Vostro fratello


Vostro fratello

119 /Rinaldi Filippo / 1926-1-2 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani1



[verso Port Said], 2 gennaio 1926

M.R. Sig. Don Rinaldi,


Siamo giunti felicemente a Port Said, con mare calmo e senza quasi nessuna indisposizione notevole nei nostri viaggiatori; grazie certo alle preghiere di quanti ci accompagnano con affetto, con speranza, col vivo desiderio che presto possiamo iniziare nel nome del Signore, di Maria A. e Don Bosco l’opera nostra.

Le notizie di cronaca al solito. Il Fulda, bel motore… ci trasporta quasi insensibilmente alla meta lontana (oggi, 2 Gennaio – mare un po’ mosso che produce a vari i soliti disturbi in forma lieve). Personale d’equipaggio protestante, gentilissimo, serio, che fa di tutto per accontentarci.

I passeggeri sono quasi tutti stranieri. Formiamo un bel numero noi 29, le tre suore ed una compagnia dell’Opera lirica italiana che fa una tournée in Cina e Giappone, tra cui un ex-allievo di Milano; siamo così una cinquantina di italiani, che cristianamente e italianamente abbiamo celebrato il primo dell’anno. Vi parteciparono pure un giovanotto giapponese, studente all’Università di Vienna (che con la cortesia propria del giapponese ci fa un po’ di scuola), un moro (ottimo signore) e perfino la guida dei 20 missionari protestanti diretti in Cina, proprio mentre in altra sala i protestanti facevano il loro servizio. L’orario così si è stabilito e per quanto dipende da noi vogliamo attenervisi mordicus:

Levata comune 5,30. Ore 6 Messa della Comunità e meditazione; quindi studio libero in cabina o sul ponte – 8,30 colazione – ricreazione – 9.30-10 – 10.30-11 scuole varie (inglese, giapponese, ecc.), 12.30 pranzo – ricreazione, riposo. 15.30 scuole varie… – 17 lettura – ore 18 riassunto di teologia, con soluzione di casi per i sacerdoti. Ore 19 cena – ricreazione – 20 Rosario, preghiere, riposo.

Mi pare che tutti siano sufficientemente occupati e ben animati ad occupare e a tesoreggiare questo tempo certo prezioso – per quanto lo comportano le condizioni somatiche di ognuno.

In ricreazione e più spesso che è possibile ci troviamo in mezzo ai cari aspiranti e confratelli chierici: Don Pedrazzini, Don Trocta e Don Wecc sono elementi assai preziosi per questo.

Tentiamo così colla regolarità nelle pratiche di pietà, coll’allegria sana, col lavoro, di tenerci in contatto colla realtà della vita salesiana da cui per necessità siamo così lontani. Purtroppo manca il tabernacolo; si è a contatto col mondo, colle comodità, colle distrazioni, ma vogliamo per quanto dipende da noi eliminare le cause e far trionfare in noi la vita raccolta e attiva religiosa. Ci sono anche compagni francescani tedeschi missionari in Cina, e un prete secolare tedesco, missionario pure in Cina. Mie impressioni particolari: nessuna. Cerco di offrire a Gesù (non sapendo far altro nella mia superbia che crede di saper tutto) il volontario sacrificio di me; delle forze che mi ha dato; della buona volontà che ogni giorno mi dona con generosità regale, e procuro di rendere sempre più recisi i tagli effettuati in questa partenza, in modo che io non possa che amare Lui e le anime che mi vorrà nella sua bontà affidare. Preghi affinché Gesù accetti questo mio totale sacrificio, che deve da un lato assicurare la salvezza dell’anima mia e dall’altra piegarLo amorevolmente a spalancare il suo cuore alle povere anime dei giapponesi: movendole all’azione della grazia.

Ossequi ai Superiori tutti, che ogni giorno ricordiamo con affetto riconoscente. Ci benedica tutti e la sua benedizione scenda copiosa su chi ne ha più bisogno di tutti (lo creda senza paura!) sul suo devotissimo figlio

don Vincenzo Cimatti


P.S. Ieri il mare un po’ mosso ha avuto su molti i suoi effetti… ma però stiamo tutti migliorando.






120 /Chierici-Valsalice / 1926-1-2 /


ai Chierici di Valsalice


[Verso Port Said] 2 gennaio1926

Miei carissimi di Valsalice,


Come vi ho premesso, eccovi le prime notizie del viaggio, che sono sicuro gradirete, e verranno (lo spero) a farvi ricordare chi vi scrive, le sue necessità spirituali, e l’affetto riconoscente che serba per voi. Sono cenni di cronaca che butto giù senza troppo pensare alla forma. Siamo sul Fulda, bel “Motorschift” del “Norddeutscher Lyoid Bremen” lungo 140 m. circa e largo 30, con personale tedesco, gentilissimo, protestante. I passeggeri sono quasi tutti stranieri, un gruppo di 20 missionari protestanti, ci sono anche 8 suore e 9 padri francescani.

Non aspettatevi da me impressioni, sentimenti di viaggio; sono refrattario, o almeno mi sembra di esserlo. Constatazioni di fatto moltissime: immensa uniformità del mare per ora placido, calmo, multicolore, attraverso cui il Fulda procede imperterrito, senza scuotimenti, rigido nella quieta serietà dei suoi comandanti; navi in lontananza; segnalazioni; terre profilantisi all’orizzonte, che man mano s’appressano; qualche atto di curiosità per vederle, individuarle, fotografarle; vita di bordo finora ottima sotto tutti gli aspetti in cui si vegeta e si cerca di ammazzare il tempo; vivo senso di non essere in casa nostra, nel nostro orario, nella nostra vita; importanza di sapere molte lingue, ecc. ecc. Mi preme farvi notare soprattutto queste varie constatazioni:


  1. Quanto sia duro non avere Gesù durante il giorno nel S. Tabernacolo; sfruttate ora la fortunata situazione in cui vi trovate.

  2. Come sia facile non riuscire a mantenersi nella regolarità, quando si è nella necessità di esserne fuori; (imparate quindi con tutta la forza della vostra volontà a stare uniti abitualmente e recisamente a Dio);

  3. Il Salesiano porta ovunque il suo spirito di schietta allegria e affabilità. Non sono mancati a bordo i canti e i suoni e perfino le danze (intendiamoci! fatte come si deve); qualche partita a barra-rotta e ai quattro cantoni.


Non so che cosa pensino di noi quelli che ci vedono! Certo ridono anche loro, e più i loro bambini e fanciulli; ridono severamente e dopo matura riflessione i marinai; ridono schiettamente i giovani mozzi e perfino i lavandai cinesi.

L’orario è pieno. Ore 6 Messa della Comunità e Meditazione – studio libero. Ore 8.30 colazione, ore 9.30-10 scuola: cinese, inglese; ore 11.30 pranzo, ricreazione; ore 16 scuole – ore 17 lettura – ore l8 confer. teol. per i sacerdoti; ore 19 cena – ore 20 rosario, preghiere e riposo.

Ieri Capodanno: auguri. Alle dieci messa solenne in gregoriano a due cori (frati francescani e noi, accompagnati al piano dal sottoscritto), breve sermoncino. Vi erano tutti gli italiani; alcuni tedeschi, un giapponese (un bravo giovane studente universitario che ci fa da maestro2); un negro e perfino il capo dei protestanti, mentre essi avevano un servizio religioso in sala di prima classe.

A pranzo avevamo un po’ di riserva di vino che si divise fra tutti i commensali con scambio di brindisi. Giorno di gioia santa, di care memorie, di ricordi lontani!

Oggi il mare un po’ mosso agita lo stomaco a molti. Ci facciamo vicendevole coraggio e si fa un po’ i matti (sono nel mio elemento!) per non penarci! Per ora basta. Spedisco questa da Port Said dove speriamo giungere domani 3 gennaio. Pregate per me. Grazie di quanto avete fatto per me: ne sento i benefici effetti in tutti i sensi. Grazie.

Gesù buono vi rimeriti colla generosità che gli è propria, ed Egli nella sua bontà ci faccia totalmente suoi coll’efficace intercessione della nostra Mamma.

Ossequi cordiali a tutti i Superiori, chierici, coadiutori, suore, famiglie e oratoriani. Non dimenticatemi nel Signore che ogni momento vi ricorda il vostro fratello,


Affezionatissimo

don Vincenzo Cimatti



121 /Chierici-Valsalice / 1926-1-2 /


2 gennaio 1926

Miei cari fratelli del secondo corso,3


Mi avete voluto ricordare ancora in una forma gentile a mezzo del bravo Bruni, che avrà ancora una volta disturbato la bontà inesauribile dei suoi genitori. Ma ora, Antonio, stop! Il vostro saluto mi giunse a tavola. Grazie di cuore specialmente perché me lo mandavate da Don Bosco. Notizie di viaggio le leggerete nella lettera comune. Che dirò a voi? Insisto su questi punti:


  1. Datevi vicendevole buon esempio, precedete anzi gli altri nel buon esempio;

  2. Siate voi il braccio forte dei Superiori in tutto;

  3. Lasciatevi, come bambini, lavorare dai vostri superiori;

  4. Pigliate ora forti abitudini al lavoro, alla preghiera, alla s. allegria. Coraggio sempre e avanti nel Signore che vi vuol bene e vi ha chiamati alla vita salesiana, perché vuol affidarvi un vasto campo di attività in cui salvando la vostra, salverete tante anime. Vi benedico e vi abbraccio tutti nel Signore con tutta l’anima.


Pregate per me.

don Vincenzo Cimatti






122 /Rinaldi Filippo / 1926-1-6 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



[Dal Mar Rosso], 6 gennaio 1926

M.R. Sig. D. Rinaldi,


Il nostro piroscafo si ferma a Perim per rifornimenti d’olio: approfitto per darle notizie nostre. Grazie a Dio sempre buone in ogni senso. Salvo le poche inevitabili indisposizioni di alcuni pel mare (Don Cavoli, Guaschino, De Mattia, Don Pedrazzini con un attacco di febbre malarica).

Continua la nostra vita di Comunità in mezzo a questo mondo, che si fa sentire anche in questo guscio di noce che ci trasporta.

Dopo la fraterna accoglienza dei confratelli di Port Said, che si diedero attorno con amorevole bontà per provvedere i rifornimenti indispensabili per la Messa che finora abbiamo potuto e possiamo dire tutti i giorni, per spedire la voluminosa posta e rifornirci rinfreschi e rinforzi pel viaggio, ripartiamo per Suez, mar Rosso.

Novità nessuna o meglio le solite descritte in tutti i libri e dette già da quanti salesiani hanno fatto questo viaggio. L’Africa, in lontananza il Paese di Gesù, l’Arabia!… Quante anime abbandonate e che non conoscono il nostro Dio!

Da un lato la grandiosità della natura, dall’altra le opere colossali dell’industria umana; lo sfruttamento di un popolo e le spontanee manifestazioni di preghiera del musulmano che rivolto al sole che tramonta si prostra mormorando le sue formule; la nostra vita di comunità e la vita spensierata e gaudente di molti di questi passeggeri.

Oggi l’Epifania. Gli artisti d’Opera italiana ci hanno dato mano e si è cantato Messa in musica. Credo forse in nessun bastimento del mondo Gesù sarà stato così onorato dall’arte musicale.

Che altro potevamo offrire di doni materiali al Santo Bambino? Noi gli abbiamo dato tutto noi stessi.

Per ora null’altro. Da Colombo spero riceverà altre notizie. Giunta la notizia della morte della regina Madre: abbiamo pregato e nelle forme possibili suffragato l’anima della pia signora.

E di me? Vado avanti tranquillo in braccio al mio Dio. Calma, lavoro, sforzi di unione continua con Lui.

Preghi per noi tutti e ci benedica. Ossequi a tutti i Superiori. La carità di Gesù abbruci tutte le anime nostre, e specialmente le molte scorie del suo figliolo:


don Vincenzo Cimatti



P.S. - Abbia la bontà di fare da postino. Oggi 7 il mare è un po’ mosso, e vari si risentono. Pazienza… e anche questo come tributo di mortificazione. Per me finora pare che il Signore mi voglia far dare buon esempio agli altri per rianimarli, ecc…




123 /Chierici-Valsalice / 1926-1-6 /


ai Chierici di Valsalice



[Dal Mar Rosso], 6 gennaio19264

Miei buoni confratelli di Valsalice,


Il nostro “Fulda” si ferma per rifornirsi d’olio a Perim e quindi posso anticiparvi notizie: alla prossima fermata a Colombo il resto. È difficile dirvi che cosa si prova nel rivedere i confratelli in altri paesi. Siamo a Port Said per poche ore! Oh, quanta carità, gentilezze e finezze di attenzioni, affinché nulla manchi, anche delle piccole comodità per rendere meno disagiato il viaggio! Credo che allora più che mai ci si sente componenti di una stessa grande famiglia, tutti figli della stessa nostra cara madre la Congregazione. Rividi volti noti, ex-allievi (il Maestro Soldano)… Basta, basta… se no i sentimenti incatenati esplodono e… chissà cosa succede! Dunque… punto e a capo!

Constatazioni: l’Africa lontana, la terra di Gesù, l’Arabia…! Mio Dio, quante anime… Illuminare his qui in tenebris umbra mortis sedent… Le meravigliose opere della natura… l’immensità del mare, il rollio delle onde che si pigliano gioco dei superbi, colossi costruiti dall’uomo e te li menano qua e là come fuscellini, gli immensi terrazzi marini, regolarmente stratificati e fiancheggianti lo stretto di Suez; i delfini giocherellanti lungo la nave; sciami di cavallucci e rondini marine, biancheggianti al sole nel loro volo; alghe disseminate per il mar Rosso… ecco i fatti più notevoli uniti ai fantastici tramonti e levate di sole, e le notti lunari serene, trapuntate di miriadi di stelle!

Che bel periodo! Le opere colossali dell’industria umana; lo sfruttamento dell’uomo nel lavoro; le spontanee manifestazioni del musulmano che prega il suo Allah; la vita di mondo che ferve anche in questi piroscafi che solcano in ogni senso i mari; che di notte fanno sfoggio del loro splendore; le vigili segnalazioni dai porti dagli scogli pericolosi… ecco le più notevoli constatazioni dell’attività umana. Pensate! Suez, Arabia, Mar Rosso, Monte Sinai… La fantasia si perde tra i secoli remoti, tra le vicende d’ogni genere.

Oggi Epifania! La colonia artistica italiana ha messo a disposizione tutte le forze ed un coro ben nutrito con buoni tenori e bassi (non offendetevi… migliori di quelli di Valsalice… erano 7 o 8 omaccioni che spaccavano dei sol…) eseguì la Messa “Te Deum” del Perosi, mentre i buoni francescani eseguivano in modo inappuntabile il bel gregoriano. Che potevamo offrire di meglio a Gesù di doni materiali? Noi salesiani abbiamo offerto tutto noi stessi. Può esserci un dono migliore per Lui che tutto ci ha dato?

La notizia della morte della Regina Madre appresa da tutti con dolore, fu da noi santificata con preghiere per quella benefattrice dell’opera nostra. E per oggi basta. Da Ceylon altre notizie se al buon Dio piacerà farci arrivare. Coraggio, miei buoni confratelli, continuate a pregare per noi. Oh, quanti meriti vi fate, e quali fiori e frutti preziosi di carità venite raccogliendo per il Paradiso!

Allegri sempre, e… chierichetti miei… docili eh! Oh, quanto in seguito ringrazierete il Signore di esservi vinti e di esservi anche in questo padroneggiati! Basta. Se no, comincio la predica… e tra i pensieri, e i riassumendo e concludendo minaccio di non finir più.

Saluti, preghiere e ossequi a tutti.

Ricordate il vostro fratello che nell’Oceano immenso vi è vicinissimo.


1 Vostro affezionatissimo

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don Vincenzo Cimatti

124 /Bava Andrea / 1926-1-7 /


al chierico Andrea Bava, ex-allievo di Valsalice



Dal Mar Rosso, 7 gennaio 1926

Carissimo,


L’occasione fa l’uomo ladro. L’amico mi dà la lettera da spedire: via aggiungo due righe…

Sei il primo (e spedirai questa anche a Giordano) perché voglio che voi… birbanti siate i primi chierici cui in particolare scrivo.

Giudizio, allegria e confidenza. Tu mi comprendi.

Eseguisci alla lettera e sta’ buono, che il Signore ti vuol bene.

Per ora null’altro.

Un’Ave per il tuo fratello

2 don Vincenzo

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3 125 /Giordano Antonio / 1926-1-7 /

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4 al chierico Antonio Giordano ed ex-allievi di Valsalice

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Dal Mar Rosso, 7 gennaio 1926

Carissimo Giordano,


Ti ricordo ogni giorno. Allegro, laborioso, umile e confidente in Dio e nella Mamma. Eccoti il pensiero di Febbraio.



Carissimi,

Sono ancora in giro pel mondo. Oh, come si sta male fuori del proprio ambiente. Ricordatevi di imparare a star raccolti ora, uniti con Dio e con la Madonna se volete lavorare con profitto. Circa la metà del mese s’inizia il mese di S. Giuseppe. La nostra missione fondamentalmente è tra gli operai, esige l’aiuto di questo Santo.

Propagate la devozione pratica tra i vostri giovani e coadiutori: rivolgetevi a Lui con confidenza e sarete seriamente esauditi.

Proponetevelo a modello nel lavoro, nell’unione con Dio, nel raccoglimento, ecc.

Coraggio, coraggio! Come egli fu custode di Gesù, così voi procurate di custodire o far entrare Gesù nell’anima vostra e nelle anime che vi sono affidate.

Si avvicina il tempo della maggior lotta per voi e per gli altri: in guardia! Certo che Maria e San Giuseppe saranno in ogni tempo vostra difesa.

Pregate per il vostro fratello

don Vincenzo Cimatti



126 /Chierici -Valsalice / 1926-1-15 /


ai Chierici di Valsalice


[In rotta per Colombo], 15 gennaio 1926

Carissimi Valsalicesi,


È una vergogna bella e buona! Il sole è già alto da un’ora sull’orizzonte, sono qua che sudo e scrivo e voi altri siete ancora a letto! Ahimè! Che cosa debbo pensare di voi! Basta! “Benedicamus Domino”… Don Picca, va’ tu a svegliare questi elementi, perché anche Don Horvath e Don Amerio dormono ancora!

Dunque attenti che continuo (dal 7 Gennaio in cui vi feci l’ultima relazione, al 15 in cui si arriva, dicono, a Colombo.) Constatazioni varie. Aspetti svariatissimi del cielo (finora mai limpido), nottate incantevoli (sono però le stesse stelle, la stessa luna – le stelle però più grosse e luminose e anche senza luna si riflette sul mare un relativo splendore); fosforescenza marina scarsa (una vera delusione! Sarà che siamo nei mesi freddi); rondini di mare o pesci volanti in quantità, qualche delfino; tempo variabile assai (come la volontà di certi chierici di mia conoscenza… che satira!!!), ecc.

All’imboccatura del Golfo di Aden, il Fulda si ferma per rifornirsi d’olio. Siamo in piena Africa! I mori salgono a bordo per smerciare le loro merci. I negri! Il mio sogno… e invece debbo andare fra le facce gialle. Poi isole, terre aride, bruciate dal sole che illumina in pieno, facendo anche in lontananza risaltare la loro struttura fortemente stratificata, e nei valloncelli discendenti a mare dando rilievo a sabbia bianchissima che simula in tutto l’aspetto dei ghiacciai.

Ecco le nostre colonie italiane e sopra di esse facciamo sventolare il tricolore (oh che musica!) poi Socotra, poi la Somalia, ecc. e qui vagate pure con la fantasia. Pensavo alle nostre case in Africa, ai missionari della Consolata, al Card. Massaia, alle nostre guerre d’Africa, all’Arabia che andava perdendosi all’orizzonte immenso…

Nel Mar Rosso prima e dopo Perim ho pescato delle alghe che invio al nostro Don Tonelli… Ah, che cose di questo mondo!

Siamo in alto mare. Cielo e Mar! La Compagnia d’Opera italiana fa le sue prove. Non ho mai sentito tanta musica come in questi giorni.

Noi continuiamo imperterriti nel nostro orario serrato nella sua varietà. Vi mando in fotografia la nostra colonia giapponese col Dr. Uehara, 5il bravo dottorino che si presta a svelarci le bellezze ineffabili della lingua. Vedete come è buona la Provvidenza. Siamo già a buon punto e già cominciamo a capire qualche frase. Deo gratias! Gesù nella sua bontà rimuneri questo primo nostro benefattore giapponese col dono della fede!

Alla domenica e feste sempre Messa e fan capolino anche i protestanti. La levata alla domenica è suonata a bordo dal concerto che intona una corale tedesca.

Ieri 14 dalle 11 alle 12 eclisse di sole (parziale) magnificamente visibile. Siamo passati vicino all’isola Miniko lussureggiante di verde nella sua vegetazione tropicale. Ci avviciniamo così a Ceylon a grandi giornate sul nostro Fulda che rigidamente e senza troppe scosse ci guida al porto!

E per oggi basta. Ed ora una parola ai chierichetti.


  1. Vi ricordo sempre. Ho ricordato gli Ilari (lo conoscete?) e ricorderò i Marcelli, ecc. ecc. Vi prego di mandarmi i vostri riveriti nomi divisi per compagnia… Vi ho nell’anima, ma gli occhi vogliono la loro parte.

  2. Un buon pensiero (scrivo a matita, ché momentaneamente mi manca l’inchiostro). Siate uomini di buona volontà e rafforzatela ogni giorno con piccoli atti di sacrificio, per non fare come le navi in mare. Colossi che fendono le onde; passano roboanti spruzzando fortemente da ogni parte; sono gli spaventa-pesci. E poi? Dopo pochi minuti dal loro passaggio, nessuno sa più per dove siano passati. È così, persuadetevene, cari miei. Un etto di virtù è presto pensato, ma poi se non si solca profondamente l’anima, forse si fa con grande apparato di forze e di mezzi una volta, e poi?


Mi accorgo di iniziare la predica. Stop! Anche per questa volta, e… pregate per noi tutti, e specialmente in questo mese non dimenticatemi presso la tomba di Don Bosco.

Vostro fratello

don Cimatti




127 /Sordo Antonio / 1926-1-15 /


al chierico Antonio Sordo, ex-allievo di Valsalice



[15 gennaio 1926]

Carissimo Sordo,


Non mi fu possibile prima perché disturbato negli ultimi momenti. La composizione ha il merito di essere stata fatta in alto mare.

Se puoi rappresentami alla Messa del buon Scotti e digli che non mi dimentichi al Signore.

Saluta gli amici, la cui fotografia ho presente, e pregate per me che sempre vi ricordo perché mi avete voluto bene e mi avete fatto del bene.

All’occasione saluta i lontani che pure sempre ricordo. A Bovio6 col ringraziamento per i regali l’assicurazione di preghiere e un pugno;7 agli altri del gruppo, quello che vuoi.

Ti abbraccio e benedico tutti. Con affetto,

5 Tuo affezionatissimo

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don Vincenzo Cimatti, sales.



128 /Giordano Antonio / 1926-1-15 /


al chierico Antonio Giordano, ex-allievo di Valsalice



Colombo, 15 gennaio 1926

Carissimo Antonio,8


Presto è la tua festa. Questa non arriverà certo a tempo, ma ti dirà quanto ti ricordi.

Ne hai bisogno. Coraggio, Tonino mio e allegro. Il Signore ti vuole bene e ti aiuterà.

Mi saluterai caramente Comino, Giovannini, Merlo, e l’altro di cui momentaneamente mi sfugge il nome.

Prega per me… so che già lo fai, ma prega per me.

Lavora, non pigliar nessuna decisione senza consultarti bene e senza lunga riflessione.

Ti prego: se hai da scrivere a Sancio e Chichin di’ loro che li ricordo positivamente ogni giorno.

Allegro e fa’ bene la festa di S. Francesco e di Don Bosco.

Ti benedico e abbraccio di cuore.

Tuo

don Vincenzo Cimatti


129 /Rinaldi Filippo / 1926-1-21 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


[Verso Singapore], 21 gennaio 1926

M.R. Sig. Don Rinaldi mio amatissimo papà,


Approfitto della fermata a Singapore. Eccole le brevi notizie da Colombo alla penisola Malacca.

A Colombo passammo alcune ore fraternamente accolti dagli ottimi padri Oblati di Maria che ci tennero con loro a pranzo, mentre le nostre sorelle furono condotte trionfalmente in carrozzella tirata da indigeni dalle buone suore francescane Missionarie di Maria. Ossequiato l’Arcivescovo, mentre alcuni andarono per le necessarie provviste, gli altri si intrattenevano coi seminaristi: era bello vedere i nostri salesiani e novizi che guidati da Don Pedrazzini organizzarono corse, partita a barra rotta, mentre Don Liviabella faceva qualche gioco di prestigio.

Vive, intelligenti, furbe queste care anime rivestite di color cioccolata e di vesti candide. Però tutto il mondo è paese; variano i colori della pelle, le fogge del vestire, la bellezza più o meno attraente del paesaggio, ma il povero figlio di Adamo e il relativo fardello di miserie è uguale dappertutto, forse maggiore qui (sebbene forse più inconscio) perché non allietato che per pochi dai raggi della civiltà cristiana. È schiavitù, se non di nome, di fatto: schiavitù e nient’altro.

Tornai al Fulda nauseato, col cuore gonfio. Oh, mio Dio, e fino a quando?

Giorni 17, 18, 19 e 20. Mare mosso: molti disturbati, specialmente Don Tanguy, Don Piacenza. Vita nostra solita: nuovi giochi e un po’ di movimento con esercitazioni di ginnastica (fatte dal buon Don Cavoli) che fanno dimenticare ai giovincelli il mal di mare e li snida dalle cabine.

II nostro Dr. Senzoku dimostrò desiderio di avere una Bibbia latina: credetti opportuno accontentarlo dandogliene in omaggio una recentissima che mi era stata regalata a Valsalice. Scelsi il giorno della Cattedra di S. Pietro e gliela offrii con breve dedica; fu felice. Se ne serve nelle lezioni perché ce ne traduce dei brani in giapponese popolare (le traduzioni che hanno – dice che sono in lingua letteraria). Gesù lo illumini!

Entriamo nelle isole olandesi. Ecco Sumatra! Piccole città, sulla costa o nel verde, barche a vela, piroscafi che passano, di notte i vigili fari che qua e là occhieggiano in varie forme. Nel mare numerosi i delfini, raje, meduse multicolori.


21. - In una sosta di qualche ora fatta di fronte a Belwan per carico e scarico di personale e di merci, vediamo i tipi malesi piccoli, asciutti e nerboruti, allegri e constatiamo la schietta concordia fra tedeschi e olandesi.

Con un mare d’olio puntiamo verso Singapore cui si sperava arrivare oggi (22) alle 15. Siamo già a 6 ore di differenza oraria da Torino e si continua ancora. Don Pedrazzini sta preparando il telescopio per far vedere l’equatore ai novizi, e qualcuno… è persuaso di averlo veduto.

Si vede proprio che le preghiere delle anime buone fatte in Italia ottengono per noi il pieno effetto in ogni senso… Nella buona notte in questo mese ho parlato di S. Francesco e di Don Bosco, e nella novena del nostro Patrono do ogni sera un fioretto. Stiamo combinando per un po’ di festa a bordo e a terra, speriamo di essere a Hong Kong e forse a Macao (fermandosi forse un giorno e mezzo il piroscafo) per S. Francesco.

Ed ora un po’ di rendiconto mensile; per me:9


  1. Salute ottima. I lievissimi (per me) disagi li ho offerti a Gesù. Avrei voluto assommare su me le miserie fisiche degli altri, ma forse non le avrei sopportate e Gesù mi ha voluto risparmiare.

  2. Mi pare di essermi sforzato di occupare tutto il tempo. Avrei fatto certo di più fossi stato solo. Ma la vita di comunità ha le sue esigenze, anche per il bene dei confratelli giovani e novizi.

  3. Pratiche di pietà, frequenza ai Ss. Sacramenti regolari, mi sono scelto per confessore Don Cavoli con cui dovrò convivere, mi pare di approfittarne.

  4. Per l’osservanza dei voti e delle regole ho tentato di dar buon esempio in tutto. Nulla di speciale. Certo ho da frenare la superbia e la sensibilità. È anche per questo che ho domandato le missioni. Amavo troppo i confratelli e chierici e specialmente i miei poveri normalisti di Valsalice! Ma, o Gesù che ne posso io se mi avete dato un cuore così fatto? Oh, sia tutto vostro! Non le nascondo che il pensiero di tante anime sante e di tanti che avrebbero bisogno di spinte continue per essere buoni salesiani mi commuove fino a riempirmi gli occhi di lacrime! Li amavo troppo! Oh, Gesù accetti il mio meschinissimo sacrificio per la loro migliore formazione che non seppe dare Don Cimatti.

  5. Mi pare di essere in pienissima armonia con tutti.

  6. Invierò più tardi qualche impressione che forse sarà utile ai Superiori per le prossime spedizioni. Sto studiando il personale affidatomi e gliene riferirò prossimamente. Posso dire che finora sono bene animati tutti.


Mi raccomando! Mi ammonisca, mi consigli senza timore. Confido a Lei tutte le mie miserie. Le benedica.

Pel prossimo rendiconto spero di migliorare specialmente nelle mie pratiche di pietà, anche perché spero potremo tenere in casa il nostro tutto.

Scusi se l’ho disturbata: ma è certo per Lei gradito aver notizie dei suoi figli lontani, e per noi una necessità. Sono qui in cabina inginocchiato vicino alla cuccia. Mi benedica colla più grande effusione del cuore e con me benedica tutti i confratelli. Dica una parolina speciale per me a Gesù, alla Mamma e se ha occasione a Don Bosco a Valsalice.

L’abbraccia caramente nel Signore, o buon papà, il suo:

Povero

don Vincenzo Cimatti


130 /Chierici-Valsalice / 1926-1-22 /


ai Chierici di Valsalice



22 Gennaio 1926

M.R. Sig. Don Costa e amici fratelli carissimi di Valsalice,


Ripiglio dal Ceylon a Colombo.

Dopo 20 giorni di mare si sentiva il bisogno di mettere il piede su terra ferma. Si smonta tutti. Colombo è una bella città che ha nelle parti principali la struttura e le comodità della vita europea. Del resto tutto il mondo è paese, salvo il clima, la vegetazione, il colore e il vestito degli abitanti: le miserie materiali e più morali uguali dappertutto. Ospiti dell’Arcivescovo, passiamo alcune ore dagli Oblati di Maria e coi bravi seminaristi allegri, furbi, forti con cui si fa qualche gioco di corsa. Novità nessuna! Qualsiasi geografia politica o antropozoica vi dà descrizioni.

Risaliamo alla nostra comoda casa, calma, linda e che ci deve ospitare ancora per una ventina di giorni. Tutti i passeggeri lodano la tranquillità dei movimenti di questa motonave anche quando il mare è mosso assai: va detto grazie anche a un dispositivo speciale di questa nave. Tutto intorno alla nave, nei fianchi più sbattuti dalle onde vi è una grossa lamina d’acciaio, ricurva che difende a una certa distanza la chiglia della nave, frangendo le onde prima che sbattano sui fianchi.

Nei giorni 17 - 18 - 19 - 20 mare mosso: molti i disturbati. Pioggia, nuvolo; a sera temporali in lontananza; i vigili fari che disseminati qua e là segnano la strada ai piloti. Ecco Sumatra! Siamo così nelle Indie Olandesi. Il solito paesaggio tropicale e folta vegetazione in lontananza; nel mare i delfini carolanti in vicinanza alla nave: meduse multicolori, raye verdi argentate, ecc. La fermata del Fulda al largo di Bewan per carico e scarico di persone e di merci ci dà modo di far conoscenza colla razza malese piccola, robusta, color cioccolato chiaro, e di verificare il pieno accordo tra tedeschi e olandesi.

Si ripiglia per Singapore, da dove spedisco lettere e qualche raccolta fatta a Colombo. Per noi la vita di bordo è sempre la stessa, vita regolare di pietà, di lavoro e di allegria. Si fa anche un po’ di ginnastica – i soliti canti nostri e giochi di ogni genere per passare il tempo e far dimenticare a chi l’avesse nostalgia e mal di mare.

Per me sempre bene. Ma che colpa ho io (vado dicendo tra me) se ho appetito, se sono allegro e sto bene? Deo gratias!

E dopo a Dio lo debbo a voi che mi sostenete colle vostre preghiere. Beati voi che farete un festone a S. Francesco… Vi ricordo tutti e vi rivedo uno per uno.

Buon Carnevale! Divertitevi nel Signore anche per me. A tempo opportuno vi farò conoscere il teatro giapponese. Il nostro dottorino mi dice che dura dalle 10 alle 12 ore per recita. C’è da crepare.

Per stavolta niente predica. S. Francesco ci dia la grazia di essere caritatevoli come lui. Vi abbraccio tutti e singoli in osculo sancto Dei e vi benedico.


Vostro fratello:

don Vincenzo Cimatti



131 /Rinaldi Filippo / 1926-1-28 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



28 gennaio 1926


M.R. Sig. Don Rinaldi, padre mio amatissimo,


È la vigilia della festa del nostro dolcissimo Santo! Dovremmo essere a Hong Kong, e invece il mare mosso di questi giorni obbliga il nostro colosso a fare il giro più lungo e a rallentare la corsa. Perciò… ritardo, e malessere generale in tutti più o meno, colle solite conseguenze. Mi dispiace per quelli che soffrono… non si può dare loro che il sollievo della preghiera. Tento di farlo, ma intanto essi soffrono! Cerco di dir loro che offrano tutto a Gesù! Quindi nessuna notizia speciale, amatissimo Sig. Don Rinaldi.

Come le annunciai, a Singapore ci attendeva l’amatissimo Don Canazei10 di ritorno dalla visita al Siam. Può immaginare il conforto di tutti. Ci condusse parte in carrozzelle e parte in auto alla missione cattolica portoghese, facendoci visitare le chiese cattoliche principali e gustare le finezze della carità cristiana.

Fatte le necessarie provviste, ritornammo a bordo. Al solito mi trovavo in quello stato per me inesprimibile di nausea e sconforto nel vedere la fierezza superba dei dominatori… Nel riconoscere sempre meglio il mio carattere superbo. Stanchezza fisica, forse, nausea di me, di tutte quelle miserie che allontanano sempre di più quegli indigeni da Dio, perché vedono il benessere materiale degli altri e vi si adagiano e se ne lasciano a loro imitazione impossessare… Basta, basta!

Tutta la notte fu un continuo carico e scarico di merci, che alleggerì d’assai il nostro Fulda… forse è anche per questo che ora si balla assai di più. Alle 8 partenza per un’isola vicina per il rifornimento di olio e alle 14 il Fulda si dirige risolutamente verso la Cina. Il 24 ricordiamo la nostra Ausiliatrice come meglio possiamo. I giorni 26, 27, 28 triduo di S. Francesco. Si pensa a Torino, a Don Bosco, alla Chiesetta di San Francesco, alle funzioni di Maria A.

Siamo all’altezza del Tonkino, terra di martiri, salve! Date a noi tutti la forza di compiere tutti e fino alla fine il nostro dovere! I confratelli che sbarcano in Cina celebreranno solennemente la festa del nostro dolcissimo Patrono il 7 Febbraio a Macao. E noi? Non so prevedere cosa faremo, né dove saremo. Ma se anche non potremo fare nulla di esterno, le assicuro che il cuore dei suoi figli giapponesi fu in quel giorno unito a Lei, a tutti i Superiori e confratelli, nella preghiera, nell’auspicare ad ogni fratello nostro la carità del nostro S. Patrono nella salvezza delle anime e nell’applicazione del sistema educativo del nostro Venerabile Padre Don Bosco. A nome di tutti le protesto i sentimenti più teneri, la volontà più tenace ed efficace di attaccamento alla nostra amata Società, il lavoro più accurato per mantenere ed accrescere in noi lo spirito salesiano e di propagarlo colle opere che coll’assistenza e protezione della Mamma nostra Ausiliatrice, speriamo presto di iniziare nella missione affidataci. Offra il santo della carità a Gesù per noi questi poveri sentimenti che nel caro giorno della sua festa presentano a Lei i suoi figli del Giappone.

Se non succedono contrattempi il piano stabilito coll’Ispettore è il seguente:


  1. Egli mancando da troppo tempo da Macao, dovendo aprire il noviziato col nuovo Maestro, ecc. non viene con noi.

  2. Noi proseguiamo fino a Shanghai, poi a Moji. Se come pare il Fulda si ferma a Shanghai due giorni, il sottoscritto con Don Tanguy piglia il piroscafo giapponese e va a Nagasaki a riverire Monsignore per una prima presentazione. Poi corre a Moji e accompagna tutti alla residenza più grande di Miyazaki, ove ci fermeremo finché non si sia capito bene la nostra situazione: si studia lingua, costumi, ecc. e alla domenica o festa qualcuno può andare alle altre residenze e impratichirsi. Certo non vi sarà molto da fare perché i cristiani sono pochissimi.

  3. L’Ispettore ha già preparato telegrammi per Mons. Combaz e i religiosi di Moji, preannunciando l’arrivo.

  4. Egli verrebbe più tardi, cercando di accordarsi per venire insieme a Mons. Giardini.


Per ora nulla di nuovo. Ossequi ai singoli Superiori maggiori. Voglia con abbondanza della sua carità sussidiare di preghiere, di benedizioni e di grande compatimento chi vuole essere sempre nell’amore di Gesù.

6 Suo affezionato

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don Vincenzo Cimatti



P.S. - Il ritardo causato dal mare mosso ci dà la soddisfazione di celebrare tutti uniti la festa di San Francesco di Sales nostro Patrono. Siamo così i primi a lodare il nostro patrono, come meglio ci è possibile. Messa della comunità cui hanno partecipato tutti, anche gli indisposti dei giorni passati.

Alle 10 Messa solenne cantata dal Sig. Ispettore, iniziata con una nuova lode d’occasione a San Francesco.

La parte musicale è affidata alla nostra cantoria aiutata dai bravi artisti italiani, e il gregoriano è eseguito inappuntabilmente dai cari figli di S. Francesco. Certo che musicalmente S. Francesco fu solennizzato bene, come a poche nostre case è dato attuare. Deo gratias! Dissi brevi parole al Vangelo sul nostro Santo, sull’opera sua apostolica e spiegai il motivo per cui Don Bosco lo volle patrono della sua Società. A pranzo allegria salesiana, saluto ai confratelli giunti ormai alla meta, suoni, canti cui partecipano tutti i cattolici e dagli usci laterali fanno capolino i protestanti e gli altri passeggeri.

Mentre scrivo il Fulda passa davanti all’isola di Sanciano.11 Oh, quanti ricordi! S. Francesco Saverio! Mi pare di vedere la sua persona sorridente salutare i protetti di un altro S. Francesco e augurare sulle loro missioni l’abbondanza dei doni celesti. Faxit Deus!

Domani nel raccoglimento e nella preghiera ricorderemo i nostri cari confratelli defunti, come ricordammo in questi giorni il confratello coadiutore cinese e i giovani periti nel disastro marino di Shanghai, come certo le fu annunciato.

Mi benedica e mi ottenga da Gesù umiltà, laboriosità e lo spirito di carità di S. Francesco di Sales.

Suo e tutto figlio:


7 don Vincenzo Cimatti

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132 /Chierici-Valsalice / 1926-1-28 /


ai Chierici di Valsalice


28 gennaio 1926

M.R. Sig. Don Costa, e fratelli di Valsalice carissimi,


Vi piace il gioco dell’altalena? Sì? Ebbene in questi giorni da Singapore a Hong Kong siamo in piena altalena. Non sarebbe stato bello avere un mare d’olio fino alla fine, ed ecco il diversivo. Il mare fra sé e sé avrà detto: sono o non sono il mare? Sono o non sono capace di elevare le mie onde? Mirabiles elationes maris! Provatele! E dal 23 al 28 si dondola. Conseguenze?! Malessere in quasi tutti; i tributi volontari e involontari; digiuni forzati, ecc. ecc. Chi vi scrive fa coraggio a tutti, ma da tutti si soffre, ed è penoso il non poter sollevare se non con qualche buona parola e colla preghiera. Ma che volete?

Il mal di mare è quella cosa – che intender non la può chi non la prova… e… non augurate mai a nessuno di provarlo! Sto sfuggendolo a tutto potere e… speriamo bene fino alla fine.

Novità e notizie? Altalene; il Fulda diventa una tartaruga contro le colossali onde, per diminuire gli ostacoli ha fatto un lungo giro che ritarderà di un giorno l’approdo a Hong Kong.

A Singapore si smontò. Ci attendeva l’Ispettore Don Canazei, reduce dalla visita alla futura missione del Siam e che accompagnerà fino a Macao i suoi nuovi missionari cinesi. Un giro per la città! Per me (ve lo confesso) non ci trovo nessun gusto. Da un lato la superbia dominatrice; dall’altra lo sfruttamento e la miseria; da una parte un tentativo di sollevamento col benessere materiale delle popolazioni indigene o immigrate (in gran parte cinesi), dall’altra l’abbandono morale e spirituale in cui sono lasciate e l’abitudine a quel benessere che esse vedono negli altri e il fermarsi esclusivamente, mi mettono nell’anima un vuoto, un’angoscia, una nausea, un senso di melanconia, di rammarico profondo, indescrivibile.

Ricordi! Novena di S. Francesco di Sales; il 24 del mese, alla nostra sinistra il Tonkino e i suoi martiri, la festa del nostro Patrono S. Francesco di Sales dolcissimo Santo…! E rivedo Valsalice, l’oratorio, la Chiesetta di S. Francesco, e in una fantasmagoria che mi è caro far durare a lungo nella mia povera fantasia, rivedo Don Bosco e l’opera sua, e il suo sistema base di carità, e l’opera missionaria del nostro S. Patrono. Oh, vi ho di nuovo tutti e singoli riabbracciati nel Signore e per ognuno (come faccio ogni giorno) pregato e scongiurato S. Francesco che ci riempia tutti della sua carità.

Non ho dimenticato l’indimenticabile Don Varvello. Questa mia giungerà quando la festa sua onomastica è finita, ma non terminerà l’affetto riconoscente di quanto egli ha educato in tante forme e plasmato alla vita salesiana.

Oh, miei buoni chierici, apprezzate e sfruttate le guide sante che il Signore ha messo ai vostri fianchi.


Vi benedice e implora una preghiera da tutti il vostro fratello

8 don Vincenzo Cimatti

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P.S. - Il ritardo forzato ci fa celebrare ancora tutti uniti la festa di S. Francesco di Sales. Alle 10 Messa solenne coll’aiuto dei nostri artisti. A pranzo brindisi e un po’ di cagnara uso Piova. Fra alcune ore abbracceremo i fratelli venuti da Macao.



133 /Giordano Antonio / 1926-1-30 /


al chierico Antonio Giordano, ex-allievo di Valsalice



[30 gennaio 1926]


[Rispondento all domanda del chierico sul “mal di mare” risponde] Immunissimo. “L’erba grama non patisce mai!”.

Il Signore ti vuole suo. Coraggio Antonio. Stanotte, verso la mezza ti ho mandato un gran pugno, come a te, agli amici della scarampola. Se ne avevi bisogno! L’hai certo sentito.

Siamo a circa 8 ore di differenza. Allegro e buono. Fa’ qualche mortificazione in Carnevale.


9 Tuo

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10 don Vincenzo Cimatti

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134 /Bava Andrea / 1926-1-30 /


al chierico Andrea Bava, ex-allievo di Valsalice


[30 gennaio 1926]



Allegro sempre e buono. Lavora e avanti e durante il Carnevale fa’ qualche mortificazione per amore di Lui che tanto ti ama. Un’Ave per me a Maria. Tuo sempre

Don Vincenzo Cimatti


135 /Rinaldi Filippo / 1926-2-2 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



11 Shanghai, 2 febbraio 1926

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M.R. Sig. Don Rinaldi, mio buon papà,


Con oltre un giorno di ritardo, dovuto al mare cattivo, giungiamo a Shanghai il 3 Febbraio. Eccole la breve relazione del viaggio da Hong Kong a Shanghai.

La vista dei cari confratelli venuti da Macao, la visita del Superiore degli ottimi missionari di San Calogero di Milano (PIME), la paterna ospitalità concessa a vari dei nostri durante la notte, il fantastico aspetto della città illuminata veduta dal mare (è un’enorme montagna di luci) facevano uno strano contrasto colla vista dei cinesi del porto di Hong Kong, che minacciano scioperi e rappresaglie contro gli inglesi. Immagini, alcuni hanno dovuto proseguire fino a Shanghai per sbarcare in Cina (fra di essi alcuni pastori protestanti), e più sentivamo l’avvicinarsi doloroso del distacco dai confratelli e novizi che dovevano andare a Macao. Alle ore 7.30 del 30 Gennaio, fra la commozione di tutti ci siamo dato l’addio. Mentre la maggioranza va ad Hong Kong, con Don Piacenza mi getto a scorrazzare per la campagna, fra le rocce, in riva al mare, fra il povero quartiere cinese per distrarmi, per trovare nel bel sole e nelle opere del buon Dio e tra i suoi poveri amici conforto, istruzione, calma.

A mezzogiorno, mentre lodiamo Maria coll’Angelus si parte. È il giorno consacrato alle preghiere per i confratelli defunti e di gran cuore ci uniamo alle preghiere comuni. La pace eterna dona ai fratelli nostri, o Signore!

Ed ora continuiamo soli il nostro viaggio. Ho pensato di ricordare il 31, anniversario della morte di Don Bosco, con l’esercizio della buona morte e tutti si cerca di farlo bene. È anche così facile che la morte incolga sul mare: era presente nella mente di tutti il tragico scontro di Shanghai, nel porto, in cui trovarono la morte persone a noi care, un nostro bravo confratello cinese coadiutore e tre angioletti cinesi, nostri allievi! Si scatenò intanto una forte bufera di vento che obbligò al letto Don Tanguy, Don Piacenza e Don Cavoli, accompagnata da freddo intenso per tutto il giorno. Tenni due brevi conferenze sulla osservanza delle regole e sui ricordi di Don Bosco ai primi missionari e si compirono le prescritte pratiche per l’esercizio della buona morte. A sera il tempo si rimette a bello e tutti si alzano. Sfido! Sono i primi Vespri della Madonna!

Oggi due abbiamo ricordato Maria! Tutti hanno celebrato. Ho benedetto le candele e domani benediremo la gola.

Abbiamo dato una familiare dimostrazione di riconoscenza all’ottimo Dr. Senzoku per l’aiuto datoci durante il viaggio nello studio del giapponese, con componimento in francese, un servizio di rinfresco e col regalo a lui di due bottiglie. Fu contentissimo e volle stringere la mano a tutti. Credo che non sarà inutile l’avere contratto questa conoscenza.

Siamo nel mar Giallo e passiamo in mezzo a fitte scogliere qua e là sormontate da bianchi fari.

Domani alle 8 speriamo abbracciare i confratelli di Shanghai e aggiungerò le ultime notizie.


Buon mese di S. Giuseppe e non dimentichi i suoi lontani figli del Giappone e specialmente il suo povero:

don Vincenzo Cimatti



P.S. - Alle 15.30, al largo di Shanghai ci fermiamo in attesa dell’alta marea (domattina alle 5).

Alle 7 sbarchiamo (3 febbraio) a Shanghai accolti da Don Garelli, dal figlio di Lo12 e in automobile condotti al nostro istituto, dove a suon di banda e tra il plauso degli allievi abbracciamo i cari confratelli. Si dimentica tutto: stanchezza, noia, e tutto il complesso di quello stato speciale in cui si rimane dopo un lungo viaggio.

Siamo tra i nostri fratelli, in casa salesiana, possiamo salutare Gesù nella cappella e rivedere il volto sorridente dell’Ausiliatrice nostra. Un cinese artigiano legge un complimento in italiano; rispondo in italiano, Don Garelli traduce e per festeggiare l’arrivo dà vacanza tra la gioia di tutti.

Al rinfresco e a pranzo si inneggia ai Superiori, alla Congregazione nostra, all’unione fra Shanghai e Giappone. Vado con Don Tanguy alla procura dei padri gesuiti per le nostre faccende, il piano di partire per Nagasaki rimane modificato, perché i vapori giapponesi partono tardi e non vi è convenienza: quindi torniamo al piano primitivo: tutti a Moji e poi si vedrà.

A sera visita all’Ospizio di Lo, lunga conversazione con Don Garelli. Ha le sue difficoltà di salute (sempre mal di ventre); Lo non gli finisce più l’Istituto, bello, grandioso; ha dovuto soffrire per la salute dei confratelli (ora, grazie a Dio, buona, ma che esige grandi riguardi) e per la strettezza di personale in cui si trova, e più per il recente disastro, di cui non si sa ancora persuadersi, né di cui si riesce a capire nulla.

Domani 4 Febbraio. Ho detto Messa nella Chiesa dell’Ospizio di Lo, servitami in pompa magna da lui, e dopo colazione ha voluto accompagnarmi in ogni punto. Il Cottolengo di formato piccolo è qui riprodotto. Deo gratias! Peccato che l’assistenza religiosa sia ancora più ridotta: un prete solo, vecchio, per 1300 ricoverati e poche suore, e peccato che le solite questioni tra clero secolare e regolare, per i soliti diritti, paralizzi molto del bene che si dovrebbe fare alle anime. Don Garelli anche per questo ha e avrà molte croci. Et inimici hominis domestici eius…

Nel pomeriggio mi reco dal Procuratore delle Missioni Estere di Parigi e si concreta un telegramma per i missionari di Moji annuncianti l’arrivo. Scrivo pure alla Delegazione Apostolica e alla nostra italiana.

Sappiamo che si parte sabato alle ore sei. Domani, primo venerdì del mese è pure la festa dei Martiri giapponesi. Preghino per noi.

Questa sera il Sig. Lo-pa-hong ci volle tutti a cena in casa sua. Al brindisi ricordai Lei e tutti. Cena cinese! Meglio una nostra polenta che tutte queste storie pur offerte con la più buona carità del mondo!

Mi fecero suonare e ne feci di tutti i colori tra l’ammirazione (non so perché!) di tutti. All’uscita Lo-pa-Hong mi dà come prima offerta un assegno di 600 dollari. Deo gratias! È il primo benefattore cinese. Domani prima di partire gli scriverò una bella lettera.


136 /Rinaldi Filippo / 1926-2-4 /


a Don Filippo Rinaldi13, Rettor Maggiore dei salesiani


12 [4 Febbraio 1926]

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Domani, ottava di S. Francesco, ultime visite e separazione dai confratelli per entrare nella vera prosa.

Oh, sapesse quale consolazione nel sentire che tutti questi vecchi missionari di Shanghai al sentirci diretti al Giappone sono “très difficiles – très pauvres”… tutto a base di “beaucoup, di très…”. Come è buono il Signore Gesù che ci manda in questo bel giardino in cui Egli manifesterà la sua gloria.

Tutti però hanno fede (anche per la Cina) nelle scuole professionali. Deo gratias! Se finora le sue preghiere e le sue benedizioni furono abbondanti, le moltiplichi.

Gesù ci protegga e la Mamma ci copra col suo manto. Non è improbabile [che] saremo in sede a Miyazaki nel giorno della Madonna di Lourdes.

Oh, Sig. Don Rinaldi, vedesse, vedesse, vedesse la miseria morale e materiale di milioni di uomini! Preghi e faccia pregare!

Oh, come si sta bene tra le braccia della Provvidenza. Vi venga anche più fiduciosamente Lei e tutti i suoi figli! Certo vi vuol essere tra i primi e più costanti il suo:


13 don Vincenzo Cimatti

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P.S. - Oggi primo Venerdì del mese, ho solennemente pontificato nella nostra Cappelletta. Messa degli angeli cantata proprio bene dai cinesini. Deo gratias!




137 /Chierici-Valsalice / 1926-2-4 /


ai Chierici di Valsalice


[Shanghai], 4 febbraio1926


M.R. Sig. Don Costa e miei fratelli di Valsalice,


Come vede dalla carta intestata scrivo da Shanghai, ospite dell’amato Don Garelli, dalla casa nostra, tra l’affetto dei nostri cari confratelli. Una breve, dolcissima tappa, preludio all’ultimo tratto di viaggio e fra una settimana, se non succedono guai, saremo in sede. Deo gratias!

Ed eccovi le ultime impressioni di viaggio da Hong Kong a Shanghai. Potete pensare la gioia nel rivedere alcuni confratelli di Macao (Don Luca, Don Pamio, Gnavi e il bravo ex-allievo Gualdi). Sono impressioni vivissime e inesprimibili, acuite dal lungo soggiorno su una nave vagante nell’immensità dell’oceano. A sera Hong Kong illuminata presenta un fascino di bellezza, credo, unica al mondo. È tutta a ridosso di montagne e voi rimanete estasiati a vedere una montagna di luci. Venne a bordo il Superiore delle Missioni di S. Calogero di Milano; tipo allegro, che non ha perduto per nulla il brio italiano e lombardo…

Mancava ancora che ci mettessimo a ballare noi due, come facevo altre sere con quel matto di Don Pedrazzini, e poi potevano venirci a legare e condurre a Mombello, insieme a non pochi chierici di mia conoscenza… (anche questa è una bella satira! Pigliatevela e tenetevela!).

Ma extrema gaudii luctus occupat! Al mattino dolorosa separazione dall’Ispettore, dai confratelli e dai compagni di viaggio che proseguono per Macao, e verso mezzogiorno quando essi arrivavano, noi, cantando l’Angelus, le glorie della nostra Mamma celeste, ripigliavamo soli il nostro viaggio.

Poco prima avevo fatto una rapida corsa per le campagne di Hong Kong e da Shanghai invio un piccolo contributo al nostro Don Tonelli, in mezzo a questo popolo cinese irrequieto, insofferente di giogo, che piglia occasione da ogni evento per farlo comprendere a chi non vuole capirlo.

È il giorno consacrato alle preghiere per i nostri confratelli defunti: mi era caro ricordare i nostri di Valsalice! Quanti! Il loro nome, le loro persone, le loro opere mi si venivano delineando nella mente e nell’azione efficace formativa di venerandi sacerdoti, di umili e modesti coadiutori, e di veri angeli (oh, non come voi!) di chierici! Gaudete et exultate, fratres nostri dulcissimi, quia merces vestra copiosa est in coelis!!!

Il 31, anniversario del nostro Padre, fu da noi ricordato con un buon esercizio di buona morte.

Per tutto il giorno e quello seguente una buona bufera di vento fa ballonzolare sempre più il nostro Fulda: al solito i deboli soffrono. Ma alla vigilia primi Vespri della Purificazione e tutto si acquieta, tutti si alzano ed il giorno seguente in santa festa, lodiamo la nostra buona Mamma. Siamo in Mar Giallo e in mezzo a fitte scogliere, sormontate di tanto in tanto da fari si procede finché a 50 miglia da Shanghai, in attesa dell’alta marea, ci fermiamo. Al mattino del 3 siamo a Shanghai. Alle sette Don Garelli sale a bordo e in automobile, siamo festosamente accolti. Un cinesino ci saluta in italiano: rispondo; Don Garelli traduce e si fa festa, ecc. ecc.

Il 4 dico Messa cum magna pompa nell’Istituto del Lo-pa-hong; egli serve vestito di cotta, mentre i suoi ricoverati (1300) cantano le loro preghiere in una nenia che musicalmente si può esprimere così per l’Ave Maria (N.B. Mette un rigo con note).

Adesso immaginate che ognuno emetta su per giù la voce che vuole, alto o basso, per quinte specialmente e poi pensate al vaghissimo orrore musicale che succede. Non mi meraviglio più della musica cinese.

Visito l’opera di Lo-pa-hong, di cui fa parte anche il nostro Istituto (non ancora finito, e che può comodamente alloggiare da 800 a 1000 allievi) e che è un piccolo Cottolengo.

Oggi nel pomeriggio in giro per le faccende mie giapponesi e stasera a cena da Lo-pa-hong. Torno ora dalla cena tutta cinese. Volete sapere il menù? l) Minestra; brodo con funghi (proprio quelli che noi non mangiamo) e un uovo di piccione. 2) Pane e burro. 3) Prosciutto e pollo freddo. Acciuga con salsa di pomodoro e fegato, non so di qual bestia. 4) Branchie e trachea di pesce. 5) Cavoli in foglie con purea di rape. 6) Pesce e cipolle. 7) Tè freddo e sfoglia di riso. 8) Fagiano. 9) Piselli e gamberi. 10) Pasta di riso con zucchero. 11) Germogli di bambù. 12) Dessert, cioccolato, dolci e frutta – vino nero e bianco, tè. Direte: c’è da crepare! Sì pensate che tutto questo messo insieme non forma un piatto colmo di minestra (e voi ne mangiate anche tre o quattro!) e poi ditemi se non è meglio una bella polenta con gli uccelli e un buon bicchiere di barbera.

Mah! il mondo bisogna pigliarlo come è e far buon viso a cattivo gioco e magari se uno ha fame, tornare a casa a mangiare per conto proprio.

Al tè mi fecero suonare! Ne feci di tutti i colori, suonai roba nostra, l’Ave Maria di Gounod (il figlio di Lo-pa-hong era tenero per quella!), la marcia del Tannhauser… credo che loro interessasse la musica come a me i loro intingoli… Erano ammirati a vedere che le mani si muovevano sui tasti… Diamine! dovevo tenerle ferme? Suonai poi coi tasti coperti e la sonata famosa dei tagliatelli!!!… Mi sarebbe piaciuto poter essere nella testa di quei bravi signori, che vollero beversi ancora una tazza di te (né più né meno che un infuso di tiglio)… per onorare l’ospite! A quante cose bisogna abituarsi! Ma la Provvidenza mi attendeva al varco. Il Sig. Lo-pa-hong mi tira in disparte, mi dà un pezzetto di carta scritta in cinese e mi dice: “Questo è per la sua fondazione in Giappone”. Non vi dico la generosa somma, perché non mi credereste. Deo gratias! Dite tutti un Pater Noster per lui a Don Bosco!

Ho dovuto in questo frattempo girare per Shanghai, specialmente la parte cinese, dove è la nostra casa. La concessione internazionale e francese sono città europee.14 La parte cinese è un formicolio umano di lavoro e attività in cui vicino alla ricchezza, al benessere vi è la massima povertà, sporcizia, abiezione umana; accanto a sontuosi palazzi, a negozi forniti di ogni ben di Dio, catapecchie di stuoie ove famiglie numerose vivono nella lordura vera e propria. Si preparano alla festa del Capodanno (14 Febbraio) con scorpacciate di ogni genere, specialmente di pollame, carne di maiale (si vedono veri mucchi) e verdura.

Quanti milioni di anime abbandonate! Oh, vedeste la moltitudine di giovani e fanciulli a Shanghai!… Gli oratori e le istituzioni giovanili sono pochissimo conosciute. In due o forse tre milioni di abitanti appena 15.000 cattolici. Pregate, pregate, pregate.

Ed eccovi le conclusioni che mi sembra vi possano far del bene e che sono risultato di questo viaggio che volge al termine. Sforzatevi per chi vuol viaggiare salesianamente e lavorare nelle missioni:


  1. Di abituarvi ora che siete giovani a tutto: buona bocca per ogni sorta di cibi, comunque confezionati, da qualsiasi cucina (tedesca, italiana, cinese ecc.); se no sono dolori;

  2. Di studiare bene le lingue principali, se no sono dolori, sono dolori, sono dolori;

  3. Di abituarvi a qualsiasi letto, meglio duro, se no sono dolori, sono dolori, sono dolori;

  4. Di stare bene uniti con Dio, se no non si ha la forza di sopportare le sofferenze e le umiliazioni che derivano dalla mancanza delle abitudini precedenti;

  5. Di studiare, studiare, studiare bene ogni materia. Per l’Estremo Oriente specialmente scienze, disegno e arti in genere e lingue straniere… sono le materie più quotate e necessarie.

  6. Di diventare più virtuosi e santi che sia possibile, perché al resto in qualche modo si può supplire, ma questa ottima condizione è essenziale. Purtroppo che chi vi scrive sente la mancanza di troppe di queste cose e confida nelle vostre preghiere, sicuro che queste suppliranno alle sue deficienze.


Coraggio fratelli miei. Quando riceverete questa, sarò in sede; sentirò allora l’efficace aiuto delle vostre preghiere. Dio vi benedica e mi ottenga di poter corrispondere degnamente al bene che mi avete fatto e che mi fate.

Tutto vostro affezionatissimo fratello

don Vincenzo Cimatti



P.S. - Oggi primo venerdì del mese ho pontificato nella nostra cappella. Messa degli Angeli cantata dai medesimi assai bene. Il S. Cuore ci faccia suoi e ci infiammi del suo amore!


138 /Giardini Mario / 1926-2-5 /


a S.E. Mons. Mario Giardini, Delegato Apostolico15


.

[Shanghai], 5 febbraio 1926

Eccellenza Reverendissima,


Le preannuncio il prossimo arrivo al nostro Kyushu. Sabato 6 c.m. sul Fulda partiamo da Shanghai, sbarcheremo a Moji per proseguire tutti per Miyazaki secondo le istruzioni avute dal nostro Ispettore Don Canazei.

Appresa un po’ la lingua e fattaci una chiara idea della situazione, dividerei il personale nelle residenze.

Sarà non solo gradita una sua visita, ma necessaria, e Don Canazei la prega vivamente di combinare in modo che questa possa effettuarsi con lui.

I Salesiani di Don Bosco si accingono volenterosi al lavoro e confidano assai nei consigli, nelle preghiere dell’E.V. e a mezzo mio implorano la sua benedizione.

Preghi in modo speciale e benedica chi ha l’onore di professarsi dell’E.V. Ill.ma


Devotissimo

don Vincenzo Cimatti, missionario salesiano





139 /Rinaldi Filippo / 1926-2-19 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 19 febbraio 192616

Amatissimo Sig. Don Rinaldi, Padre mio dolcissimo,


Te Deum Laudamus! Deo gratias! è il grido che con cuore commosso ho lanciato a Gesù nell’arrivare definitivamente al luogo delle nostre speranze, dei nostri lavori, dei nostri sacrifici. Siamo finalmente a Miyazaki. Ho un mondo di cose da dirLe: mi sforzerò di essere completo e procedere con ordine.


Notizie di cronaca.


6. - Febbraio. Saluto ai confratelli di Shanghai e ci rimettiamo in via.

7. - Ultimo giorno intero di viaggio. Tutti ancora impressionati dei bei giorni passati, ci diamo attorno per fare gli ultimi preparativi per lo sbarco. Il nostro bravo Dr. Senroku ci fa scrivere le domande e risposte più necessarie e con squisita bontà vuol sbarcare a Moji invece che a Kobe, per guidarci almeno fino alla stazione.

8. - Alle ore 8 siamo nel grande porto di Moji. Una nebbia folta ci impedisce di vedere il magnifico panorama che a tratti si vede delineato e rischiarato dal sole. È uno splendore, che scomparsa la nebbia si manifesta all’occhio estatico, più facile a idearsi che a esprimersi. Isole coperte di fitte foreste sovrastate lontano da catene e cime montagnose su cui biancheggia la neve, smagliante ai raggi del sole: ai nostri piedi nell’ampio golfo, ecco delinearsi la industriale città di Moji, nelle centinaia dei suoi camini, nella pittoresca magnificenza delle sue case addossate lungo il pendio dei monti.

Deo gratias! Nippon Banzai! (Evviva il Giappone!).

Un pensiero molesto veniva a turbarmi: “Ed ora come farò? Specialmente se nessuno viene a trovarci e ad aiutarci? Creda Sig. Don Rinaldi, mai come in questo viaggio, mi sono buttato con semplicità infantile nelle braccia della Provvidenza, ed essa ha fatto per aiutarmi miracoli tali che domando tuttora a me stesso: “Mah! non è troppo? Non mi tratta troppo coi dolci il Signore? Sia come a te piace, o Gesù!”. Il momento di timori mi viene subito addolcito da una bella faccia barbuta sorridente, che ci ha visti e che dal largo del mare ci saluta e salito rapido dalla scaletta di bordo è tra le nostre braccia. È l’ottimo P. Martin, delle Missioni Estere di Parigi che per ordine del Vescovo di Nagasaki ci viene ad accogliere e ci facilita in modo meraviglioso le operazioni di sbarco. Ne abbiamo avuto fino a mezzogiorno a bordo del Fulda. A questi cari giapponesi non sfugge nulla. Visita minuta di tutto il personale di servizio, dei passeggeri, dei passaporti. Dopo un boccone mangiato in fretta e furia, scarico dei bagagli. Alla dogana, nel vedere le visite minuziose che facevano ai passeggeri, pensavamo ai nostri 40 bauli e alle 20 valigie. Si accontentarono di vedere una valigia ciascuno, e nel vedere la nostra schiettezza e allegria nell’esporre al sole i nostri stracci, si convinsero che non avevamo nulla da nascondere. Osservarono un baule apertosi nel trasporto, e finito, contenti ci recammo alla Missione.

È la prima casa giapponese di cui possiamo varcare la soglia e bisogna incominciare ad adattarsi alle abitudini e costumi locali. Sulla soglia fu un grande affare slacciarsi le scarpe all’europea, tra le risa del Padre e la meraviglia dei servi, e mettere le pianelle. Siamo davanti a un grazioso altarino e intono il Te Deum di ringraziamento e bacio con trasporto la terra benedetta della nostra nuova dimora. Poi recita del breviario, amena conversazione, cena al ristorante della stazione per essere pronti per il treno delle 23,30 che deve trasportarci a Nagasaki. La cena fu alla giapponese quanto al vitto, all’europea nel modo, buona (tanto più che il P. Martin ebbe cura di portare pane in abbondanza), servita con squisita garbatezza e proprietà, caratteristica del Giappone.

Non mancò il “Sake”, vino di riso, servito tiepido. Lo trovai ottimo e… spiritoso.

Siccome tutti i nostri bagagli non potevano arrivare a Miyazaki subito, preferii condurre tutti a Nagasaki, sicuro di far piacere a Monsignore. Salutati alla stazione da un altro ottimo missionario di Kokura e dal suo coadiutore giapponese che erano pure venuti a salutarci, eccoci in treno alla volta di Nagasaki. Le carrozze di terza classe sono abbastanza comode, un po’ piccole per noi europei, ben riscaldate (perché fa frescolino) e assai frequentate. Questi bravi giapponesi trovano in generale più comodo togliersi i loro zoccoli e sedersi alla giapponese sul sedile; mangiano e gettano i residui sul pavimento e tre o quattro volte passa l’incaricato per la pulizia; si soffiano il naso con fazzoletti di carta e dormono beatamente.

I treni, anche espressi, impiegano un tempo relativamente lungo per le molteplici fermate e per le continue accidentalità dei luoghi.

Salvo Don Tanguy, indisposto, gli altri dormono saporitamente. Risvegliati sull’albeggiare curiosamente osserviamo lo svariato panorama. È il Paese degli incanti questo del sol levante (e pensi che siamo in inverno): è una fantasmagoria di colline e monti verdeggianti, che determinano minuscole tranquille vallette in cui alle volte discende un torrentello, un fiume. Tutti i punti non rivestiti di boschi di pini, di camelie, di pruni selvatici che incominciano a fiorire, sono con cura minuziosa coltivati a piccoli ripiani ben ordinati anche esteticamente. Le piccole pianure sono coltivate a riso o ad altre coltivazioni (grano, orzo, verdura, legumi, in abbondanza); ordine, pulizia, proprietà che appaga l’occhio.

Qua e là, disseminate in mezzo al verde, casette isolate o raggruppate, e nei punti più belli in mezzo al folto del verde il tempio, e sotto un grande albero, le tombe.

Le case coloniche tutte in legno ad un unico piano, col tetto di paglia; quelle dei benestanti a due piani con tetto di tegole speciali; rari (salvo per qualche industria) gli edifici in muratura. E il treno sbuffando sale le erte di questi monti vulcanici coronati di boschi e frastagliati di punte per ridiscendere nelle amene vallette e correre lungo le spiagge da cui si gode uno splendido, nuovo, fantastico panorama.

Isole, isolotti, scogli determinano piccoli mari aperti, golfi, bracci di mare sulle cui rive si ripete l’alternarsi dei paeselli, delle città irradiate dai raggi del sole, che proprio in quel momento sorgeva. Oh, di quali meravigliose bellezze ti ha voluto adornare il Signore, o terra santificata dalle fatiche apostoliche di San Francesco Saverio e di tanti missionari, o terra benedetta dal sangue di tanti martiri!


9 Febbraio. Alle 8,30 siamo a Nagasaki accolti festosamente dal P. Thiry, Procuratore delle Missioni Estere e dopo poco siamo alla Cattedrale ospiti di S. E. Mons. Combaz, che dopo Messa, ci accoglie affabilmente, mi dà un paterno abbraccio e ci manifesta tutta la sua gioia, nell’averci in suo aiuto.

Ossequiatolo a nome suo e dei Superiori, dopo i rituali giuramenti di uso (cerimonie cinesi e modernismo), ci concede tutte le facoltà che sono in suo potere (quelle solite a darsi da Propaganda ai missionari) e vuole che ci fermiamo con lui finché i bagagli non siano a Miyazaki. Nel frattempo ci fa occupare il tempo, visitando gli insigni monumenti della cristianità di Nagasaki (le rimetto a parte alcuni dati storici sul cristianesimo in Giappone) mettendo a nostra disposizione la ricca biblioteca della missione e specialmente un dottissimo missionario, il Padre Raguet, per dirozzarci nel difficile compito dell’apprendimento del giapponese. Passammo così utilmente il nostro tempo istruendoci, osservando, imparando assai fino al 15 Febbraio, giorno desiderato della partenza.

Furono fatte le seguenti visite:


  1. Ai consoli per la regolarizzazione dei passaporti.

  2. Ai PP. Marianisti che hanno un fiorente liceo frequentato da un 700 allievi, di cui una cinquantina cristiani, con belle scuole in muratura, belle collezioni, essendo le scuole riconosciute dal Governo. Fuori Nagasaki hanno pure la scuola apostolica (loro casa di formazione) con una sessantina di allievi, con vasti terreni da cui ricavano assai per vivere, unitamente ad industrie casalinghe in cui sono abilissimi.

  3. Al colle dei Martiri, ove furono martirizzati i 26 Martiri giapponesi. Alla Chiesa di Urakami, sobborgo di Nagasaki ove è il folto della cristianità, ove sono i discendenti degli antichi cristiani. In quei giorni 600 madri cristiane stavano facendo un po’ di ritiro.

  4. Al Seminario con una quarantina di allievi, edificio splendido, in posizione tranquilla e bella.

  5. All’Orphelinat tenuto da suore giapponesi. Alle suore francesi che vi hanno un buon esternato e noviziato. È insomma una fiorita di opere cattoliche attivate dai missionari e che ci fanno vedere che il terreno pur difficile a lavorarsi produsse e produce buoni frutti – si possono avere vocazioni – è un popolo desiderosissimo d’istruirsi, aperto, vivace. E i fanciulli, i giovani? O, Signor Don Rinaldi! Numerosi, numerosi, allegri, atti ad ogni genere di sport (vanno pazzi per il tennis) e di giochi. Vedesse i piccoli cristiani di Nagasaki con quanta pietà pregano, con quanta voglia servono all’altare, come cantano benino, guidati in ciò dall’esempio dei genitori, che li educano anche in famiglia senza troppi riguardi, con una certa qual rigidità paterna, specialmente dal lavoro attivissimo dei missionari che per attendere a questa fiorente cristianità (oltre 60.000, la maggioranza di tutti i cattolici del Giappone, circa 80.000 su circa 55-60 milioni di abitanti) pochi di numero, molti venerandi e deboli per età e forze, debbono moltiplicarsi con zelo veramente ammirabile.

  6. I monumenti più importanti: il gran tempio shintoista (religione ufficiale) e buddista. Oh, se tanti nostri cattolici avessero il raccoglimento, il rispetto per il decoro dei luoghi sacri, la venerazione che hanno per i loro templi e per le loro divinità questi poveri pagani. Il giorno 11 era festa nazionale (data di fondazione dell’Impero) solennizzata coi soliti sbandieramenti, sfilate e gite scolastiche.

Ogni loro atto, come il chiamare col timpano la divinità ad ascoltare la preghiera; l’atto di adorazione, la limosina fatta all’entrata del tempio; il contegno raccolto che tengono nella recita delle loro preghiere, ecc. riveste un carattere tale di serietà, che a parte l’inutilità della cosa e l’errore, edifica.


Giunge finalmente l’annuncio dell’arrivo dei nostri bagagli e ci prepariamo a lasciare il dolce nido per avviarci alla realtà della vita nella nuova nostra missione. Monsignore in particolare ed in pubblico dà gli ultimi ricordi, e fortificati dai suoi incoraggiamenti e dalla paterna sua benedizione, partiamo.

Il Signore comincia a provarci. Guaschino indisposto da qualche giorno con mal di gola e febbre. Prego Monsignore di accudirmelo, e lascio Margiaria per assisterlo.


15 Febbraio. Alle 13,30 partenza, accompagnati alla stazione dal P. Thiry e da uno dei professori del Seminario. Il giorno prima il Rettore del Seminario, P. Leon Cracy ebbe un pensiero delicatissimo. Volle regalarci alcuni libri, che insieme ad altri procurati a Nagasaki faciliteranno lo studio della lingua; una bella carta del Kyushu, ed anche un libro che appartenne al suo predecessore Mons. F. Bonne, ora defunto, nel 1912 Arcivescovo di Tokyo, ma cooperatore salesiano fin dal 17 Aprile 1888 fatto dal M.R. Sig. Don Rua (come risulta dal diploma conservato nel Seminario ed il cui Bollettino giunge ancora a Nagasaki all’indirizzo del defunto). E concludeva l’ottimo Padre: “Avete avuto un valido cooperatore da tanto tempo!”, e soggiunse: “Ed ora continuerà ad esserlo in Paradiso, e Voi tutti, ottimi Padri, lo sarete per i poveri figli di Don Bosco”.

Panorami incantevoli si succedono continuamente. Alle sei siamo a Kurume ospiti del missionario apostolico P. Raoult e riposiamo fino all’una dopo mezzanotte per ripigliare il treno. Fu necessaria questa fermata per giungere a Miyazaki di giorno.

All’una sveglio la truppa e mentre stiamo per partire il caro Don Liviabella è sorpreso dal suo male. Nuovo contrattempo. Prego il Padre che lo faccia partire col treno seguente e vado col piccolo gruppo. Dobbiamo cambiare treno, ma il giapponese è il tipo di gentiluomo, e anche con poche parole comprende e si fa in quattro per servirvi. La stessa gentilezza l’usano i controllori in treno, i tranvieri nei carrozzoni. Si spalanca l’uscio ed il controllore con un bell’inchino vi prega di presentare i biglietti ché egli ha l’onore di verificare. Sul tram vi dice: “Il tram si è fermato alla tal stazione, ho l’onore di avvertirvi che chi ha bagagli non li dimentichi”.

Incontrate un cristiano. Lo si distingue tra mille. Non ha paura di farsi vicino e lasciarvi il passo, e mettendo le mani alle ginocchia, farvi un grazioso inchino, se non ha il cappello, oppure cavarsi il cappello e inchinarsi, e tutto ciò con naturalezza, sorridendo.

In mezzo ai pagani è anche questa una bella professione di fede. I fanciulli sono più arditi; si piantano davanti a voi e con un bell’inchino vi salutano. I saluti per via sono a base di ripetuti inchini, accompagnati da sospiri come di chi assorbe qualche cosa di buono. I più sballottati sono i piccini, portati dentro il kimono sulla schiena dalle madri, che vengono così a subire dei bombardamenti fortissimi, ma di cui pare non si risentano guari.


17 Febbraio. Arriviamo verso le 11 a Miyazaki. È ad attenderci il simpatico P. Bonnecaze e qualche cristiano. A circa 100 metri dalla stazione un gruppo di fanciulli cristiani avvisati da una brava maestra cristiana che li istruisce nel catechismo e che vuole subito conoscerci, ci gridano dalla strada “Banzai, banzai!” (Viva, viva) ed i primi ad inchinarsi all’uscita dalla stazione sono due frugoli che sorridendo si inchinano. Oh! Don Bosco volle che i suoi primi figli del Giappone incontrassero come primo saluto le porzioni elette del cuore suo e del cuore di Gesù.

Saliamo in “Kuruma”, la piccola carrozzella orientale, e la processione sfila: in capo Don Cavoli, in coda il sottoscritto, fra gli sguardi curiosi della popolazione preavvisata dal giornale, fra l’attenzione vigile della polizia che domanda ad un cristiano già indettato le nostre generalità.

Giunsi come trasognato davanti alla missione. È magnifica, tutta alla giapponese. Dio ci ha fatto per questo cadere dal Paradiso. Gliene manderò ad altra volta descrizione dettagliata. Sull’uscio della chiesa ricanto il Te Deum coi compagni e consacriamo noi stessi a Maria che in Giappone è onorata col titolo “Nostra Signora del Giappone, Regina Martyrum, Auxilium Christianorum”. La Madonna di Don Bosco vuol essere onorata in Giappone anche con questo titolo. Deo gratias! Ci troviamo doppiamente in patria nostra! A sera il Padre aveva radunato i cristiani (un centinaio): diedi benedizione solenne, e dopo gli uomini vollero vederci. Dissi per interprete quanto in quel momento il Signore mi ispirava e ci separammo come amici di vecchia conoscenza, coi rituali inchini. È il primo giorno del mese di S. Giuseppe e siamo in una casa e in una Chiesa consacrati a Lui. Che vuole di più?


18 Febbraio. È il giorno delle Ceneri. Faccio la funzione e l’imposizione delle Ceneri ai cristiani accorsi. È un insieme eletto e prosperoso che forma le migliori speranze per l’avvenire. La vita di lotta in cui si trova il cristiano tra i pagani lo rende tenace, fiero, sto per dire, rigido nell’esecuzione dei suoi doveri, quasi a sè, specialmente qui a Miyazaki, in cui la comunità cristiana formata prevalentemente da agricoltori è portata all’allontanamento del mondo cittadino e dalla istruzione che non ama troppo; e questo capita specialmente per i vecchi cristiani, discendenti dagli antichi dei tempi di S. Francesco Saverio. Certo si trovano in gravi difficoltà: sono poveri, timidi, data la loro condizione di vita; il rispetto umano c’è anche qui; la dottrina cattolica paragonata nella pratica a quella protestante e pagana che permettono tutto; la religione ufficiale indispensabile (sto per dire) a chi vuol vivere benino materialmente e far carriera, ed altri motivi, che non pratico dei luoghi non posso ancora bene afferrare. Ad ogni modo da un rapido sguardo si possono auspicare i più bei frutti per l’avvenire.

Ora manca a tutti il massimo strumento materiale d’azione, la lingua. Mi pare siano a proposito per noi quanto scriveva il Saverio nelle sue lettere: “In mezzo a questo popolo noi non siamo che statue mute. Essi parlano di noi; discutono di noi e noi siamo senza parola… A questa età noi ritorniamo bambini, apprendendo gli elementi della lingua, e piaccia a Dio che noi abbiamo il candore e la semplicità dei bambini”.

Ci siamo allogati per dormire e studiare nelle quattro camere del piano superiore; un po’ stretti, ma meglio così che peggio. Al piano terreno il refettorio e il resto riservato al Padre Missionario.

Lunedì 22, a Dio piacendo, si incomincia orario serrato, di cui Le parlerò nella prossima. Mentre pranziamo il Direttore del giornale “Hyuga” viene per intervistarci; ci piglia la fotografia e ho creduto opportuno subito far sapere chi siamo e che cosa vogliamo. È comparso oggi l’articolo, colla fotografia dei presenti (invio a parte colla traduzione che se non rende in pieno il pensiero, è così difficile l’orientamento della testa giapponese…): è la prima manifestazione dei salesiani di Don Bosco in Giappone. Nel pomeriggio con Don Tanguy andai ad ossequiare il Prefetto, il Sindaco, il Capo della Polizia. Ci accolsero con vivi segni di rispetto e si dichiararono disposti ad aiutarci mettendosi a nostra disposizione. Il Prefetto ci offerse il té (senza zucchero, uso giapponese) e anche qui come dalle altre Autorità inchini, complimenti senza fine. Mi pare che la nostra visita sia stata graditissima e che ci sarà vantaggiosa. A sera arriva finalmente Liviabella abbastanza ristabilito.


19 Febbraio. Liviabella ha male ad un occhio; credo prudente farlo vedere dal dottore. Siamo in piena etichetta giapponese. Scalzatura delle scarpe, s’inforcano le pianelle – incontrate persone che si sprofondano in inchini – visita al malato – senza pianelle si entra in camera. Presentazione della signora del dottore – saluti (bisogna inginocchiarsi, mettere le mani a terra come quando si cammina a quattro gambe e fare tre inchini profondi – all’invito dell’ospite ci si siede su una stoietta imbottita, sulle calcagna) – amena conversazione di cui su 100 parole se ne capiscono tre o quattro – grandi sorrisi – congedi – fino all’uscio si è seguiti dai padroni che si divertono un mondo a vedere gli Europei che fanno ginnastica ad infilarsi le scarpe. Mi si ammala anche Don Cavoli (forte febbre reumatica?). Giungono Don Margiaria e Guaschino e finalmente ci siamo tutti. A sera Via Crucis cui assistono con vera divozione una cinquantina di cristiani, vari dei quali quotidianamente ascoltano Messa e si accostano alla S. Comunione.


20 Febbraio. La febbre di Don Cavoli non diminuisce. Prego il Dottore a venire; pare non ci sia nulla di chiaro; imbarazzo di stomaco… ma, vedremo.

C’è in giro molto tifo.


Mi pare di aver finito. Ed ora al lavoro per noi e per i giovani perché vogliamo incominciare subito. Vicino a noi c’è un campo. L’ho già adocchiato. Il bravo dottore (un pagano) starà attento se è in vendita (come pare): non ha difficoltà a tenerci al corrente… Ma c’è tempo! E di me che dire?

Animo calmissimo – le solite mie difficoltà per star raccolto – salute ottima.

Mi aiuti a santificarmi nel lavoro e nella pietà e nello spirito di sacrificio.

Buon S. Giuseppe con vive preghiere per me e per la nostra missione. Tutti ci hanno parlato e ci parlano:


  1. dell’enorme difficoltà della lingua,

  2. della più enorme difficoltà dell’apostolato.


Monsignore mi ha parlato altresì della difficoltà di ambientamento. Anche con sacrificio credo opportuno (secondo anche le intese prese coll’Ispettore) di largheggiare nel vitto e di usare un po’ di vino per non rendere troppo brusco il passaggio di regime. Vedremo tutto alla pratica: credo che per un sei mesi non c’è da pensare a formare altre comunità…

Mi benedica e mi ottenga da S. Giuseppe umiltà, spirito di raccoglimento, lavoro e che possa in me e negli altri amati miei confratelli conservare Gesù. L’abbraccio di cuore unitamente a tutti gli amati Superiori.

Suo povero figliolo

don Vincenzo Cimatti



140 /Vallunga Maria / 1926-2-27 /


a Maria Vallunga, sua seconda cugina


.

14 Miyazaki, 27 febbraio 1926

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Carissima Marietta,


Buona Pasqua a voi e a tutta la famiglia, a Mariangela e famiglia, a Tognotti e a quei di Marzeno. Procurate tutti da buoni cristiani di fare il vostro dovere e pregate per me.

Vedeste come coltivano bene i campi questi giapponesi! Il Giappone è bello, pulito, gentile. Se volete venire c’è posto anche per voi.

Mi raccomando per quando vengo, tenete pronto salame, pollo e vino. Qui riso, tè e verdura, ma coi soldi si trova tutto.

Pregate per me affinché possa presto imparare questa lingua e fare un po’ di bene. Con vivo affetto vi ricordo tutti.

Vostro

don Vincenzo Cimatti


141 /Rinaldi Filippo / 1926-3-3 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



[3 marzo 1926]

Mio amatissimo Padre,


Ho finito i rendiconti che dopo l’esercizio di buona morte i confratelli hanno fatto: ed ora a Lei, mio buon Padre il mio rendiconto mensile.


  1. Sanità: ottima sotto ogni aspetto. Non sento finora nessuna difficoltà per l’acclimatizzazione. Mi pare che l’essermi da lungo tempo abituato a tutto, mi facilita la salute in qualsiasi clima.

  2. Studio e lavoro: apprendimento del giapponese, corrispondenza coi Superiori e quando capita, a chi scrive. Finora – tutto ieri – non si è ricevuto nessuna posta da nessuno dall’estero, salvo la circolare sull’istituzione delle zelatrici. Per comodità degli scriventi ho fatto stampare indirizzi che accludo.

  3. Ho tempo per tutto e mi pare mettervi tutta la diligenza. Sono tornato in noviziato sotto tutti gli aspetti o nella fanciullezza, se così meglio le piace.

  4. Nessuna difficoltà nel compiere le pratiche, tutte, colla comunità. Tolto lo studio, per ora, non c’è che accudire l’anima. Deo gratias! Lavoro per togliere le distrazioni nelle pratiche di pietà.

  5. Frequenza regolare ai Sacramenti.

  6. Mi sforzo di osservare bene tutte le sante nostre regole. Nessuna difficoltà in tale osservanza.

  7. Mi pare di amare tutti fraternamente.

  8. Per ora in casa tutto bene. [Segue relazione dettagliata che si omette.]


Per i confratelli… Don Cavoli: bene per la parte spirituale. È stato il più tartassato in salute durante il viaggio e ora nel periodo di acclimatizzazione. Solo ora so che è stato assai ammalato in guerra (reumi con complicazioni al cuore e alla testa). Certo è un po’ nevrastenico e qualche scatto ha dato motivo a piccoli screzi e dispiaceri con gli altri. Gli farò fare un po’ di cura ricostituente (me l’ha domandata). Prego i Superiori si informino prima, perché qua sono dolori per le cure: fortuna che ora vi sono mesi di relativo riposo…

Stando così le cose per la salute in questo primo periodo di acclimatizzazione, seguendo i consigli di Monsignore e dell’Ispettore ho adottato ad experimentum il seguente modus vivendi:

Cibo: li ho dispensati dalla Quaresima (digiuno). Colazione: caffè e latte e per chi desidera un uovo. Pranzo, come in Italia – ore 16 per chi sente il bisogno un po’ di tè (un frustulo di pane o un arancio et similia). Cena, come in Italia. I nostri ottimi coadiutori cucinano cibi giapponesi (riso, pesce, verdura) all’europea, avvicinandoci pian piano ai costumi del paese. Ho fatto un po’ di provvista di vino (non ancora giunto): un quarto per pasto. Si può aver latte, e chi lo desidera, può berlo in luogo del vino. Uova in abbondanza (ora): un bravo cristiano fa il pane. Non posso ancora dirle i prezzi correnti; certo in questo periodo di assestamento c’è qualche spesa di più, ma spero presto che anche queste si andranno sistemando e quando l’orticello sarà in piena efficienza la verdura.

Ho già dato impulso ai conigli, che già allevava il padre missionario. E, pronto il pollaio, anche questo sarà una piccola risorsa. Vedrò per le api. Quindi per ora non urge nulla per il materiale.

Non abituati alle stuoie, ho fatto fare un po’ di materassini, ed ora i confratelli stanno per questo benino. Ho provvisto un po’ di piatti, bottiglie, ecc., pagate le spese di viaggio: trasporto bagagli, libri, ecc. e attualmente oltre il fondo cassa che spero mi servirà per tutto Marzo, ho in deposito a Nagasaki un 6.000 Yen. Nel prossimo mese sarò in grado di determinare la spesa media e così essere più esatto nel darle notizie. Ma non mi preoccupo di nulla, perché c’è il Cassiere di Lassù che penserà.

Miyazaki è centro agricolo, cittadina di un 40 mila abitanti, che va sempre più estendendosi. Sta al Giappone, come le parti meridionali d’Italia e la Sardegna stanno al Piemonte. Gli impiegati e funzionari di prima nomina iniziano a Miyazaki. Per l’alimentazione quindi siamo a posto (mare e campagna): coi soldi si trova tutto, e credo che tutto sommato, il costo della vita sarà approssimativamente come nei nostri centri popolosi. Se ci si potesse subito adattare ai loro soli cibi, sarebbe di meno.

Il luogo è tranquillo, adatto per casa di formazione – le passeggiate non fanno difetto per ogni genere e continua varietà – i cristiani sono quasi tutti contadini e favoriscono la missione. Le nostre relazioni col P. Bonnecaze sono ottime: è malandato in salute, lo tiro su col nutrimento e coll’allegria. Per il suo nutrimento pensiamo noi (così d’accordo coll’ispettore). In casa, per ora vi è il nostro professore (un cristiano) che ha messo per condizione di tenerlo in casa (come prima) e Yen 15 al mese. Vi è poi la donna di servizio e un suo figlio: per costoro pensa il Padre.

In complesso: condizione per ora economica buona. Edificante l’impegno dei confratelli che vivono della vita della comunità salesiana e che meritano tutti gli elogi possibili.

Preghi per me, affinché dovendo guidare gli altri non perda me stesso.

Buona e santa Pasqua a Lei e agli altri singoli Superiori.

Devotissimo figlio:

don Vincenzo Cimatti, salesiano



P.S. - Oggi ho incominciato coi bimbi a preparare la Messa per S. Giuseppe. Belle vocine! Speriamo bene. Ho fatto le due conferenzine mensili:


  1. Necessità dell’osservanza della Regola per noi missionari e iniziatori della missione. Non abbiamo difficoltà disciplinari cui attendere, attendiamo a santificarci e studiare.

  2. Importanza di fare bene l’esercizio di buona morte. Circolari di Don Bosco e Don Rua.



142 /Ricaldone Pietro / 1926-3-5 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani

15 Miyazaki, 5 marzo 1926

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Mio buon Don Ricaldone,


Dalla sede scrivo le varie notizie che dettagliamente ho scritto al Sig. Don Rinaldi, per tentare di assicurare la venuta delle notizie, privi come siamo a tutt’oggi di ogni notizia. Non ricordo con precisione il riassunto dell’ultima, ad ogni modo riassumo dall’arrivo:


        1. All’8 di Febbraio giungiamo a Moji. Il P. Martin, missionario, ci facilita lo sbarco e la dogana: si contentano di vedere una valigia ciascuno e la cassa di Margiaria apertasi nel trasporto. Viaggiando le casse alla piccola, condussi tutti a Nagasaki. Qui i treni anche diretti sono un po’ lumaca.

        2. Accoglienze sinceramente fraterne di Monsignore che ci imprigionò nella sua casa e non ci lasciò partire se non a riposo completo e all’assicurazione dell’arrivo delle casse. Così si poté capire il lavoro dei missionari nel centro del cristianesimo cattolico in Giappone. C’è da ammirare, da imparare e da benedire Dio. Monsignore qua e là faceva sentire il dolore di doversi ritirare dalle missioni, ma meglio di così non poteva trattarci… Mi si ammala Guaschino, gli lascio Margiaria e il 15 parto, per arrivare di giorno.

        3. Il 17 sono colla truppa a Miyazaki, accolto dal missionario e da alcuni cristiani. Il primo saluto (buon segno) l’abbiamo avuto prima di arrivare in stazione da un gruppo di fanciulli cristiani gridanti: “Banzai” (Viva!) e uscito fuori dalla stazione i primi che mi salutano sono due bei fanciulli cristiani che con un grazioso inchino danno il buon giorno e se ne vanno.

        4. Ci alloghiamo nella missione e ci stiamo abbastanza comodi.

        5. Tratto fuori il necessario dai bauli, per prima cosa ordiniamo un buon orario per le pratiche di pietà in comune e per lo studio.

        6. Vado a visitare le Autorità (Prefetto, sindaco, capo della polizia, dottore). Gradiscono l’omaggio e si mettono a disposizione nostra.

        7. Il 22 iniziamo la scuola regolare mattino e sera. 17Mattino sillabario e sera conversazione. Non è difficile per la pronunzia, ma assai per la costruzione e scrittura. Ma… niente paura. Tutti sono animati di buona volontà (fanno miracoli i coadiutori e l’imparano prima di noi). Quando non viene la parola giapponese si dice una delle tante lingue che sappiamo, non escluso il piemontese, e tutti comprendono. Le altre lingue (almeno qui a Miyazaki) non sono necessarie: ma se vuole ascoltare autorità, ceto borghese e popolo ci vuole il giapponese. Nei licei studiano l’inglese. Credo che fra una diecina di anni anche la scrittura, per forza, si faciliterà.

        8. Invio a parte cartoline illustrate… Le carte che finora ho trovato sono tutte in caratteri giapponesi. Cercherò di rivolgermi a Tokyo, ma non ci devono essere grandi cose se non in giapponese: in caso tradurrò e invierò i dati necessari. Pensi però che la regione a noi affidata (o meglio che sarà affidata) sta a Tokyo, come la Calabria o la Sardegna alla parte settentrionale d’Italia.

Miyazaki ha 40.000 abitanti, ma va estendendosi assai. I funzionari cominciano la carriera qui, e sono zelanti, curiosi nei dettagli. Fummo già intervistati in tutti i sensi e vedremo in seguito, ma in complesso ci vogliono bene. Mi hanno fatto declinare tutti i titoli miei. Vedesse che inchini… se poi si sa qualche cosa di lingue… cascano dalla meraviglia. Centro agricolo con una scuola superiore di agricoltura che però non ho ancora visitato. Ma credo che (salvo l’esteriore… begli edifici, ecc.) grande fumo… e poco arrosto… Se devo arguirlo dalle scuole liceali approvate dei marianisti a Nagasaki, che ho visitato, non c’è da spaventarsi per la cultura. Valsalice, per materiale, ecc. ecc. ne vale…

Miyazaki è un buon centro agricolo; in tutto il Giappone dove c’è terreno è coltivato e con quel fine gusto armonico con cui il giapponese cesella tutto ciò che fa.

Grande uso di cessino con appestamenti d’aria… Risaie e relative zanzare. Ma non posso dar giudizi, dato il poco tempo. Credo che scuole professionali saranno gradite. Dicono che Oita è centro industriale: vedremo.

        1. La Ambasciata Italiana a Tokyo e il consolato a Kobe hanno risposto al mio povero saluto con lettere deferentissime ed anch’essi sono a nostra disposizione.

        2. Ho mandato la pianta della missione. Vi sarebbe la possibilità di avere (se tutto va bene) un appezzamento in vendita aderente alla missione, uguale quasi quanto alla missione (così a occhio) e pare sarebbe ceduto a ¥ 4.500. Ho fatto proposta al Sig. Don Rinaldi e a Don Canazei. Vedano sulla carta. Siamo in un centro tranquillo: qui ci sta bene una bella casa di formazione. La vita credo si possa calcolare economicamente come nei nostri grandi centri. Manderò dettagli.

Ho fatto mettere in efficienza l’orto, la conigliera e il pollaio – credo che per i tre, o anche fossero di più, di Miyazaki, ce n’è in relativa abbondanza. Si trova tutto in generale a Miyazaki (riso, pesce, frutta, carne, latte, uova e anche pane). Che vuol di più?

        1. Il nucleo cristiano sulla carta che invio sale oltre i 200 a Miyazaki; finora mi pare si possa valutare a poco più di un centinaio. Vedremo a Pasqua. I fanciulli sono come in Italia e mi cantano già benino. A S. Giuseppe e a Pasqua messa solenne e un po’ di proiezioni: sono nati per giocare, cantare e teatro, quindi il primo contatto è preso. Sono un po’ timidi, perché? Vedremo.

        2. Ciò che si possa fare in seguito, mi pare prematuro il dirlo. Certo se vuol pensare a mandare uno o due o tre elementi anche chierichetti per lo studio della lingua, Miyazaki è un luogo tranquillo, mi pare senza pericoli. Certo che colla lingua si può lavorare subito.

        3. Il nostro console mi aveva espresso il desiderio del Cav. Alessio, Comandante la R. Nave Libia, di averci a bordo e venire a farci una visita sia pur privata. Ho creduto bene rispondergli che eravamo in casa d’altri, non assestati, mi pare avrebbe suscitato ora troppa curiosità. Ho inviato un saluto e gentilmente il Capitano mi ha scritto una bella lettera. Noti che Miyazaki non è porto: in una mezz’ora ci si va. Vedere che bellezze di passeggiate!…

        4. Don Cavoli che giunto a Miyazaki mi cadde ammalato con forti febbri è guarito.


Conclusione: nel viaggio, nell’arrivo, nelle accoglienze, nei primi approcci tutto ci fa ammirare in forma inesplicabile, curiosa e caratteristica, la mano della Provvidenza che ci ha condotto qui, che ci vuole in Giappone, e che mi pare d’intravvedere ci prepara una grande messe.

C’è un formicaio di fanciulli abbandonati, parlo solo di Miyazaki; li ho veduti nei sobborghi… O mio Dio, o Mamma nostra, o Don Bosco, che presto si snodi la lingua ai vostri poveri salesianetti!

Certo finora Gesù ci ha trattati coi guanti!

Verranno le spine. Vengano! Ma il regno di Dio trionfi.

Mi pare di aver detto in breve tutto. Conosco poco il Giappone, ma sono convinto, che tolta la bella vernice sotto, c’è l’uomo colle sue passioni e colle sue buone qualità.

Ventate e più che ventate di democrazia vanno fortemente solcando questa terra che ormai si svecchia in molte cose: si studia il sistema metrico, l’inglese; negli uffici si veste all’europea, gli scolari delle scuole tutti vestono all’europea.

Si farà grande strada in bene? Ci aiuti il Signore. Potrebbe trovare qualcuno che mi procuri belle illustrazioni colorate pel catechismo o storia sacra?…

Sto raccogliendo canzoncine deliziose regionali e altre fatte dal sottoscritto…

Ed ora un forte abbraccio. Buona Pasqua a tutti. I confratelli fanno benone. Mi benedica. Oh, ricordi alla processione di Maria A. che vogliamo esserci anche noi!!!


don Vincenzo Cimatti



143 /Ghetti Giorgio / 1926-3-5 /


a Giorgio Ghetti, Dottore di Faenza, amico e benefattore



5 marzo 1926

Illustrissimo Sig. Dottore e gentilissima Signora,18


Dal lontano Giappone gradiscano gli auguri da chi serba perenne riconoscenza per il bene ricevuto. Il Giappone non lascia mancare il lavoro.

Per ora bisogna impossessarsi della lingua. Preghino per me e per questa incipiente missione.

Finora bene in tutto. Auguri al Sig. Conte, ai figlioli: assicuro preghiere per tutti.

16 Devotissimo

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17 don Vincenzo Cimatti

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144 / Caviglia Alberto / 1926-3-5 /


a Don Alberto Caviglia, salesiano e studioso di Don Bosco



[Miyazaki], 5 marzo 1926


Caris.mo don Caviglia,


In una cassetta che invio a don Tonelli (spero arriverà) metto anche i pronomi19 per Lei. È autentico perché colto dalle mie mani (ho avuto cura di lavarmele bene). Spero servirà: se no dica pure che il Giappone non ha tè buono.

Per me è detestabile, perché lo offrono senza zucchero. Ho ricominciato a gustarlo da Lo-Pa-hon in una cena che ci ha offerto alla cinese, e dopo le 12 portate (un boccone per una) ci fu il tè. Non potevo rifiutarlo. Mi fanno suonare e, in segno di ammirazione, mi obbligano, nonostante le mie proteste, a trangugiarne una seconda porzione. A Miyazaki (città calma, pulita) vado a far visita al Prefetto. Nell’attesa in anticamera arriva il tè. Speravo fosse finita. Sissignori, il Prefetto ne fa offrire una seconda volta. Per abituarmi, alle 16, lo piglio senza zucchero, con molte boccacce, ma deve andar giù.

Caro don Caviglia, lo dica pure a don Pagella, a don Sisto che non avrei mai creduto a quello che leggeva sui libri alla timidezza di politesse nel discorrere, nel tratto, nelle visite in famiglia, di questi piccoli uomini. È una faccenda seria. Il frasario… non lo scrivo perché in Italia suona male, ma nelle visite è il seguente (storico, nella prima visita fatta al dottore): sull’uscio bisogna togliersi le scarpe (infelice chi come me le ha coi legaccioli!); all’entrata, la serva con un bell’inchino vi presenta le pianelle ed entrate. Ho fatto visitare l’ammalato che conducevo, e fu colmo di cortesia, il dottore volle introdurmi nel suo appartamento a presentarmi la signora. Mentre egli va alla ricerca della medesima, sulla soglia della sala bisogna togliersi le pianelle ed entrare (attenti alle calze pulite!) senza niente. La serva coi soliti inchini mette un cuscinetto quadrato di un 50 cm e attendete. Entra il Dottore, bisogna inginocchiarsi e, mettendo le mani a terra, poggiando sulle dita si fanno tre inchini e incomincia il frasario:


- Buon giorno, dice lui, inchinando.

- Buon giorno — risponde l’ospite, inchinando.

- Bel tempo (o brutto tempo), dice lui — inchinando.

- Bellissimo tempo (oppure, peccato!), risponde il visitatore, inchinando.

- Come va? dice lui, inchinando.

- Peuh, peuh! oppure, benissimo, risponde il sottoscritto, inchinando.

- Favorisca sedere, dice lui. E allora il visitatore (bellamente) si siede sul quadretto di 50 cm; e la posizione ufficiale è inginocchiarsi e accoccolarsi sulle calcagne divaricate, con un mal da forca che non ti so dire. Si parla. Sul più bello entra la signora Metà e… da capo. Oh mondo, mondo!

Finito, l’ospite vi accompagna. Nuovo infilamento di pianelle; all’uscio infilamento di scarpe tra il bonario sorriso del dottore che gode un mondo a vedere le scarpe europee e il da fare per aggiustarle e metterle in ordine.


Basta, basta. Al ritorno ce ne diremo delle cose! Il Giappone è bello in tutti i sensi. Fisicamente in questa stagione è meraviglioso colle sue camelie, prugni, albicocchi e ciliegie fioriti. Vedremo in seguito. Clima: piemontese, finora. Pulizia (sui generis), ordine in tutto. Non sfugge nulla a questi esseri, interviste, dettagli… Bene. I fanciulli vengono. Spero a S. Giuseppe e a Pasqua di farli cantare e, mi pare, finora con voci buonine. Sono matti dei giochi, della musica, del teatro. Tutto il mondo fanciullesco è uguale.

Vedremo! Certo che finora la Provvidenza va ordinando le cose in modo che si possono concepire le più belle speranze.

Ora bisogna vincere le difficoltà della lingua… speriamo.

Preghi e faccia pregare. Più tardi Le scriverò per un lavoruccio.

Saluti a tutti… e niente freddure.

Un abbraccio con tutta l’anima.

Devotissimo

don Vincenzo Cimatti


145 /Giordano Antonio / 1926-3-… /


al chierico Antonio Giordano, ex-allievo di Valsalice



[inizio marzo 1926]

Mio buon Giordano,


Vedrai retro pel mese di Aprile e Maggio, se arriverà in tempo, perché se la mia arriva come la vostra posta, stai fresco.

Quid dicam! Il Giappone è bello fisicamente (freddo, piove, caldo come in Italia), ma è verde, fiorito, coltivatissimo: pulito, gentile, complimentoso nei suoi abitatori. Il più gran da farsi è mettersi e togliersi le scarpe; in casa non si possono portare (pianelle e in chiesa neppur quelle). Di’ a mamma tua che mi faccia un paio di pantofole di panno nero. Passerò presto a prenderle!

E tu? Bene? Quando vai tu alle orazioni di sera io dico la Messa e ti ricordo. Animo, lavora e se vuoi sacrificarti, lavorare e farti santo vieni che ce n’è anche per te. Buona Pasqua a te e agli amici tutti. Un bacio:


Tuo

don Vincenzo Cimatti


Aprile. 20Gesù risorge! E noi? Sempre gli stessi? Dice un proverbio giapponese: “Se il dolore è fonte di piacere; il piacere è fonte di dolore”. Applicate. Gesù sofferente risorge; noi godenti nel fare i nostri capricci, che guadagnamo?

Al lavoro dunque per risorgere con Gesù per avere parte della sua gloria. Pregate per me ed armatevi di pietà, di sacrificio e di santo entusiasmo per salvare l’anima vostra.

Maggio. Oh, come parlarvi degnamente della Mamma nostra? Essa è la Maestra, la Guida, l’Ispiratrice delle opere di Don Bosco. Amatela e fatela amare da tutti in tutte le forme e circostanze. De Maria numquam satis. Non sapete che ci guadagnamo noi? Pregate per questa terra santificata dal sangue di tanti martiri e che invoca Maria, Signora del Giappone, così: “Regina Martyrum – Auxilium Christianorum”.

Oh, Ausiliatrice, Mamma nostra dolcissima, prega per noi. Allegri sempre e siate miei cooperatori colle vostre preghiere.

Vostro

don Vincenzo Cimatti


146 /Marchisio Domenica / 1926-3-5 /


a Domenica Marchisio, madre dell’ex-allievo Marchisio Carlo



5 marzo 1926

Illustrissima Signora,


Dalla sede definitiva ove mi trovo, rievocando le belle ore passate a Busca e la sua fiorita carità Le prego da Dio per le Ss. Feste di Pasqua ogni bene, a Lei, alla sua famiglia e specialmente al bravo Carlo.

Spero che Lei starà bene. Il Giappone è bello – c’è da lavorare.

Preghi che presto si snodi la lingua e possa fare un po’ di bene.

Sto ottimamente.

Il Signore la rimeriti di tutto e se ha occasione di vedere Carlo o se può spedirgli questa gli dica che ricordo sempre lui, Chiesa e la cara casa di Benevagenna.

Gli dica si faccia sempre più bravo e santo, lavorando con calma e buona volontà. Dica a Chiesa che sia sempre del Signore.

Suo

don Vincenzo Cimatti, salesiano


147 /Giardini Mario / 1926-3-18 /


a S.E. Mons. Mario Giardini, Delegato Apostolico



Miazaki, 18 marzo 1926


Eccellenza Reverendissima,


Dopo un mese da che i figli di Don Bosco si trovano a Miyazaki, come Le avevo preannunciato, mi sento in dovere di dare all’E.V. un breve ragguaglio.

E prima di tutto permetta che nella bella ricorrenza della festa di S. Giuseppe, Patrono della Chiesa e anche della nostra Pia Società, a Lei che ci richiama e rappresenta il Vicario di N. S. Gesù Cristo, a nome anche dei miei confratelli esprima i più profondi sensi di filiale e incondizionato attaccamento alla nostra S. Madre Chiesa e ai suoi insegnamenti.

In questi giorni pregheremo assai anche per l’E. V., ed il richiamo ci viene fatto anche dal trovarci noi in questa bella e comoda residenza dedicata a S. Giuseppe.

Come d’intesa coi Superiori e col nostro Ispettore, Don Canazei, che spera di accompagnare l’E. V. a farci una visita, quando saprà la sua venuta, ho fermato a Miyazaki tutti i confratelli, destinati anche alle altre residenze. Attendiamo con ardore allo studio della lingua: non so però prevedere quando ci si snoderà per potere efficacemente lavorare nel campo che ci sarà affidato. La buona volontà è in tutti, sostenuta dalla salute discreta per tutti.

Abbiamo trovato assai assai più di quello che pensavamo, e per ora si cammina sulle rose. Ogni giorno do un po’ di musica ai bimbi, per preparare qualche cosa per S. Giuseppe, la cui novena fu celebrata anche dai fedeli che potevano intervenire. Ci aiuti il Signore ed affretti il momento in cui con piena attività potremo lavorare. Ci aiuti col consiglio e colla preghiera l’E. V., certo noi non 1a dimentichiamo.

Non potrebbe l’E. V. (non sapendo per ora a chi rivolgermi) indicarmi di qualche bell’opera che trattasse dello sviluppo delle Missioni in Giappone (memorie, studi, dati statistici)?. Ho cercato pure dappertutto dove passai, qualche guida illustrativa del Giappone: non riesco a trovarla (se ve ne fosse specialmente del Kyushu – ho già la grande carta).

Così pure non siamo riusciti a trovare (salvo che in caratteri che per ora è pane duro per i nostri denti) il vocabolario ad es. francese (in lettere romane) o inglese-giapponese (romaji): già abbiamo il giapponese-inglese e francese. Se senza suo disturbo può far darci schiarimenti al riguardo è certo una fiorita carità.

Il Signore ci aiuti e l’E. V. ci benedica con tutta l’anima.

Feci a Miyazaki le visite alle autorità che mi accolsero colla squisita cortesia giapponese, dicendosi pronte ad aiutarmi. Così pure ho regolato la nostra posizione col R. Console Cav. Guasco di Kobe. Col più profondo ossequio, a nome di tutti. Dell’E. V. Ill.ma e Rev.ma


Devotissimo

Don Vincenzo Cimatti

Salesiano di Don Bosco


148 /Rinaldi Filippo / 1926-3-19 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 19 marzo 1926

Mio buon Papà,


S. Giuseppe! Sono oggi in una commozione d’animo, dolcissima nella sua sofferenza, che non mi so spiegare, che mi fa lacrimare specialmente davanti a Gesù e che devo far di tutto per non lasciar trapelare ai confratelli. Mah! che sarà? Le scrivo perciò, pur non essendo il giorno fissato.

Proverrà forse dal pensiero della povertà in cui forzatamente mi trovo di non poter solennizzare la festa di S. Giuseppe come si converrebbe? Ho fatto quanto potevo, ma pur accondiscendendo il buon Padre alle nostre proposte, oh! con quanta diversità di vedute!… 21Ad ogni modo, un po’ di novena si è fatta, e i cristiani sono venuti e abbiamo recitato il Rosario in giapponese con loro e cantato il “Te Joseph” ed ho fatto la prima invocazione giapponese in musica: “S. Giuseppe pregate per noi” e la cantano e la gustano. Deo gratias!

Domenica, Messa solenne e canterà anche il popolo e anche i miei piccoli amici, che incominciano (pur potendo dir loro poco) a non avere più paura.

Oh! Gesù, la Mamma nostra e il loro patrono S. Giuseppe ascoltino le loro vocine, e ottengano quanto domando per loro e per la nostra Missione. Darò anche a tutti un’immagine di S. Giuseppe.

È un po’ di scaramuccia di avanguardia, pel fuoco di fila che sto preparando con mitragliatrici e cannoni pel mese di Maggio in cui Maria Ausiliatrice deve far conoscenza intima con queste care anime e iniziare (anche se non ufficialmente) il loro ingresso salesiano in Giappone.

S. Giuseppe! Penso al nostro caro Don Vespignani cui avrei voluto fare i miei poveri auguri e dei confratelli, ma non so dove pescarlo! Prego Lei a farlo partecipe dei nostri desideri ed assicurarlo che l’abbiamo ricordato.

S. Giuseppe! Patrono della Chiesa! Il Papa!

S. Giuseppe! i nostri coadiutori, i nostri cari artigiani!

S. Giuseppe! Uno dei patroni nostri! Tanto amato da S. Francesco di Sales che nel breviario teneva la sola immagine sua; che a Lui dedicò il Teotimo!

S. Giuseppe, anniversario della mia prima Messa.

S. Giuseppe, patrono di Miyazaki (Oita = S. Francesco Saverio) e Nakatsu.

Forse è l’onda di tutti questi pensieri, e nel vedere che in Giappone non è festa di precetto (così dice il Padre, non so perché) e similmente non lo sono né la Circoncisione, né il Corpus Domini, né l’Immacolata, né S. Pietro e Paolo (così dice il Padre…) che mi produce questo dolcissimo pianto. Ma se tutto ciò è vero (ne dico una grossa!), che cioè non si fanno tutte queste feste, mi spiego anche perché il Giappone non si converta.

Notizie?!


  1. Si continua lo studio indefesso della lingua e mi pare, ringraziando Dio, con buon risultato. È una lingua difficile certo sotto tanti aspetti, tanto più che non ha nessun raffronto colle nostre europee ed ha una forma tutta speciale di costruzione. Senta la giaculatoria che già recitiamo a Maria A. “Christo shinja no tasuke naru Sei Maria warera no tame ni inori tamae!”. Lego a rovescio la traduzione e capirà qualche cosa; e così è tutta la costruzione: occorre quindi ricostruire tutto un modo di pensare nuovo; pian piano speriamo di arrivare alla meta.

  2. Don Piacenza mi cade ammalato: deve aver preso un’insolazione. Forti febbri. Oggi, S. Giuseppe, è sfebbrato. Deo gratias!

  3. Le unisco alcune fotografie: altre invio al Sig. Don Ricaldone. Abbia la bontà di dargliele. Invio a spizzico, e mando un po’ all’uno e all’altro nella speranza di arrivo. Invio anche una copia a Don Tonelli, sapendo quanto lui può lavorare per le missioni; invio pur a Lui, quando capita, la parte scientifica. Sempre al Sig. Don Ricaldone, sunto delle notizie che invio a Lei dettagliatamente e quando capita, dati statistici, ecc.

  4. Clima finora come a Torino: qualche giorno siamo ancora a zero. Tempo molto incostante: da +18 sbalzi a 0 – pioggia finora frequente, vento.

  5. Funzionano e con frutto pollaio e conigliera. Ho dovuto fare qualche spesa iniziale che presto rientrerà. A titolo di prova ho fatto mettere uova nella calce. Ci troviamo un po’ a disagio col vino – ma si beve acqua. Per ora, per chi vuole, c’è latte, e intanto arriva il vino. A fin di mese, spero, dare un resoconto economico, tanto per orientarsi.

  6. A tutt’oggi, niente posta. Sono giunti solo stampati, catalogo, atti del Capitolo N. 33, non il Bollettino Salesiano. Speriamo presto arrivi tutto.

  7. Tutti gli altri confratelli benone. Prego ogni giorno per Lei, per i Superiori, per tutti, sicuro di essere contraccambiato: me ne dà l’assicurazione la vera pace spirituale in cui mi trovo, forse mai provata così forte in vita mia. Tutti i confratelli fanno altrettanto e mi pare davvero si comportino da religiosi. Deo gratias!


L’abbraccia con tutta l’anima il suo figliolo lontano, che le vuole un bene immenso nel Signore, e che Lei sa essere sempre il suo aff.mo figlio:

don Vincenzo Cimatti



149 /Ricaldone Pietro / 1926-3-19 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



19 marzo 1926

Mio buon Don Pietro Ricaldone,


È S. Giuseppe! Ed ho l’ispirazione di scriverle, e siccome questa è cosa buona, così, l’ascolto.


              1. Invio fotografie. Siccome non so che fine faccia la nostra posta (se arrivi cioè o no), mando sempre a Valsalice a Don Tonelli, cui quando capita, invio campioni di storia naturale, e in parte al Sig. Don Rinaldi, così spero qualche cosa arrivi.

              2. Qui per ora nulla di nuovo. Tutto bene. Deo adjuvante [N.B. Mette un rigo con musica…]. Sentisse che furore questa prima minuscola giaculatoria “S. Giuseppe, pregate per noi!”. La canti anche Lei. Nella prossima le manderò alcune graziose canzoncine giapponesi! Aspetti che capisca bene questa dolcissima… issssima fra le lingue (in Italia non si potrà parlarla… per carità!) e poi vedrà che musiche.


Ho già cominciato… “Che bel buchin…”22 per ora facendo fare: “la, la la… (e pensi che i giapponesi non hanno l’elle, e non c’è [la sillaba] Ti)…23 più, più…”. (Nelle loro canzoni hanno pion, pion…, ma piacque il più, più).

Tutto questo per dirle che la stoffa mi pare ci sia in queste piccole anime, future speranze, furbi come non so chi, belli come angioletti anche quando sono sporchi e col naso da soffiare come sempre.

Cominciano ad ascoltarci… Oh, lingua, lingua! snodati presto, presto…

I confratelli tutti bene, allegri e davvero buoni. Don Piacenza indisposto; oggi S. Giuseppe è senza febbre.

Preghi preghi preghi per noi.

Con vero affetto l’abbraccio nel Signore.

Suo sempre

don Vincenzo Cimatti


150 /Rinaldi Filippo-BS / 1926-3-… /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



[inizio Marzo 1926]


La religione di Gesù in Giappone24


Il Giappone, il paese delle meraviglie, il paese del Sol Levante, viene delineandosi nelle sue schiere di isole agili e svelte, nei suoi scogli traforati come un ricamo disposto a guisa di una elegante frangia lungo il massiccio e vasto continente asiatico.

È la regione classica dei terremoti e dei vulcani, essendo una zona di dislocazione tormentatissima, che ha dato luogo a pieghe che si drizzano ad altezze di quasi 4000 metri (Monte Fuji), cui corrispondono bacini di mare sprofondati (oltre 8000 metri).

La frangia centrale più ampia e più ricca delle altre, è il Giappone propriamente detto. Qualsiasi geografia dà i dettagli geografici e le curiosità locali di cui dirò più tardi, quando sarò più pratico del paese e dei costumi.

Ad una prima impressione per quel poco che ho veduto nel Kyushu non trovo esagerato per nulla quanto leggevo non so più su quale libro italiano: “Il viaggiatore da qualunque parte si volga e in tutte le stagioni, vede colline verdeggianti, pendii pittoreschi, villaggi annidati fra gli alberi che scendono fino al mare. L’occhio è attratto dalla varietà del terreno, dalla vegetazione sobria e potente, da una successione di piani pittoreschi, che fanno di ciascun angolo un piccolo quadro separato e come posto a soddisfare il desiderio dello spettatore”.

La stessa armonia che si rivela nella natura fisica si riscontra nelle maniere gentili degli abitatori, nella proprietà degli edifici pubblici e delle case private, delle vie, dei veicoli, nell’etichetta minuziosa, nel fine gusto artistico, con cui ornano quanto loro appartiene.

Il Giapponese è un popolo fornito di intelligenza e idealità pronte e aperte, attivo e abile, di gusto fine, cortese, che sa abilmente nascondere ogni passione dell’anima dietro il costante sorriso del volto e nel contegno dignitoso, e in mezzo alle bellezze naturali cresce con vivo senso della natura.

Patriota entusiasta ed ardente, ardito di mente e di cuore, coraggioso, non vede avanti di sé di bello, di buono, di grande che il suo paese e 1a prosperità dell’impero, a cui dona intelligenza, tutta l’attività di cui è capace, tutta la vita.

Nella mesta nenia del suo canto nazionale è improntato l’amor patrio che anima questi caratteristici abitatori: “Del Divo Imperatore – mille anni il regno duri ed ottomila anni ancora, – finché una pietra si converta in roccia – dove si abbarbichi il più folto muschio”.


Shintoismo, buddismo e confucianismo25


E per la religione? La religione ufficiale è il Shintoismo, ereditata dagli antichi attraverso a numerose leggende e che il Giappone non abbandonerà tanto facilmente senza perdere qualche cosa della sua nazionalità e anche delle sue qualità naturali, che gli hanno permesso in così poco tempo, davanti al mondo stupefatto, di elevarsi all’alto grado di gloria e di prosperità che occupa attualmente tra le grandi nazioni.

I dati essenziali del Shintoismo sono alla base del pubblico insegnamento in ogni grado di scuole. E tale insegnamento è prolungato fuori della scuola col libro, col giornale e colla rivista, con conferenze, nelle molteplici associazioni fra giovani e adulti, stabilite in ogni centro importante.

Il Shintoismo si può brevemente riassumere così: – È la maniera specifica giapponese, ereditata dagli antichi, di onorare la memoria degli imperatori, padri della patria; quella degli uomini grandi e degli eroi militari che lavorarono in forme svariatissime per arricchire il patrimonio nazionale e a cui dalla venerazione del popolo e della patria riconoscente furono eretti i templi come monumenti commemorativi.

Tramandando ad altre relazioni per ciò che concerne l’origine dell’Impero giapponese e che è legato alle leggende fondamentali che sono alla base del Shintoismo, per ora è sufficiente dire che accanto a questa concezione religiosa sorge nel VI° secolo il Buddismo, che si presenta subito come una religione di sapienti e che fece subito presa sugli animi giapponesi desiderosi di sapere, e che attirati dai chiari e pratici precetti morali del buddismo e moralismo cinese, dallo splendore del culto, dalle aspirazioni indefinite verso uno stato di vita superiore, trovavano nei nuovi insegnamenti una maggior soddisfazione, un vero alimento spirituale. Fortunatamente il buddismo, restringendosi sostanzialmente ai precetti morali della vita pratica, non era in contraddizione con le credenze e pratiche religiose del Shintoismo; religione, filosofia e morale si muovevano in piani paralleli, che pur a volte toccandosi, non si urtavano; poté così espandersi, come lo è tuttora, assai liberamente.

A fianco di queste sorse pure il Confucianismo: ta1e teoria filosofica estranea a ciò che non è vita presente, non riguarda che al buon ordine sociale, al benessere del popolo, nella pace e nel perfetto governo del sovrano e dei suoi aiutanti, nell’esatto adempimento del dovere.

Ed è così che nel Giappone, anche attualmente, hanno valore queste differenti manifestazioni religiose, non vere religioni, che vivono in una specie di eclettismo, da cui ognuno sceglie quello che gli torna conto, e che in definitiva si conclude coll’indifferentismo, mentre il popolo meno istruito si abbandona alla vera idolatria, sia pure in buona fede, alla più supina superstizione.

Le idee democratiche e socialiste si fanno larga strada anche in Giappone: spirito scientifico e critico, fondamento dell’istruzione moderna in Giappone, va lentamente gettando il dubbio e a togliere valore alle credenze religiose antiche. Per utilitarismo, per rispetto umano, per sentimento continueranno molti a prestar fede ufficiale alle credenze shintoistiche: ma anche l’anima giapponese va aprendosi inevitabilmente a nuovi orizzonti: è nell’ordine delle cose, come si fa da taluni, di incolpare il Cristianesimo di togliere il valore alle credenze tradizionali e di essere nemico dell’anima giapponese.

II guazzabuglio d’idee religiose che lega questo popolo, non può impedire certo che nuovi orizzonti si vengano delineando desunti e dalla ragione e dall’esperienza politica e dalla storia. E siccome i mezzi semplicemente umani e naturali non sono sufficienti a garantire e a spiegare ad un paese e all’individuo la sua esistenza ed il suo pieno sviluppo, ma occorre ricorrere a mezzi soprannaturali, ecco che entra in giuoco l’insegnamento di N. S. Gesù Cristo: in Lui solo la salute.


I primi albori evangelici


Come si è venuto svolgendo e si svolge il Cattolicismo in Giappone?

Nel 1542 vi approdano per la prima volta i mercanti portoghesi, ed è così aperta la via anche ai primi missionari. Il grande Apostolo del Giappone, San Francesco Saverio nel 1549, nel giorno dell’Assunzione di Maria entra a Kagoshima nel Kyushu, proprio nell’isola, ove iniziano i loro lavori i figli di Don Bosco.

Colle pubbliche predicazioni, colle discussioni coi bonzi, coi grandi miracoli, fra lotte di ogni genere e sacrifici inauditi, lavorando per i Giapponesi che chiamava “delizia della sua anima”, nei 1551, in 27 mesi di lavoro ha rigenerato migliaia d’infedeli, guadagnato il cuore di molti principi, confuso l’orgoglio dei bonzi, piantato lo stendardo di Gesù Cristo in mezzo ad un popolo numeroso, suscitato legioni di missionari.

Le città di Hirado, Omura, Nagasaki vedono il fervore dei neofiti, l’austerità dei penitenti, la purezza di vergini come nei primi tempi della Chiesa. Il Cattolicismo si propaga rapidamente in tutto il Giappone fino nella Corte. Nel 1585 si contano a 200.000 i Cattolici, con 250 chiese, e rimane famosa nella storia della Chiesa l’ambasciata che l’Imperatore del Giappone invia al Papa Gregorio XIII.

Mentre così meravigliosamente viene dilatandosi il regno di Cristo in questa terra benedetta un brusco e violento arresto viene a colpire la magnifica fioritura di tante anime elette. L’imperatore Hideyoshi (Taiko Sama, 1587-1597) persuaso dalle istigazioni dei bonzi che i missionari fossero spie, strumenti di conquista a servizio delle potenze europee, emanò il decreto di esilio dei preti cattolici europei. Fortunatamente la persecuzione per i primi dieci anni fu senza spargimento di sangue.

Poi per false informazioni di mercanti spagnoli, i sospetti si riaccendono, la persecuzione si accentua, si richiedono le liste dei cattolici giapponesi che nel fervore delle loro anime “preparano abiti magnifici pel giorno del loro trionfo, per essere ben vestiti quando li metteranno in croce”; e culmina col martirio dei 26 martiri giapponesi (5 febbraio 1597) sulle colline di Nagasaki.


La persecuzione


Dal 1598 al 1613 è il periodo di pace, caratterizzato dal magnifico sviluppo della Chiesa Cattolica in Giappone, che nel 1605 col fervido apostolato dei Gesuiti, Francescani, Domenicani e Agostiniani, conta un milione e ottocento mila cattolici con numerose chiese, ospedali, scuole, associazioni varie. È la messe che biondeggia e che è pronta per la raccolta.

Dietro le istigazioni dei protestanti di Olanda e d’Inghilterra che pieni di odio religioso volevano soppiantare anche nel commercio i mercanti di Portogallo e Spagna, ne1 1613 scoppia furiosa la persecuzione, quale forse non fu mai nelle storie e che ha molti punti di contatto, se non le supera, con le persecuzioni romane.

Si inizia sui signori della Corte imperiale: si prosegue nel 1614 col bando assoluto dei missionari, colla distruzione delle Chiese e coll’obbligo dell’apostasia sotto pena di morte per tutti i cattolici giapponesi.

I successori di Taiko-sama rinnovano gli editti e le persecuzioni che giungono al colmo nel 1623 con Yemitsu, in cui diventa generale. Tutti i mezzi vengono posti in opera per far apostatare quei campioni della fede di Gesù, e dovevano certo suonare terribili ai Giapponesi di quei tempi le superbe e blasfeme parole del Decreto:

Finché il sole scalderà la terra, che nessun Cristiano osi entrare in Giappone! Che tutti lo sappiano; anche se fosse il re di Spagna in persona, o il Dio dei Cristiani, o Budda stesso, chi violerà questo editto lo pagherà colla testa”.

Nel 1640 il Giappone è chiuso a tutti gli stranieri e con grande esattezza e severità l’ordine è mantenuto. Fino a11844 in tutte le forme i missionari cattolici tentano di entrarvi, e forma certo questo periodo una delle pagine più gloriose ed interessanti dell’apostolato cattolico; inutili i tentativi fatti dai Gesuiti e Domenicani che muoiono fra atroci supplizi.26

Ma le nazioni europee dal ‘41, ‘42, ‘44 con vari trattati vengono forzando l’ingresso e dietro loro entrano pure i missionari e primi i Padri delle Missioni Estere di Parigi. Oh, come risuonano dolci le parole di uno di questi santi apostoli, che tanto bene meritarono della civiltà e della religione in queste contrade, approdando al Kyushu:

Salute, o terra, un giorno privilegiata, che fosti la prima a ricevere la buona novella e che fu percorsa dai piedi del glorioso S. Francesco Saverio… Salute, o terra sacra, bagnata dai sudori di tanti uomini apostolici e dal sangue di tanti martiri… In mezzo a queste isole innumerevoli, tu fosti la culla e per lungo tempo il focolaio della Chiesa in Giappone…”.

Passano molti anni fra trattative, proposte, trattati definitivi, e dopo una sosta di vari anni pel trattato del 1858 si apre definitivamente il Giappone ai missionari, che in mezzo a difficoltà d’ogni genere ripigliano il loro apostolato; i cristiani possono esercitare il culto e non essere offesi con atti ingiuriosi alla religione che professano (come era soprattutto col “E-fumi” = calpestare la croce). Essi vengono stabilendo centri d’azione nei porti aperti (Nagasaki? Yedo, Kanagawa, Hakodate, ecc.).


Noi abbiamo lo stesso cuore di Roma!”.


E quale fu la sorte dei Cattolici Giapponesi durante le persecuzioni? Innumerevoli si consacrarono col martirio a Dio; altri apostatarono; altri riuscirono a nascondersi e con una specie di organizzazione, per più di 200 anni, senza preti, con pericolo continuo della vita, per l’infuriare della persecuzione, senza libri, si tramandarono di padre in figlio gli insegnamenti della Chiesa Cattolica, appresi dagli antichi missionari, il modo di battezzare, di seppellire i morti, le preghiere principali, la devozione al Crocifisso, alla S. Vergine, ecc.

Il lavoro dei missionari fu inizialmente di verificare se fossero rimasti gli antichi germi, impiantati così fortemente dagli ardenti apostoli, andare alla ricerca dei discendenti degli antichi cristiani e mettersi così in relazione cogli altri.

Toccava in sorte a Mons. Petitjean la consolazione di far questa preziosa scoperta. Si era costrutta a Nagasaki la bella Chiesa cattedrale e fra la folla di cristiani e di curiosi che si susseguono durante le feste per visitarla, il 17 marzo 1863, alle ore 12,30 un gruppo di quindici persone, proveniente da Urakami entra, e, vedendo il missionario, vedendo la statua della Madonna, protestano di aver anch’essi il medesimo cuore, venerano la Vergine, al cui altare avviene la commovente scena, e in questo primo e susseguenti colloqui col Missionario, spiegano la loro fede, le verità della dottrina cristiana, le feste da loro celebrate, gli oggetti e immagini religiose del culto, le loro funzioni, la loro organizzazione. “È il gran capo di Roma che ci invia!” – dice il missionario. “Noi abbiamo il vostro medesimo cuore, lo stesso cuore di Roma” – rispondono. E poi ansiosi gli domandano: “Non avete figli?”. “Oh, no!” – risponde il missionario. “Noi amiamo le vostre anime; non abbiamo figli; siamo consacrati irrevocabilmente corpo e anima al Signore”. “Essi sono Vergini – gridano i cristiani – sono i padri delle nostre anime!…”. Il riconoscimento è completo, fondato sopra le basi che i cristiani discendenti dagli antichi martiri, pongono come inconcusse: “Il primato della Chiesa di Roma, il celibato gemma del sacerdozio cattolico, il culto alla Vergine”.


Regina martyrum! Auxilium Christianorum!


Da quel giorno si moltiplicano le visite dei cristiani; ricominciano gli intimidamenti, le esose sorveglianze da parte dell’autorità; i cristiani si radunano di notte a Nagasaki e in altri luoghi nascosti, nelle isole, nei boschi, e si rinnovano i primi tempi dei cristiani nelle Catacombe.

I cristiani si riconoscono numerosi; forti contro le angherie e i soprusi delle autorità, che davanti al numero e alla fermezza di questi campioni della fede, lasciano fare. I missionari, intanto, in vista delle lotte future, lavorano a fortificare i cristiani, che liberamente e apertamente esercitano il loro culto e il 2 giugno 1867 erigono davanti alla chiesa dove avvenne il loro riconoscimento, un bel monumento alla Vergine Immacolata, su cui è scritto: “Nostra Signora del Giappone, pregate per noi – In memoria del 17 marzo 1863”. E ai due lati: “Regina dei Martiri! Aiuto dei Cristiani!”.

Dalla bella scalinata della Cattedrale si vede in basso la vasta distesa del porto di Nagasaki chiuso per tanti anni alle navi straniere; a destra la città cui sovrasta la montagna ove consumarono il loro sacrificio i primi martiri giapponesi e in lontananza la valle feconda di fede, di cristianità, di Urakami.

Intanto il governo giapponese tenta colle minacce, in forme subdole, di ottenere un’apostasia generale dei cristiani di Urakami, prendendo pretesto dalla non voluta sudditanza dei cristiani per i funerali e in occasione della restaurazione del “Mikado” (1868-69) si ripiglia la persecuzione con esecuzioni di morti, di esilio per molti cristiani, finché nel 1870-73 tutti i cristiani di Urakami vengono deportati e dispersi per il Giappone.

Ma ad ogni apertura di nuovi porti, entrano nuovi missionari; le conversioni aumentano, e il decreto del 14 marzo 1873 permette il ritorno agli esiliati; quindi dal 1875 all’85 instaura il regime di tolleranza, che permette anche a ordini religiosi femminili di gettare le prime fondamenta della loro opera.

I missionari curano la formazione del clero indigeno che dimostra molta pietà e gusto per lo studio; si sforzano di accudire le necessità spirituali e morali dei poveri cristiani così duramente provati e di convertire i pagani.

Si fanno conferenze, prediche, si erigono scuole, chiese, istituti, diffondendo ovunque la devozione alla Passione di Gesù Cristo, del S. Rosario, e la frequenza alla S. Eucaristia.

Dal 1883 al 1895, con la legge 11 Febbraio 1890 viene proclamata la libertà religiosa di diritto e di fatto, ed il Giappone viene avviandosi alla fede cattolica.

Nostra Signora del Giappone, Regina dei Martiri, Aiuto dei Cristiani, che non si è mai cessato d’invocare fra queste montagne del Kyushu, compia il miracolo di richiamare alla fede questo popolo che coi suoi martiri, coi suoi missionari tanto ha benemeritato della Chiesa, ed aiuti in modo speciale i figli di Don Bosco, che sempre l’invocano come specialissima protettrice e tenerissima Madre.


Sac. Vincenzo Cimatti

17.1

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17.1.1 Missionario Salesiano

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151 /Rinaldi Filippo / 1926-3-20 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 20 marzo 1926

M. R. Sig. Don Rinaldi ed amat.mo Padre,


Apprendiamo da un foglio di Macao che ci invia l’Ispettore la morte del nostro Venerato Cardinale.27 Fiat voluntas Dei. Fu un fulmine a ciel sereno. Ne avevamo parlato tanto in questi giorni. Lei sa quanto fece per la nostra Missione. Ci uniamo al profondo dolore dei Superiori e dei confratelli e di gran cuore preghiamo per questo primo benefattore della nostra missione.

In attesa di ordini speciali faccio celebrare una s. Messa a tutti i sacerdoti con i soliti suffragi e in giorno libero canteremo una santa Messa.

Don Piacenza è ristabilito ed ora incomincia a rinforzarsi (sono le febbri di acclimatamento).

Preghi per noi: tutti gli altri benone.

Stamane ho assistito alla distribuzione dei diplomi nel liceo femminile: ero dietro al gran bonzo del maggior tempio di Miyazaki che era alla sinistra del Prefetto: dietro a me vi era il pastore protestante che a sera venne a farmi visita.

Preghi e mi benedica.

Suo sempre

don Vincenzo Cimatti


152 /Giardini Mario / 1926-3-31 /


a S.E. Mons. Mario Giardini, Delegato Apostolico



Miyazaki, 31 marzo 1926

Eccellenza Reverendissima,


I figli di Don Bosco raccolti a Miyazaki si fanno un dovere di presentare all’E.V. i più sentiti auguri per le buone feste di Pasqua con l’assicurazione di molte preghiere. Si degni l’E.V. di gradirli e di benedirci.

Cerchiamo di affrettare lo studio del Giapponese e renderci presto atti alla nostra missione. Affretti anche l’E.V. quel giorno colle sue preghiere.

È preannunciato fra noi l’arrivo del nostro Rev. Sig. Ispettore Don Canazei per questa sera 31 c.m.

Il Signore conceda ogni bene all’E.V. e mentre di cuore le porgiamo i nostri auguri, voglia l’E.V. benedirci di gran cuore.


Per tutti

Dell’E.V. Rev.ma

don Vincenzo Cimatti

salesiano di Don Bosco



153 /Ricaldone Pietro / 1926-4-2 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



18 Miyazaki, 2 aprile 1926

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Mio amatissimo Sig. Don Ricaldone,


All’esercizio di b. m. un riassunto di resoconto.


  1. Salute comune: buona per tutti.

  2. Buona volontà di lavoro e studio per tutti.

  3. Pratiche di pietà e osservanza religiosa: bene in tutti.


Difficoltà da vincere:


    1. Lingua: pensarci per tempo per i futuri…

    2. Ambiente: in estate molta libertà – o mutandine da bagno o l’ordinario vestito (pastranino non agganciato che con semplice fascia ai fianchi – correndo o quando uno a caldo… Per loro è naturalissimo, ma per noi…

    3. Attendo risposta a quesiti fatti al Delegato Apostolico. Età della scuola professionale – modalità legali. Quale tipo crede adatto o gradito.


Per me farei le seguenti considerazioni:


  1. In Giappone tutti leggono… e di tutto. La colluvie tedesco-francese è tutta tradotta. Stampa cattolica poco o nulla. Le letture cattoliche dovrebbero trionfare… e che io sappia gli ordini religiosi non hanno tipografia propria.

  2. Nel vestito tendono ad europeizzarsi (scuole, uffici pubblici, ecc.) quindi… Non è (pare) in fiore la statuaria in legno…

  3. Quali le modalità legali per la proprietà (gli stranieri non possono possedere – uno può prendere la cittadinanza e allora…). Le scuole private elementari non si possono avere. Le suore potrebbero avere l’asilo. Bisognerà pensare anche a questo. L’oratorio festivo può attecchire, anche quotidianamente nella forma del dopo-scuola.


Altre difficoltà: formare all’apostolato i cristiani, gelosissimi che si lavori per i pagani, quasi fosse diminuito capitis.

Locali e soldi: Gesù è ricco! C’è – come avrà rilevato dalla pianta inviata – un bell’appezzamento di terreno, pare un momento buono. Quid? Miyazaki è un centro tranquillo in continuo aumento. Forse le due province affidate passano già i due milioni. Ho fatto una corsa a Oita e a Nakatsu.


Oita: residenza piccola, centro industriale e di studio. Vi lavorano assai assai i protestanti. Il Padre Brenghier è di parere che difficilmente a Oita si possa fare qualche cosa nel campo professionale, perché vi sono già scuole di Stato del genere (non ho potuto capire quali – quando saremo sul posto si vedrà). Vi sono cristiani in piccolo numero, ho pure la convinzione che cercando si troveranno anche vecchi cristiani. Oita fu visitata da S. Francesco Saverio, e l’attuale direttore delle poste di Oita è discendente ancora dell’antica famiglia che lo ricevette.

Vi è vicino Beppu, luogo di salute – acque termali (invio qualche cosa che ho potuto trovarvi) vi starebbe bene una residenza, per i cristiani ci sarebbe da lavorare assai.

Oita fa un 50 mila abitanti; ha un minuscolo porto, difficilmente si aumenterà oltre.


Nakatsu ha 25 mila abitanti, non vi è assolutamente nulla del genere nostro, roccaforte buddista. La missione è bella, spaziosa quasi Miyazaki, e con pochi riattamenti può prestarsi ad avere un cortile, ecc. per iniziare. Pochi cristiani, anche qui bisognerà andare in giro alla cerca. Forse qui non essendovi ancora nulla, non sarà difficile trovare modo di… ma bisogna essere naturalmente sul posto. È certo il fatto che il momento attuale è buono: ciò che si fa per l’istruzione è ben visto e apprezzato, e c’è assai poco del genere, e dal poco che ho visto, alquanto superficiale.


Il giapponese è forte assimilatore, ma non… Non tutto si può dire; perché per quanto ricerca abbia fatto, non so come siano trattate le corrispondenze nostre; ma ad occhio e croce, non dobbiamo spaventarci della cultura giapponese.

Eccole alcune impressioni: più o meno chiaramente le ho esposte anche al Sig. Don Rinaldi: vedano se riescono a capire qualche cosa; debbo abituarmi a contrastare e contorcere talmente i pensieri, che davvero non so che figura farà il nostro italiano “gentil sonante e puro”!

Economicamente a tutto oggi per 11 persone (su per giù) si può valutare complessivamente a 600 ¥ (nel primo mese ci furono spese speciali di assestamento) non so quanto il padre paghi d’imposte. Questo mese poi ho dovuto dare ¥ 150 all’Ispettore per rimborso viaggio, se non era questo però la spesa non arrivava ai 500: forse la somma è più sui 500 che 600.

Clima buono, unisco bollettino mensile per avere un’idea degli avvenimenti.

Fisicamente immagini quanto di bello ha visto e poi lei si fa un’idea del Giappone in questo tempo: verde, fiori dovunque, più nei luoghi alpestri che nelle case – bimbi e fanciulli e donne vestite come farfalle, ecc.

Coltivazioni splendide (ora orzo in spiga, gelsi, legumi – campi di colza – ora preparativi per il riso). Basta.

Preghi! I confratelli attendono la promessa di avere ognuno il ricordo scritto che non poté dare negli ultimi momenti.

Maria nel suo mese illumini, chiarisca e concluda.

L’abbraccio nel Signore:

19 Suo

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20 don Vincenzo Cimatti

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154 /Rinaldi Filippo / 1926-4-8 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


21 Miyazaki, 8 aprile 1926

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Mio buon Padre,


Lei mi dice che le mie lettere che Le indirizzo sono intime e che quindi non servono per il Bollettino. Sarà difficile che mi abitui a fare diversamente: sono troppe le cose che ho bisogno di dirle e di cui è necessario che Lei sia informato. Farò così: metterò a parte notizie di cronaca. Quello che Lei crede pubblicabile, lo faccia pulire un po’ da qualcuno. Noti solo che non siano apprezzamenti in cattivo senso; siamo osservati dai giapponesi e forse più dai non giapponesi. Tre cose hanno perfettamente organizzate: polizia, istruzione, ferrovie e poste… e hanno tutto, anche all’estero.

Mio buon Papà, grazie della sua lettera, che ho subito letto a tutti, appena arrivato da Oita-Nakatsu dove l’Ispettore Don Canazei (che paternamente è venuto a passare Pasqua con noi) ha voluto mi recassi per i primi approcci. Torno stanco (o meglio, annoiato… Ferrovie eterne), ma contento. Eccole un rapido cenno.

II campo che sarà affidato – a Dio piacendo – ai poveri figli di Don Bosco è immenso. Le due province sono in continuo aumento di popolazione.

Miyazaki si gloria di essere il punto di origine della dinastia imperiale. A Oita vi sono le vestigia dei lavori di S. Francesco Saverio e spero che i Salesiani riusciranno nei loro giri apostolici a trovare vecchi cristiani. Nakatsu è un luogo dove non c’è istruzione di sorta: vi regna il buddismo.

Le residenze di Oita e Nakatsu sono discrete; più piccole di Miyazaki; per ora più che sufficienti per abitarvi. Per aprire istituti occorre comprare altrove. A Oita forse si può comprare dai vicini. A Nakatsu non è possibile, ma credo per opera iniziale, con quello che c’è, riattato, c’è modo di… A Nakatsu non vi sono istituzioni professionali, come a Oita in cui c’è di tutto e difficilmente noi potremo fare meglio. Sto studiando programmi e legislazione per riferire.

Quindi ad Oita per ora non saprei. A Nakatsu e a Miyazaki qualsiasi scuola professionale può andare bene. Una professione non conosciuta in queste parti è la statuaria. Il resto è noto e credo molto progredito. Dicono non sarebbe ben vista una scuola in cui si traesse profitto per sé.

Oita è città marina (piccolo porto) e mercantile, raccogliticcia, di persone che vengono da varie parti (45-50 mila abitanti); ambiente studentesco di ogni genere; i protestanti vi sono fortemente installati. Pochi cristiani in città, più in campagna, ma poca cosa: idem per Nakatsu. La residenza di Oita è tra varie case di mercanti, la più piccola. Il Padre consiglia un piccolo ampliamento, ma…

Nakatsu è isolato: ha alla destra la Polizia, a sinistra il Municipio, dietro la sotto-prefettura, davanti una scuola. È cittadina (25 mila abitanti) tranquilla a 2 ore e mezza da Oita, a otto o nove ore da Miyazaki. Tra Nakatsu e Oita vi è la famosa Beppu; riviera del Giappone, famosa per i suoi pozzi d’acqua calda minerale di ogni genere. Sta diventando città di primo ordine cui accorrono per cura gran parte dei giapponesi, anche cristiani. Vi andrebbe bene una residenza per l’assistenza dei cristiani del luogo e che vi arrivano, e certo si otterrebbero anche conversioni, perché fra gli ammalati (specialmente deboli di petto e di mente) la cura morale è efficace. Sapesse quante specie di sette religiose-morali vi sono a scopo anche di cura fisica! Veda anche questo punto; non fosse altro: fare una cappella per la domenica.

A Oita e Nakatsu il clima è come in Piemonte. Coll’Ispettore si sono combinate linee direttive di massima – ne parlerà a Monsignore e si vedrà. Si può riassumere tutto così:


  1. I bravi Padri delle Missioni non fanno più innovazioni negli edifici ecc. perché sanno di dover allontanarsi – quindi se ci sono riparazioni urgenti…

  2. Egli proporrebbe a Monsignore che in Agosto (mi piacerebbe fosse il 15… Capisce perché?!) i salesiani occupassero le residenze. Non saremo certo a posto per la lingua, ma se non ci buttiamo in acqua… Tanto la lingua bisogna continuare a studiarla: è uno dei lati più difficili della nostra missione. Occorre quindi pensare a tempo pel futuro.

  3. Intanto a Miyazaki vorrei dar forma all’assistenza dei nostri fanciulli e fanciulle con l’Oratorio festivo (che può essere anche quotidiano). Per il luogo, piglierò un tratto dell’orto, ed il Signore provvederà per il resto. Tutto questo se il P. Bonnecaze non avrà difficoltà. Se non si vuol perdere le famiglie cristiane di Miyazaki urgono opere di assistenza per i giovani e le ragazze. (Guardi di pensare alle Suore). Fino a 14-15 anni sono fanciulli, ma poi se non si tengono, si perdono et erit error pejor priore. Occorrono spazio per giochi, di cui sono matti – biblioteche fisse e circolanti: sono divoratori di libri – e grande istruzione. Quanto agli istituti sto informandomi sulle leggi, ecc. sulle proprietà ecc. Si annuncia l’arrivo del Delegato Mons. Giardini e spero faciliterà molte cose.


Quid dicam di altro:


  1. Salute, ora buona per tutti. L’ultimo a letto fu Merlino.

  2. L’altro giorno forte terremoto (due scosse da 40” – 50”) con epicentro proprio a Miyazaki. Le case giapponesi elasticissime e dondolanti, non danno l’impressione durissima che si sentirebbe in Europa, e neppure quindi l’affanno caratteristico e il panico.

  3. È la stagione dei ciliegi fioriti di cui i Giapponesi vanno in giubilo con feste, gite.

  4. Spero riuscirà bene il mese e la conseguente festa di Maria A.

  5. Pel Bollettino Salesiano preparerò, per ora spero le sia arrivato materiale utile.


Preghi per noi tutti, specialmente per me cui il Signore vuol tanto bene, ma che non sono capace di corrispondere a tanta bontà.

L’abbraccio di gran cuore unitamente a tutti i Rev. Superiori.

Suo devotissimo
don Vincenzo Cimatti



P.S. - La mia difficoltà per il Bollettino Sales. proviene anche dal fatto che noi non abbiamo ancora giurisdizione, ecc. Le unisco un riassunto: veda se può andare.

155 /Rinaldi Filippo-BS / 1926-4-… /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


22 Miyazaki, inizio di aprile 1926

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Mio amatissimo Padre,


I nostri cari benefattori desiderano certo notizie del Giappone; ma nel lavoro di assestamento in cui mi trovo non posso scrivere che affrettati appunti di cronaca.

Per una serie ininterrotta di disposizioni speciali della Provvidenza, che ci facilitarono in ogni senso il lungo viaggio, siamo giunti nel Giappone. Dopo aver passato una settimana a Nagasaki, ospiti di S. Ecc. Mons. Combaz delle Missioni estere (cui dobbiamo le più sentite grazie per la paterna bontà di cui ci ha ricolmati), eccoci alla sede centrale, a Miyazaki. Qui contiamo fermarci vari mesi per iniziare regolarmente lo studio della difficile lingua.

Impressioni del viaggio? Il Giappone (e pensi che siamo ancora in inverno) è un paese d’incanti. Mare placido che va internandosi in numerosi golfi, bracci di mare che facilitano l’approdo, isole grandi, piccole scogliere, un vago frastagliamento di terra, rivestita di boschi fittissimi, di piante d’ogni genere, ridotta a magnifiche coltivazioni nelle pianure e là dove non attecchisce altro.

E per ogni dove un susseguirsi di ripiani, vallette, tra cui s’annidano case, villaggi, paesi e nelle vaste pianure popolosissime città. Verde, fiori d’ogni genere e d’ogni colore e tra questa fantasmagoria avvivata dal bel sole, la casetta giapponese. È un’elegante scatola, comoda, linda, di legno, circondata quasi sempre da piante. In mezzo al verde, nella parte più elevata dell’abitato o nella tranquillità del bosco, il tempio.

Gli abitanti cortesi, gentili e tutti premurosi per il forestiero, sono consci della grandezza della loro nazione, e questo soprattutto vogliono far rilevare, e tutti a questo tendono con tutte le forze. Sono vestiti all’europea, ma più ordinariamente nel loro tradizionale abito, che dà loro un’aria più imponente e più autorevole, a colori scuri per gli uomini, più chiari e variopinti per le donne, e splendido e ricco per i fanciulli. Avvolti nei loro kimono dai colori più smaglianti, sembrano proprio mazzi di fiori vaghissimi.

I bimbi ordinariamente sono portati a spalla dalla madre o dalle sorelle e dai fratelli: finché sono bambini sono davvero i re della famiglia cui non si nega nulla di ciò che è ragionevole e a cui si permette tutto ciò che può conferire al loro libero sviluppo.

L’etichetta giapponese porta con sé i numerosi inchini, le frasi gentili e cortesi ed un complesso di complimenti, di cui abbiamo scarsa idea in Italia. Ha al suo attivo una grande proprietà nei vestiti, negli ambienti, per le vie, dovunque e tutto questo, abbellito dallo splendore della natura, dà a tutto il paese un qualche cosa di caratteristico e che non credo si trovi in altre nazioni.

Qual è la nostra vita a Miyazaki?

Miyazaki è una cittadina di oltre 40.000 abitanti, posta sul fiume Oyodo, a poca distanza dal mare, in fertilissima pianura assai ben coltivata.

La casa della missione, in posizione tranquilla, fra il verde delle piante è dedicata a S. Giuseppe. Vi è un buon nucleo di cristiani che crebbero sotto la guida dell’ottimo P. Bonnecaze, delle Missioni Estere di Parigi, e danno le migliori speranze per l’avvenire.

Attualmente i salesiani si esercitano nella pietà e nello studio della lingua per essere atti nel più breve tempo possibile a cooperare con tanti altri missionari nella difficile opera della propagazione del Regno di Gesù in questa terra benedetta.

Di particolare splendore risultò la festa di S. Giuseppe, preceduta da devota novena, cui i cristiani accorsero numerosi. Si cantò messa solenne, e i fanciulli si riunirono per la prima volta al robusto coro dei missionari a lodare col canto il Patrono della Missione. Dato il numero dei sacerdoti si poterono pure fare con grande solennità le funzioni della settimana santa, seguite con ammirazione dai cristiani e anche da pagani, che vengono alla Missione attratti dalla curiosità o dal desiderio d’istruirsi.

Si prepararono così gli animi alla grande festa di Pasqua, trascorsa in chiesa tra canti eseguiti a due cori dagli uomini e dai fanciulli e dalle donne e dalle ragazze. Numerose le sante Comunioni e copioso il bene alle anime.

A sera dopo le funzioni una riuscita conferenza con proiezioni sulla vita di Gesù, alternata ed allietata con canti allegri dei fanciulli e delle ragazze, pose fine alla festa. Fra le proiezioni ne apparvero delle nostre: Maria Ausi1iatrice, Don Bosco, Savio Domenico… Sono i primi approcci, i primi avvicinamenti dei suoi figlioli a queste care anime desiderose di istruzione, di bene, e su cui Maria Ausiliatrice, la Mamma nostra, deve stendere il suo manto per conquistarle!

I cristiani erano esultanti, e alla fine del trattenimento, coronato dal canto severo dell’inno nazionale, vollero con triplice evviva manifestare la loro riconoscenza ai missionari. In occasione della visita ispettoriale, ho fatto una rapida corsa ad Oita e Nakatsu, le altre residenze che ci attendono.

O buon Padre, quanta messe, qual esteso campo in cui hanno seminato nei tempi antichi e i1 grande apostolo S. Francesco Saverio ed altri campioni della fede, ed in questi tempi i Padri delle Missioni Estere di Parigi compiendovi prodigi di bene! I poveri figli di Don Bosco vogliono presto iniziare il loro apostolato tra i fanciulli, tra i giovani, che sono numerosissimi, e che, desiderosi di istruzione in ogni senso, corrisponderanno, ne sono sicuro, alla chiamata di Don Bosco.

Don Bosco dai Giapponesi è poco conosciuto. Già abbiamo pubblicato il suo nome sul quotidiano locale, l’abbiamo ridetto alle autorità locali, che ci hanno accolto coi segni della più cordiale deferenza; il suo nome e il suo spirito sarà apprezzato dalle mentalità studiose che non mancano in Giappone, e che aspirano a conoscere e a valorizzare quanto è buono per l’educazione della gioventù; non parlo dei cristiani che già sono contenti nel vedere che presto avranno dei nuovi aiuti nella formazione dei loro figliuoli.

Amato padre, il primo saluto al nostro arrivo fu dato da una cinquantina di bimbi che gridarono a noi sorridenti: “Banzai! (= diecimila anni di salute! Evviva!)”. Augurio felice per noi e che di gran cuore accettiamo. Ed ora al lavoro.

Voglia Lei essere interprete nostro verso tutti i cari Cooperatori e Cooperatrici, che con tanto interesse appresero la notizia della nuova Missione: verso i nostri benefattori ai quali col grazie cordiale e coll’assicurazione delle nostre preghiere raccomandi questa missione, bisognosa di tutto: verso quanti nel viaggio ci accolsero e ci ospitarono: verso Mons. Combaz, Vescovo di Nagasaki, e a quanti tra i Padri delle Missioni Estere di Parigi ci furono e ci sono larghi di conforto e di preziosi consigli.

Ci raccomandi ai nostri fratelli sa1esiani, ai nostri allievi. Siamo i più lontani da Lei, dal centro della nostra amata Congregazione; siamo i più bisognosi di tutti, ma vogliamo essere sempre i suoi figli più cari. Ci benedica tutti, tutti e non dimentichi chi ne ha più bisogno di tutti.

Il suo devotissimo


don Vincenzo Cimatti, miss. sales.


156 /Ricaldone Pietro / 1926-4-8 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



[8 aprile 1926]

M. R. Sig. Don Ricaldone,


        1. È finita la Visita Ispettoriale (1/4 – 7/4/26). Riassumo ed esprimo alcuni desideri: comincio da questi.

Non potrebbe farmi spedire una cassa di polveri per fare un po’ d’acqua digestiva? Lei può averne dei campioni gratis! È una carità.

        1. Avrei bisogno di una Bibbia: quella che avevo l’ho regalata a quel bravo professore di giapponese sul Fulda e sono senza (in latino o in italiano).

        2. Non potrebbe farmi avere la Civiltà Cattolica o qualche altra rivista?

        3. Bollettino a tutt’oggi, né lettere dall’Italia, nulla di nulla.

        4. Non le pare sarebbe utile se avessi l’indirizzo dei Cooperatori e Cooperatrici del Giappone?

        5. Gli altari avuti hanno fatto prova infelice specialmente nelle parti interne; sono mezzo sconquassati. Badi che il formato e il peso non sono pratici. Ponga che si debbano portare qua e là anche solo per 5 minuti: sono dolori. Veda un po’! Mi pare che si possa realizzare qualche cosa di meglio e più pratico.

Nei viaggi ad es. pel Giappone non posso pensare ad andare sempre in treno, certo, ma non c’è modo di trasportare questo altare senza rompersi qualche cosa; né certo troverei un giapponese che me lo porti. I missionari hanno la facoltà anche di dire la Messa senza pietra. Veda dunque. Ne ho veduto di piccoli (valigia ordinaria piccola invece che in legno, in lamiera – sarà più pratico?). Veda dunque e scusi…

        1. La posta che arriva dall’Italia (salvo i rotoli stampati) arriva in pessime condizioni: fa meraviglia agli uffici giapponesi che in questo sono accuratissimi. Per l’onore anche dell’Italia, veda se si può fare qualche cosa.


Alla fine del mese riassumerò la visita e la mia gita ad Oita, Nakatsu. Preghi per me, che entri presto nella zucca il giapponese. Sempre allegramente nel Signore che mi viene guidando come un bimbo. Saluti a tutti tutti tutti.


Suo

don Vincenzo Cimatti



157 /Amerio Franco / 1926-4-15 /


al chierico Franco Amerio, ex-allievo di Valsalice, musico e letterato



[15 aprile 192628]

Mio buon Franco,


Grazie, grazie, grazie! E tutte le “volte che scriverai è per me una festa! Va là, che il tempo (basta occuparlo) c’è per tutto. Non so che cosa sia arrivato di roba mia. Finora dall’Italia è arrivata la busta di Valsalice e nient’altro: ad ogni modo anche questo è un distacco.

Musica giapponese non ho potuto ancora sentirne sul loro caro strumento, il koto: se posso l’imparerò: sono melodie orientali; meste, eccone… [segue una riga in musica]. L’ho insegnata ai bimbi miei e la cantano benino. Mandami un libretto, che vi metto pure arie giapponesi: nelle scuole vi è il canto, ma cantano anche musica di fattura Europea. Per Pasqua ho fatto il “Regina Coeli” in giapponese, ben riuscito, quando potrò lo invierò insieme a qualche cosa che spero fare per il mese di Maggio.

E tu non gratti la lira? Su, su, senza paura. Quanto al resto nessuna paura: abbi buona voglia di fare, fa’ quello che sai e poi lascia fare a Dio.

Parla parla parla ai chierichetti, ai chiusi, agli afflitti, dirigili al Direttore preavvisandolo: “guardi che ho detto al tale di venire…”. Sì, sì capisco tutto, mio Franco. Tu vedi troppo in Don Cimatti e non conosci le sue miserie. Sono venuto qua anche per nasconderle e Iddio mi aiuti. Bravo! pensa al Giappone. Coloriscilo pure come vuoi; non ti farai neppur lontanamente l’idea di vaghezza estrinseca di questa terra, così caratteristica, quale sono sicuro non esistere alcuna al mondo.

Non è poesia, credi pure! E le anime? Oh povere anime… Ma vedremo, vedremo, vedremo che cosa sa fare il Signore.

Prega, prega, prega, perché è Lui che fa e che deve fare.

Quando vai a dormire, dico Messa: siamo uniti specialmente in questo momento.

Ossequi a mamma e babbo. Ti abbraccio di cuore.

Se posso esserti utile in qualche cosa sono sempre pronto.


Tuo fratello

don Vincenzo Cimatti



158 /Giardini Mario / 1926-4-20 /


a S.E. Mons. Mario Giardini, Delegato Apostolico


23 Miyazaki, 20 aprile 1926

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Eccellenza Reverendissima,


È colla più viva attesa e colla più grande riconoscenza che ho letto alla nostra Comunità la venerata sua del 16 c. m., e godiamo nell’attesa di una sua visita più che desiderata e graditissima.

È mio dovere darle un breve resoconto dell’attuale nostra situazione.

Tutti in buona salute, passata per molti un po’ di malattia di acclimatazione, continuiamo imperterriti:


    1. in una regolare vita di comunità per crescere sempre nello spirito di pietà e nell’esatta osservanza delle Ss. nostre regole;

    2. nello studio del giapponese. Siamo oramai alla fine del secondo libro delle elementari, e familiarizzati col katakana,29 già abbiamo iniziato i caratteri. Ho preferito questo sistema, e contiamo di passare in rassegna tutti i libri delle elementari, anche per farci un’idea dello svolgimento delle materie. Messi sulla strada della lettura e scrittura, si fa poi molta strada da sé. Alla sera l’insegnante con opportuni dialoghi, viene arricchendo il vocabolario ed abituandoci alla struttura del pensiero giapponese.


Quando avverrà lo smembramento nostro? L’E.V. mi deve paternamente consigliare per il nostro meglio e per il bene delle anime.


              1. Ordini da Torino non ne ho - si rimettono i Superiori completamente all’E.V.

              2. L’insegnante nostro è pattuito per 6 mesi (abbiamo iniziato regolarmente il 22 febbraio), ma non vi è nessun ostacolo né a proroghe né ad anticipi.

              3. Pare che l’idea di Mons. Combaz sia di ritirare i suoi missionari pel mese di settembre, approfittando dell’epoca degli esercizi spirituali. Saremo noi per quell’epoca meno impreparati alla sostituzione, in modo che non ne abbiano a soffrire le anime? Mi pare prematuro il dirlo, pur essendo animati dalla più buona volontà del mondo.

              4. È però certo che una data occorre sia fissata, e noi certo finché anche non si sarà liberi, non è fattibile iniziare lavori proficui per la gioventù, senza suscitare qualche inconveniente. Stare d’altra parte in attesa di una indiscussa preparazione… si va per le calende greche, come diceva il nostro Don Bosco, “per imparare a nuotare bisogna buttarsi in acqua”.

              5. Idee per l’avvenire? A Miyazaki mi sembra campo buono per qualsiasi scuola professionale: ma mi occorrono molti molti molti consigli, che spero di ricevere dalla paterna bontà dell’E.V. per potere presentare progetti concreti ai superiori. Sono per me punti oscuri, perché qui il P. Bonnecaze non me li sa dare:


  1. a qual età può il fanciullo frequentare la scuola professionale, quando cessa l’obbligo scolastico;

  2. se si possono aprire tali scuole e quali sono le modalità legali, se vi sono già scuole del genere, a chi rivolgersi per relativi programmi;

  3. quali disposizioni legali vi sono per la proprietà, per gli edifici et similia. Ho cercato codici, regolamenti – o non sono tradotti, o mi dicono non ci sono. A chi potrei rivolgermi?


Comprendo che sono sovraccarichi che do all’E.V., ma mi consigli: siamo tutti anima e corpo nelle sue mani per lavorare secondo lo spirito di Don Bosco per i giovani, che brulicano anche a Miyazaki.

Ho fatto rapidissimo sopralluogo anche ad Oita e Nakatsu. Dalla relazione fatta dal P. Brenghier a Oita c’è poco da fare, perché già piena di istituzioni scolastiche governative. A Nakatsu non c’è nulla di nulla. Come lavoro non per la gioventù, ma dal punto di vista missionario, sarebbe utile un’istituzione a Beppu: vi è concorso anche di cristiani e sarebbe relativamente facile il lavoro di avvicinamento proficuo per gli ammalati. Vedo già la necessità delle nostre suore.

Le ho accennato così in genere le cose che mi frullano per la testa nella scarsissima esperienza che ho dell’ambiente. Saggi fatti a Miyazaki tra i giovani cristiani hanno dato ottimi risultati, piena corrispondenza, anche i pagani accorrerebbero… ma il faut aller doucement, se no Monsignore mi tira le orecchie, come già mi ha fatto subodorare Don Canazei in una sua ultima… Ma che vuole?! Vedere i giovani e stare fermi… per noi salesiani è chiedere l’impossibile.

Mi perdoni, mi perdoni, e mi aiuti, mi aiuti. La sua benedizione ci ha animati sempre di più. Voglia continuare a pregare per noi che ogni giorno la ricordiamo di gran cuore e, se non domando troppo, pensando che noi siamo gli ultimi suoi figli, ci consideri come suoi beniamini. Col più profondo ossequio

Dell’E.V. Rev.ma

Devotissimo

don Vincenzo Cimatti, salesiano



159 /Ricaldone Pietro / 1926-4-30 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani


24 Miyazaki, 30 aprile 1926

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M.R. Sig. Don Ricaldone,


È la fine del mese e secondo il solito un breve riassunto.


        1. Invio fotografia con le spiegazioni relative.

        2. Un quadro mensile della temperatura e fenomeni relativi. 30Chissà che in seguito non possa venir fuori un lavoretto d’assieme! Intanto serve certo per dire a Lei qualche cosa del clima. Non ho però i libri, né strumenti. Quando saprò bene i caratteri vedrò sui libri giapponesi.

        3. Un quadro approssimativo mensile economico affinché abbia un’idea delle condizioni nutritive, ecc.

        4. A. D. Tonelli invio al solito qualche cosa di raccolte.31

        5. Qualche canzonetta in tempo moderato… A tutt’oggi niente posta dall’Italia per la maggioranza: ne ebbero abbondante Don Cavoli e Don Liviabella, nè so se avranno ricevuto in Italia la nostra.


Notizie riassuntive:


              1. Ammalati di forti febbri Don Piacenza e Don Margiaria; ora bene.

              2. Ottima riuscita festa S. Giuseppe. I Cristiani sono buoni e vengono — appena potremo lavorare, vedrà anche che il mondo pagano si muoverà. Ci vuole un cortile. Se non si compra quanto ho proposto, trasformerò un pezzo di orto.

              3. Sono andato ad assistere a due premiazioni. Belle, ma compassate e automatiche (c’è da ammirare l’ordine e la partecipazione di tutti gli elementi cittadini).

              4. Ho ricevuto dal Pastore protestante la visita, restituita.

  1. Funzioni regolari della settimana santa. Stanotte (i treni in Giappone sono velocissimi…) arriva l’Ispettore. Deo gratias! Spero che sarà davvero fruttuosa per tutti e più per me. Chissà che non si riesca a concretare qualche cosa di positivo da sottoporre ai Superiori… Nella prossima riferirò.


Per ora: il Giappone! Pensi all’arrosto e al fumo! e creda che c’è molto, molto, molto di questo… e non dico altro.

L’istruzione (!) ha ora il suo quarto d’ora di celebrità, quindi bisogna darne [notizia]. A Miyazaki, oltre le scuole elementari maschili e femminili e medie, vi sono scuole di agricoltura, industria e commercio e scuola superiore di agricoltura (ma deve essere ancora incipiente, edificio bello, vasto terreno, in cui però non si vede niente di coltivato. Ad una prossima visita).

Credo che le scuole professionali andranno bene. Quali? Falegnami? Ci vogliono specialisti per le case, che è la lavorazione massima. Calzolai? (c’è poco consumo di scarpe). Sarti? Non conosco ancora bene. Ma certo che vestiti all’europea ce ne sono molti. Stamperia? Certo che ci vuole per l’apostolato missionario. Dicono che a Miyazaki ce ne sono tre o quattro. Meccanica? Assaggerò e vedremo. Mio buon Don Pietro, l’abbraccio di cuore e preghi per me.

Devotissimo

don Vincenzo Cimatti


Buon mese di Maria.



160 /Rinaldi Filippo / 1926-5-2 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


25 Miyazaki, 2 maggio 1926

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M. R. Sig. Don Rinaldi, mio sempre buon Papà,


È il giorno per noi dell’esercizio della buona morte e quindi… un po’ di resoconto.


  1. Salute: ottima, sempre in tutto, appetito, sonno.

  2. Studio e lavoro: ci do dentro come e quanto posso, sia per dovere, che per buon esempio. La mia zucca (che conosce da tanti anni) è sempre dura lo stesso, è come le nespole: dura a maturare! Siamo già al terzo libro: si maneggia discretamente la scrittura katakana, in uso nelle ferrovie e siamo alle prese coll’Hiragana e coi caratteri in uso ovunque. Alla sera dialogo per apprendere il frasario e la costruzione giapponese (terribile davvero). A pranzo e cena tiriamo da una scatola un carattere studiato, e ognuno deve con quello formare una frasetta che si dice in pubblico. Per la fine del mese, spero, potrò già obbligare a parlare in refettorio in giapponese, almeno per un po’ di tempo. Ci sforziamo tutti ad affilare meglio che si può l’arma… ma, creda, è duretta anzi che no, lo tenga in mente per chi dovrà venire. E coi bimbi? Qualche frasetta… ma le dirò poi…

  3. Doveri e diligenza: mi sforzo di precedere gli altri coll’esempio e coll’esortazione. Deo gratias! Mancanze volontarie o trascuratezza volontaria, nessuna. Ad ogni modo approfitto del momento attuale per rassodare, fortificare tutto.

  4. Pratiche di pietà: piena comodità e le faccio e facciamo tutte, anche le minuzie. Non ci sono scuse, perché il Signore non ci potrebbe trattare meglio di così; è un vero noviziato, perché capito e attivato.

  5. Frequenza regolare ai Sacramenti con grande vantaggio. Guai se non ci fosse Gesù!

  6. Osservanza delle Costituzioni: mi sforzo sia di essere esemplare in tutto per mio dovere e per spronare gli altri. Le abbiamo lette in principio d’anno coi regolamenti – richiami frequenti (conferenza, buona notte, esercizio della buona morte). Difficoltà per grazia di Dio, nessuna. Fossi da solo e non dovessi badare agli altri potrei essere più rigido nella povertà.

Si avvicina l’estate (grandi calori): la gente è un po’ libera. I bimbi e fanciulli e fanciulle, uomini e donne, specialmente se poveri, hanno solo una specie di soprabito che va fino ai piedi ed è legato ai fianchi (senza agganciamento di sorta) e quindi correndo…Non è difficile incontrare ragazzi, giovinetti in semplici mutandine da bagno. Mi si dice che nei lavori di campagna si va con maggior libertà anche dalle donne. La gente del paese, certo, non ci bada neppure, ma noi… Attenti a chi si manda: comincio a capire perché S. Francesco Saverio supplicava che si inviassero uomini forti in materia.

  1. Carità erga omnes, cordiale, spero che sia tale anche quella degli altri verso di me.

  2. Disordini: mi pare finora nessuno: le difficoltà d’ambiente sopraccennate, che vedono e sentono anche i confratelli. Quanto agli altri…


Fra l’orto, la cucina, la pulizia e le pratiche di pietà colla scuola (per i sacerdoti il ripasso della teologia) sono tutti più che sufficientemente occupati.

Pel vitto e connessi c’è di tutto – si spende molto pel pane. Presto un buon cristiano metterà un forno e speriamo diminuire anche questa spesa, ma mi pare che attualmente la spesa si aggira in globo su 600 yen mensili, per 11 persone (9 noi, il padre che manteniamo noi e in parte le persone di casa), computato tutto. Quando poi avremo da pensare alle imposte…

Quanto a noi attendo idee del Delegato Apostol.: pare, come le scrissi, che il Vescovo propenda a ritirare i suoi per settembre. Speriamo essere meno impreparati.

Non ho ancora ricevuto posta da Torino (salvo da Valsalice, in risposta a lettere di viaggio). Arrivano stampati d’ogni genere, il Bollettino non ancora. 32

Mi urge sapere perché pare in vista l’occasione buona:


  1. Posso iniziare trattative (non personalmente) per vedere di acquistare il terreno vicino alla Missione (per noi, per le suore) ecc?

  2. Pensi alle suore: ci vogliono, e si lavorerà assai.

  3. Per Miyazaki si può pensare a qualsiasi tipo di scuola professionale; di agricoltura c’è già l’Istituto superiore – ad ogni modo attendo parere anche dal Delegato, a cui ho domandato anche le modalità per pratiche legali, ecc. ecc.

  4. L’Oratorio festivo, quotidiano attecchirà certamente, se possedessimo la lingua e aggiustassimo more nostro, gran parte di Miyazaki correrebbe. Piccoli saggi fatti assicurano. Occorre solo siamo padroni di… e poi ci vogliono soldi. Ma il Signore è ricco!


Una prima difficoltà l’avremo dai cristiani cui bisognerà orientare la coscienza nella via dell’apostolato. Vedesse come sono gelosi i fanciulli e in genere i cristiani se ci vedono trattare coi fanciulli pagani!… È una faccenda! Ad ogni modo anche questo bisognerà pure farlo capire e speriamo bene… Insomma se l’entusiasmo o altro non fa velo, o se il Signore non vuole lasciarci in pii illusionismi pare che la messe biondeggia, nonostante le difficoltà non lievi.


  1. Economiche,

  2. Legali – (il Delegato può fare assai presso il Governo),

  3. Lingua: Maria Aus. può fare e farà questo ed altro. Siamo nel suo mese: ufficialmente possiamo fare poco, forse non potremo neppure far la festa sotto il suo titolo, perché l’ambiente è impreparato. Non importa! Ma qualche cosa i suoi figli faranno, e se non potranno fare altro, ameranno Maria Aus. per i milioni di giapponesi che non la conoscono e si sforzeranno di santificare se stessi. Creda, è questo il più bel noviziato che rifacciamo tutti in tutti i sensi.


Ci rappresenti Lei a Maria, e dica a Mamma che i figlioli suoi del Giappone forzatamente o per convenienza non possono come vorrebbero farla amare dagli altri, ma l’amano di intensissimo affetto per tutti quelli che non la conoscono ancora e le offrono per le sue mani le anime loro che vogliono essere calde d’amore, belle e pure. Ed ora che devo dirle? Lei mi prega di scrivere pel Bollettino: ma che debbo dire? Del Giappone o dire bene (e non è sempre verità e convenienza) o silenzio. Abbia pazienza. Oh, a voce come potrei dirle le miserie di un popolo che ha tante belle qualità! Basta. Per ora prepariamoci e preghiamo. Mi pare sarà utile pensare per tempo alle Suore, alla lingua di chi deve venire (se no per anni sarà nell’inazione), a qualche direttiva per vedere in che senso muovermi. Spero che presto il Delegato risolverà i quesiti che gli ho mossi d’indole legale:


  1. sulla legalità delle scuole professionali (nessun istituto religioso ha tipografia e qua le letture cattoliche dovrebbero trionfare, perché tutti leggono e… di tutto; tutto il luridume romanzesco – filosofico di Francia e Germania è pubblicato, e nelle scuole si spiega le solite della derivazione dell’uomo dalla scimmia, ecc. (ormai tutti gli uffici pubblici e scuole sono europeizzati nel vestito).

  2. Sulla proprietà (gli stranieri non possono possedere, possono chiedere la cittadinanza).

  3. Sulla convenienza maggiore o minore di una scuola o di un’altra. Sull’età del lavoro. Tutti a mezzo mio vogliono esserLe vicini coll’affetto e colla preghiera, ma soprattutto il suo povero


don Vincenzo Cimatti, sales.



161 /Valentini Eugenio / 1926-5-2 /


al chierico Don Eugenio Valentini, ex-allievo


26 Miyazaki, 2 maggio 1926

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Carissimo Eugenio,


Mi giunge la tua carissima e attesa all’inizio del mese di Maria. Va tutto bene e non mi meraviglio di niente né trovo niente di male. Ringrazia il Signore se 5 minuti prima di morire sarai calmo per i pensieri. Mi sei presente specialmente nella S. Messa. 9 ore precise di differenza, quando tu sei alle orazioni a sera e vai a letto io dico Messa: ricordiamoci!

Quanto a te, è meglio non sapere se sei o non sei santo: lavora, lavora, lavora, senza domandarti troppi perché. Il Signore vuole fatti, non troppi ragionamenti; se no sei come l’ammalato che agli ultimi ha vicino il medico che gli fa scientificamente l’analisi della malattia.

Lavora, lavora. Chi fa, falla; e se ti avvisano migliora e avanti senza paura, pregando assai per i tuoi assistiti.

Gli esami? Preparati come puoi e poi come bambino affidati a Maria e a Gesù.

I pensieri dell’avvenire più o meno roseo?! Se non so neppure se vivrò fino a pochi minuti… Poi a che servono le lauree, le dignità per la vita eterna? Aumento di responsabilità? Bel costrutto, oca che non sei altro.

Sii più semplice e più bambino con Gesù e andrà meglio: tu vuoi filosofare troppo e vuoi vedere troppo. Devi dire: “Se il Signore vuole, ma sì, e l’Università e lo scettro e la mitra e il triregno e poi… gonfio come la rana che farai?”. Va là ridici su, e di’ a te stesso: “Oca che non sei altro!”: una fregatina di mano, un atto di umiltà e avanti sempre.

Tu vuoi notizie del Giappone! Paese dei fiori, degli incanti, dei panorami, del bello sotto tutte le forme, e in questo paradiso, che ha le zanzare, le rane, milioni di anime che non conoscono Dio e chissà quando impareranno a conoscerlo. Prega perché “adveniat regnum Dei” anche nel Giappone.

Allegro! Saluta tutti tutti tutti, anche Burlando. Non parlo del Direttore e dei confratelli. Prega per me e buon mese del S. Cuore.

Cor Jesu sacratissimum miserere nobis!”.

Ti abbraccio, tuo

27 don Vincenzo Cimatti

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162 /Giordano Antonio / 1926-5-3 /


al chierico Antonio Giordano, ex-allievo di Valsalice


3 maggio 1926

Carissimo Giordano,


Sei vivo? Neppur un rigo tuo: ma certo ci ricordiamo sempre.

Ti trovo sempre vicino al tabernacolo. Prega per me. Ti penso al solito laborioso, buono: nel mese di Maria bruciate d’amore per Lei.

Coraggio e niente paura per le difficoltà che sorgessero… Che dirti? Butto giù un pensiero per Luglio, Agosto. Spero avrai ricevuto i precedenti. Per me sempre bene. Ti abbraccio di vero cuore. Tuo sempre

28 don Vincenzo Cimatti

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Luglio.33 Mese di raccolto! Avete seminato molto o accudito bene le piantagioni? Certo la messe biondeggia e bisogna accingersi al raccolto.

Avete seminato poco e accudito poco la messe? Almeno raccogliete con cura quanto c’è. In che modo? Con l’intensificare il lavoro e colla preghiera. Allegri, sempre, che Gesù è con voi. Fate di lasciar ottima impressione di voi fra i giovani e consacrateli tutti a Maria SS.ma.


Agosto. Caldo! Riposo! Esercizi! Tre nomi, tre immense condizioni di fatto che non dovete dimenticare. Col caldo, la fiacca in tutto. Col riposo l’adagiarsi ad una minore attività quasi sempre letale al salesiano.

Preferirei pensaste ad una diversificazione di lavoro, non al riposo.

Gli esercizi! La pratica più importante dell’anno e con questi i ritorni su di sé, i propositi, le constatazioni, le decisioni.

Animo, chierichetti miei! Ricordate quanto vi disse il vostro povero Don Cimatti, che è innamorato delle anime vostre, perché possesso di Dio, e sforzatevi di lavorare, lavorare, lavorare materialmente e più spiritualmente. Avete lavorato durante l’anno per gli altri; lavorate ora assai per voi.

Vi benedico e vi stringo tutti al nostro buon Gesù.

Vostro

don Vincenzo Cimatti


163 /Grigoletto Giuseppe / 1926-5-18 /


al chierico Giuseppe Grigoletto, ex-allievo di Valsalice, grande benefattore



29 Miyazaki, 18 maggio 1926

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Carissimo Grigoletto,


Leggo sulla lettera N° 4 il tuo nome come benefattore di questa Missione. Grazie e il Signore benedica la tua buona volontà: troverai il merito in Paradiso.

Ti penso in buona salute e sempre buono, vero? Non può mancare di essere così, perché Gesù ti vuol bene e hai i mezzi possibili.

Qui per ora tutto bene; grandi speranze in Dio e in Maria. Studio giapponese a gran forza e spero presto…

Vorrei ora salutare singulatim tutti i confratelli. La casa di Verona è stata benefattrice di questa povera missione e la devo ricordare e la ricordo ogni giorno.

Troppi uomini dovrei ricordare. Mi raccomando non dimenticare naturalmente…

Non arrivo certo ad augurare S. Antonio a Don Porro. Non posso dimenticare Don Martino che mi procurò la consolazione di parlare ai giovani e che fu mio insegnante: poi gli antichi…

Animo, mio Giuseppe, prega per me e fa’ in modo che Gesù sia sempre contento di te.

Tuo in tutto sempre


30 don Vincenzo Cimatti

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164 /Giordano Antonio / 1926-5-18 /


al chierico Antonio Giordano, ex-allievo di Valsalice



18 maggio 1926

Mio sempre carissimo Antonio,


Ieri ho ricevuto il tuo primo scritto e ora (sono le 4 antemerid.) dopo aver pregato a lungo per te e per gli amici Novaresi con Gesù, sono qui al tavolo e nella tranquilla solitudine, rotta solo dal gracidare delle rane e dal canto dei galli e se aprissi le porte (la casa giapponese è tutta finestra e porta) dal rumore del Pacifico a mezz’ora di distanza, scrivo a te e agli amici.

Spero avrai ricevuto le mie e singole e in unione col Sig. Ispettore o col tuo Direttore, nelle quali ti ho sempre inviato il ricordino morale per gli amici. D’altra parte in questa tua non mi dici che cosa desiderate di concreto da me.


  1. Che vi ricordi? Sa il Signore, se vi ricordo e se vi desidero buoni salesiani e se la mia povera vita vale qualche cosa, Lui sa se gliel’ho offerta per voi, per la vostra anima.

Che vi ricordi? Ma fin troppo, miei buoni fratelli chierichetti. L’unico dubbio è che vi abbia sempre voluto troppo bene e che quindi ci sia entrato anche un po’ di umano nelle nostre relazioni. Ma LUI e LEI sanno che era e fu e sarà solo e tutto per il bene dell’anima vostra.

Se vi ricordo? Siamo a 9 ore precise di differenza oraria e quando voi stanchi delle occupazioni giornaliere andate al riposo, pieni di meriti e di grazie, all’altare vi ricordo nominatim cotidie. Che vi ricordi? Basta, basta, basta perché se no ne direi delle grosse…

  1. Che vi scriva? Che volete!? Nella mia vita ho certe norme direttive che voglio seguire usque in finem. Lettere encicliche? Non c’è bisogno. La norma è che rispondo subito: quindi avete capito… Che volete scriva a tutti? Notizie del Giappone? Qualsiasi libro ve le dà e qui non c’è nulla (salvo i dettagli) che già non si conosca. È certo il paese più singolare del mondo, che nella pienezza della sua civiltà materiale (è nazione di primo ordine e in molte cose supera noi) ha conservato tutta o in gran parte la sua tradizione: più che europeizzarsi ha adattato ai suoi gusti, ai suoi interessi, ha insomma giapponizzato l’Europa ecc.

Dunque avete capito. Anche se le desiderate notizie speciali domandate. Che volete? Sono fatto così! La mia povera testa spontaneamente non si eccita: ha bisogno dello spunto e lo spunto datemelo voi.

  1. Mi hai mandato il N. 4 delle tue lettere, e le altre? Non si possono vedere? Si parla di offerte: mi raccomando di stare mordicus a quanto dispongono i Superiori. Pensate che siamo religiosi.


Che dirò a te, mio buon Antonio? Vorrei esserti vicino (ma sì che lo sono…) grazie del tuo affetto, delle tue preghiere. Continua ad essere buon salesiano: fede in Gesù, confidenza in Maria e nel confessore.

Optime con Don Martin, e avanti senza paura, e con dolcezza procura (giaculatorie, piccole visite, piccoli accidenti al tuo angelo custode…) di star unito a Dio; a sera un serio esame di coscienza, confessione e comunione regolari, lavoro, lavoro, lavoro e avanti con le solite direttive e poi non temere.

Qualche doccia fredda, buona pulizia e avanti. Per i tuoi bimbi, prega e quando il sangue bolle di’ così e pensa così (non spaventarti!) “merda!” e avanti con allegria e una buona fregatina di mano ridendoci su. Fossi qui con me, sarebbero legnate… Hai mai visto i mosconi sulle medesime??? Beh! così è di noi quando ci lasciamo attrarre come dici tu dall’avvenenza e bontà… hai capito oca? Ora bisognerà studi altro termine (in giapponese oca = collina). E Bava? Neppur una riga, e dire che era mio amico particolare… Non approvo: “vorrei scriverle molto sovente, ma Lei ora ha occupazioni…”. Scuse: non ho nessuna occupazione: studiare, pregare e un po’ di scuola di canto ai miei marmocchietti! Mai così poco da fare in vita mia… E poi dicono… Se scrivi risponderò sempre e mi farai piacere. Dunque Antonio mio, su, coraggio e Gesù e la Mamma ti concedano ogni bene.

Ti ho mandato i pensieri fino a Agosto (spero abbia ricevuto). Per le vacanze sarai più libero e quindi… Prego per mamma tua. Qua dunque un bell’abbraccione grosso grosso accompagnato da tante preghiere del tuo affezionatissimo

Don Vincenzo Cimatti

165 /Giardini Mario / 1926-5-19 /


a S.E. Mons. Mario Giardini, Delegato Apostolico



31 Miyazaki, 19 Maggio 1926

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Eccellenza Rev.ma,


Non so se le sia pervenuta la mia del 20/4/26 in risposta alla pregiata sua del 16 Aprile N° 13/26 in cui le sottoponevo le nostre attuali condizioni e in cui le domandavo qualche consiglio, per poter riferire ai miei Superiori lo stato delle cose.

In esse le dicevo:


        1. Che per la nostra presa di possesso, non posso far nulla senza ordini di S. E. Mons. Vescovo e anche del suo consiglio. Pare che Monsignore intenda ritirare i suoi missionari pel tempo di settembre. Spero saremo meno impreparati.

        2. Quindi in qualsiasi tempo fino a settembre certo siamo a Miyazaki tutti.

        3. Le prospettavo pure la necessità di essere informati o per mezzo di libri (se ce ne sono) o per mezzo di persone che Lei dovrebbe indicarci, o direttamente (e sarebbe il mezzo più sicuro) per mezzo della Delegazione apostolica su punti capitali per le future fondazioni: cioè legislazione per costruzioni di edifici, la proprietà, tipi di scuole professionali che potrebbero più facilmente essere benviste e gradite in Giappone, età legale dei giovani per il lavoro ecc.


I Superiori desiderano lumi, schiarimenti. Se l’E. V. non mi illumina non so come darli.

Nel mese di maggio, mentre preghiamo di gran cuore l’Ausiliatrice nostra patrona anche per l’E.V. desidererei inviare ai Superiori qualche idea almeno generale. Lei da buon Papà mi aiuti.

Ringraziando il Signore, siamo tutti in buona salute, studiamo a gran forza il giapponese. Oh, lo Spirito Santo ci infonda un po’ del dono delle lingue!

Preghi l’E.V. per noi: non la dimentichiamo mai. Si degni benedirci con paterna effusione perché ne abbiamo bisogno davvero. Dell’E.V. Rev.ma


Devotissimo

Don Vincenzo Cimatti, salesiano


166 /Rinaldi Filippo / 1926-5-30 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


30 maggio 1926

Mio buon Papà,


Permetta che sempre la chiami così, mi sembra di sentirmi più salesiano. È il 30 Maggio – noi oggi chiudiamo il mese della Mamma e facciamo l’esercizio della buona morte. Sono le 6,30 e la vedo là al suo tavolo verso le 9-10 di sera, forse pensando e scrivendo o pregando per noi. Ho già celebrato e fatto la mia mezz’ora di riflessione, intendo ora al solito di fare il mio rendiconto mensile e darle notizie intime dei nostri confratelli.


  1. Sanità: grazie a Dio sempre ottima in tutto e per tutto e per il sonno e per l’appetito. Che vuole? L’erba grama… D’altra parte ipse fecit nos… e Deo gratias! Bisogna pur dare buon esempio anche in questo.

  2. Studio e lavoro: ci do dentro nello studio della lingua e non dispero pur la testa essendo un po’ duretta. Ho bisogno di lentezza per assimilare e ritenere. Vedrà che miracoli (!?) abbiamo fatto per onorare la Madonna. Certo con questa lingua, apparentemente e alle prime prove facile, non c’è da scherzare. È ricchissima di vocaboli, è contorta, è scostruzionata – o meglio – è troppo logica, e poi il giapponese concepisce in una forma così caratteristica, per noi strana, che… Ad ogni modo avanti, e il Signore (se sarà necessario) farà anche dei miracoli. Intensificherò sempre più anche questo dovere precipuo e Maria Ausiliatrice mi aiuterà… tanto chi deve lavorare in realtà sono loro! Mi consola il pensiero (non perciò desisto dal lavoro, anzi lo moltiplico) che S. Francesco Saverio forse lo parlava meno di noi, nelle vite recenti si dice che non lo sapeva, ed è riuscito quello che è riuscito; era un santo, e tutti i suoi figli giapponesi lo vogliono essere, sa, e come! Altri lavori: ripasso la teologia, comincerò la traduzione del sistema preventivo di Don Bosco (agli altri confratelli ho affidato lavoretti del genere per avere pronto quanto è necessario per la propaganda il giorno in cui si inizierà). Cerco di sorvegliare i confratelli, specialmente i coadiutori (ogni domenica conferenza catechistica per loro) e far andare avanti la famigliola in attesa degli avvenimenti.

  3. Tutti i miei doveri li posso compiere attualmente e tento di mettervi la diligenza possibile: ho bisogno certo di essere più energico nello scrupoloso impiego del tempo, nella vigilanza sui confratelli (mi sono di valido aiuto Don Tanguy e Don Piacenza… questi sì che sono santi!).

  4. Il mio sforzo per rassodare, migliorare la vita della mia vita, cioè le pratiche di pietà: le faccio tutte, sono ancora (grazie a Dio sempre involontariamente) piene di distrazioni. Combatto, lavoro settimanalmente, mi metto filialmente nelle mani di Maria e di Gesù. In certe occasioni speciali (feste caratteristiche, conferenze o altro) specialmente la S. Messa è detta ora con vera effusione, anche con le lacrime… e mi domando: “Perché Gesù mi tratta così, mentre Don Vincenzo non è capace che…”. Creda che ho bisogno di calmarmi, distrarmi, perché mi fa male il cuore. La superbia fa capolino: dono delle lacrime!? Ma! non so che cosa sia, salvo il suono delle parole. Nervosità? Debolezza organica? Mah! forse… È certo che sono momenti di Paradiso; non vorrei dare nell’occhio anche con queste esteriorità, prego Lui a nascondere, ma delle volte è una faccenda seria. Il 24 Maggio ho celebrato la seconda Messa e non le so dire le delizie spirituali con la Mamma; alla fine ho voluto rivolgere un pensiero prima di leggere la consacrazione a Maria, e sono scoppiato. Divento vecchio! Non creda mica a cose speciali; sa, purtroppo, che sono ancora lontano dalla santità: certo vi è l’ardente desiderio, ed è anche certo che Gesù mi vuol troppo bene! Frequenza regolare ai Sacramenti: mi pare siano le mie forze e l’unico sostegno.

  5. Osservanza delle Costituzioni: mi pare regolare e nessuna difficoltà si presenta. Ho bisogno di aver più occhio alla buona conservazione delle cose affidate. Quanto all’amministrazione mi pare non vi siano né sprechi, né esagerazioni.

Per la S. purità nulla di speciale: finora non guardo molto, non sono nell’occasione, in generale però pur essendo i giapponesi liberi nel vestire in estate (avendo solo la tunica aperta e legata ai fianchi con fascia, i più educati portano mutandina da bagno) sono però educati e riguardosi.

  1. Sono unito fraternamente a tutti nella carità cordiale.

    1. Per ora nulla di notevole in casa, non avendo ancora noi riconoscimento giuridico, né sapendo a che condizione ci verrà affidata la parte materiale. Ne parlo nelle generalità.


Quanto alle altre virtù, mio buon Papà, il Signore mi guida e mi fa ogni giorno più toccare con mano e con evidenza lampante il mio nulla: ne ero già intimamente persuaso; ma creda, amatissimo Don Rinaldi, che a renderlo ancor più evidente, in infiniti dettagli – che andrei per le lunghe ad enumerarli – il Signore sembra che ad ogni istante mi dica: “Vedi? Che cosa sei?”. Oh, quanti piedistalli, che forse erano solo nell’immaginazione, vengono infrangendosi! Oh, potessi non essere superiore! Ma è anche questa un’umiliazione e “Deo gratias!”. Mortificazione! Desidererei… ma qui non manca nulla, prevedo (e il Signore me lo fa sentire) che saranno molte pene morali. Ora viene il caldo, l’umido esagerato, le zanzare… una delizia… ma che è tutto questo!… d’altra parte non essendo solo devo fare in modo che gli altri non patiscano. Anche qui il Signore mi vuol togliere la soddisfazione della mortificazione materiale. Mi pare per ora di non aver altro per me.


[Dà quindi brevi notizie sugli altri confratelli, si omettono].


Certo se potessimo in tutto adattarci al Giappone sarebbe assai meno costoso, ma sarà difficile davvero specialmente per l’alimentazione che è tutta sui generis. Ne riferisco come Lei mi consiglia al Signor Don Ricaldone.

La sua lettera del 26 Aprile giunse al 23 Maggio proprio alla vigilia della gran festa. Grazie, fu una vera carità che consolò assai tutti. Erano pervenute prima di questa, quella del 1 Febbraio 1926 a mezzo del Sig. Ispettore Don Canazei e da Siviglia quella del 3/3/26 giunta il 2/4/26 e alle quali controrisposi. In generale la posta arriva alla domenica per la transiberiana. Ho fatto tema della conferenza per l’E.B. M. l’ultima sua. Mi atterrò mordicus a quanto suggerisce.

Il Padre di cui parlavo è il missionario P. Bonnecaze delle Missioni Estere che rimarrà con noi fino al richiamo di Monsignore. D’accordo coll’Ispettore pensiamo noi settimanalmente al suo mantenimento ordinario: ha 33 anni, debole di salute, ma va rinforzandosi, ci fa da interprete con l’insegnante di giapponese; un bravo cristiano che sta col padre e che pago 15 ¥ al mese.

Quanto alle notizie, in lungo e in largo le invio a Lei solo, al Sig. Don Ricaldone in riassunto; a nessun altro. Scelsi anche questa seconda via nel dubbio che la posta fosse censurata. Non credo ora che questo sia da temere, ad ogni modo in questa maniera nel caso che si smarrissero delle lettere.

L’indirizzo messo sulla busta andava benissimo: si vede che Lei conosce i caratteri meglio di noi.

In altro foglio le notizie generali. Quanto a scrivere per il Bollettino Sales. valuti Lei la nostra delicata situazione. Che le potrei dire? Descrizioni del Giappone? Lavoro per i cristiani?

Già si fa qualche cosa, ma finché non siamo padroni, non conviene, credo, dir nulla; il Vescovo si raccomanda assolutamente la piena dipendenza a P. Bonnecaze e se si è fatto qualche cosa, è con piccoli strappi… ma come si fa vedere i giovani e star fermi?

Vuol dire che i Salesiani di qua e di là… ecc.? Non sanno ancora chi siamo: il Padre comincia ora a conoscere Don Bosco e non mi meraviglierei se domani domandasse di farsi salesiano. Ad ogni modo veda Lei, se quel che mando è pubblicabile. L’importante è dire bene del Giappone, e dal loro punto di vista lo meritano.

Ed ora, buon papà, eccomi inginocchiato ai suoi piedi come prima di partire: ci benedica tutti. Eccoci fra le sue braccia: ci voglia bene, ricordi che siamo ancora Beniamini. Per tutti, tutti tutti che singolarmente vogliono essere ricordati – sono sempre quella birba… salesiana di


32 don Vincenzo Cimatti

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167 /Rinaldi Filippo / 1926-5-30 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


.

33 Miyazaki, 30 maggio 1926

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M. R. Sig. Don Rinaldi,


Eccole le notizie di indole generale che sono solito inviare mensilmente:


  1. Speravo, come avevo promesso, inviare qualche dettaglio dopo la conversazione col Delegato A., ma mi scrive che ha creduto opportuno visitare il Nord e quindi verrà più tardi. Il segretario di Mons. Piani recandosi a Tokyo avrebbe desiderato la mia compagnia, ma non ancora pratico della lingua, d’altra parte dispiacendomi interrompere gli esercizi linguistici, vi rinunciai. D’altra parte è forse, senza forse, provvidenziale attendere la venuta del Delegato, anche perché sta elaborandosi – ci dicono uscirà presto un codice importantissimo già pronto – sulla condizione dei culti religiosi e alla cui revisione furono con 8 bonzi chiamati pure un protestante e un cattolico (il segretario del Delegato): ha fatto gran meraviglia l’entrata nella commissione di due cristiani, cosa significativa. Pare che i capi delle sette religiose indigene debbano essere forniti di legali documenti di studi conseguiti presso le Università di Stato (essendosi accorto il governo che forse troppi elementi erano inetti, e questo necessariamente limiterà assai anche le loro vocazioni, essendo dispendioso assai attendere a studi superiori).

Speriamo che tutto riesca nelle mani della Provvidenza al trionfo di Gesù in questo popolo sotto tanti aspetti invidiabile e che ogni giorno sente più forte in sé il problema religioso (tutti i giornali ne parlano); che incomincia a conoscere e ad apprezzare il cristianesimo, e non fosse altro a discuterlo; speriamo che da questo nuovo codice non sorgano intralci alla Chiesa cattolica; non credo, perché a Tokyo i cattolici sono ben visti, l’istruttore del Principe ereditario il Sig. Yamamoto è cattolico e nella Commissione vi è pure un cattolico, esso pure giapponese. E poi posso assicurarla che i preti giapponesi non hanno paura. Guai se uno di noi (uno straniero – e in fondo il disprezzo per lo straniero c’è) in una discussione si azzardasse ad affrontare in forma un po’ forte… Sentisse invece questi preti come le dicono chiare e pepate, coi titoli più cavallereschi ai loro connazionali… Dunque speriamo e preghiamo.

  1. Per la lingua come andiamo? Si va avanti con lenti, ma sicuri progressi, non si può fare diversamente, perché (salvo la pronuncia – ed è già molto) è tutta una nuova supercostruzione. Converrà ricordarlo per i venienti futuri.

Abbiamo fatto una pazzia. Senta!!!… Sia per esercizio, sia per vincere la paura, sia (non potemmo fare altro) per onorare la Mamma nel suo mese e festa, sia per obbligarla santamente a venirci in aiuto, durante la novena per turno si è fatto un sermoncino al popolo, fatto, corretto, studiato si disse, capirono e Deo gratias! Nessun santuario ebbe fiorita di simili oratori.


  1. Il sottoscritto, introduzione, spiegando perché facevamo i discorsetti e insistendo sull’adempimento dei doveri essenziali al cristiano.

  2. Don Tanguy: lImmacolata, Lourdes

  3. Don Piacenza: sogno di Don Bosco (buoi, ecc.)

  4. Don Cavoli: Cristoforo Colombo e Maria

  5. Don Liviabella: i fiori di Maggio

  6. D. Margiaria: miracolo di Don Bosco in casa Costamagna

    1. Sottoscritto: mezzi per conservare i frutti del mese (essere persuasi della necessità della devozione a Maria, frequenza ai Ss. Sacramenti, adempimento dei doveri, apostolato fra i pagani colla preghiera e coll’esempio).


Il Padre non fu di parere mettessimo fuori Maria A. Ciò ritarderà, a mio modo di vedere, tante cose, perché finché essa non è il sole… Ad ogni modo se ne parlò, si diedero immagini ai bimbi; ho musicato per l’occasione: “Nostra Signora Regina del Giappone – regina dei martiri, aiuto dei cristiani, pregate per noi”.

Il giorno 24 abbiamo detto da noi la seconda Messa, finita colla Consacrazione a Maria. Ogni giorno due funzioni (mattino e sera) con discreto concorso e frequenza ai Ss. Sacramenti.

Torno in argomento. Con tutto questo non è che noi possediamo la lingua. Oratori in chiesa, pesci semimuti fuori. Ma la Madonna ci aiuterà.


  1. Come è lo stato attuale della Missione? Dalla frequenza osservata (non ho dati ufficiali) si vede che la cristianità attuale a Miyazaki si aggira dai 120 ai 150 cristiani (sulle carte forse di più), nei dintorni si può dire che non c’è nessuno.

Ad Oita e Nakatsu incomparabilmente più pochi e più sparsi. Il nucleo di Miyazaki è buono: vi sono di quelli (uomini e donne) che fanno la Comunione quotidiana. Si può contare una media di una diecina al giorno, da 20 a 25 alla domenica, di più nelle feste. Ma vi sono pecorelle sbandate per tanti motivi. Urge raccogliere giovani e ragazze grandicelle, se no si sbandano: quindi bisogna salesianizzare.

Le suore potrebbero per le ragazze fare assai. Occorre una biblioteca (sono divoratori di libri e sarà uno dei mezzi per attrarre i pagani), giochi, circoli e compagnie. Tutto questo bisogna consolidare e sviluppare. Mi si delinea qualche buon elemento su cui spero si possa contare per future vocazioni. Quanto all’opera nostra credo che (come mi pare di aver detto) qualsiasi scuola possa far fortuna (mi duole di non potere precisare i dettagli che attendevo dal Delegato): il momento è buono. Tutto ciò che si fa per l’istruzione del popolo è ben visto e apprezzato. A Miyazaki scuole protestanti non ve ne sono.

Il Giappone viene europeizzandosi nei vestiti e calzature (tutti gli impiegati statali, scuole, banche, ecc.); il legno vi trionfa; la meccanica è apprezzatissima; il libro è la condizione per… Quando penso all’opera nostra, sempre penso alle letture cattoliche di Don Bosco. Per far tutto questo ci vuol personale scelto, perché bisogna far meglio di loro, ci vogliono mezzi… Gli edifici scolastici qui sono i migliori in mezzo al verde, con vasti cortili per la ginnastica, cui danno importanza capitale.

I treni sono affollati di giovani che vanno a scuola o vi ritornano. Scuola esterna o interna? Se la prima, porta con sé i locali per l’internato o per l’alloggio. Ci vuole personale che sappia bene la lingua; ci vogliono giovani di memoria, essendo la lingua difficile. Inizialmente si potrebbe pensare a qualche buon cristiano capace. Mi mancano però molti altri dati di fatto: spero nel Delegato.

  1. Ambiente. Occorrono individui sodi nella pietà e castità, specialmente, perché la vita è molto libera in estate quanto al vestire, pur facendo essi tutto con naturalezza; per noi specialmente che facciamo giocare i ragazzi è una faccenda; tanto più che se si affezionano (abituati negli anni di infanzia ad essere portati a dorso) facilmente si attaccano in ogni forma. Occorrono individui della massima pazienza; uno scatto è una sconfitta che difficilissimamente si ripara; certe congregazioni hanno avuto casi in cui dovettero cambiare di casa gli individui, perché l’ira, l’impazienza rappresentano pel giapponese la debolezza somma, e quindi la sfiducia totale: è difficile (salvo nei bambini e nei nostri cristiani… e anche in quelli…!) scoprire l’interno di questo piccolo essere, che osserva imperturbabile; se ridete vi smozzica un sorriso e poi osserva e vi giudica. Come? Mah! vedremo.

  2. Vita nostra. Continua con la solita regolarità nelle pratiche di pietà (secondo le regole – per esercitarci incominciamo a dire parte delle preghiere nostre in Giapponese) e nello studio.

Regolari le due conferenze, l’istruzione settimanale ai coadiutori, la soluzione del caso, l’esercizio della buona morte, messe, novene, tridui. La salute è buona in genere. Caldo e zanzare. Presto la stagione delle piogge, necessaria per il riso.

A riposo e chiusura del mese di Maggio abbiamo fatto una modesta gita alle antiche tombe dei grandi del Giappone e specialmente a quella del figlio della dea Amaterasu da cui ebbe – secondo la leggenda – origine la dinastia imperiale. Spero riuscite le fotografie. Sono cumuli di terra in cui, in tombe circolari fatte con pietre ammassate, si metteva il morto coi soliti oggetti del tempo, in gran parte ora raccolti nei musei. Pel mese di Maria due funzioni, fioretti giornalieri, meditazione e lettura sulla Madonna e non potendo fare altro ci siamo uniti in spirito a Lei, a tutto il mondo salesiano santamente invidiando chi poteva fare di più. La rivincita, a Dio piacendo, al prossimo anno.

A sollievo e dietro desiderio dei confratelli ho fatto fare un gioco di bocce, sconosciuto in Giappone (e credono di aver inventato tutto loro!) e che attira i passanti; diverte i cristiani che incominciano a capirlo. Mi è costato ¥ 8,50: al falegname cui si diceva che qualche boccia era un po’ quadra, rispondeva ridendo: “se mi davate ¥ 10 ve le arrotondavo di più!”.

La commissione che passa in maggio per tutte le case e che appone alle medesime un biglietto favorevole o no, alla casa della missione si è presentata al cancello e ha dato parere favorevolissimo.

L’orto ormai è pieno di erbaggi. Quattro chiocce hanno covato con buon esito (un gatto ha mangiato sei pulcini). I conigli vanno benino e per ora si va avanti bene.

  1. Il giorno 21 grande giornata burrascosa, forte grandinata, sulle coste del lago di Miyazaki su battelli da pesca una quarantina di pescatori trovarono la morte. Mi si è fatto pervenire una richiesta di soccorso: ho dato d’accordo col Padre 10 Yen. Povere famiglie e povere anime. Così pure diedi 2 Yen ai pompieri nella loro questua ordinaria. Bisogna tenerseli amici.

  2. Il mese di Maggio è mese di festa per i bambini in Giappone. Sulle case dove vi sono bambini e in cui le famiglie possono, si innalzano lunghe aste di bambù, a cui si attaccano pennoni rappresentanti pesci multicolori che svolazzano al vento.

Il bambù, la trota che è per il giapponese un pesce vigoroso e che rimonta perfino le cascate: questi simboli – una volta di guerra – furono trasformati come augurio di vigoria alla gioventù crescente.



34 Mi pare di aver finito e di aver detto quanto di notevole si era manifestato durante il mese. Tutti vogliono essere ricordati: ci benedica tutti, preghi per noi e il dolcissimo Cuore di Gesù ci ottenga per le mani di Maria di essere presto strumenti docili al grande lavoro e al grande bene che c’è da fare. Ossequi cari ai singoli superiori. Mi nasconda sotto il manto di Maria e se può metta poi dentro il Cuore di Gesù il suo povero figlio:

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35 don Vincenzo Cimatti

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P.S. - Anche per regolarmi per un po’ di propaganda a tempo opportuno, ho fatto richiesta al Cav. Guasco, R. Console italiano a Kobe da cui dipende anche il Kyushu, per sapere se vi sono italiani in Giappone con cui mettermi in relazione. Il bilancio è presto fatto: nessuno nel Kyushu, salvo noi. Due insegnanti (italiano e canto), 2 lavoratori in seta artificiale, 1 chimico con famiglia, 3 case commerciali…

168 /Ricaldone Pietro / 1926-6-2 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani


36 Miyazaki, 2 giugno 1926

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Mio amatissimo Sig. Don Ricaldone,


Al solito breve resoconto di quanto in lungo ho inviato al Sig. Don Rinaldi.


              1. Tutti bene ora, mi pare che l’acclimatizzazione sarà compiuta se tutti passeranno bene l’estate. Il grafico le dirà meglio di quello che possano le parole. Viene ora la stagione calda e umida. Chi ha i reumi sarà felice… fortunatamente c’è il mare vicino o meglio la sabbia. I più debolini (perché non dormono di notte) sono Don Cavoli e Guaschino… proprio miei compagni, ad ogni modo, finora bene.

              2. Lingua difficile, più si studia… Lavoro lento, ma sicuro e spero proficuo. Pensi all’avvenire specialmente per chi deve far scuola. Per la Novena ognuno fece un sermoncino studiato più o meno bene a memoria… ci hanno capito, ma valenti oratori in chiesa, pudicamente assai riservati nella parola, fuori della soglia. È una faccenda seria, ma anche in questo la Madonna ci aiuterà… Se l’avessimo potuta metter fuori… venivano certo dei miracoli anche nella parola. Pazienza! Cara Mamma, dormi ancora un po’ nelle casse e quando Gesù vorrà, verrai al bel sole levante e lavoreremo con te e per te.

  1. Non posso far proposte concrete, per la mancata venuta del Delegato. Si attende il nuovo Jus per la religione in Giappone: nella commissione ci sono anche 8 bonzi, un protestante, un cattolico (il segretario del Delegato): speriamo non vengano incagli. Ad ogni modo:


    1. Il Giappone viene pigliando dall’Europa tutto quello che gli serve. Negli uffici pubblici, scuole, banche, ecc. il vestito e calzature son sempre all’europea. La meccanica è apprezzata. Il libro è la “conditio prima” per la propaganda uso Don Bosco (letture cattoliche). Il Giappone è divoratore di libri e purtroppo c’è tutto il luridume… europeo tradotto.

    2. A Miyazaki mi assicurano non c’è nulla del genere. Invece scuole professionali sono a Oita. A Nakatsu c’è nulla di nulla.

    3. Le suore potrebbero fare assai assai per le ragazze.

    4. Tutto ciò che si fa per l’istruzione è ben visto e apprezzato. Certo che le loro scuole (nel loro genere – le nostre valgono incomparabilmente di più) sono quanto di più bello c’è nel luogo, in mezzo al verde, spaziosa palestra; ma dopo tutto grandi capannoni. Certo pure che bisogna far meglio e più di loro. Devo adocchiare, sondare, tirar colpi per terreno vicino alla Missione?

    5. Gli individui futuri siano (lo comprende) buoni salesiani; forti in castitate (l’abbigliamento estivo è molto libero… nella casa giapponese aperta a tutti i venti si vede tutto)… forti inoltre in patientia; lo scatto anche involontario, non parlo che di parole, non di percosse, per carità! è una sconfitta irreparabile. Le Suore Dame del S. Cuore ad es. hanno dovuto far cambiamento di personale per questo. Il giapponese è il tipo dell’imperturbabilità, difficilmente quando è giovane fatto si espande o si agita. Sorridendo a mezzo, osserva, pensa e vi giudica.

    6. Ed ora un po’ per la parte amministrativa. Abbia la bontà di vedere gli specchietti. Attualmente devo ancora avere un 5000 ¥: pensi Lei da buona Provvidenza.

Le ho messo in dettaglio, perché si faccia un’idea dei prezzi. Finora i confratelli sono per il trattamento come in Europa. Certo pane, carne, latte, vino costano assai; d’accordo col Sig. Ispettore e anche dietro suggerimento di Monsignore in questo primo periodo di acclimatizzazione, che a detta di tutti è pericolosissimo, a costo di ogni sacrificio, non ho lasciato mancare nulla. Può essere che in seguito necessarie riduzioni si impongano, ma mi sarebbe parso mancare di dovere, non avessi fatto così, perché anche dopo il viaggio tutti erano in condizioni deplorevoli, salvo l’erba grama del sottoscritto. Certo pure, che adattandosi al vitto giapponese si potrebbe fare economia, ma sarà difficile che gli Europei vi si adattino. Per me mi adatterei volentieri, ma non posso certo obbligare gli altri. Mi guida, diriga, consigli. Temo che a Oita specialmente la vita sarà più costosa: ad ogni modo vedremo. Le cifre può calcolarle in base a 11 persone (9 noi, il padre missionario, e almeno uno fra l’insegnante, servi che pur mangiando alla giapponese, beneficiano necessariamente…).

In pratica sostengo le piccole spese di riparazione (ci sarebbe anzi molto da fare… Debbo? Posso? La casa giapponese, la chiesa in legno esigono cura speciale, e da quando Monsignore ha saputo dello stralcio, ha dato ordine che non si facesse più niente… quindi da qualche anno…), pago la luce, il mensile all’insegnante e alla catechista. Ho dovuto comprare modestissime zanzariere, ché non potendo dormire di notte, i confratelli mi divenivano nervosi e dormivano di giorno.

Ho provveduto un po’ di caffè e vino (l’ispettore fu di quel parere). Le spese postali comprendono anche quanto vengo raccogliendo così per sport…

Quando farò i giri… studierò anche questa regione a noi affidata: è povera sì, ma è una delle zone migliori del Giappone (agricoltura, miniere ottime, acque minerali…, buona pescagione). Poi pensi che è di qui il capostipite della dinastia regnante – è qui dove la Dea Amaterasu mandò uno dei figli, da cui poi… ed è sepolto qui, e ne abbiamo visitato la tomba… e mando fotografia con dicitura. Chissà che come da Miyazaki venne al Giappone la costruzione in impero, dai poveri figli di Don Bosco per Maria A. non venga il trionfo di Gesù. Faxit Deus!

Qui il bel vulcano che ha già fatto traballare Miyazaki l’altro mese; nella nostra zona l’Aso, il vulcano (dicono) che ha il cratere più largo del mondo. Basta! se no c’è da gongolare…

    1. Per la futura organizzazione ho fatto richiesta al R. Console degli italiani residenti in Giappone; spero farli nostri buoni cooperatori; sa, oltre noi, quanti sono in tutto? Una diecina.


Notizie in fascio.


        1. Mese di Maria secondo regolamento e tradizioni: fioretti, meditazione e lettura sulla Madonna. Ho musicato l’Ave Maria in Giapponese e una invocazione che a tempo spargerò in Giappone: “O Maria, regina del Giappone, regina dei martiri; aiuto dei Cristiani, pregate per noi…”. È perché Maria A. capisse bene “Aiuto dei cristiani” l’ho messo due volte… e non fo per vantarmi (perché tanto non è mio merito) ma è una musica, che mi stringe la mano dalla contentezza. Due funzioni per i cristiani.

        2. Esercizio di b. m.; conferenza, istruzione ai coadiutori, soluzione del caso: regolari.

        3. Ho fatto un’offerta per i naufraghi (veda bollettino climatico) e per i pompieri.

        4. In Giappone il mese di Maggio è dei bambini: si erigono pennoni con sventolamento di pesci, simbolo della forza.

        5. Ho introdotto le bocce. I giapponesi vanno in estasi (e pensare che credono di aver inventato tutto loro!).

        6. Conclusione del Mese, passeggiata lunga alle antiche tombe.

        7. Tre covate di pulcini. Presto una di anitre. Il gatto mangia 6 pulcini. Povero Guaschino! Il colmo fu che alla passeggiata prese due fotografie senza lastra nel châssis… Peccato!!!

Ed ora basta. Domani Corpus Domini. Neppure festa di precetto in Giappone… ad ogni modo porteremo Gesù trionfante in noi colla parola, coll’esempio. Ma un altro anno si farà la processione di Maria, e anche Gesù, sì, voglio esca almeno dal recinto della Missione, come fanno a Tokyo.

        1. Ancora. Stato della missione: non credo (dalla frequenza) vi siano più di 120-130 cristiani, a Oita, Nakatsu incomparabilmente meno; buoni, alcuni (una 10) fanno la comunione quotidianamente. Frequenza ai sacramenti dei ragazzi molto poca (purtroppo). Non vi è circolo, biblioteca, giochi.


Basta, basta, basta… se no addio giapponese!… [N.B. riporta quindi alcune frasi…].

L’abbraccio con tutta l’anima. Sono sempre matto e creda, col Signore è una delizia.

Dica a Maria A. che faccia presto. Tutti, tutti tutti la ricordano e vogliono essere ricordati.


Suo affezionatissimo

don Vincenzo Cimatti


169 /Ghetti Giorgio / 1926-6-4 /


a Giorgio Ghetti, Dottore di Faenza, amico e benefattore



4 giugno 1926

Illustrissimo Sig. Dottore,


Do riscontro alla sua carissima del 19/4 giunta qui il 23 Maggio, vigilia della festa della nostra grande Ausiliatrice.

Grazie della sua bontà nell’avermi ricordato e delle preghiere che la sua famiglia e specialmente i suoi cari figlioli fanno per questa missione.

Per ora tutto bene: siamo alle prese con la non facile lingua parlata e scritta. Qualche cosa si riesce già a fare, ma ci vuole ancora…

Per la lingua scritta apprese già le due forme “Katakana” e “Hirakana”, siamo alle prese coi caratteri. Ne occorrono un minimo di 2000 per imparare a leggere un pochino i loro libri. Ad ogni modo il Signore che ci ha mandati ci aiuterà, vero?

Le unisco qualche cartolina, per ora le uniche che ho potuto trovare; in seguito di meglio.

Ossequi al Sig. Suocero, alla sua signora e ai figlioli tutti; assicuri tutti della mia povera riconoscenza manifestata nella preghiera.

Con vivo ossequio.

37 Devotissimo

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38 don Vincenzo Cimatti, sales.

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170 /Rinaldi Filippo / 1926-6-6 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


39 Miyazaki, 6 giugno 19261

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M. R. Sig. Don Rinaldi,


È il 6 giugno anniversario dello Statuto – questo come italiano – è l’anniversario del Miracolo del SS.mo Sacramento – questo come torinese di adozione e cristiano… – ma il vero motivo della deroga per cui non aspetto il tempo solito a scriverle e faccio seguito alla recente lettera, è per inviarle alcuni dati pubblicati dal nostro giornale di Miyazaki sullo stato della religione in Giappone, emanati dal Ministero degli interni, e che come dati ufficiali mi pare possano servire di utile meditazione a tutti. Non ho la penna adatta per farlo; trovi Lei, se è utile e opportuno, uno che in base a questi dati faccia un toccante appello che dica a tutti i buoni: “Pregate, pregate, pregate pel Giappone”; che dica a tutti i volenterosi: “aiutateci in tutte le forme”; che dica a chi ha la vocazione missionaria: “c’è lavoro anche per te”. Se da un lato la meditazione di queste cifre può spaventare pel colossale esercito che si schiera davanti al missionario cattolico; o può far pensare all’intruglio, al caos immenso di idee (se pur ci sono) religiose fra questi milioni di anime, dall’altro fa certo comprendere parte delle grandissime difficoltà in cui si trova il missionario cattolico per portare fra queste anime il suo povero contributo all’avvento del regno di Dio; far comprendere la necessità di anime generose che si consacrino alla missione evangelica e alla necessità dei mezzi occorrenti per facilitarla.

Eccole senza commento i dati generali.


  1. Shintoismo ufficiale, N° dei Kannushi (preti shinto) … 8.292

  2. Shintoismo religioso comprendente 12 sette con un complessivo di kannushi (preti shinto)… 88.023

  3. Buddismo, N° templi ufficiati da uno o più Bonzi… 71.287


Ognuna delle sette si suddivide in altre e sono specificate nell’atto ufficiale. Inoltre i buddisti hanno, fuori dei templi, luoghi di predicazione N° 5.870.


Pensi poi quanto e il Shintoismo e il Buddismo siano radicati nelle famiglie, perché l’essere kannushi o bonzo è anche trasmissione ereditaria. Pare (così annunciano i giornali) che nel nuovo Jus religioso, che sta per essere emanato, il Governo Imperiale pretenda per l’avvenire da questi guidatori di anime titoli di studio legali: se questo si effettuerà davvero, molte ali saranno tarpate e per la difficoltà degli studi in sé e per la questione finanziaria.

Se è caotico tutto il numero complesso di queste sette, che conducono in definitiva per molti all’apatia religiosa (e d’altra parte è tanto poco, religiosamente parlando, ciò che domanda il Shintoismo e i1 Buddismo, che non può non condurre all’indifferentismo),


veda ora le altre divisioni religiose ed il numero dei loro missionari:


Russi ortodossi … 149

Presbiteriani …334

Battisti…49

Anglicani …349

Congregazionisti…159

Evangelisti M. F. …28

Evangelisti F. M. …6

Evangelisti Fukim…47

Luterani…19

Esercito della Salvezza… 97

Chiesa propagandistica orientale …25

Scandinavi…1

Cristiani ariani …4

Chiesa degli amici…24

Evangelisti propagandisti…10

Chiesa della misericordia…3

Chiesa dei compagni…8

Chiesa cristiana…96

Cristiani…38

Efigiba…1

Chiesa del 2° avvento…8

Nazareni…10

Senza nome…54

Missionari cattolici Apostolici Romani…193


Mio buon Padre, meditiamo su questi dati.

Pensi che la massima parte di questi cristiani dell’ultima pagina sono giapponesi, che si sono svincolati dagli insegnamenti e si sono resi indipendenti. Vecchi missionari definiscono il Giappone: “anima naturalmente scismatica”.

Preghi, preghi per me. Venerdì prossimo è la festa del S. Cuore. Un anno fa alla vigilia mi diede l’annuncio della mia andata in Giappone. Quante cose a un anno da quella data! Grazie, dopo Dio anche a Lei.

Mi aiuti a essere degno di tutte le grazie che mi ha fatto il Signore.

Ci benedica tutti e consacri a Gesù il suo aff.mo

don Vincenzo Cimatti





171 /Rinaldi Filippo / 1926-6-29 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



29 giugno 1926

Mio sempre amatissimo Papà,


29 giugno! Festa di S. Pietro! Una folla di pensieri… Roma e la S. Chiesa, il Papa… Don Bosco e quello che devono fare i suoi figli per emularne lo zelo, quello che dovranno avere i suoi figli e sarà un mondo! per far conoscere in Giappone il Papa.

Oggi abbiamo fatto l’esercizio di buona morte e perciò al solito accetti il rendiconto personale e direttivo della nostra famiglia e a parte le notizie di cronaca.


  1. Sanità. Sempre ottima, grazie a Dio, in tutto. Ciò mi permette lavorare per ora intellettualmente, poi presto mettendo un po’ in moto il corpaccio.

  2. Studio e lavoro non manca. La lingua viene appianandosi, ma è davvero salatina: non parlo dei caratteri, l’apprendimento dei quali occuperebbe la vita di un uomo. Ripasso teologia, do ai superiori le notizie, rispondo a chi scrive e avanti allegramente nel Signore.

  3. Posso compiere tutti i miei doveri, sforzandomi di precedere omnes col buon esempio, cercando di osservare tutte le regole e farle osservare. Molto e più ci sarà da fare in seguito quando saremo giuridicamente a posto e per l’assestamento, cura, pulizia ecc. della casa, ecc.

  4. Vi è tutta la comodità di compiere le pratiche di pietà: sono sempre la mia vita e coll’aiuto di Dio tento di migliorarle dalle tante involontarie distrazioni – innestando le grazie di Dio fortemente nella povera anima mia, e Gesù sempre buono, come le dissi, mi concede insieme ai momenti insignificanti… dovuti alla mia miseria, dei veri momenti di Paradiso. Deo gratias!

  5. Frequenza regolare ai Ss. Sacramenti secondo la regola.

  6. Mi sforzo di osservare come dissi la S. Regola. Le propongo più oltre due quesiti. Per i s. voti nulla di notevole. L’ambiente che ci attornia, pur noi rimanendo relativamente ritirati, quando si esce per un po’ di passeggio, si presta a molti eccitamenti, e mi occorre vigilanza specialmente negli occhi. Idem specialmente alla domenica per i cristiani.

  7. Optime per la carità: ci amiamo come fratelli.

  8. Per ora nessun inconveniente, salvo vigilanza somma per i nostri cari coadiutori specialmente per le relazioni esterne. Occupati mi pare lo siano tutti benino e finora non mi pare di scorgere nulla di speciale, ma i pericoli sono molti. Oh, quanto fu a proposito l’ultima sua circolare sulla castità: ne feci tema della conferenza mensile.


Concludendo. Il Signore mi benedice oltre quello che merito. Mi aiuti o buon Padre, a non abusare di tante grazie, a farmi dei meriti e così riuscire a salvarmi l’anima.

Ed ora un po’ di resoconto della nostra famigliuola.


Don Tanguy. Sempre optime in tutto: è un vero tesoro; vigilante, esperimentato, vero salesiano. Ultimamente ebbe un po’ di mal di denti e testa in forma passeggera. Tenace nello studio, riuscirà bene.

Don Piacenza. Idem, optime in omnibus nulla di speciale.

Don Cavoli. Salute precaria: nervoso, dorme poco, non è ancora ben acclimatato. Ottime risorse e ottimo carattere quando sta bene, allegro, ecc. In queste condizioni trova difficoltà per la lingua, saltuarietà dello studio. Lo animo alla calma di corpo (piccole cure) e più di spirito. Per il resto optime.

Don Liviabella. Salute precaria. Una settimana fa ebbe un attacco che ritengo il suo solito male, ma in forma diversa. Accusò un forte dolore di ventre verso le 4 di sera localizzato. Visto che non cessava mandai pel dottore, che non accertando lì per lì male specifico sicuro, andò a chiamare un collega: e mentre Don Livio soffriva discutevano. L’uno temeva un volvo intestinale, l’altro lo escludeva. Gli fecero un’iniezione e a mezzanotte la calma era ritornata. Ma le alternative di dolori con momenti di calma e risatine convulse, mi fanno pensare al suo solito male, tanto più che nei due giorni seguenti fu spossato come se avesse avuto l’attacco nella forma tipica. Ora sta bene: ha assoluto bisogno di regolare lo stomaco e di abituarsi un po’ a1 dolore e alla calma di spirito: nell’ultima volta usciva in espressioni poco cristiane. Gli do i suggerimenti del caso. Per il resto optime. Ha un mondo di risorse che varranno a farsi buon centro attrattivo di giovani.

Don Margiaria. Salute debolina: anche lui ha bisogno di regolarizzare il sacco: il medico in una recente ed accurata visita lo ha calmato ed ora sta bene. Riesce bene nella lingua. Per il resto bene in omnibus.

Coad. Merlino. Salute buonina: anch’egli per mala conformazione dei denti (non combaciano) può masticare poco e quindi… ma credo più che altro influisca il pensiero nostalgico di mamma sola in precarie condizioni di salute: cerco di confortarlo. Riesce bene nella lingua. Regolare assai nel resto. Grande confidenza.

Coad. Guaschino. Salute discreta. Dorme poco di notte. Può occuparsi poco mentalmente (gli vien mal di testa) e perciò si occupa materialmente di più (cura dell’orto – che viene visitato da questi curiosi giapponesi – che fanno anche acquisti di verdura). Molta difficoltà per la lingua: ma però sa aggiustarsi. È a contatto di più col pubblico – fedele nell’amministrazione.


Eccole le cose più salienti della nostra famigliuola, che attende la sua benedizione speciale per rinfrancarsi nel servizio di Dio nel prossimo mese, nella osservanza delle regole e per compiere quanto il Signore vuole da noi. L’abbracciano tutti di cuore in Gesù e in Maria e Lei benedica i nostri propositi e specialmente benedica questo povero suo figliuolo che per tutti si dice dev.mo


40 Don Vincenzo Cimatti, sales.

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P.S. - Iniziamo oggi la terza elementare! Già letti e studiati bene 6 libri di lettura e morale. La morale è galateo bello e buono, basato sulle tradizioni e costumi giapponesi, qualche cenno di preghiera all’altare domestico (c’è in tutte le famiglie) pel culto degli antenati. Le letture sono fatterelli, poesiole, ecc. con poco contenuto, con intento di eccitare il coraggio e lo spirito di combattimento. L’ultimo letto e studiato è una apologia ributtante inneggiante alla vendetta. Concludeva il bravo insegnante giapponese: “Loro devono far sì che questo sia presto tolto dai libri”. Faxit Deus! Insisto su quanto Lei sa meglio di me. Per carità inviino gente soda per la castità. In questa stagione specialmente Don Balzola qui (salvo il colore) potrebbe credersi tra i suoi… anche quando hanno qualche cosa indosso. I cristiani uomini e donne (non parlo dei fanciulli e fanciulle) per la massima parte vengono in chiesa scalzi con le relative conseguenze. Questa notte ore 23 discreta scossa di terremoto. La massima parte ha dormito saporitamente: fra questi il suo

Affezionatissimo

don Vincenzo Cimatti



172 /Rinaldi Filippo / 1926-6-30 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



30 giugno 1926

M. R. Sig. Don Rinaldi,


Eccole le notizie mensili di cronaca. Dapprima due quesiti.


  1. In Giappone le feste di precetto, oltre le domeniche, sono solo: Natale, Ascensione, Assunzione, Ognissanti. Si domanda: salesianamente (per le pratiche di pietà) e cristianamente stiamo al nostro calendario, pur evidentemente non potendo obbligare i cristiani?

  2. Già in Italia avevo sentito interpretazioni diverse dell’art. 160 delle Costituzioni. I suffragi di cui si parla (S. Comunione e Rosario) si debbono fare da tutti i soci della Congregazione o dai soli soci della casa? La diversa interpretazione proviene anche dal fatto che in molti noviziati si fanno fare dei suffragi indistintamente per tutti i confratelli di cui giunge lettera mortuaria. Quid?


    1. Non posso darle ancora notizie specifiche su punti a noi interessanti, non essendo ancora venuto il Delegato, trattenuto a Tokyo dalla discussione della famosa legge sulla religione in Giappone, di cui già le ho parlato e di cui le ho recentemente mandato alcuni dati statistici interessanti. A parte invio qualche cosa che ho tradotto da qualche libro abbastanza recente ed appena potrò invierò il resto. La prima cosa da fare: oratorio (che può essere benissimo quotidiano), organizzare i cristiani, cercando pecorelle smarrite… e ce ne sono.

    2. Invio pure a parte il contributo nostro di notizie sul compianto Card. Cagliero, richiesti dal Signor Don Ricaldone, cui invio al solito fotografie, rilievi economici, francobolli, ecc.

    3. Vita regolare per l’orario solito di studio, comodità per le pratiche di pietà regolari. Id. conferenze bimensili, caso, istruzione domenicale ai coadiutori, esercizio di b. m., devozioni nostre (Primo venerdì del mese, 24 del mese…).

Nelle feste di precetto (non riconosciute dal Giappone) e nelle feste soppresse stiamo all’Europa.


Il giorno 5 Giugno ore 18,14 scossa di terremoto ondulatorio (40”) senza conseguenze per noi; si va in gondola e nient’altro; il capannone cigola, dondola e pian piano si assesta. Alle 21 segnalazioni d’incendio lontano dalla Missione.

Giorno 6: Festa in Chiesa del Corpus Domini; il giorno 8: il padre intensifica un po’ il catechismo (martedì, giovedì, sabato, domenica) ai bimbi: lavoro preparatorio per noi. Giorno 10: a passeggio al piccolo porto di Akae. In tutto il Giappone bandiere abbrunate per la sepoltura del re di Corea: così il Giappone ricompensa… Una circolare del sindaco ordina la conservazione delle memorie storiche del Giappone.

Giorno 11 – Festa di famiglia del S. Cuore, per i cristiani fra due domen.

Giorno 12 – Cuore purissimo di Maria, patrona del Giappone (doppio di prima classe) per voto fatto dal Primo Prefetto Apost. P. Forcade, 1844. Compaiono le prime nespole, più grosse e sugose di quelle d’Europa.

Giorno 13 – S. Antonio; festicciola a Don Cavoli.

Giorno 16 – Conferenza sul S. Cuore. Caso.

Giorno 17 – passeggio lungo il fiume Oyodo. Panorami incantevoli, ma quanto più bella la povera e numerosa gioventù! O, Signore, quando ci farete incominciare?

Giorno 18 – annuncio di un furto sacrilego commesso nella vicina missione di Fukuoka. È il primo da ché ci sono i missionari. Noi facciamo subito funzione riparatrice.

Viene a trovarci il missionario P. Boulteau [quello di cui esistono lettere negli incartamenti relativi all’inizio dell’opera sales. in Giappone]. È sempre interessante e pratica la conversazione con questi uomini di Dio. Tutti ci vogliono vedere e conoscere. È a Biwasaki dove ci sono i lazzaretti governativi per i lebbrosi (oltre 500). Ci parla delle difficoltà delle conversioni, dei pasticci matrimoniali, della promiscuità pagana dei lebbrosi in detti ospedali… I figli vengono affidati alle missionarie francescane. Egli pensa che il Giapponese è attirato alla religione dall’interessarsi di lui materialmente. Mi pare sia necessario buttarsi ai giovani, lavorare indirettamente e formare clero indigeno, e che gli attuali cristiani si organizzino un po’, s’impongano, ecc. Vi è un gruppo di preti giapponesi che dovrebbero andare in giro per conferenze, ma non hanno i mezzi. Un punto difficile e che finora non fu risolto e per cui (come mi pare di aver detto in altra) sono divisi i pareri dei Vescovi e dei missionari e così in altri dettagli di morale, è la questione dell’adorazione dell’Imperatore. Può il cristiano andare alle funzioni di adorazione? Vi è chi interpreta questo come atto di culto e quindi negative. Un fatto recente: tre soldati cattolici si rifiutarono di fare il giuramento perché lo trovarono lesivo dei loro principi. Che fa il governo? Che cosa il Delegato Apost.? Mah! In alto certo sentono l’incongruenza di certe idee (vogliono ora togliere dai libri di testo, identici e fatti dal governo, quanto vi è di mitologico ecc.) ma…

Vi è chi le interpreta come il saluto fascista e quindi positive. Tutti i fanciulli e giovani delle scuole sono obbligati ad andare ed il popolo va in massa… e allora?

Giorno 21 – S. Luigi! Preceduta dalle sei domeniche. Onomastico di Guaschino che vinse un concorso fotografico e bocciofilo indetto da noi. L’Italia è stimata e Mussolini con un messaggio alla gioventù fa parlare di sé; certo anche questo è utile a noi, ha il suo perché nei disegni della Provvidenza. Inoltre l’Italia ha recentemente venduto un dirigibile al Giappone. Certo finora in Giappone sono assai pochi gli italiani (forse una quindicina noi esclusi); mi scrive il Console che forse nel Kyushu verranno squadre di lavoratori per impianto di una fabbrica per l’azoto. Chissà che non sia una via che faciliti l’entrata naturale per noi in altri paesi. Lasciamo che Maria A. e Don Bosco… Piena fiducia. Una ditta italiana a Kobe di generi alimentari mi manda il catalogo: prezzi per noi proibitivi! Trovo più a buon mercato a Miyazaki.

Giorno 22 – Un bimbo in Chiesa si soffia il naso col fazzolettino di carta, ne fa la rituale pallottina che mette davanti a sé per portarla poi fuori, ma si vede che non ben pulito sente il bisogno di finire l’operazione con due belle fregatine di maniche del vestito. Veniamo europeizzandoci, giapponesi cari!

Passo vicino alla officina di un fabbro-ferraio; la forgia è al piano del pavimento; la massima parte degli operai lavorano seduti; sa che cosa ha pensato questo bravo giapponese per non venire meno al principio giapponese tradizionale e poter d’altra parte lavorare comodo, come certo ha veduto fare agli europei? Vicino alla forgia ha fatto un pozzo in cui egli entra e così stando in piedi ha alla portata la forgia e l’incudine che sono al piano del pavimento. Dettagli ridicoli! Ma il giapponese non rinuncia che lentissimamente alle sue tradizioni paesane! Quando vi rinuncia…

Lati poi di cortesia incredibile che ammazzano il forestiero, purché il giapponese venga ad avvantaggiarsene. Esempi. Non sono riuscito a sapere l’onorario del medico… Bisognerà pure fare qualche regalo, il Padre missionario dice che sanno poi pagare ben caro (col legame che si contrae) l’apparente generosità.

Ho inviato alla posta un sacco da spedire a Torino: due giorni dopo giungono due impiegati dicendo che non essendo partito il pacco col battello a cui era stato inviato, telegrafavano sarebbe partito infallantemente col seguente.

Un giorno mi sbaglio di affrancare la corrispondenza: gentilmente me la rimandano, pregandomi di completare.

Giorno 21 – Comincia la stagione delle piogge (vedere bollett. metereol. del mese da Don Ricaldone): sono la benedizione delle risaie. Stanno ora trapiantando il riso, in file con accuratezza somma; sto per dire minuziosa. Con questo: zanzare, rane che è un piacere…

Giorno 24 – S. Giovanni! In spirito a Torino: un po’ di festa a tavola e… la sera un po’ di cenuncola al mare. Abbiamo inneggiato a Don Bosco, a Don Rinaldi, ai Superiori, ai confratelli, al Giappone.

Giorni 28-29 – Esercizio di b. m. Conferenza sulla purità. Col prossimo luglio il padre cede a noi con giubilo i discorsi domenicali. Domenica 4 inizia il sottoscritto parlando di S. Pietro, del Papa e poi per turno gli altri. Pur non possedendo la lingua è un ottimo esercizio. Il Signore ci benedica e protegga e difenda: Lei ce lo faciliti da Maria A.



Dev. mo figlio in Corde Jesu

don Vincenzo Cimatti, sales.



173 /Ricaldone Pietro / 1926-6-30 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 30 giugno 1926

Mio amatis.mo Sig. Don Ricaldone,


Fin di mese. Esercizio buona morte. Resoconto.


  1. Abbia la bontà di vedere note di cronaca nella lettera generale al Sig. Don Rinaldi.

  2. Invio a Lui le notizie richieste da Lei. Dall’otto Aprile arrivò qui il 26 Giugno: rispondo immediate. Non riceviamo il Bollettino Salesiano; dal gennaio abbiamo ricevuto quello di Aprile. Stiamo leggendo quel di maggio arrivato casualmente da una famiglia. Prego togliere questo sconcio che impressiona malamente i confratelli. Tutto il resto regolare…

  3. Invio il solito Bollett. metereol. e finanziario e qualche fotografia; spero presto inviarle copia dello “Year book” utilissimo, per la conoscenza di questa, creda pure, che è la terra più caratteristica del mondo, è impossibile farsene un’idea adeguata per iscritto.

  4. A Lei può interessare agricoltura.


    1. Il Giapponese è grande utilizzatore del terreno e con colture intercalari che vengono succedendosi si ottengono abbondanti raccolti. Coltivazione da Febbraio in qua: orzo, grano con coltura intercalari succedentisi (fava, colza, fagiolo, tipo soya, melanzane, cetrioli che coltivano diritti, affidati a canne con produzione spettacolare, patate dolci). Gelseti in abbondanza allevati a cespuglio di cui vengon tagliando i rami al piede man mano che si rende necessario per il baco, provocando l’uscita di un secondo gruppo di rami nell’annata. Frutteti vari. Cominciano a usare l’innesto. Difendono i piccoli frutteti col sistema dei sacchetti di carta. Il massimo lavoro ora è la risaia. Finita una delle colture preparano il terreno (grossa aratura) all’epoca delle piogge (ora), entrano col cavallo nell’interno e rompono così le zolle ben bene inumidite; spianato il terreno, dai semenzai pigliano le piantine di riso (sono magnifici semenzai disposti a rettangoli perfettissimi) e in fila le piantano regolarizzando con fili tesi la perfetta inquadratura dei campi. La trebbiatura, pulitura dei cereali si fa ancora col correggiato e colla pulitura a vento. Che vuole? Tutto piccolo, tutto minuzioso, poco geniale! Mi propongo nel prossimo mese di visitare la scuola agricola e altre scuole di Miyazaki.

    2. Il nostro orto va benino e ci fa già risparmiare, ma la pioggia e l’umido e le zanzare guastano molte cose. Trionfa l’insalata che desta la meraviglia; qualcuno ne ha fatto acquisto (albergo di Miyazaki). Trionfano i girasoli. Così Guaschino è occupato bene.

    3. Confratelli al momento tutti benino: i più colpiti sono Don Livio e Don Cavoli. Per il resto salesianamente ottimi.

    4. Lingua difficile; pensare per tempo. Dovrebbe trovare tre e mandarli… ma fior di roba e specialmente forti in castitate. Qui Don Balzola sarebbe nel suo elemento. Pensi anche alle suore. Sa perché dico dovrebbe mandarne tre? Lei dovrebbe per il Giappone fare quanto domandava S. Francesco Saverio. Si accontentava di uno per casa all’anno. Ha capito! Quindi pensi… Se giovani (converrà?) saranno accuditi come in noviziato, se vecchi avranno da lavorare e intanto studieranno la lingua, oppure almeno comincino a studiarla in Europa. Cosa si può prevedere utile? Tutto. Inizierò appena padroni del campo, l’oratorio (quotidiano) poi bisogna organizzare tutto, rassodare e andare a cercare molte pecorelle smarrite e poi buttarsi risolutamente ai pagani.


Il Giapponese corre corre dove c’è da guadagnare o là dove può essere messo sulla strada del guadagno. Deus providebit. Preghi per noi tutti.

L’abbraccio di cuore.

Suo affezionatissimo in Corde Jesu

don Vincenzo Cimatti


174 /Grigoletto Giuseppe / 1926-7-4 /


al chierico Giuseppe Grigoletto, ex-allievo di Valsalice

41 Miyazaki, 4 luglio 1926

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Mio buon Grigoletto,


Non ti so dire la consolazione prodottami dalla tua carissima. Vengo ora dalla Cappella dove ho letto (proprio come fanno i grandi uomini…) un discorsetto su S. Pietro di cui in Giappone oggi si fa la festa: avran capito? Speriamo. Prega affinché presto invece di leggere possa dir a memoria, che allora sarà segno che comincio a maneggiare meglio questa terribile lingua.

Tu non vuoi che scriva: perché? Non sai che per noi lontani è, dopo Dio, un massimo conforto comunicare con gli amici, che dico? coi fratelli nostri? Quanto a te:


  1. abbandonati con fede nelle mani di Dio e di Maria,

  2. fa’ quello che ti dicono e per gli studi e per tutto,

  3. calma; non ritenendoti un essere speciale (come le rarità naturalistiche che cerco di trovare qui in Giappone), ma anche tu un salesianetto che vuol bene a Don Bosco e che nell’ambito suo (unusquisque donum suum habet ex Deo, alius quidem sic, alius vero sic. Capisci, oca che non sei altro?) fa quel che sa e può.


Non vuoi che ti scriva, “perché tempo e soldi sprecati: non cambio più”. Fa’ come ti dico ut supra, e non temere: ciò che non riuscirai mai a fare tu ci riesce meglio il Signore e la Madonna.

Prego per i tuoi esami e per quelli di Melen, cui mi ricorderai in modo speciale: quando riceverai questa sarai forse negli esercizi. Ti prego (e comunicala a compagni, se vi saranno) di una carità. Durante quelli ascoltami tu tante Messe per la nostra Missione.

Grazie della carità che usi a questa povera Missione, la più caratteristica e credi, la più difficile, di quante esistano. Grazie! Gesù che promette il cento per uno a chi dà un bicchier d’acqua…

Se credi mandarmi gli indirizzi degli offerenti principali invierò almeno un saluto e un ringraziamento.

Abbiamo letto sui giornali i disastri delle inondazioni.

Congratulazioni, auguri e preghiere all’amatissimo Direttore per il giubileo e alla vostra casa per la benedizione dell’edificio. Saluta tutti tutti tutti.

Sei il primo e ad eccezione della mia sorella sarai l’unico che mi ricorderai la data del compleanno. Grazie di questa delicatezza di cui Gesù ti rimeriti.

Sì, fino a 75 anni, spero, sia perché ho un impegno affidatomi dal Sig. Don Rua, e poi perché me l’auguri tu. In Giappone l’augurio più toccante è quello che fanno al loro imperatore “del divo imperatore mille anni il regno duri e ottomila anni ancora, finché una pietra si converta in roccia dove s’abbarbichi il più folto muschio” (Inno nazionale). Tu sai la storia naturale e medita la longevità dell’augurio: non aspiro a tanto. Il meglio è rimettersi filialmente a Lui.

Grazie degli auguri e saluti.

A Galbusera scriverò quando scriverà: l’ho ricordato a S. Giovanni. All’amatissimo Sig. Don Maina, auguri speciali per S. Vincenzo, preghiere assidue. Consegna l’acclusa e i bolli per favore al buon Uguccioni. Salutami tutti tutti tutti. Ti benedico ed abbraccio di cuore. Tuo sempre e tutto tuo fratello


don Vincenzo Cimatti


P.S. - Al buon Sumiraschi un mondo di cose: lo ricordo con vero affetto nelle mie povere preghiere.

175 /Bisi Ugo / 1926-7-10 /


a Don Ugo Bisi, ex-allievo di Valsalice, Segretario dei Superiori Maggiori



[10 luglio 1926]

Mio amatissimo Bisi,

Grazie di cuore della tua bontà nel ricordarmi unitamente ai tuoi assistiti. Non mi è possibile mandare roba giapponese perché… ora non essendo ancora padroni di casa, non posso far stampare immagini e altro… Mando però una cosa che credo gradita di più e più utile: una reliquia di Don Bosco (è un brano della sua ultima veste). Applicalo bene con gomma ad ognuno e Don Bosco farà il miracolo di farli santi salesiani. Va bene? Se credi d’accordo con Don Luigi [Terrone] dateli nel giorno della professione, così sarete obbligati a ricordarmi… purché questo non sia interpretato come propaganda pel Giappone. Ti abbraccio. Tu sta’ buono, allegro e… sii più abbandonato in Lui.

42 Tuo

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43 don Vincenzo Cimatti

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176 /Terrone Luigi / 1926-7-10 /


a Don Luigi Terrone, famoso maestro dei novizi



[10 luglio 1926]

Mio carissimo Don Luigi,


Grazie della sua cara lettera e dell’assicurazione di essere ricordati. Il Signore benedica Lei e i suoi figliuoli che ricordo con vivo affetto per le poche ore che fui in mezzo a loro.

Continui, caro Don Luigi, a pregare e a far pregare. Qui niente di nuovo. Ci si dà dentro in questa benedetta lingua… Ah la torre di Babele!… In attesa di poter iniziare il lavoro effettivo… quando vorrà Dio. È così bello non preoccuparsi, ma abbandonarsi totalmente in Lui.

Clima caldo (34 – 36 – 38) ma ventilato abbastanza. Mentre le scrivo cantano le cicale che è un piacere (sono le sette del mattino) a sera le rane nelle immense risaie… Lei che è di Trieste ne sa qualche cosa… colle rispettive zanzare (buone però… non quelle malariche).

Il campo è vasto, non direi sterile, anzi… Ha bisogno di forte lavorazione e concimi… ed il Signore sa far questo e altro ancora.

Di nuovo vivo ossequio. Buoni esercizi e buoni voti ai suoi novizi.

Preghi preghi preghi, mentre di cuore l’abbraccio.

44 Suo

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45 don Vincenzo Cimatti

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P.S. - Legga quanto scrivo a Bisi e veda se è opportuna l’esecuzione.


177 /Rinaldi Filippo / 1926-7-11 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


46 Miyazaki, 11 luglio 1926

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Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Rinaldi,


Ieri è partito S. E. Mons. Giardini, Delegato Apost. del Giappone che con paterna bontà ha passato fra noi un giorno e mezzo. Credo mio dovere ed utile farle subito il riassunto di quanto egli ha suggerito a vantaggio nostro e della Missione.

Giunse alle 10 di sera di giovedì. Con noi alla stazione vi erano – si può dire – tutti i cristiani, che senza bisogno di ordini speciali, si schierarono in folto gruppo e all’arrivo del Delegato lo accolsero cogli inchini d’uso. Condotto in automobile alla Missione, dopo modesta refezione, andò a riposo. Al mattino alle sei, Messa solenne fra canti e suoni e con molte Comunioni. Dopo colazione si recò a far visita alle Autorità; al Prefetto e al Sindaco, al Capo della Polizia. Il Prefetto mise a disposizione di S. E. l’automobile: si andò al tempio di Jimmu, al museo d’antichità ed alla sera ad Aoshima, l’isola dalla flora tropicale. Tornato a casa S. E. tenne alla Comunità una splendida conferenza, incoraggiando tutti all’attività per l’“adveniat regnum tuum” in mezzo al popolo che ci è affidato, facendo un quadro delle reali difficoltà dell’apostolato missionario in Giappone in genere e nella nostra Missione in specie; carattere giapponese, tradizioni secolari, superbia, prosperità materiale, pochi missionari, sotto l’apparente bella vernice della gentilezza trionfo dell’immoralità – risultati finora ottenuti nelle regioni a noi affidate, aride, lingua, ecc. Incitandoci alla fiducia piena nella Provvidenza, che non mancherà di essere il nostro vero aiuto. A sera funzione solenne in cui S. E. rivolse in francese un saluto ai cristiani, tradotto dal Padre missionario. Regalò pure a tutti, una medaglia. Il giorno dopo il Prefetto volle S. E. a pranzo e col P. Bonnecaze mi vi recai pure, finché verso le 14 il Delegato proseguì il suo viaggio lasciando ottima impressione in tutti i cristiani che ammirarono la deferenza del Prefetto e grande incitamento in ognuno di noi ad un più proficuo lavoro per prepararci meglio alla nostra missione.

Il giornale locale parlò della venuta di S. E. e gli attribuì perfino l’atto di adorazione al tempio di Jimmu, suscitando un po’ di apprensione in qualche cristiano, che il Padre rettificò in chiesa. Il vero della cosa è che il Prefetto manifestò il desiderio che S. E. andasse al tempio e offrisse il verde ramo. Alle esplicite dichiarazioni del prefetto che in questo atto non c’entrava neppure lontanamente l’idea di un atto di culto, e d’altra parte a Tokyo avendo già Monsignore offerto dei fiori al tempio di Meiji, giunto a Jimmu, mentre ci preparavamo per entrare nel recinto sacro, avendo il Delegato che si avanzava affiancato dal prete shintoista e potendosi pensare… stabilì di levarsi solo il cappello. È una delle questioni più dibattute. Il governo per esplicita sua dichiarazione vede nei templi shintoisti solo dei monumenti eretti alla memoria degli imperatori ed eroi della Patria, nei preti che li custodiscono solo degli impiegati governativi, negli atti che si compiono manifestazioni civili. Il popolo invece e la maggior parte del clero (Vescovi e specialmente il clero giapponese) vi vedono invece veri atti di culto, adorazione, da cui sentono il dovere di dissuadere i fedeli.

L’esempio ultimo l’abbiamo nella Commissione per la discussione della legge sulle religioni in Giappone, che appena radunatasi domanda ai ministri, perché mai in una legge sulla religione non sia indicato nulla sul dovere dell’adorazione ai templi.

Il ministro competente risponde nel modo sopra indicato. Si accende una discussione che dura tre giorni, per eludere la quale il ministro finisce per dire, essere questa una questione importantissima, che doveva essere studiata a fondo, e perciò una commissione speciale la svilupperebbe a tempo opportuno: per ora studiassero quanto era loro affidato.

Certo se avesse la prevalenza il concetto che si tratta di veri atti di culto – siccome il governo obbliga tutti i cittadini a compierli – dovendosi i cristiani astenere – si verrebbe alla persecuzione.

II governo dice che bisogna formare le coscienze (e certo le nuove generazioni finiscono col non credere a niente): ha simpatia verso la religione cattolica perché insegna come dovere il rispetto all’autorità. Fino ad ordini contrari noi insegneremo (se interrogati) nel senso del nostro Vescovo e del Padre missionario, doversi in queste manifestazioni dare puro significato civile. Ed ora quale è il sommario delle lunghe conversazioni con S. E. il Delegato. Procurerò di essere chiaro e fedele:


  1. Missionari e quanti nel ceto cattolico conoscono l’opera salesiana godono della venuta in Giappone dei Figli di Don Bosco, che avrebbero subito voluto vedere a Tokyo. Prepararsi anzi al più presto per andarvi. Il Kyushu potrà essere per ora esperienza e preparazione del personale, vivaio del futuro.

  2. Il momento opportuno, perché nessuno in Giappone si occupa della gioventù operaia e povera; nessuno della formazione professionale.

  3. Mi invierà tutto quanto nel campo legislativo professionale scolastico c’è in Giappone, per vedere, studiare, adattare.

Egli per ora suggerisce la tipografia e come bisogno più urgente ed apprezzato in Giappone la meccanica. Dissuade per la falegnameria, perché i giapponesi vi sono maestri (si potrebbe qualche sezione speciale; ebanisti, ma i giapponesi hanno così poco mobilio!). Per sartoria e calzoleria dice che c’è ancora poco lavoro, perché i giapponesi sono ancora troppo legati al loro abito tradizionale. Ad ogni modo, egli dice, sezioni speciali si potranno iniziare in seguito. Sarà necessario certo pensare ad un pensionato e qui saremo alle prime difficoltà per il mondo pagano.

  1. Quanto mi invierà determinerà se occorrono titoli per le maestranze. Certo per i primi anni bisognerà servirsi di elementi giapponesi: anche egli adocchierà qualche buon elemento cristiano. I Padri di Seoul che aprirono in Corea una scuola professionale che ora ha cessato ed è stata trasportata non so dove, avevano i loro fratelli diplomati in Germania. Credo che analoghi diplomi dovrebbero esserci per i nostri: farebbe ottima impressione. A chi ha titoli non un semplice inchino, ma molteplici e grandi esclamazioni, che esternamente (perché chissà come la pensano internamente questi tipi) denotano ammirazione e stima.

  2. I Salesiani seguano mordicus la loro regola e direttive. Approva incondizionatamente quanto servirà per l’educazione della gioventù e del popolo: quindi oratori festivi e quotidiani, dopo-scuola, scuole professionali, circoli e organizzazioni giovanili (il giovane giapponese è portato alla organizzazione – hanno bisogno i pochi cattolici di conoscersi, di contarsi, di far colpo), organizzazione di propaganda colla stampa, coi cooperatori, collo sport, ecc.

  3. È necessario pensare al più presto alle suore, che movendosi in campo parallelo completeranno l’azione per la gioventù femminile e potranno sotto certi aspetti, fare assai più dei salesiani; specie cogli asili (inizio), oratori festivi, e scuole di lavoro femminile per cui le ragazze sono pazze e in cui riescono assai bene. Occorre anche pensare per noi – qui non si trova chi aggiusti biancheria (mi formerò al più presto un comitato di signore, ma quando? idem per il bucato…, e intanto la roba si guasta!).

  4. Per le vocazioni. Il carattere giapponese è incostante. Il nostro Vescovo (è davvero malandato in salute, né si sa quanto potrà durarla, ma si prevede assai poco) assicura che tutte le ordinazioni da lui fatte hanno avuto annualmente almeno una defezione. Il giapponese è di costituzione relativamente debole; non sopporta studi affrettati: ciò che i nostri fanno in due anni, egli deve farlo in tre, quattro e bisogna per l’alimentazione europeizzarlo, se si vuol fortificare.

  5. Per le future compere, non fidarsi troppo, neppure dei cristiani che alle volte hanno fatto pagare al missionario due volte tanto. Mi invierà schemi di società fra missionari con a capo il Vescovo, riconosciute dal governo. Pare che la nuova legge sulle religioni (che non porterà nessun danno al cattolicismo) favorirà i religiosi nel senso dell’esenzione dei loro beni da ogni tassa, anche municipale. Se questo si avvererà sarà certo un gran bene perché le imposte sono forti assai.

  6. Ha approvato quanto ho fatto finora nei rapporti colle autorità locali; continuare, estendere, tenersi in bonis anche coi missionari vicini. Non sarà inutile che appena potrò possa anche girare per conoscere de visu istituti, opere, ecc. ecc. come pure quando si sarà concretizzato tutto bene, mi procurerà abboccamento colle autorità centrali di Tokyo.

  7. Quanto alla nostra posizione, avendogli dichiarato che i confratelli non si sentono ancora pronti per assumersi la totale responsabilità del ministero (confessioni), mettevo come termine massimo il dicembre prossimo, possibilmente l’otto dicembre. Lei comprende il perché… Non sa nulla se tra le due congregazioni siano intervenute pratiche. Mi domandava se mi consti che domandino compensi: gli dissi della somma favolosa di cui mi parlò l’Ispettore. Mi disse: “Di diritto non possono domandare nulla: questo è il preciso pensiero di Roma. I beni comunque si presentino sono beni ecclesiastici, né Roma vuole precedenti di nessun genere. Può essere che domandino qualche cosa per far fronte a fondazioni di posti, ecc. ecc. ma tutto quello che si dà è regalo, che non deve per nulla entrare nella questione di principio. Certo Roma impiegherà molti anni per la erezione della nuova Missione”. Gli dissi che per me non avevo fretta; occorreva però con relativa e decorosa prestezza stabilire una data e le modalità del trapasso, per le necessarie cure degli edifici, da vari anni in abbandono (e le case giapponesi in legno se ogni anno non si curano…) e anche per avvisare in tempo il fittavolo della missione di Nakatsu (almeno due mesi prima) che provveda per il suo ritiro da quella casa. A proposito di questo, domenica passata morì l’avvocato che affittava. Era un ottimo cristiano su cui avevo fatto progetti, perché dalla fondazione della missione era là residente.

Un avviso di più del Signore, che si vede chiaramente vuole guidarci per altre vie, che farà conoscere a suo tempo.

Quindi Egli scriverà al Vescovo proponendo quella data per il ritiro dei missionari, con preghiera che permetta ad tempus, per occasioni speciali, l’aiuto dei vecchi missionari. Pur personalmente (è forse superbia?) essendo del parere che finché non saremo in acqua non nuoteremo, ho creduto bene procrastinare così:


  1. sia perché è anche il parere dei miei commilitoni Don Tanguy e Don Piacenza, più esperimentati e più santi di me;

  2. sia perché di fronte alle altre congregazioni avremo avuto l’aria di agire un po’ affrettatamente in cosa di tanta importanza non ammettendo essi come possibile una preparazione appena sufficiente in meno di un anno (per il sicuro maneggio della lingua due o tre);

  3. sia perché avremo campo a studiare meglio la situazione, a coordinare meglio il futuro lavoro, e intanto (come spero) finendosi la discussione sulla legge religiosa, usufruire subito dei vantaggi o studiare (se ce ne fosse bisogno) i mezzi per difendersi dalle difficoltà. Quanto alla modalità del trapasso, di erezioni di missioni, ecc. Videant consules! Per me l’importante – e mi raccomando con tutta l’anima – è che i superiori ricordino che Don Cimatti vuol essere sempre e solo salesiano: mi comprende!


  1. Fa suo il desiderio di Don Cimatti o meglio la proposta già fatta che annualmente i Superiori si mettano nelle condizioni di inviare qualche nuova recluta: facendo questo con costanza, con poco sforzo si provvede bene a tutto. È di parere che colle debite cautele si invii sul posto personale giovane per l’acquisto della difficile lingua e per l’acclimatamento, da richiamarsi poi per la più soda formazione al Centro. Così fanno i Gesuiti e i Francescani.


Mi pare di aver detto tutto: da Lei, amato Padre e dai Superiori approvazioni, consigli. Ecco il mio povero piano:


  1. Continuazione intensa dello studio della lingua, non dimenticando che siamo salesiani – presto distribuirò ai preti un formulario per la confessione che ho fatto tradurre e dal Primo Luglio per turno, ognuno deve fare l’istruzione domenicale, e un po’ più tardi manderò a Oita e a Nakatsu qualcuno dei prescelti, d’accordo col missionario, almeno per la domenica.

  2. Iniziare, appena saremo liberi di noi, coll’oratorio che può essere quotidiano, perché alle tre gli allievi sono liberi, essendoci l’orario unico nelle scuole, in forme… come si potrà, e intanto, Deus providebit per il resto.

  3. Rendersi conto della reale situazione dei cristiani a noi affidati, consolidando, organizzando (c’è tutto da fare, specie per i giovani), conservando quello che c’è, e per avere strumenti di bene, perché se subito all’inizio venisse un numero esorbitante di pagani…

  4. Propaganda colla conoscenza di Don Bosco e dell’Opera Sua e colla diffusione della devozione a Maria A., lavoro sulle vocazioni.

Poi Don Bosco e Maria A. inizieranno il vero lavoro: lo vedo così chiaro, come è vero che ora le scrivo.


Notizie di cronaca:


1 Luglio. Visito l’osservatorio meteorologico di Miyazaki, fornito di quanto di più moderno vi è nel campo della misurazione del vento, temperatura, umidità, ecc. e specialmente nel campo sismografico. La massima consolazione per noi fu il sapere che la media dei terremoti registrati di Miyazaki sono una quindicina mensilmente. Ne abbiamo già sentiti quattro, ma di quelli che in Italia avrebbero prodotto danni rilevanti. Nessuna impressione qui; la casa di legno elasticissima sopporta tutto. Monito per le costruzioni future. Nei terremoti di Tokyo e Yokohama le case in muratura soffrirono terribilmente e con danni enormi di materiale e di persone.

3 Luglio. Assistiamo al primo saggio di canto corale nelle scuole elementari di Miyazaki (popolazione scolastica 4000 fanciulli e ragazze di cui oltre 2000 presenti nel gran salone). Quello che in altra missione può essere meraviglioso (ciò che si riesce a fare nel campo del teatro e delle accademie) qui roba superata, dal loro punto di vista: buona esecuzione di musica, danze meravigliose (hanno un’abilità fenomenale), da noi non approvabili per la leziosità e alle volte scompostezza di modi (da un punto di vista nostro), spigliatezza nella declamazione.

4 Luglio. Indisposizione di Don Tanguy.

Per gli altri tutti bene. Ed ora, mio buon Papà, preghi per me, che davvero Gesù mi faccia suo nel raccoglimento della preghiera, nell’umiltà, nella castità e nell’amare intensamente le anime. Oh, quanto ne abbisogno! Dai giornali abbiamo appreso i trionfi del Congresso, dell’Esposizione, di Maria Ausiliatrice. Deo gratias! Oh, quando potremo anche noi far brillare al sole di levante la nostra Mamma? Ci benedica tutti tutti tutti, e chi prostrato con affetto filiale è più bisognoso di tutti:


Suo povero

don Vincenzo Cimatti

178 /Ricaldone Pietro / 1926-7-11 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



11 luglio 1926

M. R. Sig. Don Ricaldone,


Grazie della sua paterna lettera, che mi servirà ottimamente di tema per la prossima conferenza, pur avendola letta in pubblico. A fine mese risponderò esaurientemente anche perché spero aver altri dati che il Delegato mi ha promessi. Per ora mi pare urga:


  1. Adocchiare personale opportuno, e parte almeno inviarlo per la lingua e acclimatazione, occorre almeno un anno di studio intenso per sbozzarla, due o tre per maneggiarla con relativa tranquillità. Non c’è da farsi illusioni. Miyazaki è il posto ideale per tranquillità ecc. quindi… trovi dei buoni tipi e me li mandi.

  2. Pensare alle suore e se è possibile mandarle subito. Per il resto abbia la bontà di vedere il riassunto che invio al Sig. Don Rinaldi.

  3. Unisco fotografie.

  4. E per Maria A. il Giappone era rappresentato alla processione? No? Allora faccia la penitenza inviando una bella statua di Maria A.


Quelle portate sono friccioli, e quella per la Cattedrale di Miyazaki non si vedrebbe neppure. Un po’ più alta di un metro ci vuole. Preghi per me e mi benedica proprio con tutta l’anima. Saluti a tutti.

Con vivo affetto.

47 Devoto

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48 don Vincenzo Cimatti

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P.S. - S. E. Mons. Giardini si è lamentato con me che non riceve il Bol. Sales., presi l’occasione per dire: “Lei sarà il primo cooperatore nostro”. Che si richiede?

Di quanto invio al Sig. Don Rinaldi nella relazione non so quanto vi sia di pubblicabile. La norma è sempre quella di non dir nulla di meno che bene del Giappone, anche quando… idem per le questioni sospese (non credo sia per ora il caso di parlare della questione dell’adorazione ai tempi pagani) et similia. Quando saremo liberi di noi parleremo delle cose nostre. Forse nella prossima invierò notizie del Kyushu… e anche un po’ di musica.


179 /Amerio Franco / 1926-7-25 /


al chierico Franco Amerio, ex-allievo di Valsalice, musico


49 Miyazaki, 25 luglio 1926

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Mio carissimo Franco,


Come ringraziarti della bontà con cui mi hai voluto ricordare? Col ricordarti ogni giorno (come faccio) unitamente alla tua cara famiglia. Che vuoi, mio Franco, il Signore mi ha dato un cuore, capisco anch’io, troppo tenero, per cui quando sono entrato in un’anima non posso più né materialmente, né spiritualmente separarmene: così mi succede per te e per la tua s. famiglia (oh! ringraziane ogni giorno il Signore!).


  1. Grazie della carta di musica – sarà riempita in massima parte per voi altri. Ma che vuoi! ora devo occuparmi di roba giapponese (che perché non capireste – e ne ho già un po’ – è inutile che mandi). Ti mando per stavolta (e ogni volta che quei di Valsalice scriveranno) alcuni canti giapponesi, deliziosi. Leggerai in lettera comune… Preferiscono musica mesta, in minore. Essendo il canto obbligatorio nelle scuole, hanno numerose collezioni in parte originali, in parte appiccicata a musica tedesca, francese. Gustano – dicono – la musica italiana, e apprendono con facilità.

Per l’Assunta spero che tutti i cristiani riusciranno a cantare la Messa… [seguono note: inizio della Messa “cum jubilo”] e lodi in giapponese. Certo che sono pazzi per la musica; sul lavoro cantano, le bambinaie hanno bellissime arie mentre accudiscono i bambini. Proprio ieri davanti allo stagno della Missione una piccola bambinaia acquietava il suo tesoretto con un’arietta ripetuta usque ad satietatem [segue rigo con musica…].

  1. Grazie specialmente delle preghiere sabatine per la nostra missione. Pensala caratteristica finché vuoi, non riuscirai a fartene un’idea adeguata. Cerca – se puoi – di combinare questi elementi: paganesimo e grandezza economica, sociale, politica – massima libertà del fanciullo (che in casa è re sovrano e vede tutto ciò che da noi si suole nascondere) colla massima sudditanza civile – splendore di bellezza nei vestiti che danno l’idea del massimo pudore, unito al massimo di libertà (tanto che sembra essere tra i Bororos – Kiwari) – popolo istruito e ignorante… e potrei continuare fino a domani: paradossale, strano nel concepire, ma esatto, minuzioso, mah… vedremo! Prega davvero.

  2. Per la musica, l’esperienza mi ha fatto capire che data la natura della casa [di Valsalice], non c’è che fare come fai, finché non si riuscirà ad avere un’élite musicale da forzare in quel ramo – mi pare pure (ne vedo gli effetti qui coi miei piccoli) sia da farsi poco e bene.


Programmi molto belli. Non affannarti intorno alla roba mia: ad ogni modo servitene con tutta libertà.

Optime Lotti – per musica del genere rivolgiti alla Crocetta. È sempre bene nelle funzioni ci sia qualche cosa (anche brevissima) del genere; educa al gusto e forma lo spirito. Optimissime per le tue composizioni: non aver paura di insuperbirti facendole: basta che le paragoni con quelle dei nostri classici e moderni musici… Metti pure Henry34 con libertà; l’onore è mio. Ti potrà servire per norma dei gusti che sovente vanno più dietro al nome che alla realtà.

La prima domanda che ti fa uno sentendo musica è: “Di chi è quel pezzo?”. Digli un nome che faccia colpo… e il pezzo sarà bello.

Quanto ai pianisti, sfronda senza paura chi non dà speranza di riuscita e chi non ha buona condotta e chi pende troppo dalla parte del cuore: sarebbero in continue tentazioni (intendersi quindi col Direttore). Lascia stare l’incapacità e negligenza! Fa’ quel che sai e puoi e poi niente paura. Idem nelle tue constatazioni morali (fatti un proposito: fallo se credi, per l’affetto che ci portiamo). Leggi:


  1. Le lettere di S. Francesco di Sales,

  2. I trattenimenti spirituali e prediche del medesimo, e pigliati appunti. Lascia stare per ora l’apologetica sua, il Teotimo e la Filotea.


Hai capito? In direzione vi è la collezione completa. Dopo capirai l’inutilità di tutte le considerazioni catastrofiche che mi fai. Ma che, ma che?! Peccatori? Superbi? sensuali? inutili salesiani? ecc. ecc. Ma credi che Lui non lo sappia? Ma non ci siamo ritirati dal mondo proprio per questo? Animo, uomo di poca fede in Lui: ne vuoi avere troppa in te. Abbandono, abbandono; non c’è bisogno di capire, di filosofare. Fa’ quel che sai, nel modo che ti viene nel momento che fai per amor di Dio. Tutto il resto è tentazione, diffidenza, inutile constatazione.

Avanti avanti avanti con allegria.

Le notizie del movimento missionario le abbiamo avute dai giornali inviatici da Torino, del gran Congresso di Chicago da Torino e dall’America.

Dunque Franco, coraggio. Lavora e santificati. Don Bosco ti ha voluto vicino per quello, capisci.

Mi dice di dirti: “Ho voluto Franco vicino a me, perché nelle case si sarebbe trovato in più gravi pericoli. A Valsalice si santificherà nel lavoro, nell’allegria e tenendo allegri anche i miei figli, e nella pietà”.

Capisci? E tu ochetta mia (non offenderti) hai paura? Animo, va’ da Don Bosco (al ritorno da Piova) dagli un bacione per me e ringrazialo. Salutami caramente babbo e mamma e il fratello che fu a Valsalice; salutami i pianisti e i cantori e a te un grande abbraccio e una benedizione proprio di quelle…


50 Tuo

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51 don Vincenzo Cimatti

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180 /Costa Ludovico / 1926-7-27 /


a Don Ludovico Costa, Direttore di Valsalice


52 Miyazaki, 27 luglio 1926

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Mio amatissimo Don Costa e fratelli dilettissimi (di Valsalice),


Sono in ritardo e in debito perché aspettavo che qualcuno di quegli stinchi di santi, che sono certi chierici, scrivesse… ora non posso tardare e… peggio per loro! Ah non scrivete voi? Osate non scrivere voi?! Ebbene, scrive il sottoscritto.

Ha proprio ragione Lei… Voi non siete abituati ancora alla distanza. Che cosa è un mese, 40 giorni di tempo?… Col tempo metteremo la radio…


  1. Congratulazioni per le feste di Maria A., per la Messa d’oro di Don Vota, per le feste del S. Cuore, per Piova… Ah! ah! È meglio non pensarci. Pensare che… tenero come sono di cuore (eh! c’è poco da ridere!)… non mi è ancora venuta la nostalgia. Mentre scrivo sono le 15 del 25/7/26. Caldo a 36° le cicale fanno il loro mestiere; dalle finestre di tanto in tanto qualche ventata fresca… Come è bello pensarvi a Piova, nei Club, sulle Croci, a S. Elisabetta, al M. Calvo e poi su su alla Quinzeina, al Verzel e poi… a S. Besso e poi alla Rosa dei banchi…

  2. Viceversa pensatemi a cena che ho fatto l’altra sera dal più ricco medico di Miyazaki, uno dei pezzi più grossi della città. Mi trovo puntuale. Etichetta solita: all’uscio levata di scarpe, infilamento delle pantofole – deposizione delle medesime – saluti d’uso (i tre inchini in ginocchio), conversazioni iniziali.


Sono le 20. Mi si presenta un bel bicchiere di acqua fresca e ghiaccio, magnifico aperitivo. All’entrata in sala dei vari elementi di famiglia, nuovi inchini e sospiri, come quando si assapora il vino, e più si sospira è meglio. Ma quel che più mi diverte sono gli inchini. Perché basta averne voglia e si continua il dondolamento per un pezzo.

Finalmente si incomincia a mangiare, e in questo, non fo per dire, ma riesco bene. Mi si prega di accostarmi a tavola: eravamo 6, 2 padri francesi, il sottoscritto, la signora (il medico aveva adunanza, arrivò in fine), due figli.

La signora non mangiava, serviva con le figlie e col tradizionale ventaglio faceva vento ai convitati (che onore!). Le donne non stanno mai cogli uomini a pranzo.

La tavola è alta un 30 centimetri: per fortuna posso allungare le gambe sotto la medesima e si sta così un po’ comodo, ed ecco che mi mettono davanti un cabarè di lacca nera dorata. Nel fianco sinistro vi è una tazza di lacca marron, coperta.

Che ci sarà? Mistero! E più mistero per me che per la prima volta dovevo far da giapponese autentico. Vicino un piattino (come quelli del caffè) con sopra una mezza conchiglia (una magnifica Halyotis… Ah Tonelli poterla avere per collezione!) e dentro in fettine l’animale cotto: in un piatto più piccolo la bagnetta in cui intingere i bocconcini. Vicino a questo un altro piattino con pesce in umido e relativa bagna – poi un altro con pesce crudo e relativa bagna, poi un altro con zucche (i fili che hanno nell’interno) e relativa bagna – poi un altro con una bella carpa arrostita e relativa bagna – infine un cartoccetto coi famosi bastoncini (posate).

Mi dicono che bisogna almeno assaggiare di tutto. Apro la scodella; brandisco i bastoncini (è la prima volta) e vi trovo natante in un brodo di acqua calda ed erbucce un pezzo di pesce umido – mi aiuto coi bastoncini (provate che gusto!) e sorbendo fortemente (perché è segno di gradimento) e sbocconcellando il pesce arrivo alla fine.

Poi faccio il giro dei piattini e avessi ascoltato l’appetito in 4 bocconi avrei finito tutto, ma il decoro ecc. mi fecero fare le cose bene, tanto che la padrona di casa mi diceva che ero già abile a maneggiare i bastoncini!!! (Apro una parentesi! Se venite in Giappone, attenti nei complimenti a pensare il contrario sempre… Da secoli mettono in opera quanto suggerisce il nostro S. Francesco di Sales: “Quando uno ti loda o ti vuol ingannare o ti ha già ingannato!”). Conclusione! Essa voleva dire: “Povero europeo, che non sai neppure adoperare le nostre posate!…”. E fra me dicevo: “Povera pagana dagli occhi a mandorla, mi strafotto ora dei tuoi bastoncini che adopero come so: di fame non muoio no, anche se non riesco a prendere con arte i tuoi intrugli… Mi preme l’anima tua! O Gesù benedici questa famiglia e scenda la tua grazia in queste anime!”.

Ad un certo punto entra la pentola del riso che viene messo in bianca tazza e vicino a questa un’altra con anguille. È il cibo prediletto dei giapponesi questo, è il cibo sacro. Cotto nell’acqua senza condimento a me piace assai assai. Di nuovo manovra degli hashi (bastoncini) e in blocchi conditi col pesce trangugio, e faccio il bis del riso. E il pane? Non si vede.

La padrona mi avverte che agli ultimi bocconi mi verserà il caldo tè, che servirà anche a pulire la tazza, affinché niente dell’onorevole riso vada perduto. Infine per frutta un mezzo melone (melone giapponese – un po’ più grossi dei nostri zuccotti) che si mangia col cucchiaino da caffè.

Per bere: birra (sanno che piace agli europei) e vino in bicchierini di rosolio. Ah! le minestre e le polente di Piova!

Alla fine il padrone amante di pittura mi fa vedere schizzi ad acquerello bellissimi – e sapendo che io desideravo vedere il koto (è il loro strumento preferito) me lo fece portare e fece suonare la figliola. È una cassa armonica lunga forse m. 1,60-1,80, larga cm 20 su cui come sul sonometro (Vedere Don Picca, Don Tonelli) sono tese 13 corde. Per l’intonazione, sotto di esse si mette un ponticello a varie distanze (ci vuol tempo ad accordarlo!) e poi a mano libera o con appositi ditali grattano quelle corde, ma solo facendo il canto, e vanno in brodo di nespole udendo quei suoni che sono come quelli della nostra chitarra.

Sono le 23,20 e me ne ritorno. Certo se potremo tirare dalla nostra questo buon pagano, sarà un gran bene per la missione. Pregate.


Per oggi basta, ma ci vorrebbero dei volumi: abbiate quindi pazienza. Voi siete belli, ma il dovere verso queste anime è più bello di voi, e il giapponese, pur difficile è più bello di voi. Sentite: e se sei capace Don Franco mio, eseguisci:

L’arcobaleno: 35


  1. Ecco ecco, l’arcobaleno è apparso. Guardando giù al bosco e al piccolo monte, in forma di arco arriva dalle nuvole dell’immenso cielo fino alla risaia di fronte. Chi ti ha messo là, o ponte dell’arcobaleno?

  2. Oh, davvero splendido l’arcobaleno: al rosso giallo verde violetto, fa allineare i 7 colori con un colpo di pennello pel tappeto del cielo. Chi ti ha disegnato, o ponte dell’arcobaleno?

  3. Oh davvero meraviglioso l’arcobaleno. Comparendo nell’istante in cui cessa la pioggia, come se avesse qualche cosa da fare, unisce la distanza tra il cielo e la terra. Chi ti attraversa, o ponte dell’arcobaleno?

  4. Ecco, l’arcobaleno svanisce a poco a poco. Gli splendidi colori poco a poco sfumano… Non si vede più dalla parte della piccola montagna. Chi ti cancella o ponte dell’arcobaleno?


Meditatelo e vedrete tutto il fenomeno: analizzatelo e vi vedrete l’anima giapponese che immobile, impassibile, non lasciando trapelare nulla all’esterno dell’animo suo, pure pensa, interroga… e purtroppo, senza Dio non trova la risposta.

Oh fratelli miei… Non so più quel che dica… Non vorrei pensaste voglia fare retorica… ma mi risuona la dolce parola del Saverio che chiamava i giapponesi “delizie dell’anima sua”.

Vi abbraccio singulatim!

53 Gesù ci santifichi tutti tutti tutti e specialmente il vostro

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54 don Vincenzo Cimatti36

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181 /Rinaldi Filippo / 1926-7-29 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


55 Miyazaki, 29 luglio 1926

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Mio amatissimo Papà,


Oggi facciamo l’esercizio di buona morte. Perciò eccole un po’ di rendiconto personale.


  1. Salute sempre ottima. Mi pare di non essere diverso da quando ero in Europa: appetito, sonno, allegria, che vuol di più? Il caldo è salito finora a 36-38, ma è attenuato dal vento che soffia benino a Miyazaki. Si suda, ma non manca acqua per rinfrescarsi e per bere.

  2. Studio e lavoro non manca. Continuo al solito degli altri mesi. Riuscirò nella lingua? Spero. Quando? Quando al Signore piacerà.

  3. Posso compiere tutti i miei doveri; faccio quel che posso, ma Lei sa lo sciapin che sono e quindi… Alle volte (questione di secondi) un po’ di fiacchetta… ma poi tutto a posto.

  4. Pratiche di pietà sempre e tutte. La difficoltà è nel tener ferma la mente: è da anni che lotto… e continuerò ancora per anni: la buona volontà non è venuta mai meno. Guai se guardassi ai risultati!

  5. Osservanza regolare ed esatta delle Regole; nessuna difficoltà per ora.

  6. Frequenza regolare ai Sacramenti: sono la forza. Gesù mi tratta troppo bene: alle volte aridità, compensate poi da gioie di Paradiso.

  7. Optime con tutti; mi sembra di amarli fraternamente e potentemente.

  8. Per ora ancor riuniti, rimane facile la vita di comunità: non scorgo inconvenienti o cattive pieghe nell’osservanza delle regole. Deo gratias!


Quando all’andamento generale c’è da ringraziare Dio:


  1. Tutti sono animati e per l’osservanza religiosa e per lo studio.

  2. A titolo di esperimento, proviamo l’orario estivo orientale, cioè cena alle 18 poi ricreazione e breve passeggio, poi studio fino alle 21,15: un po’ di roba calda, orazioni e riposo. Corrisponde anche all’orario della famiglia giapponese.

  3. Si va avanti nella lingua che non accenna a diminuire nelle difficoltà. Non siamo ancora in grado di assolvere con sicura o meglio tranquilla coscienza il dovere della guida delle anime. Le ho scritto al riguardo nella relazione della visita del Delegato.

  4. La difficoltà attuale in cui si trovano i confratelli è che nel civilissimo Giappone siamo per gli indumenti su per giù come tra i Bororos. Quanto ai singoli:


Don Tanguy: ebbe leggera indisposizione. Ha qualche momento di nostalgia spagnola che lo fa tribolare. Per il resto optime.

Don Piacenza: non sempre può dormire di notte. Per il resto optime.

Don Cavoli. Dorme poco, disturbi di stomaco – difficoltà per la lingua. Gli faccio coraggio. Se non potrà imparare in un anno imparerà in due. Nervoso in qualche piccolo scatto nelle relazioni con Don Liviabella. Per il resto optime.

Don Margiaria. Qualche disturbo di stomaco (stitico). Per il resto optime. Riuscirà bene nella lingua. Un po’ pronto nei giudizi.

Don Liviabella. Ora sta benino; bisogna però non si affatichi e stanchi. Per il resto optime pure. Ancor giovane e semplicetto nel giudicare.

Coad. Guaschino. Dorme poco di notte, quindi… Non può studiare sui libri. Mi pare sufficientemente e più abbondantemente occupato. Per il resto bene in tutto. Lo vigilo.

Coad. Mer1ino. Bene. Soffre nostalgia pel pensiero di mamma; mi pare si venga formando. Ha appreso bene per la cucina. Per il resto bene in tutto.

Coad. De Mattia. Bene in omnibus. Si prepara per il settembre (16) prossimo alla emissione dei voti perpetui a cui fu ammesso. Ha appreso bene per la cucina, buon sacrista, ortolano, ecc.


Mi pare per ora di notevole non vi sia altro. QUESITO. In Giappone si dorme per terra (alla giapponese). Alcuni confratelli che hanno bisogno di riposare un po’ dopo pranzo (eccetto in caso di malattia) si può permettere si sdraino sulla stuoia o è da insistere per il tavolo, che non sempre sarà dappertutto?

Mi benedica con tutta l’anima. L’abbraccia come figlio il suo aff.mo


don Vincenzo Cimatti


182 /Rinaldi Filippo / 1926-7-31 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


.

56 Miyazaki, 31 luglio 1926

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Mio amatissimo Padre,


Per l’esercizio di buona morte ho fatto tema di conferenza la sua lettera del 25/6/26 e quella del Signor Don Ricaldone. Oh, come è bello e confortante sentirsi nel pensiero e nella preghiera, nell’essere paternamente consigliati nelle difficoltà che vanno delineandosi più profonde quanto più si procede nell’ambientazione, fra questo popolo così caratteristico. Grazie, ottimi superiori; grazie confratelli e allievi carissimi, grazie cooperatori e cooperatrici nostre: se finora ci si è appianata la via, è per voi, continuate a ricordarci, ad amarci.


  1. Notizie dall’ultima. In Miyazaki oltre ponte fanno la festa del sobborgo. Hanno esposto in un vano fra due case la statua di Buddha e sopra i gradini [su] un altare improvvisato hanno posto fiori, lumi, doni (riso, frutta, ecc.). La gente a gruppi passa, facendo breve preghiera, o l’offerta o buttando incenso su di un braciere. Si chiude la festa con una specie di processione del tipo di quella di cui le parlerò fra poco, con spari di petardi e fuochi di artificio.

  2. I giorni 27-28-29 è la festa di Hachiman, nome cinese con cui l’Imperatore Ojin (201-312[?]), quindicesimo imperatore del Giappone, è onorato come dio della guerra. Il nome corrispondente giapponese è Yawata. Questo dio fu il patrono principale dei Minamoto, celebre famiglia che diede origine ad altre numerose famiglie assai note nella storia del Giappone.

A Miyazaki è onorato con luminarie (coi tradizionali lampioni giapponesi), coll’ornare le vie con strisce di carta legate a corde (segnali di superstizione) e con un corteo che è di uso in queste feste. È formato da poco più di un centinaio di persone in massima parte giovanotti, vestiti per l’occasione in bianco e con in capo una benda a righe bianche azzurrognole. Precedono stendardi e poi maschere raffiguranti due draghi o un gigante. I draghi formano il divertimento dei fanciulli che vanno di tanto in tanto a tirare la coda di stoppa. Seguono alcuni bonzi in vetture, vestiti con ricchi paludamenti. Preceduto da un grosso tamburo o timpano come una botte, che fortemente battuto, spande all’intorno un suono cupo caratteristico, segue, portata a braccia da un gran numero di giovani, una grande arca, quella del dio, di fattura squisita, a colori rossi e grandi dorature. Con una nenia intraducibile si avanzano agli ordini di alcuni di loro, poi retrocedono, poi vanno a destra e a sinistra, con rischio di far battere le lunghe stanghe contro i vetri dei negozi o contro le persone che assistono.

Il significato di questo sballottamento dell’arca mi dicono è perché il dio benedica tutti i luoghi e cacci gli spiriti cattivi o anche per rompere i vetri di quei negozi in cui i proprietari non concorsero alle spese della festa.

A questa segue una specie di terrazzino ornato con stoffe e bambù, pure portato a mano dai giovani, nei cui angoli vi si trovano seduti quattro fanciulli bianco-vestiti, infarinati come pagliaccetti che con nenia ritmica alternata da gridi, battono sopra un tamburo.

Pensi che il corteo inizia all’una del dopo-pranzo, sotto un sole cocente: al passaggio la gente esce dalle case, alcuni pochi seguono il corteo. Davanti alle case vi sono secchielli di acqua e di tanto in tanto i portatori, lasciata in mezzo alla via l’arca e il ripiano dei fanciulli, bevono, si riposano all’ombra per ripigliare il cammino e compiere così il giro di tutto il rione. Alle volte in analoghi cortei vi sono pure carri simbolici o carri per suonatori e suonatrici.

Le devo dire la mia impressione? Sono rimasto spoetizzato. Avevo fantasticato alle volte coi mezzi di cui si può disporre in Giappone, un corteo, una processione o che so io, forse aiutato in ciò da figure o belle descrizioni lette. Non ci ho veduto che della gente sudata, trafelata, che si lascia le divinità in mezzo alla strada. Il più comico era il gigante (non so chi rappresentasse) che nei momenti di sosta, alzando la maschera sulla testa si asciugava il colante sudore, svelando una bella faccia giapponese bonaria, sorridente, che faceva a pugni colla terribile faccia che doveva rappresentare.

  1. Abbiamo pure veduto qualche trasporto funebre. Precedono due grossi lampioni portati da due lunghe aste di bambù, poi labari e stendardi. Quindi due schiere più o meno numerose di uomini portanti l’una fiori in vasi e l’altra corone od offerte varie. Seguono i bonzi parati a lutto in vetturette e uno di questi suona di tanto in tanto un tamburo, coi segnali del funerale.

Viene poi la cassa portata a braccia oppure su una carrozzella vi è un tempietto con lo spirito del defunto e i parenti bianco-vestiti tengono in mano lunghe bende pure bianche partenti dalla bara. Seguono in carrozzelle o a piedi parenti e amici in numero maggiore o minore, secondo l’importanza della famiglia del defunto. Il contegno dei bonzi e dei parenti è serio e addolorato, quello degli altri non c’è bisogno di dirlo…

  1. Sono venuti a trovarci vari missionari delle vicine missioni, che passando per Miyazaki desiderano conoscere i figli di Don Bosco; ci sono larghi nei loro preziosi consigli e mettono a profitto della nostra inesperienza i tesori di virtù e di esperienza accumulati in tanti anni di apostolato. Quanto c’è da imparare, da benedire il Signore nell’avvicinare questi santi apostoli!

E quanto bene hanno fatto, quanto bene hanno seminato, come hanno saputo consolidare qua e là nuclei importanti, altrove cellule rigogliose che moltiplicandosi accresceranno il corpo fiorente della chiesa giapponese.


Non posso tacere specialmente della visita del P. Joly conosciutissimo a Miyazaki. In varie conversazioni fatte con lui esposi le idee generali, che, così senza impegni, accennò nelle linee fondamentali ai più influenti di Miyazaki. Conclusioni:


    1. Le autorità vedono con piacere l’opera. Il prefetto promette anzi aiuti anche materiali.

    2. Il terreno vicino alla missione è ora proprietà di un vecchio avarissimo. Non conviene ora economicamente la compera.

    3. Sono in vendita terreni altrove. Sarà utile fare l’opera lontana dalla missione attuale?

    4. Domandano se non si avrebbe difficoltà ad impiantare l’opera in città più industriali (ad es. Nobeoka, sulla linea Miyazaki-Oita). In particolare poi parlandogli dei coadiutori e delle suore, mi espose la sua idea:

  1. essere cioè da sorvegliare specialmente uscendo per le compere, che possono trovarsi in pericolo.

  2. Le suore è meglio siano lontane dalla missione. Studierò la questione e riferirò.


Da quando giungemmo a Miyazaki dissi che nessuno doveva uscire solo, e mi consta che si eseguisce. A separazione avvenuta vedremo come fare. Con lui feci visite all’antico direttore di varie scuole di Miyazaki, malandato in salute, che conoscendo l’ambiente può essere utilissimo per consiglio. Ci volle a cena (P. Joly, P. Bonnecaze ed il sottoscritto) il dottore che ci aveva gentilmente visitato in principio i vari confratelli indisposti. È tra i più influenti e ricchi signori pagani di Miyazaki ed è favorevole alla Missione. Era la prima volta che assistevo ad una cena giapponese, tutta a base di pesce e di intingoli, di riso e di tè (che ora sarebbe lungo descrivere) e in cui dovetti usare i famosi bastoncini. Non le nascondo che fu una penitenza, ma vada anche questo per l’amore di Dio, delle anime e per acquistare aderenze all’opera nostra.

Visitammo pure l’Istituto superiore di agricoltura che da pochi anni funziona a Miyazaki. Edificio splendido per essere in legno, che potemmo visitare guidati da uno degli ottimi professori. Vi è assai curato il reparto chimico e zootecnico. Col tempo anche qui potrò acquistare preziose aderenze e spero aiuti.

Sono persuasissimo (anzi, se non è illusione, nel paese delle illusioni) come Lei dice, che noi faremo del bene col sistema e solo col sistema di Don Bosco e soprattutto colla purezza della vita, mortificazione e pietà del nostro Padre, colla santità insomma più che colla scienza, pur essendo questa un mezzo.

Amato Don Rinaldi, ha ragione, ha ragione. Mi sforzo di predicarlo ai miei cari fratelli; ma per carità specialmente quelli che dovranno venire… Sono qua nelle mani di Dio pienamente e infantilmente abbandonato in Lui, conscio del mio niente.

Mi benedica e con me tutti i cari miei fratelli che mi sono di guida e sprone nella santità.


57 Suo figlio

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58 don Vincenzo Cimatti

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183 /Caviglia Alberto / 1926-7-31 /


a Don Alberto Caviglia, salesiano e studioso di Don Bosco



Miyazaki, 31 luglio 1926

Mio amat.mo D. Caviglia,


Mi dispiace che con tutto il daffare che ha abbia voluto ricordarsi di me. Non può credere la dolce commozione che si prova nel sapersi ricordati, tanto più da persone che si amano, certo che la Casa di San Giovanni e i confratelli con cui ebbi in comune per vari anni lavori, dolori e gioie hanno lasciato un solco tale nell’animo mio quale pochi e poche cose nella mia vita hanno potuto fare. Non le parlo di Lei perché potrebbe pensare a violinatura. Mio buon don Alberto, no. Le dico solo: “la ricordo ogni giorno” e con Lei S.Giovanni.

Ed ora a noi.

  1. Non so capire per il tè: l’ho colto colle mie mani; è quello che beviamo in casa. Bisogna farlo seccare all’ombra; poi metterci sopra l’acqua bollente; poi si beve (qui senza zucchero). Provi! Ad ogni modo alla prossima spedizione botanica a D. Tonelli ne metterò dell’altro. Qui è la bevanda ordinaria e fa bene assai, noi ce ne troviamo assai bene; lo beviamo a pranzo, cena e durante il giorno, e in qualsiasi famiglia si vada bisogna berlo e sorbirlo a centellini facendo più rumore che si può colla bocca per significare che è graditissimo anche se si è convinti del contrario. Colla tazza di tè in mano contenente non più di un dito di liquido si deve saper condurre la conversazione anche per un’ora: ad un certo punto Lei fa finta di bere, accosta la coppa alle labbra, fa un bello e prolungato rumore… e avanti!!!

Non mi piace però l’uso che fanno del tè nei pranzi. Alla fine c’è il piatto nazionale, il riso, il nobile riso (qui è tutto preceduto dai titoli nobiliari – gatto, cane ecc.): quando è alla fine e non è più possibile prendere il riso cogli stecchi (anche questo è una bella invenzione), la padrona versa il tè, e allora si beve e si mangia, e poi versa il tè nuovamente e si pulisce la tazza: tutta l’onorificenza va nel lavare la propria scodella. Giorni orsono a casa di uno dei primari di Miyazaki ho dovuto fare questa funzione per la prima volta sotto la guida della padrona di casa che mi faceva vento davanti mentre la figlia me lo faceva di dietro. Cose proprio che si vedono solo in Giappone. Non conto altro perché mi riservo di raccontargliene un sacco e una sporta al ritorno.

  1. Povero D Caviglia! Quanto deve aver sofferto. So perché ne ho curate varie del genere, che cosa vuol dire. Meno male che ora è passato e speriamo non torni più.

  2. Grazie delle belle notizie di Roma e di Torino.

  3. Finora non ho ricevuto nulla del Cuore Eucaristico, che desidererei proprio vedere.

  4. Fra qualche mese avvenendo il passaggio nostro nella Missione e la partenza dei Padri delle Missioni Estere, vedrò come stanno le cose, perché dubito porteranno via tutto, e allora avrò bisogno di Lei e la disturberò certo.

  5. Le assicuro che Tario in Giappone non c’è, quindi…

  6. Avevo letto del Convegno di S. Giovanni sul Corriere: riceviamo pacco settimanale. Se ha occasione di vedere il Dr. Trabucco lo saluti di cuore, così pure il mio amico Alberganti (se è quello che conosco io).

  7. Vivissime congratulazioni per lo Storione. Tandem!

  8. Grazie delle notizie nipponiche, mi serviranno. Se altre ne trova abbia la bontà di darmene. Qui l’Italia è apprezzata. L’ambasciatore e il Console di Kobe, Cav. Guasco, sono apprezzati assai – Il Giappone ha acquistato un dirigibile dall’Italia. A tempo opportuno i salesiani continueranno le tradizioni di D. Bosco anche sotto questo rispetto.

Ed ora, caro D. Alberto, grazie di cuore di tutto. Saluti specialissimi a D. Pagella cui dirà che il Kotò e Shamisen37 giapponesi sono cosa miserrima e che la musica giapponese… non so definirla, ma c’è poca cosa o non esiste… se la paragoniamo alla nostra.

Al mio buon D. Sisto pure un mondo di saluti. Poi a tutti tutti tutti gli altri, dal Direttore a Zanolotti e Carlo e Ferrero saluti auguri e preghiere.

Se vede il Sig. Sigismondi e il caro D. Lublena abbia la bontà di salutarli.

L’abbraccio e la bacio di cuore

suo sempre D. V. Cimatti



184 /Amerio Franco / 1926-8-5 /


al chierico Franco Amerio, ex-allievo di Valsalice, musico


59 Miyazaki, 5 agosto 1926

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Mio buon Amerio,


La Provvidenza vorrà che ti scriva ancora… Eccoti due pezzi magnifici e proprio giapponesi (la melodia). Puoi farli a coro (ma sarà difficile, pur avendo fatto più facile che sia possibile) o a solo o piano e violino. Sono melodie per Koto, ma a me piacciono assai. Falle gustare a Don Ubaldi. Trova uno che metta sotto qualche parola oppure canterellarli senza parole. Se fai a 3 voci di’ a mio nome ai secondi e bassi che facciano pianissimo, se no guasterebbero questi gioielli.

È il giorno della Madonna della neve. Come potevo non pensare a voi? Pregate, perché si avvicina a grandi passi l’ora della prova… Mah! niente paura.

Siccome so di essere niente, così dico a Lui di far tutto; mi butto in braccio di Mamma e… buona notte. Ad ogni modo, allegro sempre e buono. Saluta per me la Madonna.

60 Tuo

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don Vincenzo Cimatti



185 /Ghetti Giorgio / 1926-8-5 /


a Giorgio Ghetti, Dottore di Faenza, amico e benefattore


61 Miyazaki, 5 agosto 1926

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Ill.mo Sig. Dottore,


Grazie, grazie, grazie! Non merito tanto.

Orientatomi un po’ e potendo muovermi (ora sono legato per la lingua) spero di più.

Grazie pure delle belle notizie faentine. In Giappone purtroppo sotto apparenza della più bella vernice c’è la morale pagana… e Lei sa che non è certo migliore di quella di cui mi parla Lei nei progressi moderni.

Non le pare che (a parte la carità cristiana, per un momento) un po’ d’olio e manganello andrebbe bene?

Qui l’Italia è stimata e ammirata.

Buon Ambasciatore e buon Console. Evviva anche per questo. Ossequi al suocero, alla sua gentile signora e confido assai assai nelle preghiere dei suoi buoni figlioli.

Con affetto riconoscente:

62 don Vincenzo Cimatti

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186 /Giovani di Este / 1926-8-28 /

ai Giovani di Este

63 Miyazaki, 28 agosto 1926

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Miei buoni amici di Este,


So che volete bene e che lavorate per le Missioni.

Chi vi scrive non è da voi conosciuto, né conosce voi se non per quello che ha sentito dire di voi. Meglio così: avrete maggior merito nel fare il bene.

Miei buoni giovani, vi raccomando il Giappone e questa incipiente, povera, terribile Missione. Vi espongo in breve la situazione generale e particolare: valutatela e poi fate quanto Gesù vi domanderà.


  1. Il Giappone è un paese bello, potente, tra le più grandi nazioni.

  2. Settanta milioni di pagani, cento mila cattolici di cui la massima parte della diocesi di Nagasaki (discendenti degli antichi cristiani convertiti da S. Francesco Saverio).

  3. Duecento missionari Cattolici su un esercito di oltre 200 mila missionari, bonzi, kannushi (chiamateli come volete), di cui dispongono il buddismo, il shintoismo, il protestantesimo. È il paese che ha meno missionari cattolici.

  4. La missione cattolica salesiana su oltre due milioni, conta forse 200 cattolici, dico forse, perché non posso ancora mettermi in giro per questi monti e spiagge.

  5. Lingua fra le più difficili a parlare e a scrivere.

  6. Regione di terremoti e di vulcani, ecc.


Miei giovani, ecco quello che vi domando:


    1. Preghiere. Il Giappone finora non si è convertito – né colle persecuzioni, né col sangue, né coi sacrifici dei missionari. Se pregate voi sarete i veri missionari del Giappone. Come vedete non vi domando cose difficili.

    2. Qualche piccolo sacrificio. Nell’esecuzione del vostro dovere quanti ne dovete fare (nel fare silenzio, nello studiare con ardore, nell’essere giovani educati, nel vincere i vostri difettucci). Fatene di tanto in tanto per questa Missione. Accettate? Voi direte: perché questo Signore Sconosciuto si rivolge proprio a noi?


  1. Perché vi so desiderosi di aiutare i missionari;

  2. Perché ho debiti per la casa di Este, dove per vari anni della mia fanciullezza ho passato i mesi di vacanza;

  3. Perché desidero che voi vi facciate tanti meriti.


Dio vi benedica e vi conceda ogni bene. Sempre e tutto vostro


don Vincenzo Cimatti



187 /Grigoletto Giuseppe / 1926-8-… /


al chierico Giuseppe Grigoletto, ex-allievo di Valsalice



[agosto 1926]

Mio buon Grigoletto,


Eccomi a rispondere all’ultima tua carissima.

Auguri per i tuoi esami per cui ho pregato e prego di cuore. A noi:

      1. Ho tenuto con vivo interesse dietro alla nostra esposizione. Per quanto potei vi concorsi con nostre fotografie e mese per mese invio regolare a Don Tonelli di quanto trovavo nel campo naturalistico senza muovermi troppo, perché è inutile girare finché lo strumento lingua è sordo all’intenzion dell’arte. Piante, insetti, farfalle… ma salvo cose da poco v’è grande simiglianza con l’Italia. Ma si possono fare, e le farò, bellissime e interessanti collezioni (materiale vulcanico, pesci, ecc.).

      2. Mi dispiace per la tua indisposizione. Speriamo non ti lasci conseguenze.

      3. Certo che seguirò il consiglio del mio carissimo Don Festini.

      4. Il foglietto lo ricevo se lo mandate.

      5. Il cambio finora vacilla fra 10-12 Lire. Ci vogliono 10 Lire italiane per fare un Yen, la lira giapponese.

      6. Grazie delle preghiere fatte fare a Don Calabria. Optime. Oh quanto ho bisogno di tutti!

      7. Non prendere tempo a rifare lettere quando mi scrivi: capisco benissimo, butta giù senza paura.

      8. Fortunatissimo se Righetto…

      9. Converti i merlotti… è un bene che fanno all’anima scrivendo, all’anima loro e più a quella cui scrivono. Oh, lo capissero i chierichetti!!!

      10. Mi parli di Lire 25… della sig.ra Vedova Elisa Stefani: nella lettera non c’era nulla. Grazie dei ringraziamenti. Se quando succede qualche cosa consimile mi metti l’indirizzo… capisci? zuca baruca? Il tuo verso è un po’ barbaro per musica, quindi…


Concludo: fa’ come ti dicono: lavoro fiducioso nell’aiuto di Maria e prega per chi di cuore ti abbraccia e benedice.


Tuo

don Vincenzo Cimatti


188 /Rinaldi Filippo / 1926-9-2 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


64 Miyazaki, 2 settembre 1926

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Mio amatissimo Papà,


È l’esercizio della buona morte e dopo aver fatto il mio ritiro, rubando un po’ di tempo allo studio della lingua, ecco un po’ di rendiconto mio personale.


  1. Salute: grazie a Dio ottima. Credo essermi acclimatato completamente e fossi solo, certo, mi sarei giapponizzato in tutto, anche pel vitto: in vita di comunità non è possibile.

  2. Studio e lavoro al solito. Continuo lo studio della lingua: è difficile, ma non impossibile (almeno a parlarla – a scriverla è un altro paio di maniche); ci vuole il suo tempo. Il resto del tempo lo impiego per un po’ di corrispondenza, un po’ di musica ai bimbi, la cura dei confratelli, della casa, ecc.

  3. Pratiche di pietà regolari; in questo mese trovo molte distrazioni involontarie nelle pratiche di pietà più importanti. Sono, insieme alle difficoltà quotidiane, le fonti più belle di umiltà: mi definisco: “il niente”, lo dico a Gesù: “il tuo niente è proprio buono a niente”, mi pare che Lui sia contento… e ridiamo insieme.

  4. Frequenza regolare ai Sacramenti.

  5. Posso fare tutto. Certo non avessi da accudire gli altri, penserei solo allo studio: ma mi pare che quanto potevo fare sia stato fatto, e Dio penserà al resto. Ho certo bisogno di essere sempre più vigilante e attivo nell’adempimento dei doveri in genere, e della pietà in specie. I suoi paterni incitamenti alla vigilanza sulla pietà e sulla purezza hanno fatto un bene immenso a tutti, a me specialmente.

  6. L’osservanza delle regole mi pare regolare e mi pare che senza eccezione tutte si possano osservare anche in Giappone.

  7. Carità fraterna con tutti e mi pare di esserne ricambiato.

  8. Disordini non ne vedo per ora, né risultano dai rendiconti dei confratelli.


Quanto all’anima mia, ringrazio il Signore: mi pare che mancanze volontarie non ve ne siano, mi va giornalmente crescendo l’assoluta convinzione del mio nulla, manifestantesi nelle difficoltà della lingua, nelle difficoltà di conoscenza di questi caratteri, ecc. Oh, quanti motivi di umiltà, con tutta la mia boria, con le lauree, con le aureole più o meno belle di Valsalice, di S. Luigi, della musica, ecc. Oh, che contentezza vedersi nel nome di Dio, qui, in mezzo a queste anime, nell’unica possibilità di balbettare, con chissà quali apprezzamenti da parte di questi giapponesi che si credono soli grandi potenti unici al mondo. Deo gratias!

Avevo bisogno di questo bagno di umiliazioni, che prevedo cresceranno e che mi lasciano per grazia di Dio, mi sembra almeno finora, calmo e allegro.

Cosa strana! mi sono dimenticato un po’ della Madonna! È perché penso più a Lui? Perché non vedo ancora troneggiare Lei in Chiesa, in casa? Non so. Mi sono proposto di attivarmi un po’ di più in questo mese anche in questo e dar più campo all’esame di coscienza.

Altro di speciale nulla. Prego per Lei, per i Superiori, per la nostra futura missione, per la Congregazione, per gli ex allievi e i cooperatori, per gli ammalati e soldati e per i cari morti. E gli altri suoi figlioli :

[Si omette quanto dice al riguardo dei singoli…].


Certo, pensando alle condizioni in cui si trovano certi confratelli e pensando a Valsalice, alle lotte di tanti chierici, lotte morali, specialmente sulla castità, per abitudini precedenti, alla mia superbia viene fatto di domandarmi: “Ma per l’ammissione ai voti alle volte non si è troppo larghi, e per difetti fisici, e per abitudini morali, che mettono a grave cimento queste povere anime?”.

Eccole, mio buon papà, aperto, il cuore in questo mese trascorso e per grazie di Dio il prossimo mese possa essere di fatto un avanzamento per tutti nella virtù.

Le sue care lettere mentre illuminano la mia inesperienza, mi servono per le conferenze regolari, per le buone notti, ecc.

Non mi resta che, inginocchiato vicino al suo cuore paterno, domandare per me e per questi suoi figlioli la sua benedizione.

Dica a Maria A. che faccia in fretta a venir fuori dalle casse. Se non si muove Lei questo povero niente non sa che fare. Con tutto il cuore, devotissimo

don Vincenzo Cimatti, salesiano



189 /Rinaldi Filippo / 1926-9-2 /


a Don Filippo Rinaldi38, Rettor Maggiore dei salesiani


65 Miyazaki, 2 settembre 1926

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Mio amatissimo Papà Don Rinaldi,


In stile un po’ telegrafico le do le notizie mensili che valgano ad illuminare la situazione nostra e a confortarci coi suoi consigli e suggerimenti.

Grazie della sua carissima ultima lettera che mi servì di tema di utile conferenza.


Vita mensile – Salvo leggere indisposizioni, salute generale buona. Studio assiduo della lingua: cominciamo a capire (se parlano adagio) e a balbettare senza carta in mano, salvo per le prediche. Non siamo ancora in grado di prestarci per le confessioni. Colla paglia e col tempo maturerà anche questa che per ora è la nespola più acerba. In compenso però già leggicchiamo e con questo fondamento si può fare strada anche da sé. Come certo sa, la lingua giapponese è ricchissima di vocaboli, di costruzione di pensiero è sui generis (il giapponese mentre parla, costruisce tutta l’azione nei minimi particolari – con vocaboli propri, ecc), ha poi tre forme principali di scrittura: KATAKANA, HIRAGANA, e i CARATTERI, presi in gran parte dalla Cina. I loro libri sono scritti in massima parte in caratteri (i nostri confratelli di Cina valenti nei caratteri capirebbero il senso generale, pur non sapendo leggerli alla giapponese) coi quali ora stiamo cimentandoci.

Era necessario anche questo studio perché sono pochissimi i libri giapponesi tradotti in ROMAJI (carattere romano) e quindi per noi sarebbe stato tutto il materiale di studio lettera morta.

Per capire un po’ qualche cosa occorrono un minimo di 2500 caratteri.


1 Agosto. Funzione espiatoria pel Messico.

2. Festa del nostro Merlino: in queste occasioni mi sono preso la libertà di rappresentare sempre Lei e i Superiori per gli auguri ai confratelli; insieme a preghiere speciali. Mi pare sia gradito assai ed atto a cementare la carità.

Muore una cristiana (una brava madre di quattro figli ed il marito – unica cristiana in famiglia). I funerali pagani se non erro già glieli ho descritti in altra. Ad ogni modo anche quelli cristiani si svolgono su per giù con lo stesso cerimoniale. Non vi è levata del cadavere alla casa. La famiglia conduce il cadavere alla chiesa. Funzioni solite, finite le quali si forma il corteo al cimitero. Precedono stendardi su lunghe aste di bambù (nei funerali pagani vi sono anche due grossi lampioni); seguendo, un gruppo portante vasi con fiori; e poi un altro portante corone (il numero e qualità dei fiori e corone indica la qualità della famiglia); poi seguono in carrozzella i ministri (bonzi, ecc.) e in fine, circondata da parenti la cassa. Vestono in bianco o almeno hanno un cappuccio bianco e sono aderenti alla cassa tenendo lunghe strisce di panno bianco. Chiude il corteo il codazzo dei parenti, amici e curiosi. La grande maggioranza degli accompagnatori parla, ride, ecc. Non usano pregare.

5. Il P. Bonnecaze chiamato dal Vescovo ci lascia soli per andare a Kuroshima. Scrivo a S. E. e al Procuratore di Nagasaki esponendo la nostra situazione. Ma (come vedrà) non ebbi risposta.

6. Secondo una leggenda cinese i giapponesi ricordano l’incontro di due stelle ai fianchi della via Lattea, col mettere davanti alle case rami di bambù da cui pendono carte con poesie scritte sopra, segnale di buona fortuna.

7-10. In questo tempo non piovendo e venendo le risaie a soffrire, i pagani e i contadini specialmente, organizzano pellegrinaggi ai loro templi per implorare la pioggia. A piccoli gruppi o in squadre abbastanza numerose, suonando ritmicamente una grossa grancassa e battendo con un martello di legno su piccoli tamburi di metallo attraversano le vie della città.

11. Preceduta da notizie allarmanti sulla salute, giunge la dolorosa notizia della morte di S. E. Mons. Combaz, Vescovo di Nagasaki. Pregammo per quest’anima benedetta, che ci aveva accolti più che paternamente, ci aveva iniziato al lavoro missionario nella sua diocesi e ci aiutava quanto poteva col consiglio e colla preghiera. Ho creduto mio dovere recarmi ai funerali con Don Piacenza (Don Tanguy proprio nella notte precedente la partenza fu indisposto) e potemmo ammirare di quanta stima ed affetto fosse circondato quel santo uomo. Erano presenti i Vescovi di Tokyo, Osaka, Seoul e Taiko (Corea), tutti i missionari, i Marianisti col loro Superiore e il Superiore dei Trappisti e del Verbo Divino. Ho così anche potuto fare preziose conoscenze ed ammirare ancora una volta il grande apostolato dei Missionari delle Missioni e degli ottimi preti giapponesi. Deo gratias! Con tutte le riserve si vocifera che a Tokyo al posto del rinunciatario Vescovo, si eleggerà un giapponese. Così pure che la diocesi di Nagasaki verrà smembrata forse con due Vescovi, uno giapponese (Nagasaki), un altro delle Missioni Estere (Fukuoka).

A Vicario per la diocesi è stato nominato P. Thiry che era il Procuratore delle Missioni a Nagasaki e segretario di Monsignore.

Qual è la nostra situazione ora per la morte del Vescovo? Certo che ora qui siamo:

    1. senza il padre missionario – noi non potendo ancora decorosamente sobbarcarci al ministero delle confessioni (mi aggiusto invitando qualche padre vicino – Vedesse che fede in questi cristiani e che desiderio di approfittare della presenza del Padre per purificare l’anima loro e vari di essi poter fare la Comunione quotidiana! Anche uomini stanno delle ore aspettando il loro turno o rubando qualche ora alle loro occupazioni o al sonno!);

    2. non so quando tornerà. Almeno dicessero chiaramente se viene o non viene. Se viene, secondo i desideri di Monsignore noi non facciamo nulla, avendo il missionario la direzione della missione: ma se non viene, bisogna pure incominciare a costo di qualsiasi sacrificio;

    3. non so quando dovremo traslocarci. Anche per questo ho sempre detto e scritto a Nagasaki e al Delegato che ci facessero sapere una data. Ultimamente avevo proposto l’Immacolata: ma finora nessuna risposta. Segno che il Signore vorrà così; d’altra parte noi non ne perdiamo perché saremo meglio fondati nella lingua.


Se i Superiori hanno qualche notizia… Ho ricevuto i decreti dell’erezione delle case. Che sappia io non esiste il permesso scritto (solo orale a Don Canazei) del Vescovo per l’apertura delle nostre case. Credo sarà equivalente l’averci chiamato il Vescovo e dato personalmente e individualmente tutte le facoltà che aveva al nostro arrivo in Giappone.

15. Dimenticavo ormai una notizia che pur non rivestendo nessun merito di lavoro per i suoi figliuoli, ha riempito tutti di consolazione e me in modo speciale. Mietendo nel campo lavorato dal Missionario, nel giorno dell’Assunta, ho offerto a Gesù per le mani di Maria un bel manipolo di maturo frumento, la prima famiglia battezzata dai figli di Don Bosco in Giappone. Erano due anni che studiavano e che esemplarmente frequentavano la Chiesa ed il Padre Bonnecaze (che dovette fare il sacrificio di assentarsi) volle che facesse il sottoscritto tutte le funzioni. Non le dico l’impressione… mi pareva di sognare… La domenica precedente ricevetti l’abiura prima della Messa (padre e madre erano protestanti – hanno un grosso negozio di chincaglieria – e alla sera il battesimo sotto condizione). Alla festa dell’Assunta battezzai solennemente i cinque figliuoli (4 figli e 1 figliuola) a cui i genitori vollero imposti i nomi, alla figlia di Teresa (del Bambino di Gesù) e ai figli come ricordo del centenario francescano, dell’apostolato missionario e per onorare Don Bosco, rispettivamente i nomi di Francesco d’Assisi, Giovanni Bosco, Francesco Saverio e Francesco di Sales. Pensi alle date, ai nomi, alle circostanze. È il giorno dell’Assunta, è la data anniversaria della nascita di Don Bosco; è un suo figlio che fa da strumento alla grazia di Dio; è una famiglia che pur non conoscendo l’opera nostra, sente qualche cosa di Don Bosco e vuole che uno dei suoi figli riceva il nome del nostro Padre… anche nella speranza che un giorno possa essere un altro Don Bosco pel Giappone.

Per me vedo in tutto questo la mano di Dio. Offrii alla famiglia un bel quadro di Maria Aus. e di Don Bosco. Nello stesso giorno padre e madre e i due figli maggiori fecero pure la loro prima Comunione. Deo gratias, Deo gratias!

È usanza in questo giorno pure fare un po’ di premiazione ai giovani che hanno frequentato il catechismo. È caratteristica la forma. Premi sono dolci (di cui i giapponesi sono avidi) e oggetti scolastici. I soldi per comprare tutto questo sono raccolti con colletta fra le famiglie. Mi dissero che la povertà delle famiglie quest’anno non aveva raggiunto la somma opportuna per comprare i dolci: credetti opportuno di offrirli noi e ne furono contentissimi. Ogni ragazzo ha a disposizione i punti di frequenza in tanti biglietti. Gli oggetti sono disposti bene in vista. Uno dei padri di famiglia piglia in mano successivamente gli oggetti (cartelle, quaderni, matite, carta, ecc.) e dice a voce alta: “Questo vale tanti punti corrispondenti”. Se sono due o più che ambiscono lo stesso oggetto succede come una specie d’incanto in cui naturalmente è vincitore chi ha maggior numero di punti.

22-24. È per i pagani la festa dei morti di famiglia. Si festeggia con luminarie davanti alle case e con canti e danze giapponesi (coreografiche) pubbliche e private, e con l’offerta al cimitero sulle tombe di cibi, dolci, ecc., che non venendo mangiati dai morti, rallegrano i vivi.


Eccole le notizie mensili. Per il resto tutto regolare come se si fosse in noviziato e studentato.

Amato Papà, ci abbia presenti unitamente a tutti i Superiori. Per me sono qua totaliter nelle mani di Dio. Appena inizieremo il lavoro vorrei proporle questo programma:


    1. Conservare e consolidare quanto c’è,

    2. Iniziare le opere nostre (oratorio, propagazione della devozione a Maria A. e Comunione frequente: nei fanciulli c’è poco – assai più nelle donne e più negli uomini), formarci i primi Cooperatori, compagnie e associazioni giovanili, biblioteca (non c’è nulla), ecc.

    3. Ricerca dei cristiani per mezzo di notizie dei cristiani, dei padri missionari e di girate apostoliche – mi consta che qua e là abbandonati ve ne sono – saranno piccoli nuclei pel futuro.

    4. Lavoro per le vocazioni – ricerca e formazione di catechisti: sono indispensabili.

    5. Opere a favore del popolo e degli operai,

    6. Cura assidua del personale. e specialmente dei coadiutori che sono più in pericolo degli altri. Anche ultimamente il Superiore dei Francescani mi confidava che essi hanno avuto molte perdite nei loro coadiutori, privi – mi diceva – del conforto dell’apostolato, o potendolo avere ridottissimo, a contatto col paganesimo per le provviste e lavori materiali, facilmente sono preda dei pagani e miseramente si perdono. Essi hanno trovato buon mezzo il tenerli uniti nella casa centrale (ritiene che alla testa di un laboratorio avranno modo di essere ben occupati, ecc.; gli ho accennato alla nostra organizzazione, ma insiste sull’oculatezza), servendosi nelle residenze di elementi giapponesi, che nella residenza della missione sono indispensabili, per attirare gli altri. Se il missionario si isola anche in questa forma, i cristiani non lavoreranno per i pagani.


È tutta esperienza che viene accumulandosi e che dimostra anche il bene che ci vogliono questi missionari, che tanto lavorano nelle loro fiorenti missioni. Noi ultimi arrivati, ammiriamo e trasformando nel nostro sistema, lo applicheremo come meglio sapremo.

Per ora mi pare di aver detto tutto, e certo le ho fatto impiegare un tempo prezioso ad ogni modo è un bene e una necessità per me – un bene perché mio dovere, una necessità per essere guidato – per Lei un merito nell’ascoltarmi perché deve esercitare gli occhi e più la pazienza – torno ora da una visita a Gesù dove mi sono intrattenuto con Lui, buon Padre a parlare delle nostre cose; oso pregarla che faccia una visitina breve, breve per noi e specialmente pel suo figliuolo.


don Vincenzo Cimatti, sales.

190 /Ricaldone Pietro / 1926-9-2 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



66 Miyazaki, 2 settembre 1926

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M. R. Sig. Don Pietro nonché Ricaldone,


Nella lettera descrittiva al Sig. Don Rinaldi vedrà molte altre notizie. A Lei invio:


      1. Fotografie, le diciture indicano a sufficienza.

      2. I soliti specchietti, a) metereologico (così vede il clima), b) economico – ci avviciniamo alla fine – se non fosse così che merito avrebbe Lei che deve essere la nostra Provvidenza, il nostro San Giuseppe?

      3. Un programma della scuola professionale (uso Giappone), così incomincia a farsi un’idea. Mi dicono è ben dotata di macchinario.

      4. Qui a Miyazaki (come le scrissi nell’ultima) un bravo antico direttore di scuole, consiglia come utile, la meccanica. L’altro giorno mi mandò a chiamare: parla discretamente il francese, e mi dice che gli era venuta in testa un’idea, pensare cioè ad una scuola per pescatori. Il Giappone è pescoso, non ci sono scuole del genere, ecc. e siccome i giapponesi abboccano a ciò che è nuovo, caratteristico, così… Il Delegato Apostolico mi aveva promesso programmi, schiarimenti, ecc. Ma ora è al fresco nell’alto Giappone. Spero nel ritorno. Vado convincendomi che qui in Giappone per avere delle risposte a quesiti, si va con molta lentezza, ricevo più in fretta una lettera da Torino che da Nagasaki e da Tokyo. Deo gratias anche di questo.

      5. Anche sulla questione della proprietà quasi buio pesto. La nuova legge sulle religioni porterà modifiche? Presto si riaprirà la discussione delle Commissioni. È certo:

  1. che lo straniero non può possedere se non si naturalizza (per naturalizzarsi occorrono almeno 5 anni di residenza);

  2. vi sono riconosciute società di possidenti stranieri, ma pare che la nuova legge vi voglia la maggioranza giapponesi. Quanto al terreno vicino alla missione è di circa 4-5 tan (un tan = 543 mq.).

Pare che un cristiano, se noi l’aiutassimo, comprerebbe un tratto, nella quasi certezza – dice lui – che si potrebbe far abbassare di molto il prezzo di… che è veramente eccessivo. Si potrebbe forse anche pensare a cercare altrove (per le suore e per noi), ma per noi conviene distaccarsi dalla missione? Per le suore pare sia meglio cercare altrove per evitare dicerie.

Certo bisogna essere guardinghi anche coi cristiani, peggio poi coi pagani. Che vuole? Lo straniero è per loro un pruno negli occhi e quindi…

      1. Guardi che (mi sembra di averglielo già detto) siamo senza medicinali del tutto, anche dei più elementari. L’istituto farmacologico regalò tre grossi pacchi, costituiti in gran parte di cordiali, quindi… In Giappone si trova tutto, ma per farsi capire e per generi cui siamo abituati è difficile trovare… Per noi occorrerebbero generi purgativi di facile maneggio e di buon effetto e poi gli ordinari disinfettanti.

      2. Ed ora un altro punto. La lingua è difficile. Se i Superiori non credono opportuno mandare qualche buon elemento giovane, ma già formato, mi viene in testa una stramberia… Ricordando che a Napoli, Venezia vi sono Istituti Orientali con insegnamento di lingua giapponese, vedere se non sia possibile approfittarne. Certo che qui sul posto sarebbe l’ideale sotto tutti gli aspetti (acclimatazione, conoscenza del carattere, ecc.). Miyazaki è l’ideale, tranquillo, vi è il posto, ecc. La lingua, dopo la santità e la buona volontà, è un fattore di primo ordine e dall’altra parte addio scuole se non abbiamo personale insegnante, pur non potendo per necessità sottrarci per molti anni dall’elemento giapponese. Pensi inoltre che finora non ho trovato sarti un po’ abili per la rammendatura delle nostre cose e persone per il bucato. Per l’avvenire bisognerà pensare anche alle suore, ma intanto come fare? Coordini e vedrà il da fare; ma pensi che un confratello prima di un paio d’anni non può decorosamente affrontare la sua posizione di lavoro effettivamente utile, sempre per la difficoltà della lingua e della sola lingua parlata, ché per la scritta… non esauriremo lo studio che in Paradiso. Vide, Domine, et considera.


La prego di vedere il resto nella lettera che certo il Sig. Don Rinaldi le farà leggere. E d’altro? Allegri sempre nel Signore. Si vocifera che Lei verrà a trovarci… non dico altro… mi raccomando… l’etichetta… ci metteremo tutti e due in ginocchio… al primo inchino profondo le dirò: “Hajimete o-me ni kakarimashita!”. (È la prima volta che la vedo!). E lei tirando un secco respiro e facendo schioccare la lingua, come quando si assaggia il buon vino, ripeterà, e poi… e poi… che storie d’Egitto, un bel calcio all’etichetta, una bella risatina e buttandoci nelle braccia canteremo il “Te Deum” o il “Benedictus” come di cuore l’abbraccio ora con l’anima a nome di tutti.

Suo

don Vincenzo Cimatti, sales.


191 /Grigoletto Giuseppe / 1926-9-4 /


al chierico Giuseppe Grigoletto, ex-allievo di Valsalice


67 Miyazaki, 4 settembre 1926

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Mio carissimo Grigoletto,


Deo gratias! Congratulazioni a te e Melen e a quanti hanno dato gli esami. La bocciatura ha il vantaggio di valorizzare l’esame, di tenerti in umiltà e poi, il Signore che l’ha permesso ha i suoi fini. Controrispondo al tuo letterone:

  1. Se ti sei un po’ assottigliato niente di male.

  2. Bene per gli esercizi: l’importante è averli fatti bene.

  3. Grazie delle notizie di Gerico, che non è merito mio, ma di Dio, Deo gratias! Se può fare un po’ di bene.39

  4. Grazie della propaganda. Il Signore è buon pagatore in tutto e ti troverai meriti imprevisti in Paradiso.

  5. I caratteri sono copiati, non scritti: c’è in quello anche in questo le sue regole per farli bene e in fretta… non adopero il pennello perché quel che mi preme ora è di parlare. Quelli che scrivi tu sono caratteri che hanno un senso e possono avere pronuncia diversa…

  6. Grammatica: è buona quella della collezione Otto… In italiano procurati Elementi di grammatica giapponese del Balbi, Venezia, Casa editrice Estremo Oriente. È ottima.

  7. Per la Messa sbagli: data 19 marzo 1905 con don Tonelli.

  8. Grazie delle preghiere. Vedi il giorno dell’Assunta ho battezzato una famiglia di sette. Deo gratias; e il babbo ha voluto che uno dei figli si chiamasse Giovanni Bosco e l’altro Francesco di Sales.

Le tue preghiere mi hanno prodotto certo questa immensa consolazione.

  1. Grazie delle belle notizie di Don Calabria. Bravo, fallo pregare per questa missione.


Un saluto speciale al mio carissimo Tomba: digli che lo ricordo ogni giorno. Idem al buon Lorenzoni e a Fabris. All’Ispettore e a Don Maina devo scrivere e dirò a loro il fatto loro. Allegro, buono e avanti sempre.

68 Tuo

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69 don Vincenzo Cimatti

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P.S. - Grazie delle fotografie. Ossequi a Don Ghibaudo.

192 /Giordano Antonio / 1926-9-9 /


al chierico Antonio Giordano, ex-allievo di Valsalice



70 Miyazaki, 9 settembre 1926

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Mio buon Antonio,


È la festa della Natività! Godo di poterti scrivere in questo giorno. Non sapendo dove sei ti faccio pervenire questa pel tramite di Bava. Non ti dico nulla dell’ultima tua di Valsalice. L’hai scritta da agitato; ho compreso tutto, ho pregato e ho detto a Lui e a Lei che pensino un po’ seriamente all’anima tua. Don Cimatti:


  1. Approva i propositi fatti. Procura solo di specificarli bene. Umiltà specialmente… Osservanza delle Regole, specialmente…

  2. Per tutto il resto comprendo la tua difficile situazione, ma colla calma e colla preghiera si mette tutto a posto. Ecco i consigli pratici che del resto già ti avevo dato:


    1. Ogni mese il tuo rendiconto: anche se il direttore tuo, chiunque sia, non avesse tempo ad ascoltarti o dicesse: “Ti chiamo io!” o altro. Tu nel giorno fisso, fa’ il rendiconto, se non puoi orale, fallo scritto. In 7 o 8 righe si può far qualsiasi rendiconto particolareggiato.

    2. Non parlare né direttamente né indirettamente coi confratelli (anche intimi) delle tue faccende interne. Te l’ho ripetuto tanto anche a Valsalice. Dell’anima si parla a Dio, al confessore e al Direttore spirituale, se li hai, che può essere anche uno diverso dal Direttore della casa.

    3. Gioca e lavora e sta’ allegro, amando il Signore. Diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum, anche le staffilate, meritate o no, poco importa. In definitiva chi ti deve giudicare “Dominus est”. Ti fanno vedere e ti rimproverano di cose inesistenti? Con calma si deve chiarire e poi avvenga quel che vuole. Niente paura: chi ti scrive ti assicura a nome di Dio di aver avuto dai Superiori, altro che le tue staffilate.

    4. Applica i principi suddetti e sta’ tranquillo che la luce è nell’anima tua, e se ci fosse bisogno, nei tuoi superiori, verrà chiara e lampante.

    5. Non pigliare decisioni di nessun genere quando la mosca sta salendo al naso; e in ogni caso nessuna decisione senza avere:


  1. pregato almeno un triduo;

  2. senza esserti consigliato con chi ti conosce.


Non mi resta che benedirti con tutta l’anima e pregare intensamente per te, nell’attesa che si faccia calma nel tuo mare in burrasca. Ricordami al Signore.

71 Tuo fratello

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72 don Vincenzo Cimatti

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P.S. - Sappimi dire se devo inviare pensierini mensili. Rifletti però bene: “È gradita ai superiori questa mia, non saprei come dire…”. Se sì, bene; se no, avendo per abitudine di rispondere a chi mi scrive individualmente farei…


193 / Giardini Mario / 1926-9-13 /


a S.E. Mons. Mario Giardini, Delegato Apostolico


73 Miyazaki, 13 settembre 1926

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Eccellenza Reverendissima,


Nelle afflizioni, dopo Dio e la nostra Ausiliatrice e Don Bosco, ricorro a Lei che consideriamo come nostro Padre.


  1. Qualche tempo prima della morte di Mons. Combaz, S. E. mi aveva pregato che ad tempus permettessi a P. Bonnecaze di andare a Kuroshima a sostituire un Padre ammalato. Cosa potevo dirgli? Feci vedere le disastrose condizioni in cui venivano a trovarsi tutti e più la cristianità, ma non potevo dir di no, non avendo nessuna autorità né giurisdizione in materia.

  1. La morte di Monsignore lascerà le cose nello stato attuale o, come promise Monsignore, il Padre tornerà? È quello che non riesco in alcun modo a sapere dopo avere oralmente e ripetutamente per iscritto fatto pressioni al P. Thiry, attuale vicario. Per me non domando altro che questo:


    1. La Curia è in grado di dirci quando ritirerà definitivamente i suoi missionari?

    2. O V. E. sa dirmelo nella sua carità? È necessario saperlo per lo sgombro di Nakatsu (ora affittato) almeno un due mesi prima – per fare un po’ di bilancio delle spese, che sarà certo diverso a case divise – e più… per avere un ubi consistam ove fissare la mente e concentrare le forze di studio.

    3. Mi sembra necessario il ritorno di P. Bonnecaze, perché:


    1. Mi dia notizie sulla Missione. S. E. avendo espresso il desiderio naturalissimo che il Missionario avesse la direzione morale della Missione, mi sono ritirato assolutamente, solo aiutando in quanto ero richiesto, ma non conosco famiglie, né il numero dei cristiani, né abitudini ecc. ecc.

    2. E ci avvii praticamente al lavoro.


Eccole in breve la nostra situazione… in aria… senza chiarezza presente, senza preveggenza futura, senza inizio, sia pur elementare, di quello che bisognerà fare, perché in casa d’altri, senza guida ed esperienza.

Mi illumini l’E. V. e mi dica quid agendum. Mi arrabatto per trovare qualche confessore nei padri vicini, ma essi pure hanno i loro impegni. Dunque?

Mi dia, perché ne abbisogno più di tutti, una grossa benedizione con l’assicurazione più viva di preghiere.


Dell’E.V. Rev.ma

Devotissimo

don Vincenzo Cimatti, salesiano


194 /Ricaldone Pietro / 1926-9-21 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



[Miyazaki], 21 settembre 1926

M.R. Sig. Don Ricaldone,


  1. Per le notizie generali del mese sono sicuro che leggerà la lettera del Sig. Don Rinaldi.

  2. Quid retribuam per la bella lettera scritta a noi? Sentii bisogno di leggerla due volte ai confratelli. Una quando arrivò… Può capire che significa ricevere posta… e poi ne feci tema per la conferenza della buona morte. Deo gratias! Deo gratias! e sarà lo svegliarino per le future…

  3. Dai giornali seguiamo il movimento delle nostre feste, la comparsa dei giapponesi in palco (chissà cosa avran detto e come cantarono mukashi… troverà qui un’altra di Momotaro) ecc. ecc. Sia benedetto il Signore! Questo fa più bene ai missionari che una predica.

  4. Quanto alle nostre cose per ora:


      1. si continua a studiare, lentamente, ma con progresso, è lingua difficile intrinsecamente. Per fortuna che non vi è difficoltà (per noi italiani) della pronuncia!

      2. raccolgo notizie e programmi

      3. invio al Sig. Don Rinaldi un centinaio di cartoline illustrate, ecc.

      4. secondo i missionari pratici i coadiutori si trovano in gravi difficoltà per dover uscire per compere, ecc.

      5. il costume giapponese è molto leggero ed attraente…

      6. credo avremo appoggi e l’opera nostra anche perché presenta novità attirerà le simpatie,

      7. saggiando qua e là sono discordi per la qualità delle idee. Il Delegato crede siano ottime la meccanica, tipografia, altri legno e abbigliamento, altri lavorazione del bambù e non (non so il termine tecnico) il lattoniere (fanno tutto a mano).

Sono attratti assai dalla musica… insomma… suggeriscono tipi locali; in pratica si potrà completare con istituti specializzati che nell’insieme diano la scuola professionale completa.

      1. man mano potrò sapere qualche cosa di concreto invierò.


  1. Attendo con pazienza le cose promesse: dico con pazienza perché virtù tutta paesana. Il giapponese non ha mai fretta (almeno qui a Miyazaki), è imperturbato. Attenti anche per questo ai futuri soggetti!

Qui uno scatto di ira è battaglia perduta e… quasi sempre per sempre.

  1. Invio fotografie e bolli. Se crede farne parte anche al Cav. Masera farà piacere anche a me.

  2. Badi che con tutta la previdenza avuta (?!) non abbiamo scatole di medicinali. Veda se…

  1. Abbiamo pure dimenticato i programmi per le scuole professionali (li ho ora chiesti a Don Vespignani).


Per stavolta mi pare di aver null’altro di urgente… Oh, questo: che preghi per me, affinchè mi salvi l’anima, affinchè mi mantenga integro lo spirito nostro, affinchè il regno di Gesù, la devozione a Mamma e il nome di Don Bosco si propaghino nel paese più bello e caratteristico del mondo.

L’abbraccia di cuore e la ricorda il sempre suo aff.mo


don Vincenzo Cimatti, sales.


195 /Grigoletto Giuseppe / 1926-9-26 /


al chierico Giuseppe Grigoletto, ex-allievo di Valsalice



74 Miyazaki, 26 settembre 1926

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Grigoletto carissimo,


Grazie delle tue notizie e auguri di ottimo esito per i tuoi esami e delle altre notizie in fascio.

Coraggio! Gli amici mi hanno scritto, ma non disturbarti per me in alcun modo.


Rispondo alla zia.

Caldo e zanzare pure a Miyazaki: è questione di abituarsi.

Bravo. Raccogli per Don Tonelli; anch’io avevo sempre desiderato di andare a Bolca… va’ tu per me.

Buon anno! Mettilo sotto la speciale protezione di S. Giuseppe e di Maria e vedrai miracoli.

Allegro sempre e auguri al nuovo Direttore. Saluti cari a tutti i confratelli. Ti abbraccio di cuore


75 Tuo

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76 don Vincenzo Cimatti

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196 /Ricaldone Pietro / 1926-10-1 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani

77 Miyazaki, 1 ottobre 1926

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Amatissimo Sig. Don Ricaldone,


Per le notizie generali leggerà certo la lettera mensile che invio al Sig. Don Rinaldi. Notizie particolari per il dicastero:


      1. Notizie materiali e spirituali dei singoli confratelli ottime. Siamo in pieno noviziato, e, salvo il sottoscritto – che è il guastamestieri – tutti potrebbero essere ammessi ai voti con votazione unanime.

      2. Parlo al Sig. Don Rinaldi della nostra situazione: per ora studiamo, studiamo, studiamo la lingua difficile difficile difficile. Profitto c’è: credo che avremmo bisogno di parlare parlare parlare (oltreché studiare, e molto), ma questo non si può in pratica ottenere finché saremo nelle condizioni attuali, pur essendo persuasi che per ora da soli non possiamo far tutto. Il bello è che siamo sotto tutela, ma da oltre un mese (ormai due) siamo soli; la morte del Vescovo di Nagasaki porterà le cose in lungo e le decisioni non so quando verranno. A me quello che premerebbe è sapere sia pure così in genere, quanto durerà questa condizione di cose. Ma che vuole? Dicono che in Oriente non bisogna aver fretta… E così sia.

      3. La nostra questione finanziaria. Ho pregato Don Piacenza che mi desse una ripassata ai conti per vedere se siamo ancora in acque discrete. Non saprei se sia meglio seguire questo sistema o se per svincolarci poco a poco anche da questo legame, fare da noi. Mi spiego: il nostro deposito è a Nagasaki e quindi si sa da questa brava gente delle favolose ricchezze nostre. Domani che arrivano altre somme, ecc. ecc. Lei dall’Italia può studiare meglio la questione: noi avremmo bisogno che i soldi ci arrivassero in Yen, per non dovere far tanti cambi. Ad es. per qualche cosa che mi arrivò dall’America (pochi dollari), pervennero all’ufficio postale di Miyazaki, attraverso la Banca di Tokyo…

Non so come abbiano fatto, ma vennero così e conosciuta l’identità mi furono subito dati in corrispondenti Yen.

In Giappone gli uffici di cambio sono solo nei porti aperti. Studi la questione e veda.

Non credo per ora urgente l’invio di aiuti, perché in caso disperato, spererei che per ovviare ai bisogni urgentissimi, Shanghai mi aiuterebbe (cosi siamo intesi con Don Garelli) e poi e poi… c’è Lui e se Gesù facesse il sordo, che colpa ne abbiamo noi? È sempre quello che gli dico se Lui vuole che siamo in queste condizioni di equilibrio instabile, che colpa ne abbiamo noi? Ipse fecit nos et non ipsi nos! Questa è la mia povera filosofia, su questo punto. Ricorda la famosa questione che in parte proposi del terreno?…

      1. Ho visitato la scuola industriale di Miyazaki (corrisponde su per giù alle nostre professionali) – il tipo è secondo il programma inviato, vi sono in vari luoghi tipi specializzati: questa è per il legno, disegno, coloratura. Disegno: gli allievi avevano dei modelli di case giapponesi e mi pare… che materialmente ritraessero quanto avevano davanti; in altro corso un po’ di acquerello semplice però come i disegni giapponesi. Lavorazione del legno: banchi di lavoro e strumenti un po’ modesti (il giapponese in molte cose fa il contrario di noi, ad es. tira la pialla…). Risultati: piccoli tavolinetti, scansiette, robe minuscole.

Coloratura: laccamenti (in cui i giapponesi hanno procedimenti speciali che non conosco) di cabarè, cassette, ecc. All’entrata della scuola in due armadi, in corridoio oscuro, esposizione di lavori della scuola (anche panieri, borse di bambù, ma che non vidi lavorare). Sala per scherma e lotta (di cui sono ghiotti). Materiale scolastico primitivo e semplice (fisica e chimica). La ginnastica è in mano dei militari.


Corso biennale (a Tokyo vi è la scuola professionale di 5 anni cui si accede dalle elementari) a cui si accede con esami da chi proviene almeno dal primo corso medio (come ho veduto sul programma di Oita).

Eccole le notizie speciali di questo mese. Spero presto inviarle l’annuario per l’anno 1926 che le darà ottime notizie sul Giappone.

Mi pare di non aver altro. Dio ci protegga, ci aiuti a vincere la difficoltà massima per ora della lingua; al resto non penso. La ricordiamo sempre con affetto nella parola e nella preghiera. Tutto regolare. Preghi preghi preghi per noi e ricordi che l’apostolato in Giappone per lingua e… tutto il resto è difficile difficile difficile, ma che Dio è onnipotente e che Maria A. e Don Bosco procureranno la gloria e il regno di Dio anche in questo paese, creda, il più caratteristico, il più bello, il più rubacuori del mondo, e… e il più bisognoso. Legga la preghiera di S. Francesco Saverio per la conversione dei pagani: è la storia del Giappone. L’abbraccio di cuore,


Tutto per tutti, suo


don Vincenzo Cimatti, sales.



197 /Uguccioni Virgilio / 1926-10-2 /


al chierico Virgilio Uguccioni, ex-allievo di Valsalice, scrittore di operette



[2 ottobre 1926]40

Carissimo Uguccioni,


Manderò quando saprò se sei a Verona o alla Crocetta, come ti auguro di cuore.

Continua a pregare. Allegro e buono sempre e buon anno.

Tutto tuo

78 don Vincenzo Cimatti

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P.S. - Grazie di tutto.


198 /Rinaldi Filippo / 1926-10-8 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


79 Miyazaki, 8 ottobre 1926

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Mio amatissimo Padre,


Mese di ottobre! Oh, sia benedetto il S. Rosario che mattina e sera faccio recitare ai cristiani. E ci aiuti Maria a sbaragliare il nemico attuale lingua, per poter poi più facilmente vincere gli altri assai più difficili.

Un po’ di rendiconto personale.


  1. Salute: ottima. Tutti abbiamo avuto un po’ di sfoghi di calore sulla pelle, come tanti hanno in Italia (bollicine rosse). Bagni, purghe hanno messo il sangue a posto. Ho visto missionari da anni sul posto con ben altre eruzioni.

  2. Studio e lavoro. Lingua, cura generica dei cristiani e più dei fanciulli; continuo ogni giorno un po’ di canto e quando posso a giocare con loro. Cura dei confratelli; un po’ di corrispondenza. Come vede, non c’è da ammazzarsi, oh, no! Il Signore vuole che mi rifornisca di riserve per l’avvenire.

  3. Adempimento dei doveri e diligenza. Mi pare di poter compiere tutto. Qualche istante di fiacchezza, ma qualche buona frustata di Gesù (umiliazioni et similia) fanno rimettere a posto l’asinello.

  4. Comodità per le pratiche e sollecitudine. Comodità massima, anche quando si è fuori casa. Non mancano difficoltà personali (distrazioni); i propositi e dell’esercizio della b. m. e il settimanale della confessione cerco convergerli sempre a quello. Mi aiuti il Signore ad avere la piena unione con Lui.

  5. Frequenza ai Sacramenti. Regolare in tutto. È la vita!

  6. Osservanza delle Costituzioni e difficoltà: mi sforzo di osservarle e farle osservare anche nei minimi particolari. Nessuna difficoltà.

  1. Doveri di carità: piena e perfetta con tutti.

  2. Disordini per ora non ne vedo, né mi fu segnalato da altri confratelli.


Rendiconto dei confratelli… [si omette]… Come vede, il più fabioc è chi le scrive: preghi per me.

Nostra condizione attuale. Per lo studio della lingua si procede regolarmente, ma è difficile. Pensare per tempo a quelli che verranno (non troppo vecchi, se no si abbatteranno contro l’ostacolo lingua, il primo e il più duro, ma per carità! solidi in castitate, come scongiurava S. Francesco Saverio). Non siamo ancora in grado di far da soli per le confessioni. Ad ogni modo, come mi pare di aver già scritto, ho provocato da parte del Vicario P. Thiry (dopo la morte del vescovo) coll’aiuto del Delegato Apost. Mons. Giardini, una soluzione tanto per saperci regolare in futuro:


  1. Da quasi due mesi siamo senza il Padre, che Monsignore mi aveva pregato ad breve tempus di lasciar libero. Per le confessioni invito i Padri viciniori, ma certo i cristiani risentono l’assenza, e freddi… diventano più freddi.

  2. Quando avverrà la separazione? Sia pure in linea generale mi occorre saperlo:


      1. per la parte economica (provviste, manutenzione e riparazione alle case… e più si ritarda… Pensi che sono di legno)

      2. per disdire in tempo il fitto di Nakatsu

      3. per mettere i confratelli almeno per un mese in condizione di parlare ed esercitarsi. A noi occorre ora questo, e finché saremo uniti è impossibile che questo si effettui. Lei lo capisce. Non ricevendo risposta né dal Vicario, né dal Delegato ai due quesiti:


        1. Torna il missionario?

        2. Quando su per giù si ritireranno i Padri? Dovendo andare a Kagoshima per le feste francescane, ove era il Delegato, espostagli la situazione, mi disse che non mi aveva risposto perché anche lui attendeva risposta dal Vicario e che a feste finite sarebbe andato a Nagasaki a vedere e combinare. Ecco il motivo del ritardo di questa perché speravo…


Quanto alla parte economica ho scritto al Sig. Don Ricaldone.

Per ora null’altro di notevole. Voglia benedirci e ricordarci in modo speciale. Dica a Maria A. che i Salesiani giapponesi stanno intrecciando col Rosario alla loro Regina corone fragranti e la rosa più bella, bella, più fiammante vorrebbe presentarla il suo povero figliolo

80 don Vincenzo Cimatti

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199 /Rinaldi Filippo / 1926-10-8 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


81 Miyazaki, 8 ottobre 1926

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M.R. Sig. Don Rinaldi amatissimo Padre,


Riassumendo la nostra situazione del mese passato, ringraziando il Signore, salute, lavoro, pratiche di pietà e osservanza della Regola, carità, in tutti regolari e buone. Deo gratias et Mariae.

Come sono solito fare, eccole il sommario cronologico degli avvenimenti più importanti del mese.

1. Continua lo studio della lingua. È un osso duro per i giapponesi, non lo può essere certo di meno per noi, ma… avanti senza paura.

8 Settembre. Festa della Natività. L’abbiamo ricordata in famiglia e a sera siamo andati al mare per una piccola cenetta. È così bello davanti all’immenso Pacifico pensare ai nostri fratelli di America, pregare per loro, e poi pensare all’Italia nostra lontana e far echeggiare dei nostri canti la spiaggia solitaria.

I giuochi di stagione dei fanciulli giapponesi sono: i cervi volanti (di carta), il gioco delle plance di carta (figurine), piccoli schioppi con canna di bambù in cui come palle usano i frutti della canfora.

Amano grande varietà e si stancano facilmente dei giuochi, ma si attivano subito, se ve ne sono dei nuovi. Conoscono molti dei nostri giuochi europei (con variazioni locali alle volte interessantissime), tingolo, barrarotta, i quattro cantoni, palla, tennis, ecc.

17 Settembre. Grande concerto di musica per piano, armonium e canto a Kagoshima. I Padri francescani, cui è affidata quella provincia, mi pregarono di portare il nostro contributo per onorare il nostro gran Santo Italiano e per fare un po’ di propaganda cattolica. 41

Ben volentieri aderii, e, ringraziando il Signore, tutto riuscì superiore ad ogni aspettativa nostra e loro. Coll’aiuto degli ottimi padri francescani si fece furore (diremmo in Italia). Con Don Margiaria e Don Liviabella si svolse un programma di musica quasi tutta italiana, alternata da musica francese, inglese dei padri e da suonate di piano o armonium, in due riprese.

Alle 15 per gli allievi delle scuole superiori (oltre 500) e alle 19 per il pubblico (oltre 2000 persone) in un gran teatro giapponese. Deo gratias! Inneggiando a Gesù, a Maria, a S. Francesco d’Assisi, a Don Bosco, all’Italia… pensavo al Santo della povertà che si chiamava “giullare di Dio”, poi a Don Bosco che non si sdegnava di fare i giuochi del saltimbanco. Strani inizi di missione per noi salesiani nei disegni della Provvidenza! Ogni pezzo era ascoltato con religiosa attenzione e coronato da applausi alla fine e anche prima di incominciare nell’atto che l’esecutore si inchinava al pubblico.

Deo gratias! Deo gratias! Sarà anche questo della musica un gran mezzo perché il popolo giapponese gusta ed apprezza la musica europea, diametralmente opposta alla sua, che pure è piena di sentimento e di serena mestizia.

24 Settembre. Visita alla scuola industriale di Miyazaki, di cui riferisco (come pure della nostra situazione economica) al Sig. Don Ricaldone. L’organizzazione degli studi in Giappone si può così brevemente riassumere:


      1. Educazione primaria è data: primo nei giardini di infanzia; secondo: nelle scuole elementari che sono di due gradi, a) ordinaria, dal sesto al 12.mo anno di età, obbligatoria e gratuita; b) di grado superiore per la durata di due o tre anni, che può essere combinata con la scuola ordinaria. Secondo: nelle scuole per ciechi e sordomuti.

      2. L’educazione secondaria: è data nelle scuole medie per cinque anni. Nelle scuole medie alte, ordinarie di quattro anni; propriamente dette alte, per tre anni, preparatorie agli studi professionali o all’Università, e suddiviso nei due rami: letterario e scientifico.

      3. L’educazione tecnica e professionale è data in scuole di grado superiore di tre, quattro, cinque anni, tenute dal Governo, oppure in scuole di grado inferiore tenute dalle prefetture o da privati, suddivise e specializzate in vari tipi, secondo le arti e mestieri.

      4. L’educazione Universitaria (di stato o private) suddivise nei vari rami.

      5. L’educazione per gli insegnanti nelle scuole normali (di prefettura) per quattro o cinque anni.

      6. Accademie, società e corsi speciali di cultura.


Mese di Ottobre. Dal 3 al 7 partecipo con Don Cavoli alle solenni feste francescane a Kagoshima con la parte musicale e con una conferenza tenuta nel salone della stampa, gremito (oltre 500 persone). svolgendo in italiano il tema: “L’Italia antica e nuova”. La grandezza d’Italia in ogni secolo è dovuta al pensiero della grandezza di Roma antica e alla presenza della Chiesa Cattolica apostolica romana. Ho commemorato S. Francesco, ma parlando dell’Italia nuova non ho dimenticato Don Bosco. Il fedele traduttore P. Hayasaka (che ha fatto i suoi studi in Italia) rese pienamente il mio povero pensiero, e qualche buon seme fu messo.

Le feste si svolsero con l’intervento di S. E. il Delegato Mons. Giardini, che nella domenica diede la S. Cresima; alla sera ci fu solenne processione nel recinto della Missione con l’intervento di molti pagani. Il lunedì messa pontificale e a sera pranzo d’onore, cui intervennero notabilità di Kagoshima, ed era bello udire i discorsi, anche di pagani o protestanti, inneggianti alla nostra religione, a S. Francesco d’Assisi, all’Italia. Al mercoledì la conferenza di chiusura. Uno dei giornali cittadini si può dire che per oltre quindici giorni parlò e delle feste e dell’Italia e di S. Francesco. Oh, si propaghi il Regno di Gesù!

Con Monsignor Delegato visitammo l’esposizione dei crisantemi (di cui faccio parziale relazione al Signor Don Ricaldone, vi sono idee che potranno servire per le nostre esposizioni future), l’isola e il vulcano Sakurajima, di cui sono ancora evidenti gli effetti della terribile eruzione del 1914, e il giardino e il museo di famiglia del principe Shimazu, come prima, in occasione del concerto avevo veduto le tombe dei martiri cristiani e la tomba di quel bonzo che disputò con S. Francesco Saverio.

Così pian piano, stringendo relazioni, aiutando per quanto possiamo gli altri, studiando indefessamente la lingua, e più sforzandoci di santificarci, veniamo preparandoci alla nostra futura missione.

Mi pare di non aver altro. Alcuni giorni fa nei pressi della nostra missione grande incendio di sei case all’una dopo mezzanotte: fortuna che non c’era vento. Guardando in questa stagione i bei campi di riso-giallognoli nella loro maturità, viene spontaneo alla mente il grido del Salvatore: “Oh, il Giappone è pur un bel campo! Oh, Signore, che non si disperda la vostra messe!”. Mio ottimo papà, ricordi che qui vi sono i suoi figli che la ricordano, che la amano e che vogliono essere in modo speciale confortati dalla sua benedizione, dalle preghiere dei superiori, confratelli, allievi e cooperatori, affinché anche per questa terra di martiri si affretti il regno di Dio. Oh, come lo desidera ardentemente il


suo aff.mo figlio42:

82 don Vincenzo Cimatti

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200 /Ricaldone Pietro / 1926-10-8 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, [8 ottobre 1926]

M. R. Sig. Don Ricaldone,


Faccio seguito alla mia ultima. A Kagoshima ho visitato l’esposizione dei crisantemi (è la prima che fanno): mi pare vi sono molte buone idee. Certo, crisantemi nel senso pensato da noi, poche piante, non ancor fiorite in pieno (non è la stagione), ma coltivati nella forma ornamentale come per le piante da frutto (a palma, a ventaglio…) e su per giù colle stesse regole. Immagini una pianta di crisantemo i cui rami rivestivano – ricalcandone le forme – una piccola automobile. I più caratteristici erano diorami, rappresentanti punti salienti della storia giapponese, desunti dai libri di lettura delle scuole.

Immagini un grosso baraccone in legno, dentro cui si possa girare come in una specie di labirinto, fatto parte in piano e parte ascendendo (come fosse in collina) e all’occhio ammirato del visitatore nei vani o in piccoli ripiani, vi si vengono succedendo le magnifiche scene al naturale. Gli sfondi in pittura sono ben fatti, con la compitezza propria delle pitture giapponesi, non mancano piante naturali, scherzi d’alberi di ciliegio fioriti (con fiori artificiali), là dove la scena lo comporta; imitazione di incendi, di mare mosso e rumore delle onde con illusione quasi perfetta (come in teatro). Le statue al naturale, ben fatte, rivestite dei costumi dell’epoca, oppure in molte di queste il vestito è fatto con rametti del pino giapponese e le ondulazioni sono ottenute con fiori di crisantemo con imitazione perfetta. Il giro che si compie per la visita va a finire nella sala cinematografica, ove si succedono non solo le proiezioni, ma anche i quadri plastici storici ottenuti con opportuni, meravigliosi cambiamenti di scena e spiegati al pubblico. Il tutto si chiude con una magnifica illuminazione a lampioncini giapponesi, tutti tra i rami di ciliegio fiorito che ad un certo punto adornano la sala. È certo ingegnosissimo il meccanismo con cui automaticamente viene svolgendosi tutto questo al segnale di chi dirige. Questo per darle un’idea di ciò che forse potrebbe esserle utile pel 75 delle nostre missioni [in un lontano futuro!]. Ad es. il movimento del mare con illusione perfetta è così ottenuto: in mezzo alla scena uno scoglio con un bonzo sopra in preghiera; lateralmente da ogni lato una tela dipinta a mare sopra tutto; in qualche punto è fissa a un sostegno messo sotto: un mantice a scatti soffia e fa dolcemente gonfiare la tela nei punti non fissi, determinando il movimento ineguale della superficie, uno dei soliti apparecchi di teatro dà il rumore dell’acqua contro le pietre.

Basta e… scusi le storie… e, mentre di cuore le do un pugno, preghi per me. Per tutti


aff.mo

83 don Vincenzo Cimatti

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201 /Giordano Antonio / 1926-10-13 /


al chierico Antonio Giordano, ex-allievo di Valsalice


84 Miyazaki, 13 ottobre 1926

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Mio amatissimo Antonio,


Don De Martin mi dice che sei a Borgomanero ed ecco che rispondo alla tua carissima del 24/8/26. A quest’ora avrai certo ricevuto le altre mie puntualmente in contro-risposta alle tue.

L’attuale lettera l’hai certo scritta in un brutto quarto d’ora e sia pure uno sfogo, una mormorazione, ma c’è poca carità e tu sai, che per me… ma che dico (son ben superbo!)?… per nostro Signore, la carità è tutto. Dunque più carità. Don Cimatti ragiona così:


    1. Tutti siamo uomini, quindi da tutti si sbaglia.

    2. Nemo judex in causa propria: nolite judicare et non judicabimini.

    3. Giordano ha fatto del bene, ma anche del meno bene.

  1. Se una cosa presenta 100 lati, 99 cattivi e 1 solo buono, si lasciano i 99 e si esamina quello che è buono (S. Francesco di Sales.).

  2. Don Cimatti però è buono a nulla, che vuol dettare consigli agli altri, mentre ne ha bisogno per lui.


Le conclusioni sono facili a dedurre: approvo i propositi. Ti pregherei di un favore. Se vuoi riuscire nell’impresa che da anni ti travaglia, sii devoto delle anime sante del purgatorio, dell’Angelo custode. Sono sicuro che farai grandi progressi.

Ti lamenti delle umiliazioni che ti hanno fatto fare. Oca!… Non ti umiliavi spontaneamente… Dio ti manda le occasioni… e tu ti lamenti.

Animo adunque… Ti voglio fare una confidenza, che però desidererei rimanesse fra le anime nostre… Tu chiacchieri troppo di te e degli altri… Vedi! nella mia vita ne ho sofferto di tutti i colori del genere tuo… Non te ne puoi fare un’idea. Che cosa è che mi ha aiutato? Ho adottato quanto insegnava Don Bosco:


      1. Il passato è acqua che non macina più: quindi dimenticare, dimenticare, dimenticare,

  1. L’avvenire è nelle mani di Dio: inutile pensarci troppo e preoccuparsene,

  2. Il presente (è un attimo) è in tua mano: trafficalo.


Vuoi la pace con Dio, con te, con gli uomini e come diceva Don Bosco “laetare et benefacere” (esser allegro e far il proprio dovere) e lasciar cantar le passere? Applica in ogni momento della tua vita quanto sopra. In pratica se non sei più a Novara, non pensar più a Novara, ma a quel che devi fare a Borgomanero et sufficit.

Così Don Cimatti ha tentato di fare nella sua povera vita.

So anch’io di Bovio! È naturale del resto: ha spropositato e chi rompe paga e i cocci sono suoi e se non metti una buona volta giudizio, sarà così anche di te.

Bava finalmente mi ha scritto (ti unisco lettera per l’onomastico, spedisco a te – come ho spedito una a Lui per te – quando non sapevo dove eri – affinché con comodo faccia recapito): ho saputo della sua indisposizione. Ma certo… se non si ha riguardi… si allungherà tanto da andar presto in Paradiso. Glielo ho sempre predicato a Valsalice. Per i tuoi apprezzamenti sui tuoi confratelli ti ho già detto il mio povero pensiero: carità… e basta.

Quanto ai ricordini esprimo un parere e desiderio: con questo che invio, termino la serie. Avvisa gli amici che risponderò puntualmente a chi mi scrive: lo ritengo più utile per tutti e per il bene generale. Non offendetevi, ma ormai non avete più bisogno della chioccia, come la mia superbia può avermi fatto facilmente pensare.

Prega per me, mio buon Antonio. Oh, se ti ricordo! Le penitenze al mio ritorno e ce ne sarà un sacco e… terribili. Allegro e buono e fiducioso in Maria.

Nel caso che questa ritardasse porti a te, agli amici tutti di Borgomanero gli auguri natalizi e di buon capodanno.

Ti benedico con tutta l’anima.

85 Tuo

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don Vincenzo Cimatti



202 /Chierici-Valsalice / 1926-10-13 /


ai Chierici di Valsalice

86 Miyazaki, 13 ottobre 1926

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Carissimi,


Buon anno! Ambientatevi, ma non perdete troppo tempo, e subito mettetevi al lavoro salesiano, guidati da Maria A. e sul modello del nostro Padre Don Bosco.

Ogni settimana nella Confessione ricordate i propositi degli esercizi. Andate avanti allegramente sempre, fiduciosi nei vostri superiori. Con questo cesso dall’inviarvi collettivamente qualche pensiero: sarò riconoscente a chi mi ricorderà anche per iscritto, rispondendo puntualmente; tutti poi pregate per me. Buon Natale e Capodanno e Gesù vi ricompensi di quanto fate per il vostro fratello:


87 don Vincenzo Cimatti

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203 /Braga Carlo / 1926-10-19 /


a Don Carlo Braga, ex-allievo, missionario in Cina



19 ottobre 1926

Mio Don Carlo,


Voglio essere dei primi! Buon Onomastico! ché non prevedo quando arriverà questa.

Dirti che ti ricordo e che ti ricorderò è niente… Tu lo sai.

Coraggio Don Carlo! Eccoti una commissione da parte di Lui!

Don Carlo, sono contento di te! Continua, ma con calma, con dolcezza, con carità, non solo verso gli altri, ma anche verso di te, corpo e anima!”. Hai capito?

Qui tutto bene; ancor nel dibattito di questo ostrogoto linguaggio e scrittura, ma “dan-dan, soro-soro, botsu-botsu” (poco alla volta) si procede.

Tutti bene grazie a Dio e allegri.

Prega! Non posso offrirti doni; ma solo preghiere per te e per i tuoi cinesini.

Notizia che può interessarti: si chiude l’Oratorio S. Giuseppe, vi si mette un oratorio femminile (non so di che genere).

Viva S. Carlo, Viva Don Braga, Viva il Sig. Direttore, Viva l’Ispettoria Cinese, Viva noi tutti e… arrivederci in Ciel.

Ti benedico.

88 Tuo

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89 don Vincenzo Cimatti

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204 /Ricaldone Pietro / 1926 -10-20 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



90 Miyazaki, 20 ottobre 1926

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Mio ottimo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone,


Grazie delle sue telegrafiche, graditissime e che mi danno modo di intrattenere i confratelli in qualche conferenza.


  1. Per le mie questioni, come mi consiglia, mi intenderò col Visitatore.

  2. Per il personale ecco i “considerandum”:


    1. lingua difficile

    2. per ora certo non abbiamo la possibilità di aver qui un elemento per le scuole adattate ai chierici, quindi non saprei… ma chierici… Uh!

    3. siamo in pieno paganesimo e con esso massima libertà di costumi, quindi…

    4. mi dicono che per avere scuole occorrono titoli. Quelli stranieri (purché si sappia il giapponese) sono equipollenti. Il superiore dei P. Francescani mi manderà le norme per l’erezione di scuole e S. E. il Delegato si informerà presso il Superiore dei Religiosi del Verbo Divino, che avevano una scuola professionale in Corea, sulle modalità. Per le scuole professionali occorrono naturalmente coadiutori… mi raccomando: pensi alla lingua (forse essi l’impareranno per pratica)… ma è difficile. Se i Superiori avessero già qualche idea, potrei, guardando attorno, cercare qualche buon elemento cristiano (utinam) o almeno pagano. Purtroppo nei primi anni bisognerà passar di lì!

Pensi pure se non sia il caso di seguire il criterio giapponese che ha scuole di tipo diverso, qua e là, e se non fosse il caso di pensare a Miyazaki o altrove (vi sono molti altri centri importanti) per un tipo, a Nakatsu (ove non c’è ancor nulla) per un altro tipo, ecc., a Oita vi è già la scuola di cui le ho spedito regolamento.

  1. Invio francobolli e foto. Ricordi che il materiale scientifico lo invio a Don Tonelli, alle volte dentro metto anche cosa di etnologico se mi si presenta l’occasione. Sabato-domenica 23-24 andiamo per un concerto italo-francescano a Hitoyoshi, missione di un ottimo giapponese, il P. Wakita e dove ci sono le suore francescane di Maria. Serve per farci conoscere e far un po’ di bene.


Per questo mese null’altro di interessante. Prevedo che fino in gennaio non ci separeremo: ho esposto tutti i nostri bisogni al Delegato, ma guardando dai tetti in giù, questi buoni padri impiegheranno un po’ di tempo a ritirarsi, ci si vede ancor molto buio, anche perché la morte del Vescovo ha arenato naturalmente molte cose. Certo la Provvidenza dispone così per il meglio. Lei preghi per tutti, ma specialmente per questo povero

91 Don Vincenzo

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205 /Amerio Franco / 1926-10-20 /


al chierico Franco Amerio, ex-allievo di Valsalice, musico

92 Miyazaki, 20 ottobre 1926

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Mio buon Amerio,


Grazie della tua! Mi pare non ci sia ancora in te (almeno leggendo tra le righe della tua) quello stato di calma completa, condizione indispensabile per agire su un piano fisso. Dunque:


  1. Tu devi startene tranquillo dove sei, perché è lì che ti ha messo il Signore.

  2. Far in tutto quello che ti dicono i Superiori.

  3. Frequente unione con Dio con giaculatorie, aspirazioni, ecc.

  4. Nei momenti di orgoglio, renditi familiare questa giaculatoria: “Gesù, per Te!”. Male, male, male guardare la vetta della perfezione.


    1. Non puoi vederla,

    2. Non puoi raggiungerla, oca (scusa…! tu sai il significato) che sei.

Ripeto:


      1. il passato è passato e acqua passata non macina più;

      2. l’avvenire… non lo sai: è nelle mani di Dio;

      3. l’attimo presente è tuo: trafficalo non guardando né in alto, né in basso, né a destra né a sinistra: non guardando ai risultati (è ovvio che sono pochi o nulla); non volendoli constatati, ma agendo agendo agendo nell’attimo presente per Lui, e con Lui. È la pratica per essere calmi e per piacere a Dio; è l’ascetica di Don Bosco, che risponde all’ascetica di S. Francesco.


Ma sei così duro da non comprendere la facilità del sistema? Dunque attualo con tutte le tue forze.

Ma che diranno gli uomini? Mah! Dicano quel che vogliono: tu fai quel che devi e nei momenti bui, una corsetta a Gesù, una boccata di aria di tabernacolo, una suonatina di 5 minuti, una risatina, o una fregatina di mano o un ballonzolo e tutto è finito.

Grazie della bontà dei tuoi cari: ricordati che in Giappone più che soldi ci vogliono preghiere, preghiere, preghiere.

Prova e i distacchi!… li ho provati per 30 anni, né mi dici una novità: ma se applichi il sistema indicato starai in calma gioconda; d’altra parte non si può non gioire pensando che si moltiplica con la partenza il bene. So dei cambi di personale. Grazie.

Per la musica… a Valsalice si fa quel che si può; può essere che col tempo si attui l’idea accarezzata che chi ha vere attitudini possa attenere anche alla musica; c’è di buono che chi va quattro anni alla Crocetta…

Quando posso invio musica. Per i cantori farai tela secondo il filo: invece che a tre, fa’ pezzi a due e abbassa. Se vuoi che i pianisti riescano bene, ferrali nel solfeggio e nella conoscenza della teorica. Non fare incominciare se non sanno gli elementi bene… ma come ti dico a Valsalice si fa come si può.

Ti può servire il volumetto del Sonzogno (pochi soldi) ove v’è pure il necessario sul solfeggio e sulla teorica. Dunque animo, calmo e prega per me.

Un saluto proprio speciale al mio buon Don Picca: ah, quello è un uomo!

A Don Tonelli dirai scriverò a fine mese come ad altri. Ti benedico con l’anima e ti penso presso a Gesù.

Tuo

don Vincenzo Cimatti

206 / Giordano Antonio / 1926-10-30 /


ad Antonio Giordano




[30 ottobre 1926]


Mio caro Antonio,


Ma che tono minore (non sai neppure che cosa sia !)! Ma che stelle tramontate! Un bel atto di umiltà e avanti con forza crescente; mettendosi immediate a posto con Lui.

Dici che un anno è passato, un anno inutile… Oca ! che non sei altro. Canna sbattuta, circondato da divagazione, ecc. ecc.

Non trovi chi ti capisca?! Ma non c’è il Signore? Animo adunque.

Studia prima bene l’ambiente. Col regolarizzarsi dell’anno scolastico verrà diminuendo la dissipazione.

Conoscerai meglio l’ambiente e allora studieremo insieme chi…

Certo così ad occhio e croce Don De Martin credo che… ma ad ogni modo vedremo.

Mettermi le mani nei cappelli?! Ma se non li ho o li ho assai corti!

Scoraggiarti? Ma perché?

La Madonna ti vuol suo. Prega per me e sta di buon animo.

Ti benedico di gran cuore.


93 Tuo sempre

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don Vincenzo Cimatti


207 /Ricaldone Pietro / 1926-10-31 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



[31 ottobre 1926]

M. R. Sig. Don Ricaldone,


Nuovamente a Lei da parte della Colonia giapponese auguri di Ss. Feste.

Preghi per noi che vinto il primo ostacolo (che durerà per qualche anno) della lingua, possiamo iniziare con fede ed ardore il lavoro. Le unisco alcune fotografie. È il paese dei crisantemi. Splendori!

È detto tutto.

Tutti bene. Ieri Don Liviabella ebbe un piccolo attacco, senza conseguenze, ma…

Spero a Gennaio traslocare. Il terreno vicino alla missione venduto: pare un dottore vi fabbrichi un ospedale per fanciulli.

La Provvidenza ha disposto così e così sia. Il nostro peculio rinforzato da offerte elemosine per Messe ecc. al 31 Ottobre è Yen 4475,45. Per un po’ quindi vado avanti: niente paura che siamo nelle mani di un buon padrone.

Per il resto nulla: tutti buoni e santi salesiani. Anche Don Tanguy tranquillo, ma una sua parola sarà bene.

Preghi e mi benedica. Tutto suo:

94 don Vincenzo Cimatti

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208 /Vallunga Teresa / 1926-10-31 /


a Teresa Vallunga, sua seconda cugina


[31 ottobre 1926]

Carissima Teresina,


So da mamma che si avvicina il giorno in cui la tua vocazione sarà effettuata. Ti raccomando:


              1. Ama intensamente papà e mamma: se sei quel che sei, dopo Dio, lo devi a loro.

              2. Ama intensamente il tuo sposo: egli è già buono, ma tu lo renderai migliore colle buone maniere, colla pazienza, colla preghiera, col lavoro.

              3. Educa nella religione i figlioli e le figliole che Dio ti darà. È tuo dovere e sarà pure tua gloria.

              4. Sopporta per amor di Dio le croci che al Signore piacesse mandarti, perché – ricorda – al mondo non c’è rosa senza spine. Vi ricordo di gran cuore ogni giorno e ti benedico.

95 Tuo cugino

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96 don Vincenzo

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209 /Amerio Franco / 1926-11-… /


al chierico Franco Amerio, ex-allievo di Valsalice, musico



[Inizio novembre 1926]

Carissimo Amerio,


Ti mando un programma di musica (concerto) dato a Hitoyoshi con grande successo. Deo gratias!

Anche la musica in Giappone serve a qualche cosa.

Ma il motivo per cui scrivo (se arrivo a tempo) è per augurare a te e ai tuoi musici buona S. Cecilia.

Di’ ai musici che:


    1. amino S. Cecilia tipo secondo Don Bosco di purità da proporsi ai giovani;

    2. amino S. Cecilia perché patrona della musica e che Don Bosco volle patrona di tutte le musiche salesiane;

    3. preghino per me.


Tu sta’ allegro e fa’ quanto ti dissi nell’ultima mia.

97 Tuo

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98 Don V. Cimatti

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210 /Valentini Eugenio / 1926-11-7 /


al chierico Eugenio Valentini, ex-allievo



99 Miyazaki, 7 novembre 1926

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Mio Eugenio,


Stavo per scriverti per l’Onomastico, che non so quando questa arriverà e mi giunge la tua.

Sapevo della tua: scriverai o leggerai al buon Luigi Massimino: “Congratulazioni! Nelle feste Aloisiane Don Cimatti ti ricorda speciali modo e si augura che nelle vie dell’amor di Dio, come S. Luigi, tu possa diventare angelo di purità, di mortificazione, di zelo per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime”.

Bene per la tua destinazione. La Madonna ti ha voluto all’Oratorio perché così ti potrai davvero formare come tu stesso desideri.

Quanto a te, non c’è che da continuare sulla buona via e per riuscire a formarti buon salesiano quando poi leggi le opere di Don Bosco (quelle che puoi avere… all’Oratorio c’è una bella Biblioteca). Grazie delle notizie sul caro Don Bertolucci cui scrivo subito subito. Mi dici “quando l’anima mia non resisterà più all’amore di Gesù?”. Quando tu vorrai, è certo. Sta’ attento a essere generoso e quando Gesù domanda qualche cosa rispondi subito: “Ecce adsum!”. Attento al cuore! Vedani![?] E se anche indirettamente sentissi… parlane al tuo confessore e anche all’Ispettore (con cui ti credo in ottime relazioni).

Per il resto avanti calmo e sereno. Buon anno, buon Natale, buona Immacolata. Ricevuta questa mia al primo momento libero andrai dalla Mamma e leggerai questo: “Mamma, mi manda Don Cimatti per dirti che ti vogliamo bene e perché Tu dica a Gesù che vogliamo essere suoi corpo e mente, volontà ora e sempre”.

Ti abbraccio e benedico con tutta l’anima e ti prego porgere i miei ossequi speciali di buone feste natalizie: al Sig. Ispettore e Don Zortea; all’amatissimo Don Rotolo che conosco assai bene; al Sig. Don Ubaldi (puoi avere un ottimo consigliere in dubbi); al Sig. Don Bistolfi, al Sig. Merlo compositore e Merlino (teatro) cui debbo essere tanto riconoscente per quanto hanno fatto per me.

Allegro, buono, laborioso e sacrificato. Ti abbraccio e benedico.


100 Tuo

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101 don Vincenzo Cimatti

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211 /Rinaldi Filippo / 1926-11-21 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


102 Miyazaki, 21 novembre 1926

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M. R. Sig. Don Rinaldi, padre mio dolcissimo,


È la presentazione di Maria. A Lei che ci rappresenta il Signore mi presento coi fratelli del Giappone e Lei ci presenti a Gesù. Ci ricordi specialmente in queste Ss. feste.


        1. S. E. il Delegato scrive che è contento che a Gennaio si vada alle sedi e che per l’epoca vi sarà il ritiro dei missionari (sono poi due). Il Signore ci aiuti a essere meno impreparati. Vedremo!

        2. Confratelli tutti bene spiritualmente e materialmente. Ieri però Don Liviabella ebbe di nuovo un piccolo attacco, fortunatamente senza conseguenze, che potrebbero però esserci se si ripetono. Fede in ogni modo in Maria.

        3. Altre novità. Tempo dei crisantemi; sono splendori! Unisco fotografia.

        4. Credetti opportuno inviare in gita a Kagoshima dai francescani i nostri coadiutori con Don Tanguy. In porto vi era il “Caboto” nave italiana: furono accolti a bordo e vi fu scambio di telegrammi cordiali fra gli ufficiali e Stato maggiore della nave e Miyazaki.

        5. Comincia il freddo, finora passabile. Minima + 3 finora e di giorno 16-18-20.


E per stavolta null’altro. Preghi per noi e ci benedica. Pensi che chi più ne ha bisogno è il suo affezionatissimo figlio


103 don Vincenzo Cimatti

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212 /Caviglia Alberto / 1926-11-21 /


a Don Alberto Caviglia, salesiano e studioso di Don Bosco



Miyazaki, 21 novembre 1926

Mio amatissimo D. Alberto,


La Sua lettera mi ha commosso! Oh come è bello comprendere e essere compresi e credo di non sbagliarmi asserendo che le nostre anime si sono comprese. Non so come esprimerle la mia povera riconoscenza se non pregando pregando assai pregando con fede per Lei, per molti motivi:

  1. Per riconoscenza per tutto il bene che mi ha voluto e fatto (e solo Dio lo sa valutare).

Perché il Signore le dia forza di compiere il molto lavoro che ha tra mano. Non le nascondo che il mio cuore ha trasalito di gioia nel pensare che curate da Lei avremo le opere di D. Bosco. Creda (né per adulazione o altro ché non sarebbero che volgari meschinità) che fosse dipeso da me la scelta, avrei fatto Lei. Ne ho ringraziato di cuore il Signore e sono lieto che il voto espresso in tutte le mute degli esercizi che predicava incominci ad avere il suo sviluppo. Auguri, caro D. Alberto – ne gioisco di cuore e pregusto già il piacere di leggerla. Così, così, così si onora D. Bosco, creda, più che il monumento di Piazza Maria A. e gran parte dell’onore che ne verrà a D. Bosco e dell’immenso bene che ne verrà alle anime, sarà anche per Lei. Deo gratias!

Ed ora a noi:

  1. A rte giapponese cristiana che io mi sappia non c’è. Le chiese che ci sono, sono di tutti gli stili e in gran parte essendo state costruite da preti francesi hanno i gusti di stili francesi e di nessuno stile. Di giapponese c’è i tatami (stuoie) su cui si accoccolano i fedeli (in quasi nessuna ci sono i banchi) e il legno. D’altra parte bisognerebbe imitare i loro templi o shinto o buddistici. Ce ne sono davvero dei belli e per vivacità di colori (rosso-lacca – nero – dorature o argentature) e per preziosità e robustezza di legni. Le unisco qualche cartolina. Spero darle lavoro in seguito quando, come mi propongo, incominceremo qualche costruzione (ne ho già in mente due) e gliene scriverò per tempo: ma mi piacerebbe averle nello stile giapponese: credo sarebbero più gradite. Intanto se subito potesse pensare ad uno schizzo di cappella per cimitero mi farebbe un piacere. I nostri cristiani non hanno un cimitero proprio e sono alla rinfusa tra Budda e non so quale altra diavoleria. Pensi ad un rettangolo di 20 per 10 – Non so se in mezzo ci andrebbe una croce. Vorrei una cosa che desse nell’occhio e facesse dire: “Come i cristiani cattolici vogliono bene ai loro morti!”. Questo mi urgerebbe. Sarà meglio pensare ad una costruzione in legno per ora: ma i giapponesi sono abilissimi in questo lavoro. Le tegole sono in terra speciale di forma caratteristica (quadra con bordi rivoltati e leggermente ondulata di color nero cenere, ma si può fare anche in zinco). Nelle vicinanze vi saranno anche alberi.

  2. Le altre notizie di giro personale in parte le conoscevo.

  3. La bibliografia del povero mio lavoro è incompleta, ma nelle biblioteche di Torino (città) e Oratorio – Valsalice – e scrivendo a destra e sinistra ai confratelli… che poi non rispondono (D. Rossi allora ad Oxford mi dice aveva trovato cose interessanti – ma non le ho ricevute) e nel Bollettino e nella Biblioteca del Capitolo. Non c’è altro. Le unisco altre indicazioni di opere che non prevedendo di venire in Giappone andavo riunendo per completare, arrepta occasione. Scusi i fogli di poco presentabili.

  4. Per il tè, faccia così: va in cucina dal buon Carlo che mi saluterà tanto tanto o dal buon Giuggioli43 (di cui mi serve assai il cucchiaio forchetta coltello bicchiere nei viaggi) con tutta la colonia romagnola – nell’acqua bollente scotti per bene il tè in modo da ammollire la foglia – ritira – asciugato a secco che sia, sbricioli e serva… dovrebbe andare così… ne faccio delle panciate al posto del vino a tutti i pasti. Ma al primo invio a D. Tonelli ne metterò di quello già preparato…

  5. Non mi ammiri troppo caro D. Caviglia che non c’è di che. Salviamoci l’anima e poi tutto il resto…

  6. Congratulazioni vivissime a D. Pagella per la musica: non mi potrebbe far avere una partina dell’inno per le missioni?

  7. Ossequi al mio sempre caro Ferrero brût ma bon e a Zanolotti (e la bûsta?).

  8. Ho saputo della tegola della facoltà teologica da D. Alessio.

  9. Grazie della preziosa notizia sulla questione di Roma per D. Bosco.

La prego di farsi interprete presso tutti e singoli confratelli, cominciando dal Sig. Direttore (non posso dimenticare D. Notario e D. Bensi!) e per il prefetto nuovo, giù giù a tutti gli altri. Due poi mi saluti specialissimamente: D. Pompignoli carissimo e D. Brezza mio superiore a Faenza. Pensando a loro e a Giuggioli si pensa ai tempi beati di Romagna. Poi favorisca consegnare l’accluso a D. Faccaro.

A tutti tutti tutti buone e s. feste. Per me S. Giovanni rappresenta il campo pratico del povero mio lavoro salesiano, che però ho potuto compiere solo coll’appoggio coll’aiuto materiale e spirituale vostro, miei ottimi confratelli. Grazie grazie grazie: ogni giorno vi ricordo e prego; non so e non posso fare altro.

A Lei, D. Alberto, un bacione ed un abbraccio cordiali. Lavori per la gloria di D. Bosco, che è poi gloria di Maria e di Dio e in terra glorificazione della Chiesa, e continui a pregare per me.

Ogni giorno coll’affetto col pensiero e colla preghiera le è vicino il suo


Aff.mo D. Vincenzo Cimatti


Ossequi al Cav. Sigismondi.

Scusi lo stile: mi devo guastare passando a questo benedetto giapponese.



213 /Giardini Mario / 1926-11-22 /


a S.E. Mons. Mario Giardini, Delegato Apostolico

104 Miyazaki, 22 novembre 1926

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Eccellenza Reverendissima,


In risposta alla sua venerata N˚ 119/26 mentre prima di tutto la ringrazio a nome di tutti degli utili libri inviati, giunti in perfetto ordine (e ne avevo avvisato l’amatissimo segretario) dopo avere pregato e riflesso, ecco le mie povere considerazioni che sottopongo alla sua approvazione.

Eccellenza Reverendissima, desidererei che Lei con tutta la bontà paterna che sempre ha dimostrato per i poveri figli di Don Bosco, dopo aver letto, con piena libertà, con assoluta libertà dicesse: “facciamo così…” e noi faremo con gioia, quanto per il bene delle anime l’E.V. crederà opportuno.

Può pensare quanto sia lusinghiero l’invito che Lei fa in questa circostanza e come sono disposto a mettere nelle sue mani quanto so e posso per non venire meno all’aspettativa.

Ma mi permetto farle considerare:


  1. Non pensi troppo bene delle nostre abilità musicali, che per un raffreddore (e siamo in una buona stagione per buscarli!) possono scomparire del tutto;

  2. Lei sa quanto stiamo lottando con questa benedetta lingua. Il sospendere, metta pure anche solo per una decina di giorni, il nostro studio, ci mette in condizioni di arresto che non è certo favorevole, specialmente al punto in cui ci troviamo dell’anno (già da poco vi fu l’arresto pel ritiro annuale);

  3. Temo di non essere davvero all’altezza della situazione, e lo dico sinceramente, non per le solite frasi di modestia più o meno vera.


Eccole chiaramente le povere mie osservazioni, dettate, non pensi, ripeto da modestia o da altri motivi, ma dalla vera nostra situazione e per la parte musicale e per la parte dello studio.

Lei nel Signore vagli la cosa e poi senza timore mi dica il da farsi e ripeto, con gioia, obbedirò.

I confratelli non sanno nulla di questa faccenda e quindi qualsiasi soluzione, per questo rispetto è buona. In caso che Lei o per impegni presi o per altre necessità creda necessario od opportuno pel bene delle anime la venuta farò immediate come mi dice nella lettera.44

Si avvicina la festa dell’Immacolata che come l’E.V. sa, per noi salesiani è la festa della nostra nascita (8 dic. 1841). Voglia specialmente in quella occasione ricordarci tutti alla nostra cara Madonna e se per l’occasione mi volesse inviare due parole di incoraggiamento ed una speciale benedizione, che io comunicherò nel giorno stesso, sarebbe certo una carità spirituale che farebbe ottimo bene a noi tutti. Ed è appunto in questa occasione specialmente che la nascente nostra Società in Giappone vuole per mezzo mio ancora una volta umiliare all’E.V. l’incondizionato ossequio filiale di obbedienza e di riconoscente affetto, con l’assicurazione di molte preghiere speciali.

Ossequi al carissimo Don Cerroni. Nella paterna sua bontà ci benedica e mi creda dell’E.V. Rev.ma


devotissimo figlio

Don Vincenzo Cimatti, salesiano di Don Bosco


214 /Vallunga Teresa e Morelli Giuseppe / 1926-11-22 /


a Teresa Vallunga e Giuseppe Morelli, suoi cugini


105 Miyazaki, 22 novembre 1926

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Si desidera in questa circostanza una mia parola; la parola del cugino riconoscente per tanti benefici ricevuti dalla famiglia Vallunga; la parola del missionario salesiano che dal lontano e misterioso Giappone, in questo momento nell’affettuosa unione dei cuori, è qui in mezzo a voi col pensiero, coll’ardente preghiera, coll’augurio più cordiale.

O anime buone, che per la benedizione del sacerdote e per vostro volere vi unite per formare una nuova famiglia cristiana, eccovi il pensiero. Vi dirò con S. Pietro e con S. Paolo: O novelli sposi, amatevi come Gesù Cristo ama la Chiesa. O buona Teresina, siate in tutto soggetta al vostro marito e rispettatelo; e voi, voi, o buon Giuseppe, amate la vostra sposa come il vostro corpo, come voi stesso.

Voi, Teresina, in abbigliamento decoroso, adornatevi con verecondia e sobrietà, e specialmente con opere buone; adornatevi col silenzio, colla sottomissione, colla calma e quiete dello spirito, coll’esatto adempimento dei doveri della buona madre di famiglia. Voi, Giuseppe, conscio della grande responsabilità che avete come capo di Famiglia, col lavoro, coll’esempio, colla forza, sostenete, custodite quanto la Provvidenza vi affida. Siate fedeli alla promessa solenne fatta in questo giorno davanti a Dio, davanti al Sig. Parroco, vostra guida spirituale, e che nel nome di Dio vi ha benedetti, e davanti ai parenti ed amici, testimoni della vostra promessa.

Vivete da buoni e fervorosi cristiani, in modo che in ogni momento della vostra vita, Iddio sia contento di voi.

La mia ardente preghiera è che si compia in voi quanto vi fu raccomandato, e se con fedeltà compirete il vostro dovere, a nome di Dio vi assicuro la felicità e la gloria del bel Paradiso.

L’augurio che viviate felici materialmente e spiritualmente, e che tutti quanti siamo in questo momento riuniti nell’affetto e nella preghiera, possiamo tutti, dopo una vita operosa e cristiana essere riuniti coi nostri cari in Paradiso.

Desiderate una benedizione mia e a mezzo del Sig. Parroco ve la invio, piena, cordiale quanto il vostro cuore.

Pregate per me che sempre vi penso e per voi prego.


Vostro affezionatissimo


don Vincenzo Cimatti

Missionario salesiano in Giappone




215 /Vallunga Marietta / 1926-11-25 /


a Marietta Vallunga, sua seconda cugina



25 novembre 1926

Carissima Marietta,


Questa vi porti tutti i miei poveri auguri di Natale e l’assicurazione di un continuo ricordo.

Sto sempre bene e sempre studiando la difficile lingua, ma sempre allegro perché fiducioso nelle preghiere di voi tutti.

Sono contento che tutti stiate bene e vi prego di fare le mie parti e al buon Tognotti e famiglia e a Minghini e famiglia e a Mariangela e famiglia e ai cugini tutti e all’altra vostra figlia (non mi viene il nome) maritata: vi ricordo e li ricordo tutti ogni giorno.

I raccolti, ricordatelo sempre, dipendono dal vostro lavoro, ma molto più dalla Provvidenza che bisogna ogni giorno pregare con fede – specialmente quando dite il Padre nostro “dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

Anche qua in Giappone il raccolto è andato assai bene (quello di riso – che è la coltivazione principale): e qui usano fare feste speciali per onorare il loro imperatore che credono un Dio. Egli è il primo a mangiare il riso dell’annata e in quel giorno tutto il Giappone è imbandierato. Poi fanno una seconda festa in cui vanno ad offrire il riso alle loro chiese. Sapete come fanno a pregare questi poveri pagani? Si mettono sull’uscio o meglio davanti al loro tempio. Battono due o tre volte le mani per chiamare i loro dei, che può essere siano a spasso o dormano, e s’inchinano facendo una loro preghiera. In qualche chiesa per chiamare il loro dio suonano una campana che è davanti all’entrata. Scommetto che l’Angiulin starebbe tutto il giorno attaccato alla campana… e suona suona suona!

Per il giorno dei morti ho ricordato le nostre care mamme. Grazie della vostra carità.

Quanto agli innesti, in Giappone sono ancora molto indietro: si può dire che cominciano ora. Quando tornerò porterò dei campioni di queste piante. Hanno magnifiche qualità di pere (ma poco saporite) grosse (non esagero) come i nostri meloni. Hanno poi belle qualità di aranci. Spedirei volentieri dei getti, ma ho già provato con dei fiori e sono arrivati in collegio proprio secchi secchi.

Bravo Giovanni, imparate bene ad innestare. Si fa del buon lavoro anche con quello. Ma quel che è più, sempre allegro, in buona salute e buono con babbo, mamma e con tutti. Che dire poi ad Angiolino? Quando verrò gli porterò i dolci giapponesi. Lo dico piano senza che nessuno senta (se no mi ammazzano)… sono vere porcherie, in confronto ai nostri. E il brutto è che quando siete con loro bisogna dire che al mondo non c’è nulla di meglio. Il più gradito per loro è il mocì: pigliate del riso, cuocetelo a vapore, pestate in un mortaio per 4 ore – viene fuori una colla… bianca di cui non vi dico il sapore…. ebbene quando mangiano quello, è come noi quando mangiamo le lasagne… asciutte. e l’insalata di crisantemi? È mica cattiva. Pigliate il fiore (più è grosso è meglio): date una scottatina nell’acqua. Togliete il gambo e lasciate solo la parte floreale e condite… è una delizia. Mi pare di vedere Masino a fare le boccacce e l’altra vostra figliuola (i nomi sono mia disperazione!) che dice “Buoni i crisantemi”, intanto sputa via tutto.

Ben bè! Divertitevi. Non ho bisogno di niente: quando verrò farò provvista di tutto. È troppo difficile per voi la spedizione e poi non si sa come arriverebbe (pensate che sono 20.000 kilometri di viaggio).

Ed ora questo leggetelo solo voi e Masino. Metto dentro un biglietto per i due sposi (da consegnarsi dal babbo agli sposi) e il biglietto che desiderate. Il Parroco vedrà se è utile leggerlo o no – se no lo leggerete voi a pranzo. Spero arriverà per tempo dal collegio un regaluccio per loro. Voi fate le mie parti agli sposi.

Ed ora auguri a tutti tutti tutti dal più grande Masino al più piccolo angiolino.

Vi benedico tutti e mi dico abbracciandovi tutti

Vostro affezionatissimo

don Vincenzo


215-2 /Vallunga Teresa / 1926-11-25 /


a Teresa Vallunga, sua seconda cugina



106 Miyazaki, 25 novembre 1926

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Mia buona Teresina,


È venuto il gran giorno della vostra felicità. Sarete sempre felici se amerete di cuore il vostro buon Giuseppe e se saprete essere madre cristiana come vi hanno insegnato i vostri ottimi genitori.

Ricordatevi dei dolori di Gesù, di Maria e di Giuseppe.

Pregate ogni giorno per il vostro cugino:


107 Don Vincenzo Cimatti

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216 /Morelli Giuseppe / 1926-11-25 /


a Giuseppe Morelli, fidanzato di Teresa Vallunga



108 Miyazaki, 25 novembre 1926

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Egregio Sig. Morelli,


Non ho il piacere di conoscerla personalmente, ma spero non mancherà l’occasione di farlo quando tornerò: sono contento che la nostra brava Teresina sia presto sua. Lei deve essere per Lei il buon custode, come S. Giuseppe fu custode di Maria e sono sicuro che facendo così, la benedizione di Dio sempre e in tutto regnerà nella sua famiglia. Con affetto le stringo la mano.


Suo aff.mo

don Vincenzo Cimatti



217 /Grigoletto Giuseppe / 1926-11-28 /


al chierico Giuseppe Grigoletto, ex-allievo di Valsalice


109 Miyazaki, 28 novembre 1926

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Mio buon Grigoletto,


La risposta alla tua carissima ti porti i miei poveri auguri natalizi, poveri ma cordiali. Grazie di quello che fai. È lavoro salesiano che ti frutterà meriti per il Paradiso.

Grazie pure delle belle notizie di promozione esami, di splendide raccolte (oh sì! in Giappone c’è un mondo bellissimo… finora ogni mese ho mandato un pacco piante, insetti ecc. a Don Tonelli, quando farò le escursioni, invierò di più).

Optime per il tedesco. Don Bosco voleva che i suoi figli sapessero molte lingue, perché si può certo far del bene a più anime.

Il Giapponese lo imparerai poco dalla grammatica, tanto più che bisogna anche (se si vuol leggere un po’) conoscere i caratteri.

Sei nel campo della scuola: lavora, studia e fa’ studiare, ma sempre cristianamente e salesianamente. Deo gratias! pel fratello. Prego di cuore per le condizioni di famiglia tua e per il miglioramento del caro Don Barale.

Quanto agli indirizzi ne unisco, ma non sono necessari, perché ormai siamo conosciuti e ai porti scrivono l’indirizzo in giapponese.

In Giappone la zucca baruca c’è e di sapore ottimo, dolcigno. La forma esterna a spicchi rugosa ha tutta la somiglianza del nostro melone. Non ti so dire se siano migliori delle venete, ché non le ho mangiate queste.

Prega per me e fa’ in modo di ottenermi da Gesù la grazia di santificarmi e di imparare bene la lingua.

Saluta omnes e a tutti buon Natale e capodanno.

Ti abbraccio e benedico

110 Tuo

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111 don Vincenzo Cimatti

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218 /Zappa Ambrogio / 1926-11-28 /


al chierico Ambrogio Zappa, ex-allievo


112 Miyazaki, 28 novembre 1926

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Mio Ambrogio,


Grazie del tuo ricordo; delle tue preghiere. Ti assicuro che ti ricordo quotidianamente. Buone e sante feste e scrivendo a mamma assicurala del mio continuo ricordo colla sorella.

Fa’ i miei auguri all’amat.mo Don Olgiati e a tutti gli altri che posso conoscere. Allegro sempre, grande confidenza col Direttore e confessore.

Ti benedico.

Tuo

113 don Vincenzo Cimatti

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219 /Ghetti Giorgio / 1926-11-28 /


a Giorgio Ghetti, Dottore di Faenza, amico e benefattore



114 Miyazaki, 28 novembre 1926

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Ill.mo Sig. Dottore,


La presente le porta i miei più cordiali auguri di buone feste, a Lei, alla sua signora, ai suoi figlioli, al Sig. Pasolini, a tutti insomma che ricordo con affetto riconoscente. Nulla di nuovo: sempre bene; progressi nella lingua; vicino il tempo della prov.

Preghi ché ogni giorno ricordo Lei e la sua famiglia.

115 Suo devotissimo

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116 don Vincenzo Cimatti

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117 220 /Amerio Franco / 1926-12-… /

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al chierico Franco Amerio, ex-allievo di Valsalice, musico



[Inizio Dicembre 1926]

Carissimo Amerio,


Eccoti due note. Forse l’inno l’ho già mandato, nel caso copialo bene e lo dai al Sig. Don Ricaldone. Grazie di cuore!

Allegro e avanti facendo del bene. Salutami in modo speciale i musici. Ai cantori augurando le buone feste, dirai:


  1. che quando cantano offrano ogni nota a Dio;

  2. pensino a quel che dicono, ché il canto è preghiera;


Ai pianisti:


  1. studino, ché colla musica faranno gran bene,

  2. offrano ogni nota a Dio.


A tutti:

Sempre allegri, laboriosi e umili, divisa del musico salesiano. Prega e fa’ pregare per me.

Tuo

don Vincenzo Cimatti


221 /Rinaldi Filippo / 1926-12-8 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



118 Miyazaki, 8 dicembre 1926

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Mio amatissimo e Rev.mo Don Rinaldi, padre mio amatissimo,


Grazie della sua del 29/10 u.s., dei consigli, delle notizie della venuta dell’amatissimo Don Ricaldone.

Torno ora dalla chiesa dove i suoi figli giapponesi hanno celebrato come meglio potevano la festa della Mamma.

Ancor sotto tutela, non avendo la libertà, ci siamo limitati alla nostra famigliola. Domenica faremo qualche cosa (assai poco) per i cristiani. Pare che qui non ci sia idea di splendore esterno di feste. Novena, fioretti, canti, ecc. e più che tutto anime generose, amanti la Mamma, e quindi… Il Signore non mancò di consolarci. Arrivò inopinato un frate francescano; alla messa (ore nove) cosa strana assistè anche un ragazzetto pagano… e la testa mi vagava… Don Bosco, S. Francesco d’Assisi, Bartolomeo Garelli… e una profonda commozione che mi prende in queste occasioni mi inondava l’anima con speranze, con preghiere, colle parole che rivolgevo alla nostra famigliola… e pensavo a Torino, ai Superiori, a Valsalice dove in questo giorno anche Lei si sarà trovato.

Oh, ci aiuti la Mamma nostra a farci santi, a tener lontano da noi il peccato. Ho detto a Gesù che pigli la mia vita, ma salvi da ogni male tutti i confratelli a me affidati e specialmente i coadiutori. Ed ora basta, perché il cuore traboccante di santa gioia minaccia di scoppiare. Grazie Mamma; grazie Gesù e grazie a Lei che mi ha messo nella circostanza di provare le gioie del Paradiso.

Ed ora al solito un po’ di rendiconto.

Salute: materiale e morale mi pare ottima. Lavoro non manca: la solita lotta della lingua, ma avanti allegramente. Pratiche di pietà e osservanza regole: mi pare regolari. Non ho dimenticato i propositi degli esercizi. Deo gratias! Per il resto mi pare proceda tutto regolarmente.

Finanziariamente come rileverà dal rendiconto che credo manderà l’Ispettore, con l’aiuto di offerte di Ss. Messe (Delegato Apost. e qualche casa) della somma iniziale portata da Torino pari a ¥ 219,23 al 31 ottobre trovo 4475,25 che spero mi servirà per andare avanti fino a Febbraio comodamente. Quando ci separeremo ci saranno certo più forti spese, anche perché non sappiamo prevedere che cosa porteranno via i missionari e se saranno necessarie spese speciali.

In gennaio secondo le intese col Delegato e col Vicario Capit. spero ci separeremo per fare qualche cosa, non fosse altro per conoscere meglio l’ambiente di Oita e Nakatsu e così concretare de visu col Sig. Don Ricaldone. Non potremo ancora per la difficoltà della lingua far molto, ma se non si comincia e se non ci mettiamo in acqua, non si nuota. Don Bosco e Maria A. ci aiuteranno, vero? L’importante è che il diavolo non metta bastoni…

(Seguono notizie dettagliate sui confratelli, si omettono…).

Don Cavoli si è messo bene in forze e va regolarizzandosi anche per la lingua. Gli ho affidato la cura di un embrione di piccolo clero e stamattina 2 piccoli servienti erano già alla prima messa delle cinque e mezza. Fui contento tanto che diedi loro caffé e latte… È la prima colazione ai miei poveri bimbi… Sì, poveri, come lo sono la massima parte dei nostri cristiani e dei cristiani in genere del Giappone… Oh, miei poverelli! Col padre ho incominciato la visita alle famiglie. Vedesse certe stamberghe… neppur Gesù nella capanna di Betlemme… Bene, bene, bene. Siamo in casa nostra e… pauperes evangelizantur! (Perdoni la parentesi)…

L’esercizio della b. m. fu fatto bene.

Notizie speciali per stavolta non ne ho. 3 settembre: festa del riso. Dicembre: l’Imperatore desta preoccupazioni per la sua salute. Temperatura buona, finora minima alle ore 7: + 4. Di giorno dai 15 ai l8 gradi. Piogge e oggi forte vento.

Mi pare non c’è altro. In occasione della venuta in un porto vicino della nave italiana “Caboto” seguendo la nostra tradizione inviai saluti cui l’equipaggio controrispose calorosamente.

Ricevo ora da Tokyo una carissima dal Delegato Apost. cui avevo scritto per un pensiero di circostanza, fra l’altro mi dice: “Il caposaldo per la garanzia della loro riuscita: lo spirito del loro venerabile Fondatore. Allo zelo spinto fino all’oblio di sé, alimentato da una soda pietà e occultato dall’umile veste di una tradizionale e caratteristica semplicità è assicurato il trionfo di ogni sforzo salesiano, perché così ha insegnato Don Bosco. La Vergine Immacolata che si è compiaciuta di prendere i salesiani sotto la sua tutela, mostri le sue predilezioni pei figli di Don Bosco in Giappone”. Deo gratias e ci aiuti il Signore a corrispondere all’amor suo verso di noi.

Oh, Provvidenza di Dio! Mi domando sempre: “ma perché il Signore ci tratta così?”.

Oh, mi aiuti anche Lei, dolcissimo Padre, a ringraziarLo.

A nome di tutti auguri, preghiere e ferma risoluzione di mantenerci salesiani. Siamo stati i primi a cantar le glorie di Maria oggi, come saremo sempre i primi in ogni manifestazione ordinaria di vita salesiana (perché precediamo di 9 ore la vita italiana) e vogliamo essere anche i primi in tutto: è giusto che i Salesiani del Giappone inspirandosi al criterio giapponese, siano i primi nel bene, nella vita salesiana. Mi benedica, mi benedica, mi benedica. Sono qui ai suoi piedi, tra le sue braccia: è il suo niente e il niente di Gesù che si chiama

Devotissimo e affettuosissimo figlio

don Vincenzo Cimatti, salesiano


222 /Marchisio Carlo / 1926-12-19 /


Carlo Marchisio, ex-allievo di Valsalice


119 Miyazaki, 19 dicembre 1926

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Mio amatissimo Carlo,


Grazie di gran cuore di tutto e più della consolazione provata nel saperti a Lombriasco, dove fui per tanti anni come di casa e dove ho molti amici e dove tu hai santi superiori.

Lascia i vincoli di riconoscenza che dici di aver verso di me: è naturale e conforme al tuo buon cuore. Preghiamo e amiamoci da fratelli e tutto è pagato. Che cosa non devo io verso di te e verso la tua santa mamma. Dunque non si parli di questo: agiamo nel Signore e avanti senza paura.

Prega per me: il bisogno unico e vero per me è che mi santifichi: senza questo nelle missioni in genere si fa poco; qui nulla.

Non potete farvi l’idea della caratteristica difficoltà di questa missione, come di tutte le missioni giapponesi: in breve non si può dire. È un popolo istruito, legato alla tradizione in modo inconcepibile, che vive nell’agiatezza, che sorridendo e inchinandosi odia lo straniero, che però sopporta perché gli è utile e non può farne a meno, – pagano e materialista fino all’ultimo eccesso e che conosce tutte le passioni umane, – organizzato in forma difficilmente imitabile – che adora il suo imperatore (ora che è ammalato sono sospesi teatri, divertimenti, cene, ecc. – quando muore è tutto il commercio che si ferma)… cose insomma inconcepibili dalla nostra mentalità.

E non dico che un lato semplicissimo, il più visibile. Quindi aumenta le preghiere.

Coraggio dunque e avanti: la direttiva è buona e… niente paura. Saluta il buon Carlo Saini.

Mio bisogno particolare per cui pregherai “mi santifichi e impari bene la lingua”.

Unisco qualche francobollo e lettera per mamma: invio a te perché così avrai occasione di scrivere a mamma. Saluta tutti tutti tutti nominatim.


Ti abbraccio e benedico.

Tuo

120 don Vincenzo Cimatti

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121 223 /Chiabotto Lorenzo / 1926-12-23 /

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al chierico Lorenzo Chiabotto, ex-allievo di Valsalice


122 Miyazaki, 23 dicembre 1926

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Mio Chiabotto,


Grazie della tua carissima tanto più gradita quanto inaspettata e tanto più che di amici italiani.

Conoscenti alla Crocetta non ci sei solo tu. Grazie del bene che mi hai fatto: solo chi è nelle nostre condizioni sa che cosa significa sentirsi ricordati anche per iscritto. Grazie e ti assicuro che questo mi anima a intensificare le preghiere per te e per la prossima ordinazione tua.

Se vuoi un fraterno consiglio per essere un buon prete salesiano:


  1. Vivi di unione con Dio.

  2. Lavora secondo obbedienza.

  3. e sta’ allegro.


Non so dirti altro. Al circolo missionario una proposta interessante: “Chiedo che i componenti l’associazione promettano che all’alzarsi dell’Ostia nella S. Messa, pregando per l’avvenire di Gesù nelle anime che ancor non credono, pensino al Giappone”.

Senza la preghiera, fatta secondo me, in questa forma, in Giappone si farà poco, anzi nulla.

II Giappone è anche per la conversione, un paese sui generis.

Spero e mi auguro che tutti accettino: in compenso faremo altrettanto per i singoli che accettano.

Al buon K. auguri, preghiere, benedizioni.

Ti abbraccio,

Tuo

don Vincenzo Cimatti

224 /Sordo Antonio / 1926-12-23 /


al chierico Antonio Sordo, ex-allievo di Valsalice



123 Miyazaki, 23 dicembre 1926

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Mio buon Antonio,


Vorrei che questa ti arrivasse nel giorno di S. Antonio (pensando che faccia quel di Gennaio) per farti gli auguri e dirti l’immensa consolazione provata nel leggerti. Davvero che avevo messo il cuore in pace, non ricevendo tue nuove, come non se ne ricevono dalla casa “Istituto Card. Cagliero” e non sappiamo davvero spiegarcene il perché… Ora il cuore si è aperto nuovamente alla speranza, che dico? alla certezza di essere ricordati anche per scritto, perché di tutto il resto non ne dubito.

Veniamo a te. Bene, bene, niente paura, sei sempre il mio buon Antonio. Tu hai solo bisogno di questo:


  1. Allegria e lavoro, lavoro, lavoro;

  2. Sta’ unito a Dio con giaculatorie,

  3. E poi tenere bene legato il muscolo boccale innervato dall’ipoglosso (mi capisci?).


Coi giovani: a) ama pregando; b) vigila e riferisci quos spectat; c) sacrificati nel lavoro per loro.

Posto per te c’è, ma alle condizioni suddette e anche per le altre birbe che conosci.

Ho saputo del bravo Bovio: delle peripezie di vari di voi. Niente paura: siate bravi salesianetti. Le bastonate vi fanno bene; il Signore ve le manda per quello, come ne ha mandate a me quando ero più manigoldo di voi. Nelle nostalgie una boccata di aria di chiesa, e là da solo a solo con LUI maneggia pure l’ipoglosso.

Quanto alla mancata visita a Penango non fu certo per colpa mia: riparerò al ritorno; ma tu sai che siamo figli dell’obbedienza.

So di Bava, gli ho fatto le mie congratulazioni. Di Colombo e Kruger non sapevo.

Quanto a mie notizie: ottime in tutti i sensi, sano, allegro; sono di nuovo sui banchi di scuola per apprendere questa terribile lingua, ho dato già 5 concerti in teatri, fatto due conferenze (in italiano) in teatri a oltre due mila persone su S. Francesco e l’Italia. Nel prossimo anno spero funzioneremo prima cercando i cristiani, rafforzando e ampliando quel che c’è – poi fondando ex novo e propagandando Maria A. e Don Bosco

I miei piccoli musici cantano già l’inno di Don Bosco e di Maria, non rimangono per nulla storpiati…

Freddo discreto, ma a stufe non ci si pensa, pioggia, vento come da noi (non così lunghe), verde dappertutto, allegria, sorrisi, inchini. Quanto alla musica dimmi cosa desideri e ben volentieri. D’altro? Continua a pregare per me che non ti dimentico mai insieme agli altri di Valsalice di quei tempi: non potevate però essere diversi perchè avevate per direttore la cima dei matti.

Saluta nominatim tutti. Ti benedico.

Il tuo

don Vincenzo Cimatti

225 / Joyeusaz Abele / 1926-12-31 /


al chierico Abele Joyeusaz, ex-allievo


124 Miyazaki 31 dicembre 1926

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Mio buon Abele,


Grazie della tua tanto più gradita quanto inaspettata. Il Signore ti ricompensi del bene faltomi.

Quanto al regime di vita va bene: d’altra parte lasciati guidare dai tuoi superiori in tutto e non temere di nulla. Comincia a fare il missionario dove sei, colla preghiera, coll’esempio e colla parola: farai assai.

Iddio da te non vuole altro che questo: OSSERVANZA DELLA REGOLA – UNIONE CON LUI CON GIACULATORIE – LAVORARE CON CALMA ALLEGRA.

Continua a pregare per chi ti ricorda cotidie e che con tutta l’anima ti benedice.



Tuo

125 don Vincenzo Cimatti

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226 / Zappa Ambrogio / 1926-...-... /


Al chierico Ambrogio Zappa, ex-allievo



[1926]

Mio caro Zappa,


Grazie delle belle notizie. Vedi come il Signore ti ha benedetto. A Valsalice avevi paura tanta, ed invece vedi… ora sei maestro. Deo gratias! Prega e fa pregare. È la maniera pratica per far qualche cosa di concreto per questa missione.

Per la scuola nelle difficoltà invoca Maria SS.ma e consigliati coi Superiori. Contraccambio gli auguri e ti ricordo cotidie secondo le tue intenzioni. Grazie di cuore di tutto. All’occasione saluta la mamma.

Ti abbraccio e benedico di cuore.



Tutto tuo affezionatissimo

126 don Vincenzo Cimatti

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227 / Tedeschi Bartolomeo / 1926- …- …/


a don Bartolomeo Tedeschi, ex-allievo


[1926]

Mio buon Tedeschi,


Ti rivedo sempre in faccende per il povero Don Cimatti a Foglizzo e te ne sarò sempre riconoscente.

Mi farai sempre il massimo piacere scrivendo, facendolo per il Signore non è tempo perduto né per te né per me.

Grazie delle preghiere “Suscipiat”.

Se vuoi proprio essere insieme a me per la S. Messa, bisogna che preghi verso le 9 di sera (siamo 9 ore avanti). Grazie di cuore.

Allegro e avanti sempre, lasciandoti guidare, sapendo dire molti no a te stesso e molti al Signore nella persona dei tuoi superiori.

Continua a pregare e Gesù ti ottenga di essere un santo salesiano.

Ti benedico di cuore.


Tuo sempre

127 don Vincenzo Cimatti

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1 I primi 9 salesiani capitanati da Don Cimatti diretti alla nuova missione del Giappone, partirono da Genova il 29/12/1925. Era il 50mo anniversario della partenza dei primi missionari salesiani. Questi sono i loro nomi e l’etá: 6 sacerdoti, V.Cimatti 46, Giov. Tanguy 45, Ant.Cavoli 37, Leone Liviabella 30, Angelo Margiaria 27, Pietro Piacenza 26, 3 coadiutori Giovanni De Mattia 37, Luigi Guaschino 32, Alfonso Merlino 24. Si erano incontrati la prima volta nella cerimonia d’addio nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino.

Con questa lettera Don Cimatti comincia le relazioni al Rettor Maggiore: fino al novembre 1949 ogni mese immancabilmete ci sará una lettera di rendiconto personale e notizie sulla missone e sull’attivitá dei confratelli. Sono un documento unico nella storia della missione.

2 Questo giapponese di nome Uehara Senroku, fattosi loro amico, uscirá nelle lettere per tutto il viaggio. È il loro primo maestro di lingua giapponese. Laureatosi in storia all’Universitá di Vienna, ritounato in patria diventerá poi il fondatore di una delle piú prestigiose Universitá del Giappone.

3 I chierici suoi allievi gli avevano domandato di continuare a dar loro una buona parola per ogni mese. Questa è quella per il mese di gennaio. Continuó per un paio d’anni, ma poi smise per non sostituirsi al loro Direttore.

4 Durante la traversata del Mar Rosso compose una bellissima barcarola intitolata “Vola barchetta rapida” n.498 del catalogo musicale, subito eseguita sulla nave.

5 La foto è conservata nel Museo di Tokyo. Il dott. Uehara è vestito da samurai.

6 Il chierico Bovio venne poi in Giappone. Tipo originalissimo, grande lavoratore, con un grande cuore.

7 Questa espressione esce spessissimo alla fine delle lettere: un segno di affetto tra amici.

8 Il Chierico Antonio Giordano, ex-allievo di Valsalice era assistente dei chierici.

9 I punti del rendicondo da farsi al Superiore ogni mese, sono quelli qui segnati secondo le antiche Regole. Don Cimatti, come si vedrá, per tutta la vita osservó fedelmente questo suo dovere. Spesso manifesta con tutta semplicitá il suo intimo, le sue tentazioni e deficienze, e il suo sforzo per tendere alla perfezione: questi rendiconti sono un documento autobiografico straordinario. Non avendo altri sopra di sè, egli faceva il suo rendiconto per lettera al Rettor Maggiore. Poi dal 1950 lo fece al suo direttore o all’ispettore, spesso per lettera.

10 Don Canazei era il superiore salesiano da cui dipendeva la nuova missione del Giappone. Siccome la Cina era ancora Visitatoria e non Ispettoria, che comprendeva anche il Siam, Don Canazei era Visitatore. In tale qualitá era giá stato due volte a visitare la nuova missione per vedere le condizioni in cui si sarebbero trovati i nuovi missionari.

11 San Francesco Saverio, dopo aver evangelizzato il Giappone, era morto nell’Isola di Sanciano, mentre attendeva l’occasione per entrare in Cina.

12 Lo-Pa-Hong era un grande benefattore dell’opera salesiana di Shangai. Divenne anche amico e benefattore di Don Cimatti, e nel 1931 fu in Giappone a Miyazaki in occasione della grande processione eucaristica.

13 Del seguente scritto, trovato tra quelli indirizzati al Rev. Don Rinaldi, manca l’intestazione e la data, si ha ragione pensare che sia un’aggiunta a quello precedente e iniziato in data 2/2/26.

14 Si noti la descrizione che fa Don Cimatti e il suo stato d’animo nel vedere gli effetti del colonialismo in voga in quei tempi, frutto della superbia occidentale.

15 Mons. Giardini era Delegato Apostolico della S.Sede redente a Tokyo, divenne grande ammiratore e benefattore di Don Cimatti. Gli originali degli scritti fino alla data 3/4/27 compresa, sono contenuti nella cartella della Diocesi di Nagasaki.

16 Questa è la prima lettera scritta dal Giappone. Miyazaki era il capoluogo della omonima provincia situata al sud della grande Isola del Kyushu, sulla costa del Pacifico. Alla Societá Saleiana erano state affidate le due provincie di Miyazaki e di Oita, che si trova a nosrd di Miyazaki sulle coste del Pacifico. Erano tra le provincie piú povere del Giappone, e tra le piú difficili da raggiungere da Tokyo: a quei tempi 36 ore di treno diretto. Don Cimatti fará spesso questo tragitto. In questa prima lettera è interessante la descrizione che fa del Giappone e di Nagasaki, centro degli antichi cristiani. A quei tempi tutto il Kyushu faceva parte della diocesi di Nagasaki, dal cui vescovo dovevano dipendere i missionari.

17 Per lo studio del giapponese usarono i libri di testo dei bambini delle scuole elementari. Per i 6 anni di elementari erano 12 volumetti, 2 per anno, piú i libri di educaione morale, uno per anno. I nostri in un anno studiarono tutti questi 18 volumi. Inseganva loro un maestro giapponese che sapeva un po’ di francese e il missionario delle Missioni estere di Parigi. Da tener presente che i tre coadiutori parlavano piú facilmente il dialetto che l’italiano.

18 Il Dottor Ghetti di Faenza, fu un grande ammiratore e benefattore di Don Cimatti.

19 Allusione scherzosa ai pacchi di ”.

20 Questi sono i consigli promessi ai chierici di Valsalice per ogni mese.

21 Questa diversità di vedute un po’ alla volta si fará sempre piú evidente. La gente lo capirá subito.

22 Si tratta del canto della formica “Che bel buchin ca l’ha ‘l furmighin”

23 Per questo il suo nome “Cimatti” spesso in Giappone viene pronunciato “Cimacci”

24 Questo è il primo articolo sul Giappone scritto per il Bollettino Salesiano, e pubblicato nel mese di Giugno 1926. Mettendo insieme tutti gli articoli da lui scritti, ne verrebbe un interessantissimo libro sulla storia e la civiltá del Giappone. Ci sono anche molti articoli non pubblicati. Purtroppo di quasi tutti quelli pubblicati è andato perduto l’originale. Di questo manca anche la data: quella che è stata messa è solo per approssimazione. Il contenuto è certamente di Don Cimatti, ma non si può affermare che sia stato pubblicato tutto nella sua integrità.

25 Don Cimatti annota:È interessantissimo lo studio del P. J. M. Martin des Missions Etrangères de Paris: “Le Shintoisme, religion nationale”. Hong Kong, Impr. de Nazareth, 1924. È pubblicato il 1° vol., ed è in corso di stampa il 2°, che sarà seguito da un terzo. È un’opera modernissima e decisiva in materia, da cui desumo i presenti appunti e di cui ringrazio l’A. che a Moji accolse con vera fraternità i primi missionari salesiani del Giappone.”

26 La religion de Jesus, resuscitèe au Japon » par F. Mamas. Miss. Apos. - Del homme, Paris.

27 È il Card. Giovanni Cagliero, che ordinó sacerdote Don Cimatti, e pagó le spese per il viaggio verso il Giappone.

28 La data è solo approssimativa.

29 Nella scrittura giapponese, oltre ai caratteri (specie di geroglifici provenienti dalla Cina, che hanno un significato) ci sono due alfabeti sillabici di oltre 50 segni ciascuno, che esprimono il suono di una sillaba. Non esistono quindi le semplici consonanti (eccetto la N), ma sono sempre unite con una vocale. L’alfabeto KATAKANA è piú quadrato, lo HIRAGANA è piú rotondeggiante. Ai tempi di Don Cimatti si cominciava con il katakana, ora invece si incomincia con l’hiragana, e il katakana si usa solo per la trascrizione delle parole straniere. Inoltre è possibile la trascrizione con il nostro alfabeto.

30 Don Cimatti per far conoscere ai superiori il clima del Giappone, per i mesi di aprile, maggio, giugno e luglio registró in forma grafica per ogni giorno del mese la temperatura minima e massima e le variazioni del tempo.

31 Nel Museo di Storia Naturale di Valsalice ci sono moltissimi esemplari di vegetali e altri mandati da Don Cimatti. Lo stesso si dica di altri musei italiani.

32 La posta arrivava o per nave, impiegandoci piú di un mese, o attraverso la transiberiana. La posta aerea comincia negli anni 1950. Si capisce da questo la difficoltá di comunicazione.

33 Parole per i chierici di Valsalice.

1 Dal Bollettino Salesiano, mese di Gennaio 1927. Manca il manoscritto originale. È giusto pensare che tutto quanto è riportato è di Don Cimatti, ma si può pensare che non tutto quanto egli scrisse è stato pubblicato. In questo articolo nel riportare i nomi delle varie sette cristiane ci sono chiare imprecisioni: è evidente l’effetto della traduzione dal giornale giapponese da chi non era specialista in materia.

34 Henry, cioé Enrico, secondo nome di Battesimo di Don Cimatti: molte sue composizioni portano tale nome.

35 Numero 370 del catalogo musicale. Esiste anche in giapponese. Parole prese dai libri di testo delle elementari.

36 In margine alla prima pagina è scritto: “Quanto all’accademia… è il pensiero più brutto che abbiano potuto tirar fuori. Guai! Mi vado a buttare in un vulcano!”.

37 Somigliante al mandolino, ma con suono assai diverso.

38 Manoscritto.Un po’ riassunta la lettera venne pubblicata sul Bollettino Salesiano dell’Aprile 1927. Don Rinaldi sulla prima testata scrisse di suo pugno: “Don Cassano faccia un estratto di ciò che convenga e si prega stampare nel Bollettino. Tenga sempre presente che bisogna essere molto delicati coi Giapponesi. Don F. Rinaldi”.


39 Si tratta dell’Operetta “Il Cieco di Gerico” . Da notare che tutto lo scritto è contenuto in una cartolina postale.

40 Lo scritto è indirizzato al Ch. Grigoletto per don Uguccioni (dei tre fratelli, si pensa si tratti di Don Virgilio).

41 Questo è il primo dei circa 2000 concerti musicali da lui tenuti durante il suo periodo missionario. Mons. Giardini ne fu entusiasta e se ne fece propagatore. Per Don Cimatti fu un’ottima forma di propaganda missionaria: a ogni canto premetteva una breve spiegazione, che gli dava occasione di dire una parola religiosa. Egli suonava il piano e all’occasione cantava da baritono, Don Margiaria faceva il tenore, e don Liviabella il basso. Sono conservate foto di questo primo concerto e copia della conferenza da lui tenuta.

42 Quanto è stato sopra riportato è uno scritto inedito che si trova con gli altri articoli pubblicati sul Bollettino Salesiano all’“Ufficio centrale della stampa Salesiana”. Il manoscritto deve essere la copia di uno di Don Cimatti: ha parecchie correzioni. Si è cercato di riprodurlo come si pensa sia stato originariamente.

43 Potrebbe trattarsi di Giuccioli Domenico, coadiutore originario del riminese.

44 In uno scritto di S. E. Mons. Giardini a Don Cimatti del 18/11/26 si parla di una commemorazione solenne del Centenario di S. Francesco d’Assisi da farsi a Tokyo. A Don Cimatti sarebbe chiesta la cooperazione musicale. “…Ci rivolgeremmo al suo gusto artistico ed alla sua inesauribile vena musicale per la migliore combinazione del programma di musica…”.

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