Cimatti/ Ricaldone Pietro / 1938-12-24

2182 / Ricaldone Pietro / 1938-12-24 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



Singapore, 24 dicembre 1938


Amat.mo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone,

Natale! Permetta che passi alcuni istanti con Lei, alla vigilia di questo bel giorno. Non ebbi il piacere di salutarla alla partenza… ma è stato meglio, perché mi sarei commosso troppo. Ero così convinto che il Signore mi avrebbe esaudito, ed in me così forte la persuasione… Ma non era ancora quella la mia ora – ed è bene anche questo, perché così mi preparerò meglio.1

Ed eccoci a grandi passi vicino alla meta. Primo strappo: separazione da Torino. Secondo dai confratelli dell’India. A giorni il terzo: Don Braga e poi, se arriverò, sul lavoro, e di là, a Dio piacendo, le darò notizie delle cose.

Grazie vivissime di quanto fa per noi e specialmente per me: continui a compatirmi, a sopportarmi: non sarà per molto tempo, ed a trovarmi buoni sostituti. E che pensare che ero venuto, dietro suo invito e assicurazione, proprio per questo… Ma si fa come si può, ed anche Lei: cercherò di fare meno fesserie possibili, in attesa… di tempi migliori. Non so ricompensare che con preghiere e sacrifici che offro a Gesù, a Maria Ausiliatrice, a Don Bosco proprio secondo le sue intenzioni.

Ed ora un po’ di rendiconto.


  1. Salute: nulla di nuovo – ma a Torino non stavo bene e per quanto dipende da me, penso non mi vedranno più. Mi pare ora di essere in carreggiata, e tutto procede bene. I compagni di viaggio e le Figlie di Maria A. pure benino, pur sentendo tutti le conseguenze del viaggio.

  2. Studio e lavoro: la salute mi permette di lavorare e vengo sbrigando la corrispondenza (saluti, ringraziamenti ai benefattori) – mi sono permesso di rivedere (non fosse altro come contributo di desiderio di cooperare) e aggiornare salesianamente le mie povere lezioni di pedagogia. A chi è più addentro ed ha le mani in pasta il fare assai più e meglio, specie dietro le di Lei direttive: ma mi permetta di esprimere questo povero pensiero: “A capire Don Bosco e tutto Don Bosco come pedagogista, bisogna capire e conoscere la Pedagogia del nostro Rinascimento italiano e della nostra Scuola tradizionale classica cattolica. Da questa hanno attinto e Francia e Germania e Inghilterra (cambiandovi nomi o trattandone esclusivamente e più a fondo un lato del problema – o solo educazione fisica o intellettuale… e alla moda loro, dando un calcio a S. Tommaso). La pedagogia moderna (la chiamino come vogliono… verba, verba praetereaque…) ripete l’errore. I nostri cari confratelli conoscono poco Don Bosco, perché conoscono poco S. Francesco di Sales – non conoscono (mi si sappia capire!) gli scritti di Don Bosco o non si hanno alla mano”.

Vedrà quante rivelazioni nel prossimo volume del nostro Don Caviglia su Savio, Besucco, Magone e Pietro. – Ah, che belle conversazioni ebbi col mio caro Don Caviglia! Non conoscono i nostri libri classici dell’educazione che hanno formato i nostri grandi educatori d’un tempo, da cui tutto il mondo ha appreso, riproducendola come invenzione propria e con nomacci incomprensibili per dar tono alle cose più semplici – non hanno alla mano i regolamenti.

Dai porti ho inviato al buon Don Ziggiotti il mio povero contributo, e mi pare di averci messo testa, cuore e volontà pur non avendo la possibilità di grandi consultazioni, ma so che il Rettor Maggiore ha già tanto materiale raccolto.

Per la didattica i nostri chierici hanno bisogno:


    1. Di avere buoni insegnanti, che sappiano farsi capire e che non si lascino prendere dalla mania cattedratica – e specialmente santifichino ogni insegnamento.

Ah, le nostre tradizioni! Quanti insegnanti ricordano in scuola le feste, le novene, ecc. ecc.? Ah, il regolamento!

    1. Di fare almeno un anno di tirocinio pratico con lezioni fatte da loro con osservazioni fatte dai compagni e dall’insegnante. Dove gli studentati sono vicini ad un collegio o scuola nostra è facile, ed è il più bel sistema per imparare a far scuola.


Perdoni lo sproloquio pedagogico: ho veduto che la pedagogia moderna, se ha fatto progressi in qualche vernice esterna (metodo attivo… vecchio quanto Matusalem! Et similia) nelle idee, se non ha regresso, non ha fatto progresso. Ho veduto e sentito nelle nostre case forse molta prosopopea universitaria – un certo qual fervore di studi – miraggi a raggiungere vette… e ricordavo il sogno di Don Bosco sul modo con cui il diavolo avrebbe abbattuto la nostra cara Congregazione.

E il desiderio di cooperare a far un po’ di bene in una via che (salvo la volontà di Dio) sento di amare assai assai: via per me più consona, perché (e questo è evidente) non sono fatto per comandare né ecclesiasticamente, né religiosamente. Solo per questo e… mi perdoni se ho voluto erigermi a maestro. Deus scit.

Occupo pure il tempo nella compilazione di un volumetto per le letture cattoliche che spero condurre a termine in porto prima di arrivare a Shanghai, e articoli per Bollettino Salesiano e Gioventù Missionaria.

  1. Pietà regolare in omnibus. Tento acquistare buone abitudini nell’esercizio di tutte per poter raggiungere un qualche aumento di perfezione.

  2. Per i Ss. Voti nulla di speciale. Dimenticai di domandare quali facoltà ho in relazione al voto di povertà per me e per i confratelli, perché – se non erro – nella magnifica circolare, Lei toglieva ai Superiori delle facoltà.

  3. Per il tempo che fui in Italia: mi pare non trovai nulla di anormale in me per la carità. Qualche cosa che mi parve intravvedere qua e là ne feci tema di conversazioni orali o scritte con Lei o col Sig. Don Berruti o Superiori responsabili.

Idem per i nostri problemi. Non mi stancherò di ripetere ai Superiori (anche a nome del gruppo missionario Super. in Oriente):


    1. Ci si aiuti pel personale in formazione, considerando le case missionarie delle Missioni alla stessa stregua delle case di formazione dipendenti dal Capitolo.

    2. Lo sviluppo delle medesime (ho ammirato Foglizzo… Anche troppo… con quello che hanno speso lì avrei a posto tutti in Giappone… Mah! Fiat voluntas Dei! Almeno quella è a posto) non sia solo in Italia, ma anche nei paesi di Missione.

    3. Raccomando ai Superiori i miei debiti.


Al momento null’altro: gran desiderio di farmi santo, di andare su e togliermi dalle cariche, specie quelle a base di fronzoli, e finché piacerà al Signore lavorare lavorare lavorare. E preghi per me e per i miei. Buon Natale e buon Anno.

Mi benedica con tutta l’anima.

Suo nel Signore

Don V. Cimatti, sales.

1 Appare evidente il pensiero che sarebbe morto. È chiaro che durante la permanenza in Italia ci fu un periodo in cui stette malissimo.