668 rinaldi


668 rinaldi

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1.1 668 /Rinaldi Filippo BS / 1930-12-1 /

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a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 1 dicembre 1930


Civiltà in contrasto1


Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Rinaldi,


Il chiudersi del mese di Novem. e l’inizio del mese di dicembre è caratterizzato nella nostra missione da due grandi feste, pagana l’una, cristiana l’altra, che mettono a raffronto due civiltà che avviarono il Giappone alla sua facies attuale.

Due nomi le caratterizzano: JIMMU, il fondatore dell’attuale dinastia imperiale, che, partito dalla provincia di Miyazaki compì la conquista del Giappone e venne solennemente intronizzato a KASHIWABARA, capitale del nuovo impero, l’11 febbraio 660 a.C. data adottata ufficialmente per l’inizio dell’era giapponese (benché la critica storica faccia ridiscendere di 7-8 secoli più tardi l’esistenza di questo conquistatore); S. Francesco Saverio, il primo missionario che nel 1549 incornicia la pacifica conquista dell’impero giapponese al regno di Gesù Cristo, e proprio a nord della nostra missione esplica la massima attività del suo zelo, coronata da successi tali che, nonostante l’infierire delle susseguenti terribili persecuzioni, rimarranno fondamenta incrollabili della religione cattolica in Giappone.


2 La festa pagana

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Partecipammo alla festa pagana come spettatori curiosi di vedere le caratteristiche manifestazioni ufficiali e popolari preparate per l’occasione.

Miyazaki che si vanta di avere uno dei più bei monumenti in onore di Jimmu (un magnifico tempio shintoista) pochi giorni prima della festa (26-30 ottobre) viene ornando le sue vie di festoni, di bandiere, di palloncini specialmente là dove dovrà passare la processione.

I negozi da tempo hanno fatto grandi provviste di ogni genere, e su variopinti pennoni hanno annunciato ribassi considerevoli, a prezzi di fallimento.

Tutta la città insomma va prendendo un’animazione insolita. Dai paesi e villaggi vicini piovono i buoni contadini; da paesi lontani giungono le rappresentanze ufficiali (dignitari, soldati, le cantatrici – suonatrici); ogni circondario manderà la sua rappresentanza.

Si preparano i carri di trionfo (ogni rione della città ha il suo); i carri allegorici e di réclame preparati dalle principali ditte commerciali; qua e là piccoli palchi scenici… Fervore di lavoro insomma; gioia che sprizza dai volti degli studenti che pensano a un po’ di vacanza… dei negozianti che sognano qualche grosso guadagno… del buon popolo sempre pronto al divertimento, alla rottura, sia pure momentanea, del ritmo ordinario della vita.

Le manifestazioni religiose sono assai semplici: visita al tempio, offerte allo spirito del primo Imperatore dei frutti più importanti della regione, accompagnate da preghiere speciali, fatte dai sacerdoti; trasporto dell’arca contenente i simboli della dignità imperiale (spada, specchio, gemme ricurve) e come altri vogliono lo spirito stesso di Jimmu, dal tempio principale ad un secondario, e successivamente trasporto al principale alla fine della festa, che dura un tre o quattro giorni.

La parte coreografica più importante è data dalla processione cui partecipano autorità e popolo.

Precedono i leoni (uomini travestiti e mascherati) che nei crocicchi delle vie si fermano e danzano a suono di tamburo: mentre camminano spalancano le fauci e le madri presentano alle bocche dei mostri i teneri bambini, che strillano a più non posso, ed i leoni fingendo di ingoiarli, soddisfatti, maestosamente incedono.

Seguono le autorità cittadine, scortate da guardie a piedi e a cavallo, e le autorità religiose, che parte a piedi e parte a cavallo, al suono dei caratteristici strumenti (flauti, zufoli, tamburi) sfilano. A guisa di carosello storico passano gli antichi armati, gli ufficiali dell’esercito di Jimmu, i portatori di offerte e la lunga teoria delle famiglie nobili, rappresentate da fanciulli e fanciulle, vestite degli antichi paludamenti, assisi su carrozzelle; passa il cavallo portante la bardatura e le insegne dell’imperatore ed infine l’arca. Un silenzio impressionante, un inchinarsi di teste, che rispettosamente salutano il simbolo dell’imperatore, e lungo il percorso non si sentono che gli ordini recisi degli insegnanti, che agli scolari schierati lungo il percorso trasmettono gli ordini per quella che essi chiamano “adorazione”. E sfilano le bandiere degli attuali soldati, portate da rappresentanti i singoli corpi, e passano i decorati, le autorità della provincia e il rappresentante del governo imperiale.

Seguono i carri di trionfo su cui sono assise le suonatrici e cantatrici, che nel ritmo cadenzato da tamburi, tamburelli, al suono di “samisen” (specie di chitarre) riproducono le antiche nenie paesane.

Chiude la parte più seria della manifestazione, lo sfilare delle rappresentanze dei singoli circondari e villaggi, e qui davvero siamo in presenza di una mascherata.

Il comitato organizzatore delle feste stabilisce dei premi a coloro che si presenteranno in forme più caratteristiche e si comprende che quanto lo spirito orientale può suggerire di strano, di ridicolo, di grottesco ha qui la sua manifestazione. Mescolanze ardite di antico e moderno; anacronismi, imitazioni più o meno riuscite… lo scapricciarsi degli studenti, uguali in tutto il mondo… canti, risa, danze.

La festa veramente popolare si apre alla sera con illuminazioni per le vie, con recite, danze, declamazioni sui palchi improvvisati o davanti alle case… e colle rispettive copiose bevute, e cogli inevitabili effetti susseguenti… Anche in questo davvero tutto il mondo è paese.


3 La festa cristiana

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A Oita si commemorò la festa di S. Francesco Saverio con una missione per i cristiani, con concerto e conferenza nel bel salone del giornale della città. Si volle in quest’anno associare al nome del grande apostolo, quello del suo protettore ed amico OTOMO SORIN, che governava Oita quando S. Francesco vi iniziò la predicazione. Da qualche tempo si viene manifestando una corrente di viva simpatia per costui che fu certo uno dei più potenti principi del Giappone, per cui si vorrebbe erigergli un monumento a Oita. La missione non può certo restare indifferente a questa gentile iniziativa, e venga presto il giorno che là dove più lavorò il grande apostolo, si eriga il monumento al suo più importante convertito e che determinò col suo permesso, e più tardi col suo esempio il grande movimento di conversioni ottenute dai missionari che succedettero.

La cittadinanza corrispose al nostro invito, godette di sentire parlare delle sue glorie antiche e speriamo che il buon seme a tempo opportuno fruttificherà.

È però consolante il constatare, che poco a poco il popolo giapponese venga orientandosi, sia pure solo per ora a scopo di studio, al ricordo del cristianesimo predicato dai primi missionari.

A Miyazaki, ad esempio, un direttore delle scuole elementari sta facendo uno studio completo della famosa ambasciata di principi giapponesi inviata dai principi cattolici del Giappone al Papa Gregorio XIV ed anche con materiale fornitogli da noi, coll’aiuto dei nostri confratelli di Venezia, ha composto una bella conferenza che va facendo nelle scuole, nelle adunanze di insegnanti, cooperando così ad illuminare sempre meglio questi punti così gloriosi.

Preghi, amato Padre, perché possiamo presentare alla santa Chiesa covoni turgidi di anime salvate, come riuscì a fare San Francesco Saverio.

Ci ricordi ai nostri cari confratelli, allievi e cooperatori e ci benedica.


D. V. Cimatti, miss. sales.

1 Alla lettera dal Bollettino sales. Aprile 1931. Manca il manoscritto originale.