Cimatti|Dalkmann Giovanni|1962-2-23

5709 / Dalkmann Giovanni / 1962-2-23 /


a Don Giovanni Dalkmann, Ispettore dell’Ispettoria salesiana S. F. Saverio



Chofu, 23 febbraio 1962

Mio carissimo D. Giovanni,


Oggi facciamo il nostro esercizio di buona morte: ecco quindi un po’ di rendiconto.

Cose speciali non ne trovo – Per la sanità mi pare tutto regolare al solito. La piccola indisposizione degli occhi sta passando. Per le occupazioni scolastiche, ormai è tutto finito – gli allievi lavorano per la preparazione degli esami. Mi occupo più direttamente per ordinare l’archivio e le cose a me affidate o di uso personale, affinchè sia tutto pronto per il cambio di guardia.

Per la la pietà e osservanza delle regole continuo il lavorìo spirituale che già conosci – e che per la grazia di Dio, qualche buon profitto mi pare ci sia, sia per le pratiche di pietà e per la pratica della regola. Per l’adempimento dei miei doveri giornalieri tu conosci le mie deficienze e difficoltà: non sono più padrone della parola (sia per la mia povertà della lingua giapponese e del difetto organico dopo la malattia) e quindi l’insegnamento scolastico e la guida morale (rendiconti) non so quanto concludono per gli allievi. Inoltre ho bisogno di maggior energia e diligenza in tutto quel poco che posso fare. Cerco di riparare in parte a tutte queste deficienze colla preghiera e coll’esempio, ma certo questo non basta.

Bisogna pur pensare al profitto degli allievi – alla penitenza cui sono sottoposti per il mio povero insegnamento, e quello che più importa (e per me più doloroso) all’inadeguato nutrimento alle anime dei confratelli. Ad ogni modo quando mi assalgono questi pensieri, dico: “Caro Signore, mi hai messo tu, in questa posizione… dunque aiutami e pensa tu a che queste deficienze mie non siano a detrimento delle anime”. La mia povera preghiera di questi tempi al Signore è che la nuova obbedienza mi metta in condizione di far un po’ di bene alla mia anima e prepararmi a fare una buona e santa morte – ed anche di fare, secondo la possibilità delle forze che il Signore mi concede, un po' di bene alle anime (directe o indirecte).

Ti prego con tutto il cuore poi di non avere paura o riguardo a disporre della mia povera persona come crederai nel Signore, in qualsiasi lavoro o posizione o luogo in Giappone o altrove.

Farò quanto mi ordinerai di fare, persuaso e sicuro di fare la volontà di Dio. Sono sicuro che mi hai capito, Deo gratias!

In relazione alla carità non credo di avere perturbazioni interne o freddezze verso ad alcuno. Devo anzi studiare di spiritualizzare sempre più la carità verso il prossimo, cuocendola nell’amor di Dio. Al momento non conosco disordini o disguidi di animo di cose o occasioni di peccato in casa nostra. L’altro giorno preparando la conferenza settimanale sulla base del numero di “Atti del Capitolo” per i filosofi, riportando un brano della lettera del R. M. conforme ad una domanda dell’interrogatorio (hai ben compreso…) trovai – mi pare – che non è tradotta bene o completamente come nella traduzione giapponese (mi pare manchino le parole: “… cui intendo consacrare ogni mia parola, azione, ogni mio pensiero…”). Nella formula che leggi tu a Chofu mi pare questo pensiero c’è – ma non lo trovo nel manuale stampato.

L’influenza che ha fatto la sua comparsa a Chofu, pare scomparsa – già da due giorni non ci sono casi nuovi. Deo gratias! Il ch. Miyahira bisognerà che per un mesetto sospenda gli studi e riposi (in casa): non può ancora determinarsi che questa necessità sia causata dai bacilli dell’influenza o da fatto polmonare non ancora chiaro. Preghiamo.

Cotidie si prega per te – tu per noi. Tuo

Don Vincenzo Cimatti


P.S. - D. Moskwa e D. Cim. parteciperanno (si Deus vult) alla prossima muta. Ho ricevuto l’invito per la partecipazione alla Consacrazione di Oita. Non è possibile per me la cosa. Ho risposto negativamente.