Cimatti|Ricaldone Pietro /1944-9-…

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a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani


Il problema degli studi in Giappone

Settembre 1944

Rev.mo ed amat.mo Sig. D. Ricaldone,


Leggendo la vita di D. Bosco mi ha sempre fatto impressione la circostanza che i suoi figli, di ritorno dal dare gli esami in Seminario o all’Università, erano pieni di gioia quando potevano annunziare al Padre i loro magnifici risultati. E ricordo, come anche giovane collegiale, all’occasione degli esami mi sentivo ripetere il fatto dai miei cari venerati maestri d’allora. Ma più mi aveva fatto impressione lo sforzo e la previsione di D. Bosco nell’avviare per tempo alle scuole pubbliche i suoi figliuoli, per avere adatti insegnanti per le sue scuole. Era naturale che “si licet parva componere magnis” anche in Giappone tentassimo questa via. Circostanze di fatto, difficoltà speciali ci impedirono di realizzare in pieno questo nostro desiderio, ma qualche cosa, grazie a Dio, si è ottenuto, ed ormai la via è aperta e si può procedere, e specialmente i nostri cari confratelli giapponesi possono ripetere ai loro superiori il gesto dei loro antichi fratelli. Non le sarà discaro seguirmi nella breve rassegna.

Il problema è per noi in gran parte connesso col problema delle vocazioni, di cui ebbi il piacere d’intrattenermi in altra relazione. I primi passi concreti si effettuarono a Nakatsu nel 1930, coll’inizio del piccolo Seminario. La marcia in avanti procede più concreta e sicura nel 1934 collo stabilizzarsi del Seminario a Miyazaki, e ci parve toccare il cielo col dito quando potemmo inviare i nostri primi studenti al Gran Seminario di Tokyo. Dal Seminario uscirono pure nel 1936 i nostri primi novizi… e si pensava: “Ah! quando avremo i primi preti salesiani?”. Mi risuonava all’orecchio la voce del Santo Padre PIO XI, di s. m., che, in un dialogo davvero interessante che si svolgeva col povero sottoscritto mentre S. S. faceva il giro dando a baciar la mano ai presenti nella sala del tronetto: “Salesiani del Giappone, moltiplicatevi, moltiplicatevi!”. Per quali vie di prove, di disillusioni, di sbagli, di ostacoli siamo passati lo sa il Signore, e chi vi si è trovato in mezzo. La realtà che desideravamo conseguire era la formazione del clero indigeno e di buoni salesiani.

Il Gran Seminario d’altra parte lavorava per far riconoscere agli effetti legali gli studi sacri (non ci si è ancora riusciti ed è forse meglio: meglio buoni preti, che dottori…); ne avrebbero usufruito così il clero indigeno e i nostri cari confratelli venuti dall’Italia. I nuovi confratelli giapponesi intanto espletavano in casa i loro studi filosofici – nel tirocinio si addestravano alla vita salesiana. L’ottenuto pareggio della Scuola professionale, la necessità di avere anche per lo studentato e per il seminario insegnanti nostri, fece risollevare più sentito il problema. Fu allora che domandai ed ottenni dai superiori il permesso di iniziare una scuola media approvata presso il Seminario. Andato a vuoto questo tentativo, si cercò di far approvare dal governo agli effetti legali, ma solo in conformità alle nuove disposizioni legali sulle religioni, per entrare alle scuole del Gran Seminario, riconosciuto dal Governo come scuola formativa del Clero. Avviammo allora i nostri (come ai tempi di D. Bosco) agli esami straordinari indetti ogni anno dal governo. Poi si usufruì del pareggio della scuola professionale per inscrivervi i nostri confratelli, e munirli così del titolo per accedere agli esami delle scuole superiori. La guerra sconquassò molti di questi piani; la chiamata di tutti i nostri al servizio militare o a servizi assimilati ha arrestato il movimento, ma grazie a Dio, si può dire che tutti sono ora in posizione scolastica per poter proseguire negli studi superiori. L’inizio poi della scuola media ci mette nelle condizioni di iscrivervi tutti i nostri aspiranti (ed è a tal fine che a fianco della Scuola si è eretto l’aspirantato salesiano). Già alcuni dei nostri confratelli salesiani frequentano i corsi superiori, e così il problema della formazione culturale dei nostri è avviato, e così pure è sfondata la porta per procedere alla formazione di buoni insegnanti. Deo gratias e a quanti (e non sono pochi) hanno cooperato col consiglio e coll’opera a vincere la buona battaglia.

Ed è anche obbedendo allo spirito e direttive di D. Bosco che si volle esperimentare la via per gli stranieri. Non è escluso in Giappone a determinate condizioni il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero: ma fu possibile anche l’iscrizione all’Università del nostro conf. D. Tassan e all’Università Imperiale (cui aspira ogni studente giapponese) e, dopo gli anni di corso, ottenne il corrispondente diploma in Scienza dell’Educazione e Filosofia. È il primo missionario, il primo salesiano, il primo italiano che per corso regolare è diplomato alla Università Imperiale di Tokyo.

Deo gratias! Oh, come D. Bosco ci è ancora maestro, se sappiamo con fede, con fiducia e con amore seguirlo nelle sue direttive. Oh, lo sia davvero ora e sempre!

Suo

D. V. Cimatti, sales.