Cimatti|Ricaldone Pietro / 1932-2-9

894 /Ricaldone Pietro / 1932-2-9 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Takanabe, 9 febbraio 1932

Rev.mo ed amatissimo Sig. Don Ricaldone,

Fatto l’eserc. di b. m. al solito il mio rendiconto e le nostre cose generali.

Don Cimatti: salute buona sempre. In questo – grazie a Dio – posso dare buon esempio, non ne ho nessun merito, ma anche questo serve.

Studio e lavoro: non manca. Purtroppo che la mia preparazione sacerdotale mi dà del filo da torcere, e posso fare poco. Ho preso per proposito di fare qualche cosa tutti i giorni al riguardo, ma l’età e la testa non sono agili. Ad ogni modo ne sento il bisogno per il ministero e per dirigere e consigliare. Purtroppo che da anni la mia vita si è fatta sedentaria per cercare pane ai figlioli, fiat voluntas Dei, e pensare che vorrei muovermi… Mi sono prefisso pure di ripassare le vite dei nostri – le Circolari e disposizioni dei Superiori.

Adempimento e diligenza nei doveri: le cose precedenti le fanno capire che ho bisogno e come insegnante e superiore di migliorare in molte cose, per precedere gli altri col buon esempio. Ho bisogno di sforzarmi di più nella vigilanza, correzione fraterna e preparazione alle lezioni ed atti del ministero.

La buona volontà non viene mai meno, mancano in me troppe cose (Lei lo sa – le ho esposte e le esporrò sempre ai Superiori, come le espongo cotidie a Gesù).

Pratiche religiose e sollecitudine. Comodità e ringraziando il Signore, il lavorio cui attendo per migliorarle prosegue; insisto ora sulla preghiera prima e dopo le azioni e la S. meditazione.

Frequenza ai Sacramenti: regolare. Costituzioni: nulla di speciale, né difficoltà. Ho bisogno di frenare e vigilare sul corpo. Posso dire con S. Paolo: “Stimulus carnis meae qui me colaphizat”.

Carità: mi pare che vada bene – ho da frenare assai, perché non trasmodino le esterne manifestazioni.

Disordini: grazie a Dio: non ne conosco, e mi pare non ce ne siano.

Takanabe: Don Piacenza (malato cronico e davvero in croce, ma optime in tutto).

Don Cecchetti (non so darne un giudizio, ammalato; tagliato per la propaganda, ma pel giapponese siamo a zero, è mancanza di volontà? Impossibilità per salute o testa?). Don Dumeez (bene in omnibus, ebbe recentemente catarro intestinale, ora bene). Ci fu qualche chierico indisposto al cambio di temperatura, ora benino tutti. Non c’è nessuno che eccella né per studio, né per virtù. Coad. Ragogna benino.

Nel prossimo anno avremo un mortorio (4 chierici del secondo anno), non so ancora come faremo; non si può rimanere certo 7 confratelli in casa per 4 chierici. Anche perché se non ci espandiamo, non so come far lavorare i chierici nel tirocinio. I miei poveri piani sono andati tutti a monte, ma ne sono contento pur di aderire alle disposizioni dei superiori.

Mi lamento con Lei, col Sig. Don Berruti e forse col Sig. Don Tirone, perché mi dispiacque che si pensasse che il non invio fosse partito da me. Dopo un anno d’insistenze presso di Lei e buon’anima del Sig. Don Rinaldi, ho ottenuto zero, e così sia. Petite et accipietis: sarà per un altro anno.

Nakatsu: confratelli e seminaristi bene in tutto. Il ch. Bechis che si diporta molto bambinescamente, ripreso fortiter, dopo gli esercizi si è rimesso a posto.

Non so se riuscirò a mettere in sede propria il Seminario. Il sussidio dell’anno scorso pel Seminario, dietro suo consiglio fu adoperato per vivere, e prima che riesca a ricostruirlo ne dovrà passare dell’acqua sotto il ponte. Vedremo. Ed anche questo ha sconvolto tutti i piani. Ad Deus…

Beppu: bene per tutti. Vi è stato un momento in cui il coad. F. non faceva bene – fu ripreso – pare in carreggiata. Mi sbaglierò, ma non era un individuo (dopo tutto quello che passò in noviziato, e per la salute) da venire in Giappone. Ma se c’è, è il Signore che l’ha permesso. Lui e Braggion sono aspretti anzi che no nel tratto. La zona è buona. Sono da tempo in attesa delle idee dei superiori sulla soluzione di questo terreno (e anche di quello di Oita) per non fare pasticci sulla proprietà – essendo tali terreni dati dal Sig. Don Torquinst. Il lavoro attuale è missionario e come tale presentato a Propaganda. Più si trascinano le cose, più si acuiscono poi le diatribe all’atto della divisione.

Sull’opportunità dell’erezione in Prefettura o Vicariato dell’attuale missione (di cui le scrissi) il Delegato mi controrispose dicendo che egli non muoverà un passo a Roma, senza il consenso del Superiore della Missione. E Don Cimatti, certo, non muoverà un dito.

Oita: benino tutti. Don Marega pian piano si sforza per migliorare il suo carattere, ed è in un momento buono. La tipografia lavora discretamente.

A nostra lettera, finalmente l’Arciv. di Tokyo risponde che la diocesi non può aiutare né con terreno, né con costruzioni, perciò siamo da capo – eppure se vogliamo che ne guadagni la Congregazione e la missione bisogna arrivare là. Mah… anche per stavolta a Tokyo non si va.

Miyazaki: confratelli bene in omnibus. Don Cavoli (mal di cuore), Guaschino (invecchia). Sono iniziati i lavori per l’Ospizio (opera della Missione) di poveri vecchi e abbandonati.1 Il Governo appoggia (una recente legge pare assicuri la metà delle spese) così pure la città e provincia. A darle un’idea delle leggi che favoriscono tali opere di beneficenza, sulla spesa preventivata dalla prov. e Municipio per costruzione in Yen 13.321 di cui Yen 2.806 dalla missione ed il resto dai benefattori, dal governo e dalla provincia. Per il mantenimento un preventivo di 5 mesi valutato a Yen 3.605 che vengono coperti per Yen 242,50 dalla Missione e il resto come sopra.

Ci parve che con tali aiuti (e altri perché il giapponese vuol vedere e poi si muove – e la nuova legge pare assicuri di più) non si doveva tirarci indietro e lasciar sfuggire l’occasione. Naturalmente si cerca di lavorare per far fronte alla parte nostra, anche perché il rimborso non avverrà che in Aprile, quest’anno si fa la parte a cui si arriva colle somme raccolte – in seguito si farà facendo secondo il filo. I confratelli avranno scritto pregando siano inviate le somme pervenute a Torino a tale scopo. Nello stesso senso scrissi al Sig. Don Giraudi, Don Tranquillo, Sig. Don Berruti. Spero almeno rispondano, e più, aiutino. Per me ho domandato che inviino almeno quello che ha destinazione fissa (case, opere, confratelli, scopi speciali) tenendo il generico per i debiti che ho a Torino.

Tano: è la parte più difficile, sacrificata, ed è quella che va meno bene, per la poca corrispondenza dei cristiani ed anche per chi vi è alla testa, il povero Don Lucioni, che attende ansioso la sua risposta. Come già scrissi, tolga Lui e questa povera missione da questo incubo continuo. Non conosco i motivi specifici, ma come scrissi, era già da esaudire due anni fa. Richiamato, forse si metterà a posto.

Non ho speciali osservazioni. Per me, Don Lucioni è ammalato di corpo e più di spirito. Scongiuro e prego che anche per telegramma vogliano rispondere, se no prevedo che dovrò lasciarlo andare. Se questo povero confratello dovesse finir male, prego il Signore se lo pigli ora, o meglio pigli me, così è finito tutto.

È per ora la spina più dolorosa, l’anima dei confratelli, a paragone della quale, le spine economiche sono zero. Ah, se i superiori rispondessero subito, anche solo una cartolina: “ricevuto – sta tranquillo!”, come si starebbe più calmi. Don Lucioni si lamentava con me l’altro giorno: “quando scrissi due anni fa, hanno fatto attendere la risposta tre mesi…”. Si metta dunque, amatissimo Padre, nei panni di questa povera anima che da mesi tribola spiritualmente ed attende da Lei… Come dico, per me sottoscrivo il ritorno, pur non sapendo (e non ho bisogno di saperlo) i motivi. Forse salviamo ancora un’anima.

Per le altre cose, al solito. Attendo con fiducia:

  1. Consigli dai Superiori in molti punti finanziari, amministrativi

  2. Possibilmente aiuti (dato specialmente la discesa dello yen – per noi sarebbe manna).

Ho ricevuto il parere dei Superiori sullo studentato teologico che presenterò al Consiglio, ma mi permetterà di fare al più presto noto ai Superiori il mio povero pensiero al riguardo nel solo interesse delle anime, perché mi sento in coscienza di doverlo fare, e poi sarà quello che Dio vorrà.

E per ora basta.

Preghi, amatissimo Sig. Don Ricaldone, preghi per me, che mi sento… povero in tutti i sensi.

Dimenticavo… per le Figlie di Maria A. avrei bisogno di aiutarle anche materialmente e non posso. Fanno come possono, ma anche questo punto non va. Preghi anche per questo. Tutto suo nel Signore.


Obbl.mo figlio

Don Vincenzo Cimatti, sales.

1 Questo Ospizio fu realizzato alla fine dell’anno corrente. Da questo nacque la Congregazione indigena della Carità.