Cimatti|Berruti Pietro|1940-7-15

2547 / Berruti Pietro / 1940-7-15 /




Miyazaki, 15 luglio 1940


Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Berruti,

Rispondo alla sua del 15/7/40, oggi mio natalizio.

Preghi per me affinché si compia in me e nei miei in tutto e per tutto la volontà di Dio.

Quando ricevo le sue e in genere le lettere dei Superiori, sussulti di gioia e sempre il solito sentimento della realtà delle cose per la mia incapacità riconosciuta ormai a lippis et tonsoribus. Per me faccio come mi si dice, ma è ben chiaro e lo vedo così chiaro anche da quanto mi scrive in sua carissima. Beh… fiat voluntas Dei. Per me penso al bene che non si fa per colpa mia… e perché quanto lamentano i Superiori è il risultato della mia nullità e i Superiori non potevano farmelo meglio capire e darmi (se era necessario) una convinzione di più1.

Fiat voluntas Dei… e con questo po’ po’ di roba mi si lascia ancora in queste condizioni… O Signore, bonum mihi quia humiliasti me… Oh, come sarei riconoscente ai Superiori, se mi dicessero che dovrei fare per rimettere le cose che i Superiori e Confratelli dicono non essere a posto dal punto di vista salesiano; che davvero ormai non ci capisco proprio più… Perché se i confratelli scrivono ai Superiori non so di che, a me non dicono (uno o due) che le solite rifritture contro l’Ospizio.

Se Don Cimatti ha dovuto rallentare la corsa, è perché ho ricevuto tirate di redini e morso e spronate dai Superiori, e quindi ho dovuto chiudere case e attività… Ma Deo gratias anche di questo. Non riesco a capire come facciano le altre missioni per accontentare il Signore. Avanti…

Dopo gli esercizi spero dare un po’ di spinta ed il Signore mi aiuti a diventare più salesiano… Mi accorgo, dopo quel che mi scrive, che sono assai lontano dall’esserlo… Ma bisogna che i Superiori mi aiutino…

E la prima è che diano il ben servito al sottoscritto da Prefetto e Ispettore… È così naturale… Oppure mandino un Visitatore con pieni poteri o ritorni Lei o qualcuno dei Capitolari.

Come le dico non rispondo né al primo né al secondo numero, perché non sono in calma. Dico solo che domandavo ai Superiori che cosa mi consigliavano di fare di fronte a questo problema missionario salesiano che interessa noi e le Figlie di Maria A…

Beh! È meglio che Don Cimatti vada a prendere un po’ di “You speak English”… Appena sarò calmo, in modo di non spropositare, cercherò di ripetere2

Per il nostro povero Don B., come scrissi, ho dovuto farlo ricoverare a Shanghai. Le unisco lettera che desidera sia vista dai Superiori. Fra molte stranezze l’unica verità è a mio riguardo, e gli ho scritto ringraziandolo. Che fare?…

Grazie di tutto, amatissimo Sig. Don Berruti; creda che quanto ho scritto sopra non diminuisce neppure di uno jota la venerazione, l’affetto che nutro verso singulos et totos.

Scusate, ma non posso dare quello che non ho. Mi usi la carità di grandi preghiere per me e per i miei.

Suo nel Signore

Don V. Cimatti



P.S. - Ossequi ai suoi valorosi aiutanti vicini e a quelli lontani del corridoio in fondo.

1 Don Berruti – fra l’altro – aveva fatto notare la diminuzione degli oratori.

2 Il problema che si trascinava senza soluzione era quello dei bambini che uscivano dall’Ospizio, ecc. e che non potevano essere curati in altra opera esistente. In questo anche Don Berruti certamente prese degli abbagli.