione del Sacro Cuore di Gesù. Oh, anime amanti di questo cuore dolcissimo, date ai missionari del Giappone la consolazione di poter erigere Cappella e casa per i nostri studenti.

Ma una nuova iniziativa sentiamo di dover offrire al S. Cuore ed anche per questa caldamente domandiamo l’aiuto dei buoni. Già un gruppetto di giovani giapponesi ha manifestato il desiderio di voler provare la vita salesiana. Non si possono lasciare in abbandono queste future speranze e allora a costo di ogni sacrificio si costruiranno alcune modeste stanzette a Nakatsu ed inizieremo così l’aspirandato nostro. Analogamente le Figlie di Maria A. incominciano il lavoro per le vocazioni indigene… Oh, quanti fiori promettenti, quante piante che si sviluppano rigogliosamente e che dobbiamo lasciar fiorire o purtroppo far crescere stentate, perché mancano i mezzi! Sono argomenti che straziano l’anima del missionario che non può che pregare, che alzar la voce implorando soccorso.

O, amato padre, aiuti in tutti i modi i suoi figliuoli più lontani e più bisognosi.

Suo dev.mo

Don V. Cimatti, salesiano


1 Manoscritto non numerato, fotocopia, inedito.

2 Don Cimatti torna a essere professore allo studentato: gli manca il personale insegnante e supplisce come può; non può fare il missionario come vorrebbe. Non avendo altro posto, per un anno si adattarono in una vecchia casa giapponese in zona Oyodo nella periferia di Miyazaki, nella massima povertà. Tra chierici e suore la famiglia da mantenere è radoppiata.