Cimatti|Rinaldi Filippo / 1931-8-20

795 /Rinaldi Filippo / 1931-8-20 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Dal mare cinese, 20 agosto 1931

Amatissimo Padre,

Non avendo avuto contrordini alle due richieste fattele se potevo accettare l’invito di Don Braga, l’ho accettato e sto andando in Cina, per sentimento di riconoscenza verso questi cari confratelli, che per quanto possono ci aiutano; colla speranza di elemosinare qualche sussidio (perché sono in necessitatibus… Torino nulla…, Roma non secondo i bisogni e con molte parole…, c’è solo la certezza dell’aiuto di Dio); con senso di penitenza per i miei peccati e per tentare di fare un po’ di bene anche in Cina, e vedere se riesco a sbattermi un po’ dalla vita superiorale… che, Lei sa, forma la più grande gioia di Don Cimatti…

Qualche notizia mia. Bene in tutto. Qualche indisposizione dovuta al caldo, ma secondo me, più all’inazione materiale, cui sono stato costretto per un po’ di tempo. Deo gratias anche di questo: ma è la mia morte.

Per l’anima sono sempre lo stesso: non mi pare diminuisca la buona volontà; qualche piccolo progresso c’è, ma c’è il mio lato debole.

Che vuole? Il Signore mi ha fatto per essere somaro e mulo, e non cavallo, come mi hanno voluto ridurre – sia pure anche per la mia superbia – e non so fare che la parte di somaro e mulo. Possibile che i Superiori non abbiano ancora trovato… per questo povero essere, quanto gli spetta?

Sempre sento lo “stimulus carnis meae”… ma Don Bosco mi è vicino con la Mamma. Per le Sante Regole, nulla. Lei conosce la mia poca forza di comando: mi sforzo ma… Et nihil aliud.

Lei sa i pensieri di Don Cimatti (li ho espressi anche nell’ultima lettera) circa i provvedimenti di Propaganda Fide e dei Superiori sulle missioni: non sono rosei. Al Padre si può parlare: ad altri no. Non posso dirmi contento, è detto tutto.

Spero che tutti gli altri colleghi di Missione siano di parere contrario, e che questo capiti solo per questo povero Giappone… e per quello che si riferisce alla mia nullità, è quello che ci vuole per umiliarla sempre più.

Ma i confratelli hanno bisogno di sapere che possono contare sui mezzi di lavoro… e a tutt’oggi non li abbiamo.

Conto tenacemente sulla Provvidenza, perché non vedo altro di positivo intorno a me. Vada anche tutto questo per la mia superbia e per i miei peccati.

Certo quattro anni di suppliche a Roma pel Seminario hanno concluso “nessuna risposta”.

Quasi un anno di insistenze presso i Superiori (ho incominciato dal Novem.-Dic. scorso) hanno concluso che a metà agosto non si sa che sarà per il prossimo anno…

E Don Gusmano insiste per avere il Catalogo in Dicembre. Non possiamo far progetti né proposte di sorta (e mi urge farle, dovendo aprire due residenze: Beppu e Tano) non sapendo su chi posso contare. Lei mi dirà: “È certo il personale che hai. Conta su quello!”. Rispondo: “Non potrebbero i Superiori scrivere ‘Quest’anno non mandiamo nessuno’?”. E allora ci aggiusteremo, pensando che non viene nessuno. Così scrivo a Mons. Salotti: “Il Sussidio pel Seminario lo danno o non lo danno?”. Oh, mi pare che dopo tanto tempo un o un no potrebbero dirlo. Le pare?

Ecco perché Don Cimatti è un po’ repubblicano o rivoluzionario di fronte alla burocrazia, brutta parolaccia. Oh, se non ci fossero 40 o 50 giorni di viaggio non sarebbero soldi male spesi, correre e tirare un po’ le orecchie a tutti.

Amatissimo Padre, perdoni lo sfogo, le irriverenze… Lei sa meglio di me come faceva Don Bosco… Lei mi scrive: “Guai se non chiedi!”. Tento di eseguire, come meglio posso.

Gli esercizi spirituali finirono poco prima dell’Assunta. Due mute. Una a Oita predicata da Don Frigo, venuto dalla Cina e dal sottoscritto, e una a Kagoshima idem. Non avendo casa per contenere tutti i confratelli un po’ comodamente aderii al reiterato invito di Mons. Roy che mise il Convento di S. Antonio dei suoi frati a nostra disposizione. Così chierici e confratelli passarono un po’ di riposo al mare, fecero gite in montagna accompagnati dallo stesso Monsignore. Vede come è buona la Provvidenza per i suoi poveri figli giapponesi! Mi aiuti a ringraziarla degnamente.

A compensare Monsignore in qualche modo, demmo tre grandi concerti di propaganda nella sua missione di cui fu contentissimo.

I confratelli benino tutti: tutti un po’ stanchi, tutti desiderosi di lavorare e prodigarsi per fare il bene. I chierici vengono lavorandosi, rastrellati fortemente da Don Marega. Ho dovuto lavorare assai per fiaccare la superbietta e i brontolamenti: mi pare siano a buon punto. Pel prossimo anno si prepara loro la prova del fuoco, iniziandosi il loro tirocinio. Speriamo bene.

Il coad. Maccario ha capito la necessità di reprimere il suo carattere irascibile e ripeterà i triennali. Non ricordo per ora nulla di notevole.

Insisto che mi aiuti a salvarmi l’anima e con me quella dei miei, e supplico i superiori a venirci in aiuto in tutte le forme possibili.

Preghi pel suo povero figliuolo:

Don Vincenzo Cimatti, sales.



P.S. - Ricevetti lettera sulla questione Tokyo. Non avendo ben capito, ho controrisposto a mezzo di Don Gusmano. Se i Superiori ci possono aiutare coi mezzi e col personale, l’occasione è buona. Più tardi rimpiangeremo.