Cimatti|Ricaldone Pietro / 1932-9-27

999 /Ricaldone Pietro / 1932-9-27 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



Takanabe, 27 settembre 1932


Amat.mo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone, buon padre mio,

Ricevo la sua apportatrice di immensa gioia, perché è la prima per me del Rettor Maggiore, attesa dal 16 Maggio. Deo gratias! Deo gratias! Gioia grande perché almeno trovo qualche chiara direttiva:

  1. quest’anno nessuno,

  2. invio in Europa o in America, permesso,

  3. appello alle case non permesso,

  4. I superiori non possono aiutarci, pur tentando di farlo,

  5. studentato teologico (penso sia sbagliato “Noviziato” perché non ho fatto proposte di sorta di Noviziato) allo studio,

  6. idem divisione poteri.


Speravo risposta a quesito mio personale importantissimo: quali autorizzazioni ho dal nuovo Rettor Maggiore? E la scongiuro di dirmi chiaramente, perché il Visitatore ha solo poteri conferitigli dal Rettor Maggiore, e nessun altro: ed il precedente non è più.

Come pure risposta sul quesito: “Domanda di ridurre ai chierici meritevoli per condotta e studio il tirocinio di un anno stanti le gravi necessità della missione.” Attendo, pur essendovi ancora un anno di tempo.

Ed ora permetta alcune franche osservazioni – che oltre essere mie vedute personali, riflettono anche il pensiero del Consiglio cui ho letta la lettera.

  1. Non credo di aver manifestato ai Superiori, come mio parere, che vi fosse in quest’anno sosta nell’invio. Ho domandato ripetutamente aiuto e per la tipografia, e per il nostro studentato – almeno per la filosofia (Don Cimatti ha ripreso l’insegnamento regolare di filosofia e scienze) e materie importanti.

Ma come vuol dare fondamento a uno studentato filosofico e scuola professionale senza insegnanti? Può essere che Don Cimatti abbia detto forse: “se i superiori non possono aiutarci né col personale, né coi mezzi, meglio piantare lì” ma ho coscienza di aver sempre domandato – ho espressa chiara la situazione in cui ci troviamo in relazione allo studentato nel prossimo anno e come ci troveremo all’inizio della teologia (Deo favente l934).

Anno 1933 rimango con 4 studenti del secondo corso, contro 10 del secondo anno di tirocinio nelle case e uno del primo anno di tirocinio nelle case.

Con 13 a disposizione e per le necessità della missione posso e debbo estendere un lavoro che nel 1934 dovrà essere sopportato da 5 chierici e collo stesso numero di sacerdoti e coadiutori. Il Consiglio fa voti che nel prossimo anno il rinforzo sia tale da non lasciar in sbilancio.

Don Piacenza invoca almeno un prete che possa portare con sé il materiale ordinato, se no nella dogana paghiamo altro che il viaggio del confratello!

Ad ogni modo chiniamo il capo… e facciamo i voti per l’avvenire. La mia povera testa mi dice che non ci guadagniamo materialmente (perché Propaganda conta i sacerdoti e al prossimo anno aumenterà?) – né dal conforto perché si fa intorno il vuoto alle opere… Sa, tener su il morale di questi studentelli in terra di missione… E quanti insegnanti devo mettere per loro se non si vuole dire di aver uno studentato sulla carta?… Via! Ne convenga, amatissimo Sig. Don Ricaldone, è ben doloroso!

So però che non ne perdiamo facendo come dicono “et vir oboediens…”. Non però sul consiglio di Don Cimatti. Così sia, così sia. Scrivo a Don Pellegrini che invii nulla e non provveda nulla. “Bonum mihi quia humiliasti me!”.

Ad ogni modo penso sia una disposizione di indole generale… Il mio Consiglio è molto più buono di me ed ha più testa di me: Don Piacenza espresse l’idea sopra citata; Don Cavoli espresse l’idea che nel prossimo anno tutto fosse appianato con l’invio del personale atto a equilibrare le forze rotte di quest’anno. Per me è una batosta: la piglio volentieri – preferisco l’uovo oggi che la gallina domani, ma fiat voluntas Dei.

  1. Per la qualità del personale per me ho sempre insistito e insisto solo a che nell’inviare i confratelli ognuno osservi il regolamento che dice si inviino le notizie. E non costa nulla: i documenti sono polverosi negli archivi e servono a nessuno, in Europa. Due righe di chi invia farebbero risparmiare tempo e a chi li riceve, ai confratelli umiliazioni, e a coloro che vengono, sbagli.

Non posso invidiare altri perché domando ai Superiori il personale, non le persone. Per questi che vengono dal noviziato, possibile che non si accorgano di difetti esterni e di cui dovrebbero essere edotti? Mi pare di essere obbligato a dir questo per il bene della Congregazione. Il carattere, i difetti personali sono altra cosa.

Chi scrive è persuaso di averne più di tutti – e in Giappone tentiamo vicendevolmente di correggerci. Per me ho tutt’altre idee del personale missionario, come dovrebbe essere – ma tutti siamo come siamo e purtroppo non come dovremmo essere.

  1. Per la parte finanziaria mi aggiusterò come potrò. Come scrissi, la mia massima umiliazione è aver debiti colle suore – non posso certo far bene il mio dovere verso di loro come superiore, perché Lei… comprende…


Prego pure farmi sapere che autorità ho su di loro come salesiano – per il resto finirò coll’applicare i canoni.

Altra pur fortissima umiliazione aver debiti coi Padri M. E. P. e non trovare modo di estinguerli.

Prego pure mi si risponda (ho scritto ripetutamente):

  1. Per la proprietà della Congregazione di Beppu e Oita (tipografia). A Beppu se ho i mezzi come salesiano farò un salone – chiesa come missionario: così cominceremo poi a litigare salesiani e missionari. Non posso lasciare i confratelli nella casetta attuale (4 stanze che servono da tutto, salvo il cantuccio per il buon Dio… Ah, i palazzi dorati degli uomini… C’è da diventare comunista davvero!) – e nelle condizioni attuali col lavoro d’apostolato che c’è, è necessario;

  2. come dobbiamo fare i testamenti per le proprietà della Congregazione ora intestate a noi – finché non sarà combinata la forma di società;

  3. Ora che lo Yen è basso, se i superiori, facendo uno sforzo, potessero favorirci tutto o parte del sussidio annuale ( 25.000) sarebbe davvero un vantaggio enorme.


Coll’aiuto di Dio, con una buona missione e coll’aiuto di brave persone la questione di Beppu è sedata – fu una diavoleria e canagliata di pagani e cristiani – imprudenza dei catechisti e in parte di qualche confratello.

Si sperimenta, si soffre ed è vero che “diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum”. Ci scampi il Signore da ogni male e ci faccia buoni salesiani.

Ah, fossimo tutti Don Bosco!

Per stavolta, avendo da poco inviato i rendiconti particolareggiati, non faccio altra relazione.

Gli esercizi mi pare siano riusciti bene per tutti. Ciò che mi consola è che i confratelli sono desiderosi di donarsi all’apostolato: se il Signore mi dà forza e i confratelli corrispondono apriremo due o tre residenze nuove – in caso informerò, ma è roba missionaria… e quindi si fa più in fretta.

Salute generale buona. Mi pare di averle detto che il vino costando troppo, ci siamo messi al regime secco – merenda (o cibo alle 4) è dall’anno scorso che non si fa. Stiamo studiando se si può mangiare un giorno sì e un giorno no… chissà… Allegri, allegri… Il Signore provvederà.

Ancora una cosa. Ho già scritto due volte al caro Don Tranquillo per questo, ma si sa, lui attende ordini… E siccome non si sa chi sia l’incaricato delle missioni scrivo a Lei. Fra i non pochi miei debiti, ne ho trovati anche colle mie case: mi arrivano le note di Don Tranquillo di offerte di Oita, Miyazaki o a confratelli o per opere speciali… Per me non le comunico ormai da un anno, perché non so come pagarle se da Torino non mi mandano l’equivalente…

Così i Battesimi li do come sussidio alle case (che sarebbero stimolate…) ma se non arriva l’equivalente non so come fare… Alle volte sono note anche di Messe. Chi le celebra? Ci aiutino dunque anche in questo. Mi pare così semplice.

Per me sempre lo stesso di corpo e di spirito. Il Signore sa (e anche Lei) ciò che desidero fare… Ripeto e dico: “Sono la nullità assoluta, e riesco a nulla. Mi butto però nelle mani di Dio”.

Perdoni la lungaggine. Domattina ho adunanza di consiglio e se ci saranno dei desiderata da aggiungere continuerò. Ecco:

        1. Gradita la proposta di andare qualcuno in America. Forse Don Margiaria accetta per l’America del Nord. Scrivo a Don Trinchieri – vedremo se convenga o no. Don Cimatti propone anche uno per l’Europa, per il lavoro qui ci aggiusteremo. Per me penserei Don Cecchetti. Nelle condizioni d’animo in cui è non imparerà mai il giapponese – sarà invece un ottimo propagandista, ma sia, prego, per il Giappone. Quid?


Amatissimo Padre, mi aiuti col consiglio, colla preghiera e se può coi mezzi.

Sto pensando come sostituire la circolarina… e ottenere l’identico frutto e forse di più. Non c’è che scrivere a singoli amici e benefattori privatim.

Su, poltrone di Don Cimatti, al lavoro per la glorificazione di Maria A… perché sul terreno diabolico di Beppu deve dominare Lei.

Oggi S. Michele… Ah, S. D. Rua!… Ho promesso che metterò nelle letture cattoliche un libro su S. Michele, e una delle prossime residenze sarà dedicata a Lui. Preghi e mi benedica.

Tutto suo aff.mo figlio

Don V. Cimatti, sales.