Cimatti|Liceisti di Valsalice|1929-2-11

434 /Liceisti Valsalice / 1929-2-11 /


ai Liceisti dell’Istituto di Valsalice di Torino

Miyazaki, 11 febbraio 1929

Carissimi liceisti di Valsalice,


Si avvicina la S. Pasqua e non sapendo se in quel tempo sarò già in viaggio o no, non voglio mancare a questo mio dovere. Vi auguro la S. Pasqua, piena di benedizioni celesti spirituali e temporali. Il Signore sa quanto la missione giapponese deve a voi e quindi noi preghiamo che vi ricompensi abbondantemente secondo la vostra carità. Continuate ad aiutarci ed a pregare per noi.

Che dirvi questa volta? Torno proprio ora da un pranzo di nozze e penso di descriverlo. Era un pranzo di matrimonio fra cristiani, di famiglia di mezza condizione; il padre e parenti della sposa pagani, ma salvo la funzione religiosa i giapponesi anche cristiani non cedono in nulla alle tradizioni della loro nazione. Non vi parlo delle funzioni religiose che conoscete. Vi dirò del pranzo. Il costume della sposa è caratteristico ed è difficile descriverlo, se trovo una cartolina illustrata ve la invierò. Il pranzo… in una vasta sala sui tatami (stuoie) sono disposti all’interno vicino alle pareti più lunghe del rettangolo, di fronte da un lato le donne colla sposa, dall’altro gli uomini collo sposo. Nei lati brevi gli invitati che si vogliono onorare… E pensate che in Giappone chi si onora non è al centro, ma al fianco. Ad es. – modestia a parte – essendo il sottoscritto il più onorato, vedetemi nell’angolo. Assisi, brevi discorsi di saluto e augurio, poi prima funzione. Su un vassoio speciale sono poste tre coppe l’una sull’altra. Si mettono davanti all’ospite più onorabile e con grazioso inchino vi mettono davanti il vassoio. Con gesto delicato voi porgete con ambe le mani il nappo. Vi si versa il vino di riso (sake) e voi lentamente alzate la coppa fino alla fronte inchinandovi, poi bevete e analogamente riconsegnate la coppa che con la medesima cerimonia viene fatta passare a tutti gli intervenuti. I giapponesi non hanno fretta… eravamo una quindicina… fate il conto… Seconda funzione: poi si comincia a sbocconcellare un po’ qua un po’ là dai numerosi piattini contenenti un pizzico di tutto: carne, pesce, verdure, alghe, ecc. ed avete sempre vicino chi vi versa nella piccola coppa – che serve da bicchiere – il tè caldo; chi vi vuol onorare vi invia la sua coppa e dovete bere, e voi per deferenza dovete inviargli la vostra e bevi tu che bevo io… se non si sta attenti c’è pericolo di uscirne malconci…

Se venite in Giappone e se volete ubriacare uno in questi pranzi è facile…: mettetevi tutti d’accordo ad inviare al medesimo le vostre tazze…

Esaurito ciò che c’e’ sul vassoio… e bisogna farlo lentamente… vi portano altro, ed esaurito anche quello quando pensate che sia tutto finito, arrivano ancora delle portate, che nessuno tocca. Insieme a quelle una cassettina. I servi rinchiudono le pietanze in quella cassetta e ve la legano dentro a una candida salvietta, che voi porterete a casa come dono… per i bimbi.

Terza funzione: la sposa si alza e si ritira per indossare un abito speciale di casa ed offrire agli invitati il tè. Vi si offrono insieme dei dolci che voi impaccherete col resto a consolazione… delle famiglie.

Inchinate e salutate tutti e col vostro pacco in mano (nessuno si meraviglia, anzi… vi invidiano) tornate alla casa.

Tra le cose impacchettate vi era un’aragosta. Domandai a chi mi accompagnava se vi era un profondo significato… “Non credo, qui a Miyazaki. Al mio paese certo non sarebbe veduto bene perché l’animale cammina indietro…”. Come vedete per quella gente l’animale ha certo un significato.

E per questa volta basta. La presenza del prete fra questi pagani diede luogo a un po’ di istruzione sul sacerdozio cattolico missionario e sulla religione…

Ciò che più colpisce è l’abbandono della patria, della famiglia ed il celibato per votarsi all’ideale della propaganda degli insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo.

Pregate, amici miei e se a Dio piacerà, arrivederci.

Tutto e sempre vostro riconoscente

Don V. Cimatti, sales.