1239 ricaldone


1239 ricaldone

1239 /Ricaldone Pietro BS / 1934-4-1 /


1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani1

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Miyazaki, 1 aprile 1934

Amatissimo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone,

Alleluja, Alleluja! Oh, vorrei che anche la voce dei figli lontani fosse stata compresa dalle masse, inneggianti al Padre nostro Santo, nella grande apoteosi del primo aprile, ma l’avrà compresa Don Bosco. Che dirle?

Possiamo dire che minuto per minuto abbiamo seguito le fasi della glorificazione, e la fantasia abbellendo, ampliando veniva creando quanto la realtà ha forse sorpassato, ma che non certo è riuscita a vincere o sorpassare il nostro affetto, acuito, e quanto! dalla lontananza e dall’assoluta impossibilità di metterci a contatto colla realtà. Il nostro Don Bosco non può non aver tenuto conto del nostro sacrificio, e l’avrà certo presentato al Signore per noi: oh! ne sono certo, fu trasformato in maggior merito e più abbondanti benedizioni per noi. I nostri cuori come da precedente intesa erano all’unisono accordati in quest’unica preghiera: “Salvezza di anime!”. Il grido ardente, fulcro dell’attività di Don Bosco, come mai non avrebbe dovuto essere la preghiera dei suoi figli missionari nel giorno della sua canonizzazione?

Che faremo noi per il nostro Santo a suo tempo sarà comunicato. Tutti ci potranno vincere nello splendore e grandiosità delle manifestazioni: procureremo di essere alla testa di tutti nell’amore e nell’imitazione del nostro Don Bosco. Santo orgoglio, che voglia credere, si concretizzerà in realtà.

Fra le caratteristiche del mese di Marzo in Giappone, voglio accennare ad alcune che mi danno lo spunto per parlarle delle cose nostre:


              1. Fine dell’anno scolastico, apertura delle iscrizioni nelle scuole. In tutte le scuole cattoliche si è notato in quest’anno, nonostante le vere batoste subite in tutti i sensi una buona ripresa con iscrizioni abbondanti, ed anche noi nel nostro piccolo dobbiamo segnare cifre consolanti. Si è aperto col primo Aprile a Nakatsu, come chiamarlo? un vivaio per le vocazioni indigene, e già sono 12 i giovinetti ricoverati. Il Seminario ha aperto i suoi battenti ad altre 14 buone reclute.

L’asilo della Missione di Oita conta 55 iscritti. A Miyazaki per l’affluenza degli oratoriani, specie alle serate domenicali, si è dovuto allargare il salone Don Bosco; come pure si constatano consolanti affluenze in tutte le nostre adunanze giovanili.

              1. Inizio della fioritura dei famosi ciliegi del Giappone. Fantasmagorie di colori, giocondità di canti e suoni. Primavera! Primavera! Di fronte alla missione di Miyazaki una bella alea di ciliegi fioriti attira il pubblico. Si pensò che poteva essere buona réclame per la religione, una specie di libreria cattolica, che contenendo libri, immagini sacre, ecc. servisse ad attirare curiosi o desiderosi. Alla nostra prima tipografia e libreria di Oita, destinata alla propaganda in grande, segue così anche questa modesta vendita, che se dobbiamo arguire dagli inizi, è certo destinata a far un gran bene. I ciliegi in fiore attirano numerosi i visitatori, che non possono non vedere la piccola libreria posta all’entrata della missione. Entrano, ammirano, leggono e ricevono qualche spiegazione, che servirà se non altro a sgrossare, a correggere, a innestare nei loro animi qualche verità. Chissà che Gesù benedetto, la Vergine nostra Madre anche mediante le loro immagini non parlino al cuore, alla mente di qualcuno. In questi giorni un bel ramo di ciliegio fiorito è stato messo nelle vetrine ed adorna in modo grazioso statue e oggetti religiosi. Un bravo giapponese vi sta di fronte ammirando lo splendore della fioritura, mentre lentamente scandisce i noti versi per lui al sommo significativi: “Se domandi come è il cuore del giapponese, è simile al profumato fiore dei ciliegi”. E nello stesso tempo il missionario elevava al cielo l’ardente preghiera: “Quando o Signore, si apriranno queste anime alla tua grazia? Quando o Signore, si decideranno per la loro totale donazione a te? Quando rivolgeranno anche alla religione il profondo significato dei versi richiamanti con chiarezza i loro doveri verso la patria (cioè come la pronta apparizione e scomparsa del profumato fiore di ciliegio, la prontezza dello spontaneo olocausto dell’anima giapponese per la sua patria)? Quando, o Signore!”.


Ciò che però diede un’impronta tutta caratteristica a questo mese fu la visita che l’Ecc.mo Prefetto della Provincia di Miyazaki si degnò di fare ai nostri poveri vecchi ed orfanelli dell’Ospizio ed ai nostri seminaristi. Accompagnato dal suo segretario particolare per oltre mezz’ora si intrattenne all’Ospizio, visitando e rendendosi conto di ogni cosa – gradì l’omaggio degli orfanelli e nel partire esprimeva al missionario e al personale la sua piena ammirazione e soddisfazione. Passò quindi al Seminario e per oltre due ore si intrattenne con noi. Visitò minutamente le aule scolastiche, le camerate, e tutti gli ambienti. Nella sala delle riunioni rispose all’omaggio che il corpo insegnante e gli allievi vollero dare alla prima autorità della Provincia. È significativo in bocca di un pagano l’eloquente suo discorso che riassumo nei suoi punti salienti: “Conosco un poco il mondo extra-giapponese per missioni avute dall’imperiale nostro governo all’estero. Ho veduto le aspirazioni diversissime dei rappresentanti delle nazioni, che difficilmente condurranno alla vera pace. Si suol considerare il Prefetto della Provincia più che altro come l’uomo dell’amministrazione, sorvegliante dell’ordine, curante del benessere materiale della sua zona. Io penso tutto questo come la parte più accidentale del mio lavoro. È alla formazione spirituale dei miei dipendenti che io voglio mirare come a mio primo dovere. Al momento attuale il Giappone ha bisogno di uomini lavoratori, onesti di rettitudine a tutta prova. Beati voi, giovani, che siete allievi di una scuola in cui voi abbondantemente potete trovare e assimilare quanto la nostra patria abbisogna”.

Si degnò di assidersi ai nostro modesto pranzo – volle essere fotografato con noi – e partì soddisfattissimo, esprimendo il desiderio di ritornare per parlare a lungo coi nostri allievi.

Se una bella primavera fiorita, può essere segno di un promettente raccolto, o amato Padre, preghi e ci aiuti a che questa nostra fioritura d’anime dia luogo ad abbondanti frutti.

Suo aff.mo figlio

Don V. Cimatti, sales.


1 Manoscritto R. M. 600, fotocopia; qualche piccola cosetta è stata pubblicata in B. S. Agosto 1934.