1231 ricaldone


1231 ricaldone

1231 /Ricaldone Pietro / 1934-3-16 /


1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani

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Miyazaki, 16 marzo 1934

Visitatoria S. Francesco S., Giappone.

Proposta della Visitatoria S. Francesco Saverio, Giappone – per la erezione dello Studentato filos. & teologico in Giappone.


Premesse


Dal 1929 funziona in Giappone lo studentato filosofico con elementi inviati da Torino. L’esperienza dimostra favorevole risultato quanto all’acclimatazione, allo studio della lingua e se si può disporre di buon personale insegnante e di formazione, anche quanto alla formazione intellettuale e religiosa. Gli anni di tirocinio lo dimostrano a perfezione.


Studentato teologico


Coll’anno 1933-34 essendo alcuni stati dispensati di un anno di tirocinio, si iniziò il corso teologico. Per mancanza di personale non potendosi iniziare in Giappone “pur essendo ferma volontà dei Superiori che anche la Visitatoria Giapponese abbia quanto prima il suo studentato” (così scrissero i Superiori) fummo autorizzati a servirci di quello di HONG KONG. La necessità esigette questo sacrificio, ma presentandosi forse ora la possibilità di una soluzione che aprirebbe per lo meno la via ad un graduale inizio della fondazione in sede, sottopongo quanto segue al parere e all’approvazione dei Rev.mi Superiori, per avere la possibilità, in caso affermativo, di fare in tempo utile gli opportuni preparativi.


Ragioni che consigliano la domanda


              1. Il desiderio stesso dei Superiori della fondazione sul posto dello studentato teologico.

              2. Vero aggravio degli insegnanti di Hong Kong, che data la costituzione di quello studentato hanno dovuto sobbarcarsi ad un raddoppiamento di lavoro, che va in pratica a detrimento di tutti, detrimento di studio, di formazione e deperimento nella salute degli insegnanti (che in fondo non sono colossi di salute). Per poco che i Superiori considerino lo stato reale della formazione di detto studentato per l’ordinamento degli studi e insegnanti debbono convenirne.

              3. Il Giappone ha esigenze sue proprie per l’apostolato, diversissime da quelle della Cina. Quattro anni di questa vita Cinese fanno a pugni coi quattro o cinque che si sono passati in Giappone. Qual è il risultato pratico?

Ma quello che è più letale è la cessazione dello studio della lingua. Sono otto anni che siamo in Giappone e non è a dire che si stia colle mani in mano anche per lo studio di questa benedetta lingua, vero martirio per i missionari tutti; e non la sappiamo, non la sappiamo, non la sappiamo. Piange il cuore vedere questi nostri chierici che in pratica, fuori del contatto con l’elemento giapponese non concludono nulla per lo strumento massimo del loro futuro lavoro e che in posto potrebbero per lo meno tener sveglio e non arrugginito.

              1. Pur essendo di carattere materiale ha pure il suo peso l’ambientamento, il clima, il vitto, e vari dei nostri ne sentono già le conseguenze.

              2. Forse col prossimo anno avrei bisogno di far iniziare la teologia a un elemento giapponese. Al momento attuale è conveniente tale invio per i Giapponesi e per i Cinesi? Penso che sarebbe al momento attuale una vera difficoltà e forse uno sproposito.

              3. Anche questa ragione, molto umana, ma che pure ha il suo peso, bisogna pur dire.

La teologia fatta altrove (specie poi in Cina) è perdita di prestigio per il missionario che lavora in Giappone. Non parlo della questione economica. Non parlo di altre ragioni speciali… che per essere tali potrebbero apparire troppo interessate o in contrasto colle ottime relazioni che abbiamo coi carissimi confratelli della Cina; specie col Sig. Don Braga.


Proposte per risolvere la questione


              1. Nell’acclusa lettera dei nostri cari chierici v’è un embrione di proposta che potrebbe anche essere presa in considerazione, ma che al momento attuale potrebbe anche rappresentare la cessazione di gran parte del lavoro di apostolato.

Assicuro [che] siamo assai, assai indietro e che Propaganda suona a campane doppie. Ma che farci? Data la natura della nostra Missione, da nessuno voluta volentieri e data pure la natura del lavoro che svolgiamo alla salesiana, non possiamo presentare annualmente delle cifre vistose di battesimi. Quindi la proposta indicata la trovo troppo ostica per le conseguenze.

              1. Il Consiglio della Visitatoria è disposto a stare a quello che indicheranno i Superiori. Osano proporre anche questa soluzione. Se i Superiori ci aiuteranno, spererei per il prossimo settembre di iniziare modestamente a Tokyo la scuola professionale, iniziata col trasporto della stamperia di Oita. Il nuovo terreno su cui si troverà la scuola è più che ampio per tenere le due istituzioni, e temporaneamente – se si crede – i chierici potrebbero dimorare nel locale della scuola, in attesa che si possa costruire locale apposito per lo studentato. Questo per il luogo di abitazione.


Quanto all’insegnamento – essendo a poca distanza del nuovo locale il Gran Seminario regionale, in un primo tempo – fino a che non potremo avere insegnanti propri – i nostri chierici potrebbero frequentare la scuola del Seminario (a dieci minuti). Pare non vi siano difficoltà per parte degli insegnanti del Seminario. Bisognerà forse pagare una tangente come minervale e nel caso che piglino un pasto nel Seminario.


              1. Vengono certo a correggersi molti, se non tutti, gli inconvenienti predetti. Specialmente lo studio pratico del Giapponese, la convivenza con quelli che saranno i futuri missionari delle varie diocesi, il contatto con professori giapponesi, ecc. ecc. corsi speciali di missionologia, mi pare debbano influire assai in bene alla formazione buona dei nostri.

2. Penso che anche economicamente ci saranno dei vantaggi.

              1. Alla domenica potranno dare un buon aiuto alla fondazione di Mikawajima, se ai Superiori piacerà continuarla e anche aiutare, se sarà creduto utile (come già hanno iniziato i seminaristi diocesani), i missionari colla fondazione di Oratori, dai quali oltre il gran bene spirituale, risulterà ottima propaganda per l’Opera nostra.

              2. Di fronte poi ai Giapponesi, che non ammirano che ciò che viene da Tokyo, sarà il non plus ultra di onorabilità anche per parte nostra, tanto più che la Scuola del Seminario è riconosciuta dal Governo Imperiale.

              3. Se poi anche si potesse trasportare lo studentato filosofico, oltre ai vantaggi sopraddetti – utili anche per la filosofia – sarebbe davvero l’inizio di quella separazione della missione degli elementi ed opere schiettamente salesiani che sotto la diretta responsabilità del Visitatore (che immagino solo tale), darà modo di concludere con un vero sbalzo in avanti dell’opera nostra in Giappone.


Condizioni


Oso pure dire che affinché la proposta divenga realtà, occorre che i Superiori vengano in aiuto alla nostra povertà di personale e di mezzi – quanto più è possibile. Per i chierici, se è approvata la soluzione della scuola in Seminario, mi occorre un ottimo assistente e un prete per la formazione dei medesimi. Il personale della Scuola non può attendere alle due cose.

Per i mezzi, nell’aiuto che i Superiori hanno promesso per la scuola bisognerebbe si facesse un’aggiunta più o meno rilevante secondo che i Superiori sono disposti ad approvare o no la costruzione a parte per lo Studentato.

Il Signore illumini i nostri amati Superiori a vederci in questo problema della massima importanza che più viene ritardato, più viene a complicarsi e a non essere concluso.

Se i Superiori credono fattibile l’aiuto di personale nel minimo domandato, e se autorizzano la Scuola in Seminario per i nostri chierici, in Settembre prossimo si può cominciare, e senza dubbio si otterranno dei veri vantaggi.

A nome anche del Consiglio affido la proposta per le mani del nostro Don Bosco ai nostri Superiori.

Che della grazia,

Don Vincenzo Cimatti, sales.

Visitatore