Cimatti|Braga Carlo /1943-5-22

2986 / Braga Carlo / 1943-5-22 /


a Don Carlo Braga, missionario e Ispettore salesiano in Cina



Tokyo, 22 maggio 1943

Carissimo Don Braga,


Alla mia ultima cartolina di ieri faccio seguire lettera che spero ti possa essere recapitata a mano e quindi posso parlarti più a lungo, e potrei farlo assai più a voce se ci fosse la possibilità.

Come ti dissi per gli esercizi non ho difficoltà e verrei ben volentieri. Vedi di sapermi dire per tempo la data, perché qui le partenze essendo sottoposte a formalità di legge, bisogna fare le pratiche che sono relativamente lunghe e che naturalmente non si sa se si realizzeranno secondo i propri desideri. Come pure bisogna indicare un motivo che sia ritenuto utile e degno di permesso.

Dunque attendo.

Per Paulin siamo intesi – fa’ nel Signore, e sarei ben felice se potesse riuscire un buon prete.

Il nodo delle nostre questioni per il futuro sta tutto qui. Se le cose procedono colla piega attuale, bisogna pensare che lo straniero, dal punto di vista missionario e pioniere di opere, ha finito in Giappone. Forse come turista o per opere secondarie, mettendosi in ultima linea, si potrà fare ancora qualche cosa, ma, ecclesiasticamente parlando, tutto è passato e deve passare (ed è naturale) al clero giapponese ed ai confratelli giapponesi.

Quello che doveva essere risultato naturale del lavoro posato di formazione dei missionari stranieri, fu effettuato in forma accelerata dal nuovo regime di cose.

Disposizione anche questa della Divina provvidenza che vede assai meglio di noi tutti – e a cui dobbiamo inchinarci e cooperare a che tutto sia fatto per il bene e conforme alla S. Volontà sua.

Non farti illusioni e dello stato attuale di disposizione delle autorità verso le opere nostre e del fiorire che con santa invidia mi dici del vostro lavoro nelle varie zone. Deo gratias e preghiamo che si accentui sempre più… e… Dum tempus habetis operemini bonum più che potete.

Offriamo per questo i sacrifici (e sono di sangue) della nostra apparente inattività cui siamo costretti dagli eventi. Ma per viscera misericordiae Dei nostri, caro mio Don Carlo, cerca di capire lo spirito di tutto questo stato di cose, ed insisti, insisti con tutte le tue forze per la formazione di abbondante personale cinese, buono e santo, cui dovrai ex necessitate consegnare tutto.

Mi garantisce il tuo modo di agire quanto scrivi sul bel numero di aspiranti: è la via e la sola che ora urge. Ricordalo Don Carlo: mettiti decisamente per questa via o forma i confratelli stranieri a questo cuore e a questa mente: “Illos autem oportet crescere, nos autem minui”. Amare ardentemente il paese che il Signore vi ha dato come vostra porzione, ed amare anche il Giappone. È la via che ci addita la Chiesa e che il nostro Don Bosco dava come norma ai primi missionari. Pensare al “non habemus hic manentem civitatem…”.

Mio Don Carlo, scusa che mi sia arrogato a farti la predica – in casa tua. Ma è lo stato attuale delle cose che porta questo e spero abbia capito e la portata e l’indirizzo di attività del Giappone nei riflessi nostri. Il Signore potrà cambiare avvenimenti, ecc., ma la direttiva attuale (che è la direttiva della Chiesa e della Congregazione) è quella che ti ho detto, e non dobbiamo adontarci se veniamo a trovarci in questa condizione o di inferiorità o di esser messi in disparte (pensa come vuoi).

Tu allora mi dirai: se sono così le cose, come mai non vi riversate fra noi, e non venite ad aiutarci nel pressante lavoro nostro?


1. Ci siamo proposti il “tene quod habes” e finora mi pare ci siamo riusciti.


Non si è chiuso nulla di quanto avevamo, due residenze sole affidate al clero indigeno (mentre sta formandosi altro materiale). Le opere pur essendo non della portata delle vostre, proseguono, tanto per noi che per le Figlie di Maria Ausiliatrice.

Sono approvate dal Governo – e scuola e opere considerate come sociali godono delle sovvenzioni governative o di opere benefiche. La scuola professionale, pareggiata alle governative, prospera e ha molto lavoro.

Il Seminario di Miyazaki (nostro vivaio) fu ad un pelo per essere chiuso (puoi pensare che Don Cimatti ha provato le delizie di Don Bosco e Mons. Gastaldi… Non in quella intensità che sarebbe per me stata troppo onore) ma ora grazie a Dio prosegue e una trentina di vocazioni vengono formandosi. Sette novizi il 27 faranno la vestizione.

Lo studentato usufruisce parte degli insegnamenti del Gran Seminario e parte in casa. Il Gran Seminario sta per essere riconosciuto anche dal Governo.

Con quello si può accedere poi a corsi superiori: e uscendo di lì si è riconosciuti come missionari autorizzati (senza esami) ed è conveniente per noi questa soluzione.

Si è iniziata una piccola colonia agricola a Miyazaki in attesa che il Signore ci apra la via per una vera scuola.

Don Liviabella è a Dairen, che cosa possa venire fuori da questa disposizione della Provvidenza, lo sa il Signore.

I nostri giapponesi stanno dando esami di Stato, ed uno è già iscritto all’Università ed il nostro Don Tassan frequenta l’Università Imperiale.

Si può pensare che vi sia molto personale inutilizzato, ma in pratica è in formazione e d’altra parte se vogliamo formare bene i nostri cari giapponesi (e ti sa dire Don Cimatti quanto costa e quanto è difficile) bisogna che vivano a lungo in ambiente salesiano, perché quando saranno soli sappiano seguire il genuino spirito, ecc.

Il nostro Don Romani non si sente di venire (salute) e d’altra parte vi è anche in vista, forse la necessità, di fare tutta la teologia in casa… per cui avrei bisogno di lui. Ho qualche prete giovane con cui ho rafforzato le residenze missionarie (tu sai quanto insistano i superiori a che il missionario non sia solo) – i chierici nostri e giapponesi sono materiale verde – ho un po’ di personale ammalato (fra cui Don Arri per cui praticamente è finita).

Mi pare di averti così delineato il nostro stato di apparenza florido e in realtà, dato il presente e dato il futuro, che è come è.

Per Don Felici tienilo alla regola più che puoi, e… attento alle relazioni: sono queste che hanno finito, come ti scrissi, di farlo venire in Cina.

Per il caro Don Baratto… e quid nimis. Pur essendo poi necessaria la regolarizzazione della loro posizione giuridica col Rettor Maggiore, considerali pure in omnibus come tuoi – perché nessuno in pratica potrà tornare in Giappone: per Don Felici, meno viene meglio è per lui e per noi.

Saluta omnes e prega sempre per me che ti abbraccio e benedico con tutta l’anima.


Tuo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.