Cimatti|Romani Ulderico/1951-8-23

4019 / Romani Ulderico / 1951-8-23 /


a Don Romano Ulderico, suo Direttore a Chofu


Miyazaki, 23 agosto 1951

Rev.mo e cariss.mo Sig. D. Romani,


Ecco il mio povero lavoro, che non corrisponde certo alla bellezza della composizione poetica.1 Lei non mi ha espresso desideri specifici sulle modalità di composizione, e quindi:

1. Pensando che è un inno di occasione,

2. Che quindi non è destinato all’immortalità;

3. Che, date le ristrettezze del tempo, non era il caso di cimentarsi sia per parte del compositore che degli esecutori, a composizione difficile, o di genere complicato;

4. E che se si crederà opportuno eseguirla colla banda rimane così facilmente attuabile,

Ho scelto la forma di marcia trionfale: mi è venuta di getto e se non piace, preferisco fare di nuovo al ritorno. Abbia la bontà di osservare la scrittura delle parole. Mi era impossibile, data la forma scelta, di musicare tutta la poesia. Ho musicato la prima e l’ultima strofa – il ritmo uguale delle altre permetterà di ripetere qualche altra strofa o mettere una qualche coda.

Mie notizie che possono servire pel rendiconto del mese che si avvicina al termine:

1. Salute, al solito. Leggero disturbo dentro, prodotto dall’aver preso freddo, messo a posto con leggera purga. Mi ha però disturbato per 2 o 3 giorni nel lavorio: almeno il povero sottoscritto non riesce ancora ad avere tale energia di spirito che la vinca sul corpo. Che farà in punto di morte?

2. Sono occupato in quel po’ di predicazione – cerco di mettere un po’ d’ordine in pensieri sparsi, adattandoli all’ambiente.

3. Tento di fare del mio meglio per adempiere l’attuale mio dovere. Mi abbandono in Dio, e Lui dia forza alla mia povera parola, come spero l’abbia data alle mute precedenti, in cui certo mi trovavo più imbrogliato, dovendo parlare in Giapponese. Tanto è Lui che deve agire!

4. Come le avevo detto mi ero prefisso di valermi anche di questa muta per mio profitto spirituale. Qualche cosa ho potuto fare, ma mi trovo un po’ fiacco nel lavoro iniziato dopo la prima muta – sarà l’ambiente, il caldo, ecc. Attendo con desiderio i nostri esercizi per rimettermi in piena carreggiata, e intanto cercherò di fare quello che posso per migliorare. Non avendo granché da fare, prego. Quante volte rivedo ognuno di voi… Preghi per questo povero essere.

5-6-7. Mi pare tutto sia regolare al riguardo.

8. Assente dalla comunità, non sono che in comunicazione di pensiero di affetto e di preghiera con voi, quindi non conosco nulla in relazione a questo punto.

Carissimo D. Romani, ossequi cordialissimi a tutti – assicurazione di continuo ricordo personale (anche per i buoni novizi) di tutti. Se tutto va bene, penso o al 1° (in serata) al 2° in mattinata essere in sede. Mi aiuti colle sue preghiere e mi benedica.

Suo nel Signore

D. V. Cimatti, sales.


P.S. Non so se possa essere utile per comodità e maggior libertà dei confratelli e novizi aver due confessionali (o tutti e due in cappella o uno in altro luogo): penso che il bravo D. Dalkmann riprenderà il suo prezioso ministero. Come pure avrà provveduto al Confess. straord. per i novizi.

Mio povero pensiero: se per loro fosse stabilito uno che maneggiasse meglio del sottoscritto la lingua giapponese penso sarebbe certo più proficuo data la importanza del periodo di loro vita.

Spero approverà il seguente progetto per il bene dell’anima mia. Nella prossima settimana, se sono vivo, avendone tutta la possibilità, faccio con calma l’esercizio della buona morte, a chiusura del mese: nei prossimi esercizi farò poi la confessione annuale prescritta. Tutto mi serve anche per il viaggio: si è tranquilli ad ogni evento.

1 Si tratta del canto a Maria “A te leviamo un canto” numero 187 del catalogo. La composizione poetica era dello stesso D. Romani: le parole in bocca di Mons. Cimatti non sono assolutamente adulatorie.