Cimatti|Cecchetti Albano / 1938-2.14

1997 / Cecchetti Albano / 1938-2-14 /


a Don Albano Cecchetti, missionario salesiano in Giappone



14 febbraio 1938

Carissimo Don Cecchetti,

Scrivo, come posso, dal treno, alle sue molteplici, interessanti e per me utilissime lettere.


  1. Per la questione Dumeez-Figlie di Maria Aus. mi pare che Don Dumeez domandi cosa più che ragionevole. Anche il Kyugoin (Ospizio) che non è meno povero delle Figlie di Maria A. fa modestamente quanto deve (coperte, vestito, biancheria). A me, naturalmente fan dire molte cose… Penso che altrove non domanderanno meno, e poi bisogna vedere in quali condizioni furono accettati da Suor Letizia.

Già da tempo dissi che le due parti dovevano intendersi fra di loro, ed è naturale che ora faccian i sodan (= si parlino). Più andiamo avanti e capiamo le cose, con le restrizioni che pone la Chiesa e con quelle più forti che pone la Congregazione, c’è poco da mordere per le vocazioni per questi poveri disgraziati figliuoli.

Non ho parlato a Don Margiaria perché bisogna che gli interessati trattino – nel caso Don Cimatti dirà l’ultima parola: se non faccio così sono pesi immensi che si addossa la missione. Ad ognuno la parte sua. Don Cimatti non è alieno di aiutare in quel che è ragionevole.

  1. Per le costruzioni opere di Beppu:


    1. I Superiori naturalmente si sono riservati la proprietà del terreno (pensi che la parte data da Don Pedro sia della Congregazione – non era il momento psicologico di parlarne ora – ma ho il documento in archivio) – quindi terreno della missione poco o nulla.

    2. Che pensino i Superiori di Beppu devono averglielo scritto nel memorandum lasciato.

    3. L’asilo non è proibito intuitu missionis purché circondato per noi e i futuri delle dovute garanzie (vita comune, non estranei nel convento, evitar dicerie, ecc.). Nessuna difficoltà affidarla alle Suore (come dovrebbero prendere quello di Tokyo) se l’accettano: anzi assai bene, se il prete non vorrà entrarci, che se no si ripeterà Miyazaki. Le suore sa come sono…

    4. Se aspettiamo le decisioni del terreno possiamo aspettare degli anni. D. Cim. ribadirà, e vedremo (perché anche di questo dovrebbero rispondere): ma finché Lei non presenta un progetto in carta e colle cifre delle spese, non si concluderà nulla. Per ora prescinda dal terreno.

La questione del collegetto bisogna risolverla così:


  1. È opera della Congregazione? Tutto è riservato ai Superiori di Torino.

  2. È opera della missione? Bisogna non sia il duplicato di Nakatsu. E specialmente quali saranno i mezzi di vita.


  1. Cose da correggere a Nakatsu, Oita e altrove, molte. Esortazioni non mancano. Per provvedere a quanto manca a Nakatsu ci vorrebbero i mezzi, che Don Cimatti non può dare perché non ne ha. Ah, Don Cecchetti cosa posso dire quando non ne ho per il pane di voi e di Tokyo?

Per Oita diedi il permesso per la lampada perché si può dare – e per me vale più un atto di carità, che una legge cui si può derogare.1

Gli ammalati sono ammalati, caro Don Albano. E come né Don Cimatti né Don Albano possono impedire i moti cardiaci, così… È ben doloroso. Beato Lopez, catechista e quanti trovarono e troveranno la loro santificazione con questo mezzo. Gli uomini bisogna comprenderli, compatirli, aiutarli. Lei ne conosce altri che possono santificare quanti sono con loro. Creda, Don Albano, per tutto questo soffre assai più il nostro Don Marega. Preghiamo. E Lei faccia quanto può per…

  1. Abbia la bontà di comunicare al buon Don Arri quanto non potei scrivere immediate dopo il colloquio con S. E. il Delegato.

Cioè il Delegato teme (e ne ha forti motivi) che il Segretariato per tutto il Giappone susciti preoccupazioni inutili e dannose al momento, dato lo sviluppo nell’isola grande delle opere per malati di P. Iwashita, P. Flaujiac, ecc. Dunque consiglia pel Kyushu solo. Informerò io Mons. Yamaguchi e Mons. Breton. Se Arri avesse scritto già, riscriva in tal senso, e se teme, scriverò io – oppure cominciamo a farlo solo per la nostra Prefettura e poi si farà dopo poco a poco per tutto il resto del Giappone.


Unisco: libro ricordo della festa (Lei, Arri, Don Marega) – e strenna del Superiore (Beppu, Oita, Figlie di Maria A.).

La mantellina alle Figlie di Maria A.? Mah!

Pregate per me.

Don V. Cimatti, sales.


1 Don Marega, parroco di Oita aveva estremamente paura dell’incendio: per questo aveva ottenuto durante la notte di tenere accesa la lampada elettrica invece della prescritta a olio, davanti al SS.mo Sacramento.